Dopo lo strappo sul fascismo e l'addio della Mussolini
Destra sociale vuole il congresso. Il leader: vado avanti


In An cresce
la fronda anti Fini


E anche dalla Lega accuse al vicepremier: così fa danni alla Cdl

di BARBARA JERKOV

ROMA - Fini, chiuso per tutto il giorno a Palazzo Chigi a lavorare alla Finanziaria insieme al centrista Tabacci, poi a cena all'ambasciata israeliana con il presidente della Camera Casini, viene descritto da chi l'ha sentito ieri, all'indomani della tempesta scatenata dalle brusche dimissioni di Alessandra Mussolini, "tranquillissimo e più che mai determinato ad andare avanti come stabilito". "Alla fine il partito mi ha sempre seguito e mi seguirà anche questa volta", rassicura i suoi. In via della Scrofa, però, la buriana non accenna a placarsi. Telefonate e mail di protesta, amministratori locali in subbuglio, iscritti furibondi. La Destra sociale, con il vicecoordinatore Carmelo Briguglio, a questo punto parla perfino di congresso ("non sarebbe un dramma...", fa sapere), mentre Storace prepara il discorso che terrà mercoledì prossimo all'Hilton di Roma.

L'occasione è la riunione dei circoli del partito che fanno capo al governatore del Lazio. Si sono ribattezzati "girotondini di destra". In tanti gli stanno chiedendo di lanciare la propria leadership come alternativa a quella di Fini alla guida di via della Scrofa. Storace, fra mille tormenti, stavolta non ha detto subito no. "Per la prima volta ci sta pensando seriamente", confidano i suoi. Fra mille tormenti, appunto. Ma certo le parole pronunciate nelle ultime 48 ore all'indirizzo di Fini (perfino "canaglia") hanno scavato un solco fa i due che gli esegeti di via della Scrofa ritengono "non più colmabile".

Così, intanto si ragiona di numeri. Il governatore può contare su fedelissimi come Augello, Angelilli, Prestagiovanni, Gargano, Cursi. La vera novità, però, è che negli ultimi giorni anche il moderato Alemanno, dopo un lungo gelo, è tornato a "parlarsi" con Storace, accusando apertamente Fini di non aver coinvolto la base come avrebbe dovuto. Oggi pomeriggio Alemanno ha convocato a Roma, molto riservatamente, i fedelissimi proprio per discutere il da farsi. Senza escludere alcunché, neppure la richiesta di un congresso anticipato, anche se Fini esclude seccamente questa ipotesi; al massimo, ha già spiegato, si può convocare l'assemblea nazionale.

I leader delle altre due correnti, Destra protagonista (che si riunisce oggi e domani ad Arezzo, intorno a Gasparri) e Nuova alleanza (di Urso e Matteoli, il più duro nel contrattaccare Storace) si sono schierati senza tentennamenti con Fini, rivolgendo ieri una serie di appelli piuttosto retorici alla Mussolini perché ci ripensi. Ma le rispettive basi sono attraversate trasversalmente dal maldipancia. Basta legge le dichiarazioni pubbliche pronunciate nelle ultime ore dai quadri locali. Ciccioli, coordinatore di An Marche: "Fini è andato oltre... a questo punto ci sono di mezzo le radici del partito e la storia". Donazzan, consigliere regionale del Veneto: "Stavolta il pensiero di Fini non è proprio il mio". Cicchetti, assessore al comune di Rieti: "Le dichiarazioni di Fini su Salò? Inutili sul piano politico, inadeguate sul piano storico, offensive per la gente onesta che fece quella scelta".

E ancora. Alberti, consigliere An di Modena (in una lettera aperta al leader): "Le comunico le mie dimissioni da An perché disgustato da quanto da lei affermato sulla Rsi". Petrucci, coordinatore, coordinatore Azione giovani Toscana: "Schifato, sì, sono schifato". Costini, presidente provinciale di An a Rieti, ha fatto pubblicare una lettera aperta all'edizione locale del Messaggero per chiedere personalmente scusa "ai combattenti della Rsi, a coloro che sono vivi e alle famiglie di chi oggi non c'è più", perché Fini "ha sentito la non comprensibile necessità di offendere uomini e donne che hanno avuto la sola colpa di avere coraggio di compiere una scelta scomoda".

A inasprire ulteriormente il clima, l'attacco sferrato a sorpresa dalla Lega. Secondo il capogruppo Cè, le ultime prese di posizione di Fini "rischiano di danneggiare tutta la Cdl". "Se la sua intenzione è diventare il delfino di Berlusconi", spiega Cè, "Fini dovrebbe evitare di insidiare la sua leadership, dovrebbe rafforzare il suo partito e tenerlo unito e dovrebbe dialogare con la Lega: sono tre cose che lui non sta facendo, anzi sta facendo il contrario".

(29 novembre 2003)