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Risultati da 31 a 40 di 85
  1. #31
    Ospite

    Predefinito

    In Origine Postato da parmigiano
    cciappas ========
    Oltre ai capitali c'è anche da dire che questa tv digitale non si sa quando potrà cominciare ad operare.... molti dicono non prima di 4 anni....... quindi nell'attesa che il cavaliere esponga il fianco al pericolo si salva la 4.....che doveva andare ad un altro operatore che sta spendendo fuior di miliardi....... poi si vedrà....
    ma che garanti del pluralismo e della concorrenza questi liberaliberisti alla banana....
    *******************************

    Tranquillo !!
    Tra pochi mesi ,la rai è gia arrivata quasi all'ottanta %, La fininvest forse un pochino di +.
    Al massimo entro la primavera , .....fuoco alle polveri.
    I canali digitali per un certo periodo, ( si parla comunque di maggior tempo rispetto al 2006,forse al 2008) verranno trasmessi in "duplex" ossia assieme ai canali analogici.
    Questo per dare tempo alle industrie,( a tuttoggi sono disponibili oltr un milione di decoder) e agli utenti di procurarsi i decoder.
    Dopo vedremo ,quello che sti sinistri se oltre alle barzellette dei vari "raiot "e company,vedremo se oltre offendere e denigrare gli avversari,saprete fare altro..

    MrBojangles
    La tua risposta visto che SEI tu che non sai quello che leggi ....non serve commento!!
    Se queste cifre corrispondono alla realtà tutti i discorsi contro la Gasparri crollano miseramente, ora l'imperativo è diffondere al più presto la tecnologia digitale, la finanziaria in pratica con i 150 Euro di finaziamento concede a titolo gratuito il primo decoder.
    Quello che serviva era una legge chiara nei tempi e nelle modalità, oggi è stata approvata.

  2. #32
    Ospite

    Predefinito Mediaset ora fa sul serio...

    Nasce la tv del futuro»:
    Il digitale adesso è uno spot

    Mediaset lancia il multiplex DTT con una campagna pubblicitaria in tv e sui quotidiani. Piersilvio Berlusconi: «Il 40% dei contenuti da altri editori»

    «Multicanale. Interattiva. Gratuita. Nasce la tv del futuro». Mediaset adesso fa sul serio. Con la sua potenza di fuoco, entra nelle case degli italiani per lanciare la nuova offerta di televisione digitale terrestre. Sulle sue reti in questi giorni sono visibili gli spot – testimonial Marco Liorni (nella foto) - che annunciano l’Avvento: la tele diventa più ricca, «basta il box interattivo» da acquistare. Il gruppo di Arcore non si accontenta di usare le reti di casa e acquista spazi pubblicitari sui principali quotidiani nazionali. Stessi slogan anche su stampa: “Nasce la tv del futuro”.

    L’offensiva pubblicitaria non ha atteso dunque l’effettiva disponibilità dei set top box, nei negozi non prima di Natale. Ma ha seguito i ripetuti annunci dei vertici del gruppo di Arcore: il primo multiplex (più programmi su una sola frequenza) in digitale terrestre sarà in funzione dal primo dicembre 2003. E sul fronte dei contenuti, si era mosso in prima persona il presidente, Fedele Confalonieri, volato a Londra per firmare un accordo con Bbc World, presenza di prestigio all’interno del nuovo “bouquet” digitale.

    Sull’argomento è tornato Piersilvio Berlusconi, vicepresidente del gruppo, con un’intervista al Corriere della Sera pubblicata il 18 novembre: «Sul digitale terrestre – ha dichiarato – stiamo andando avanti con grande decisione. Abbiamo in corso i test nell’area di Varese e dal primo dicembre saremo pronti a partire con le trasmissioni verso un bacino di utenza che rappresenta almeno il 50% della popolazione italiana». Sulla penetrazione della DTT, Berlusconi jr si è detto «ottimista, ma con cautela. Il digitale offre enormi opportunità, tutte però ancora da verificare».

    Quanto ai contenuti, ha ribadito che «almeno il 40% della capacità verrà affidata a terzi. Come è noto, abbiamo siglato un accordo in questo senso con la Bbc. E stiamo definendo intese con diversi altri editori italiani (vedi notizia). Ma ovviamente ci sarà pure l’offerta digitale delle nostre tre reti, che cominceranno a proporre anche servizi interattivi».

    Interattività è la parola chiave. E per questo motivo la sperimentazione in corso in provincia di Varese assume un’importanza che va al di là del semplice test tecnico, come spiega a satexpo.it Paolo Pisano, dirigente che ne sta seguendo lo sviluppo per Publitalia: «La sperimentazione serve al pubblico, serve a noi ma serve anche ai clienti pubblicitari per capire come sviluppare al meglio l’offerta di spot interattivi». I decoder sono Adb, «scelta legata alle esigenze della sperimentazione» spiega Paolo Pisano. La parola d’ordine è comunque la «ricerca di semplicità», nell’uso del decoder e nella comprensione dei meccanismi interattivi.

    Quella varesina «non è una sperimentazione a tempo e viaggerà parallelamente all’avvio del multiplex. Sarà un’area di test che durerà fino a quando ci sarà bisogno di mettere a punto le applicazioni interattive e di capire fino in fondo le reazioni del pubblico rispetto alla nuova offerta».

    http://www.satexpo.it/news-new.php/8?c=9362

  3. #33
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    In Origine Postato da parmigiano
    MA STI COGLIONI , RIESCONO A CAPIRE CHE CENTO E' MAGGIORE DI DIECI !!!!!!

    IN TUTTA POL ESISTE UNO CHE IN UN MODO MIGLIORE DEL MIO ,RIESCA A FAR ENTRARE NELLA ZUCCA DI STA SINISTRA IL CONCETTO DEI NUMERI MAGGIORI E DEI NUMERI MINORI ?????
    SE IN UN PAESE CI SONO 6 RISTORANTI , E SERVONO SEI MENU', E NEL PAESE VICINO CE NE SONO (6 X 56),CHE SAREBBERO 336 MENU' ,HAI PIU' SCELTA O NE HAI MENO , NON DITEMI CHE IL QUOCO E' SEMPRE LO STESSO ,PERCHE' MI INCAVOLO !
    Prima c'era il limite del 30% di un'entità DEFINITA; adesso hanno messo il limite del 20% di un'entità INDEFINITA.
    Ha un senso tutto questo (al di fuori degli interessi di UNO)???

    A questo ci arrivi?

  4. #34
    Ospite

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    In Origine Postato da MrBojangles
    Prima c'era il limite del 30% di un'entità DEFINITA; adesso hanno messo il limite del 20% di un'entità INDEFINITA.
    Ha un senso tutto questo (al di fuori degli interessi di UNO)???

    A questo ci arrivi?
    Il 10% in meno...

  5. #35
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    In Origine Postato da Manuel
    Se queste cifre corrispondono alla realtà tutti i discorsi contro la Gasparri crollano miseramente, ora l'imperativo è diffondere al più presto la tecnologia digitale, la finanziaria in pratica con i 150 Euro di finaziamento concede a titolo gratuito il primo decoder.
    Quello che serviva era una legge chiara nei tempi e nelle modalità, oggi è stata approvata.
    SE corrispondono alla realtà.
    Che con il tuo governicchio è PURA irrealtà; di precedenti ce n'è a IOSA.

    Con QUALI danari la "RAI spezzatino" (RAIset, tra l'altro) potrà attuare questa "rivoluzione"?
    Il padrone di Mediaset (e di Publitalia), che interessi può avere a incentivare la crescita della RAI?

    E, ripeto, CHI sarà così FOLLE da investire in un mercato COMPLETAMENTE in mano del detentore del potere politico e del mercato pubblicitario?

  6. #36
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    In Origine Postato da isoica
    bah, a me basta un solo canale, telepadania, tutto il resto è superfluo
    Lo si capiva dai tuoi "pensieri"; superfluo precisarlo...

  7. #37
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    Approvata la Gasparri: oggi l'etere tv è tutto nelle mani di Berlusconi
    di Natalia Lombardo

    Berlusconi ce l’ha fatta: la legge chiamata Gasparri è passata al Senato. Rete4 è salva, le tv del presidente del Consiglio saranno avvantaggiate, come ha sempre denunciato l’opposizione che anche martedì ha condotto una durissima battaglia parlamentare. Il «traguardo» è stato raggiunto, esulta il ministro Gasparri. È quello del 31 dicembre 2003, termine fissato dalla Consulta perché una rete Mediaset vada sul satellite. Resta però la possibilità che Ciampi non firmi la legge.La Legge Gasparri è stata approvata ieri sera alle sette in tempi record: 155 voti a favore e 128 contrari. La maggioranza canta vittoria, il ministro si sfoga: «Ho subito attacchi anche personali, insulti e critiche in malafede». È «soddisfatto» Gasparri, «ho ricevuto 63 messaggi di congratulazioni», si compiace uscendo dall’aula di Palazzo Madama. Magari un sms sarà di Fedele Confalonieri, che ha subito espresso la sua «soddisfazione»? Lo segue a ruota Marina Berlusconi... «Non si dica che Mediaset cresce», commenta il ministro, «la borsa sale e scende. Ieri il titolo Rcs è salito il doppio di quello Mediaset».

    La maggioranza stavolta è stata compatta anche nei 52 voti segreti concessi dal presidente Pera: lo scarto di voti con l’opposizione ha sempre oscillato fra i 30 e i 40 (la Cdl ha 40 senatori in più). Rimandate le vendette di Casa, trattandosi dell’ultimo passaggio di una legge che «tutela gli interessi del presidente del Consiglio», come ha ripetuto l’opposizione in ogni intervento. A tutelare il premier ci pensa D’Onofrio, Udc: l’opposizione, secondo lui, «voleva il taglio della testa del leader dell'altro schieramento». Solo una decina di «franchi tiratori», magari lo «storaciano» Bonatesta e altri ribelli di An. «Angius ci ha “beccato”, abbiamo fatto un record di votanti», esclama il leghista Roberto Calderoli che ieri presiedeva la seduta, «certo per la Cirami e le rogatorie eravamo di più».

    Il vicepresidente del Senato, però, durante il dibattito ha bacchettato Gasparri. Stava parlando Luigi Zanda, ex consigliere Rai, senatore novello della Margherita. Un discorso denso di accuse: sulla «dipendenza della Rai dalla politica», accentuata da una «legge Berlusconi», che favorirà Murdoch e farà declinare la Rai, già devastata da «due anni di gestione di Baldassarre e Cattaneo». Il clima si scalda, «c’era anche Zaccaria», urla il biondo-azzurro Malan. Zanda insiste, denuncia le «improvvide dichiarazioni pubbliche» di Baldassarre e le «satrapie» interne alla Rai ma guidate politicamente pronte a prendere il posto del Dg: Comanducci, Esposito e Saccà. Il mugugno del centrodestra cresce. In quel momento il ministro lascia i banchi del governo e va ad associarsi alla maggioranza urlante. «Ministro Gasparri, la prego di sedere al suo posto!», esclama Calderoli, insomma «colleghi, attivare delle gazzarre ora è poco produttivo»... Il ministro torna al suo posto, dove per tutto il giorno chiacchiera con vari parlamentari di An.

    L’esame dei due articoli della legge (il 10 sul divieto di minori negli spot e il 24 sulle radio) è cominciato ieri alle undici, anche se la commissione non aveva finito di votarli. Nell’aula non ci sono i senatori a vita, Cossiga, Andreotti, Scalfaro. C’è Marcello Dell’Utri, fra i banchi di FI al completo. Prima e dopo la pausa per pranzo è mancato il numero legale, poi sono stati bocciati i 270 emendamenti dell’opposizione (ammessi e votati solo 160). Gasparri avrebbe preferito un voto finale per mercoledì mattina, magari per togliere la piazza mediatica a Storace. «Ce la facciamo per l’aperitivo», pronostica Calderoli (a Milano è alle sette...). Il senatore Ds Antonello Falomi ricorda come «il disegno di legge è stato scritto sotto dettatura degli studi legali del gruppo Mediaset», perché il Sic (il sistema integrato delle comunicazioni che gonfia il limite del 20 per cento di risorse pubblicitarie) era già indicato in una «memoria firmata da Cesare Previti e da Aldo Bonomi, consegnata nel 1988 alla Corte costituzionale».

    La senatrice Verde Loredana De Petris fa notare come «nella trasmissione del Gr», ieri mattina, «un consulente di borsa ha suggerito a un azionista dubbioso di comprare il titolo Mediaset, visto che oggi passerà la legge». Ma che dite, «la legge l’abbiamo scritta in tanti», replica Gasparri in una conferenza stampa autocelebrativa: «È un lavoro collettivo fra parlamentari e governo, consulenti del ministero». Eppure, ricorda il ds Paolo Brutti, «fuori dalla porta delle commissioni c’erano sempre gli esperti Fininvest». E l’editoria? «In questi giorni non ho letto certe pagine», dice Gasparri riferito alle critiche del presidente Fieg, Montezemolo, «non c'è nessuna ostilità, come dimostra l'impegno del governo nella legge Finanziaria». Accanto a lui il relatore Grillo, di FI, annuncia «un’indagine conoscitiva per venire incontro agli editori».

    Anche i minori negli spot, restano vietati: «Chi pubblicizza i panettoni? Be’ quand’ero bambino c’era il Feroce Saladino in tv...», dice un Gasparri imitazione di se stesso che, già che c’è, accusa chi avrebbe «insultato» lui e «la razza ebraica». Tutto si rimedia dopo che la legge è passata: il pluralismo, i canali che «quadruplicheranno e diventeranno 5 volte di più», pasticcia i conti il forzista Schifani nello show finale approfittando della diretta tv: dal «duopolio avremo il tripolio, il quadripolio». Rilancia a testa bassa il diktat bulgaro contro «Luttazzi, Santoro e altri» (non cita Biagi), attacca la satira, disegna scenari «pericolosi»: carcere per tutti con «Di Pietro alla Giustizia», le 35 ore con «Bertinotti al Lavoro», e agli Esteri «Diliberto che inneggia alla purezza di Che Guevara...». I forzisti lo abbracciano, la sinistra protesta.

    Per Fassino è una legge «pessima e incostituzionale»; «la cambieremo quando avremo sconfitto la Cdl», annuncia il Ds Morri; il verde Pecoraro Scanio propone un referendum per abrogarla. Resta l’incognita del Capo dello Stato: «Non partecipo al sondaggio su Ciampi», taglia corto Gasparri. Peseranno, comunque, i ricorsi alla Consulta e la Corte Europea di giustizia.

  8. #38
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    ************************************************

    Quasi ,quasi ci rinuncio anchio a insistere con questi quà.
    mi resta da lavorare ancora sui tetti, questo sì che lè na cosa seria ....purtroppo.

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  9. #39
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    In Origine Postato da parmigiano
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    Quasi ,quasi ci rinuncio anchio a insistere con questi quà.
    mi resta da lavorare ancora sui tetti, questo sì che lè na cosa seria ....purtroppo.

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    Serissima; infatti...

    festeggiamenti

  10. #40
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    [SIZE=]Antitrust e magistratura possono fermare la Gasparri[/SIZE]
    di FEDERICO RAMPINI
    Il giurista: la soluzione verrà dalle regole comunitarie ma questa non può essere una scappatoia per Ciampi
    "La legge Gasparri può essere disapplicata immediatamente dall'autorità antitrust italiana, o dal giudice ordinario. Basta che un concorrente impugni un contratto pubblicitario di Mediaset o della Rai, e il giudice è tenuto a disapplicare la Gasparri. Quel contratto costituisce infatti un abuso di posizione dominante. Il diritto europeo è chiaro su questo punto, e il diritto europeo in questa materia prevale sulle leggi nazionali: i tribunali italiani non hanno altra scelta se non quella di applicarlo".

    Il giurista Guido Rossi, padre della Consob e della legge antitrust, consulente della Commissione europea per la riforma del diritto societario, è tassativo. Non solo vede nella riforma Gasparri una minaccia per il pluralismo dell'informazione e quindi per la democrazia italiana. Ma quel che più conta ai fini della sua applicabilità è il conflitto con il diritto europeo sulla concorrenza, che prevale sulla legislazione di ogni singolo paese. Il riordino dell'assetto televisivo approvato martedì al Senato stravolge il concetto di "mercato rilevante" ? quello su cui si misurano i tetti antitrust ? in aperto contrasto con le normative dell'Unione europea. Rossi è sorpreso che questo ostacolo sia stato poco dibattuto in Italia. In realtà potrebbe essere proprio questa l'arma decisiva contro la Gasparri.

    Professor Rossi, non è la prima volta che ci si affida all'Europa per risolvere quel conflitto d'interessi che l'Italia non ha saputo sciogliere. Ma finora le speranze riposte in un intervento europeo sono andate deluse.
    "Lasciamo stare il conflitto d'interessi. In una situazione in cui la democrazia stessa è in pericolo, quel termine mi sembra ormai riduttivo e il dibattito sui rimedi finisce inevitabilmente per assumere una piega molto provinciale. Io voglio attirare l'attenzione su un'altra questione. Tutte le direttive comunitarie, e in particolare quelle del 2002, affermano senza margini di ambiguità che il pluralismo dell'informazione va garantito attraverso la concorrenza sul mercato televisivo. Quindi la legislazione comunitaria ha trasferito i suoi principi e le sue metodologie antitrust nell'ambito della regolamentazione dell'informazione".

    Il principio è condiviso dall'antitrust italiano. La nostra autorità nazionale garante della concorrenza si è già espressa contro la legge Gasparri.
    "Lo ha fatto per ben due volte, il 20 dicembre 2002 e il 10 settembre 2003. Ricordo le sue conclusioni, testualmente: "dal punto di vista istituzionale la legge incrina la validità generale di consolidati principi comunitari e nazionali in un settore, quello televisivo, vitale per la vita democratica del paese". In effetti il duopolio collusivo ostacola il diritto democratico all'informazione ma viola anche i principi fondamentali delle legislazioni antitrust italiana ed europea".

    Anche la Corte costituzionale ha detto più volte che bisognava intervenire sul duopolio, e ha posto anche il termine del 31 dicembre per legiferare. Di qui è nata appunto la legge Gasparri, che almeno formalmente va incontro all'esigenza della Corte costituzionale. Salvo che in conseguenza di questa riforma il duopolio viene addirittura rafforzato, allargando il concetto di mercato della comunicazione.
    "Proprio qui sta il punto debole della Gasparri. Diventa essenziale per questa legge l'esatta definizione dei cosiddetti mercati rilevanti, perché ci sono dei limiti precisi nella legislazione antitrust europea che impediscono la costituzione di posizioni dominanti. Perciò il legislatore italiano è stato costretto a ridurre dal 30% al 20% il tetto alla raccolta di fatturato pubblicitario: per non sfondare il limite ed entrare nella zona vietata della posizione dominante. Piegandosi formalmente al vincolo europeo, in realtà la legge Gasparri ha creduto di poterlo aggirare e beffare: allargando il paniere cioè, il concetto di mercato rilevante. È stata escogitata la nuova definizione del Sic, il sistema integrato delle comunicazioni".

    Del quale fanno parte, secondo l'articolo 2 della Gasparri, tutte le attività svolte da imprese che operano non solo nella radio e tv (analogica, satellitare o digitale), ma anche nell'editoria quotidiana, periodica, libraria, elettronica, Internet, cinema, nell'industria fonografica e in ogni altro mezzo di raccolta pubblicitaria. In questo modo il duopolio diventa intoccabile, e anzi la Mediaset potrebbe perfino comprarsi il Corriere della Sera senza superare il tetto del 20% su questo nuovo mercato di taglia "extra-large".

    "Non vi è alcun dubbio che la definizione del mercato rilevante, per stabilire se qualche azienda vi ha una posizione dominante, doveva essere limitata alla produzione e distribuzione radiotelevisiva. Infilarci dentro prodotti e servizi di natura affatto diversa quali le sponsorizzazioni televisive, la vendita di prodotti musicali, la commercializzazione di prodotti editoriali e la raccolta pubblicitaria sugli annuari del telefono, è un'operazione che non può superare l'esame del diritto europeo. È chiaro che su questo mercato, allargato a dismisura, sia Rai che Mediaset sono ben lontane dal raggiungere il limite del 20%. L'escamotage è indifendibile. È come se per regolare l'eventuale posizione dominante di un gruppo automobilistico, diciamo la Ford, si decidesse di adottare come paniere di riferimento non solo il mercato dell'auto ma tutti i mezzi di trasporto esistenti ? treni, navi, aerei ? per poi misurare su questo aggregato il rispetto del limite del 20%. In Italia evidentemente c'è chi crede che il potere della maggioranza parlamentare possa prevalere su qualsiasi principio dello Stato di diritto. Ma non è così. Per l'Unione europea il concetto di mercato rilevante in ogni settore di attività va definito con precisione, non può essere il frutto di un arbitrio. L'articolo fondamentale della legge Gasparri, l'articolo 15 comma 2 del Sic, contrasta completamente con i principi antitrust del diritto comunitario. Perciò dico che vi sono possibilità di non applicazione o disapplicazione della legge stessa".

    Ci sono dei precedenti in cui il diritto europeo ha fatto valere la propria superiorità su leggi nazionali troppo lassiste in materia di antitrust?
    "Ci sono, eccome se ci sono. C'è una sentenza recente che per gli estensori della legge Gasparri dovrebbe essere inquietante. Riguarda una precedente decisione dell'autorità garante della concorrenza, sul Consorzio Industrie Fiammiferi. Il 9 settembre 2003 la Corte di Giustizia europea in quella sentenza ha fissato un principio generale che è importante e rilevante per la televisione. Cito quel testo: "La Corte di Giustizia ha reiteratamente statuito che gli articoli 81 e 82 del trattato (cioè quelli che riguardano i principi comunitari della concorrenza, le intese e gli abusi di posizione dominante)? fanno obbligo agli Stati membri di non adottare o non mantenere in vigore provvedimenti anche aventi carattere di legge o di regolamento idonei a rendere inefficaci le norme di concorrenza da applicarsi alle imprese". La Gasparri offre una copertura legale a comportamenti vietati, richiamati dalla legislazione comunitaria che fa parte dell'ordinamento italiano. La Corte europea continua: "Il primato del diritto comunitario esige che sia disapplicata qualsiasi disposizione della legislazione nazionale in contrasto con una norma comunitaria indipendentemente dal fatto che sia anteriore o posteriore a quest'ultima. Tale obbligo di disapplicare una normativa in contrasto con il diritto comunitario incombe non solo al giudice nazionale ma anche a tutti gli organi dello Stato comprese le autorità amministrative, il che implica ove necessario l'obbligo di adottare tutti i provvedimenti necessari per agevolare la piena efficacia del diritto comunitario".

    Sulla base di questa sentenza della Corte europea, l'autorità garante della concorrenza ha la possibilità di superare lo schermo della copertura normativa della legge Gasparri. Anche comportamenti minimali da parte dei duopolisti Rai e Mediaset possono indurre a far saltare la legge. Il mercato rilevante infatti è quello radiotelevisivo, dove nei contratti di pubblicità il duopolio già raggiunge il 95%".

    Un "fatto minimo" può bastare, secondo lei. Quindi è sufficiente che un piccolo concorrente ? per esempio una televisione locale ? impugni di fronte a un giudice ordinario un qualsiasi contratto pubblicitario della Rai o di Mediaset, e il tribunale è tenuto ad applicare il diritto europeo dichiarando nulla la Gasparri?
    "È così. Io credo che per i giuristi italiani non dovrebbe essere difficile non fare applicare questa legge".

    Anche se Ciampi dovesse firmarla, per lei quindi c'è ancora una speranza?
    "È più che una speranza. Come si dice, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. A questa pentola manca un coperchio europeo e nel campo dell'antitrust questa mancanza può essere fatale. Sono convinto che la soluzione per la democrazia italiana verrà dall'Europa. Ma questa non è certo una possibile scappatoia per il presidente della Repubblica, poiché la legge, fosse solo per questi profili, è palesemente incostituzionale".
    (4 dicembre 2003)

 

 
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