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  1. #21
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    Per concludere il discorso, invito tutti a non fare MAI confusione tra antisemitismo e critiche alla politica dello Stato di Israele.

    L'antisemitismo è una vecchia piaga da combattere, come tutti gli odi e le discriminazioni verso chi è diverso da noi e nel nostro ambiente è minoranza.

    Le critiche ad un paese sono invece legittime e persino doverose, specie quando costruisce muri e utilizza i carri armati, anzichè promuovere esso stesso un piano di pace, innanzi tutto per la propria sicurezza a lungo termine. Questa dovrebbe basarsi prima di tutto su migliori relazioni con i paesi ed i popoli confinanti, anzichè su meri rapporti di forza muscolare.

    Cito, a titolo di esempio, i rapporti tra Grecia e Turchia, pessimi fino a non molti anni fa: ricordate che si sfiorò una battaglia navale per il possesso di uno scoglio nel Mare Egeo?
    Ebbene, avvenimenti tragici come due recenti terremoti in Grecia e Turchia hanno riavvicinato i popoli, grazie all'invio di squadre di salvataggio greche in Turchia e turche in Grecia.

    A volte basta poco per riavvicinarsi e iniziare ad intessere rapporti più civili.....

  2. #22
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    In origine postato da Dario
    No, mio caro Ronald: quando combatteva i Russi in Afghanistan. I russi, si sa, non sono esportatori di democrazie e di libertà come i tuoi adorati yankees, sono degli sporchi comunisti esportatori di dittature. Certo saprai che anche Saddam Hussein è stato imbottito, in passato, di $$$ e armi quando faceva comodo agli americani. O ignoravi pure questo?

    Che l'Olocausto e le Twin Towers siano invenzioni degli ebrei è una storiella alla quale solo gente come te potrebbe credere.
    Controbattere alla tua controinformazione è un piacevole dovere civico.
    Bin Laden , uno dei primi dieci uomini più ricchi del mondo , non ha mai avuto bisogno di finanziamenti americani per comprarsi il fucile nè di uno stipendio del Pentagono per arrivare a fine mese , come affermano i migliori comici italiani ( da Curzi a Casarini ).
    Gli americani finanziarono invece la gloriosa guerra di resistenza del popolo afgano contro la sangunaria invasione sovietica , appoggiata invece da tutta quella feccia che oggi si spaccia per pacifista.
    Furono distribuite armi leggere ai mujaedin , confluiti oggi in gran parte nell'Alleanza del Nord , ostici nemici dei talebani.
    Bin Laden , che è arabo e non afgano , partì da casa sua con un suo esercito personale per combattere i russi e difendere l'islam : era già allora anti-americano ma combattè , per una volta , dalla parte giusta.
    Per i comunisti , invece , sbagliò negli anni '80 a salvare i bambini dai tank russi e dalle mine a forma di giocattoli che i compagni disseminarono nel Paese , si è poi purificato quando ha ammazzato 4000 innocenti nel 2001.
    Complimenti.
    Saddam è stato usato intelligentemente come pedina per tenere in scacco il pericolosissimo fondamentalismo del vostro amico ayatoillah Komeini , ed ha funzionato benissimo per quasi vent'anni.
    Poi , come si è sempre fatto quando il male minore stava per diventare maggiore , bisognave rovesciarlo : purtroppo al potere non c'era più quel genio che ha garantito pace e prosperità all'occidente per più di un decennio , bensì Bush senior e quell'erotomane di Clinton , che non seppero risolvere un problema di ancor piccole dimensioni.
    Ci si sta provando adesso.
    E' normale che certa gente speri nel fallimento : da 60 anni è stata sempre dalla parte sbagliata e perderà anche questa volta.

    Quanto all'antisemitismo , che è l'argomento principale di questo post anche se , come ogni tasto dolente , è stato accuratamente evitato dai compagni dell'Ulivo , io non ho nulla di cui preoccuparmi , non ho mai appoggiato quei cessi umani che bruciano in piazza le bandiere con la stella di David insieme a quelle americane.

  3. #23
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    La critica alla politica di questo o quel governo dello Stato di Israele non è certamente antisemitismo. Come la critica a questo o quel governo degli Stati Uniti non è di per sè indice di antiamericanismo. Ci mancherebbe altro.
    Quando però la critica al governo di un paese si congiunge con una serie di altri elementi e mostra di avere il carattere del pregiudizio sistematico, per cui si accettano acriticamente le notizie e informazioni espresse da chi contro quel paese ingaggia da decenni una guerra per il suo annientamento.....all'antisemitismo ci si avvicina alquanto.
    E' del tutto legittimo critiare il muro che Israele sta costruendo. Non è altrettanto legittimo diffondere su quel muro dati oggettivamente falsi o assumerli come veri sulla base di un mero pregiudizio.
    Questo vale per ogni altro paese al mondo. Ma lo Stato di Israele è un caso speciale, non per merito particolare del popolo che lo ha costituito, ma per la storia orrenda che quel popolo ha subito nella storia, e in epoche relativamente recenti. Non in una parte sperduta del mondo, in un paese arretrato e incivile. Ma qui, in Europa. Nel cuore stesso della civiltà occidentale e moderna.
    Ecco perchè criticare lo Stato di Israele, se da un lato è come criticare qualsiasi altro Stato al mondo, dall'altro, se fatto in malafede o con pregiudizi sistematici evidenti, assume una connotazione particolare e particolarmente preoccupante, la cui conseguenza ultima, se non vengono posti argini e contromisure, è proprio l'antisemitismo.

    Shalom!!!

  4. #24
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    In origine postato da Pieffebi
    La critica alla politica di questo o quel governo dello Stato di Israele non è certamente antisemitismo. Come la critica a questo o quel governo degli Stati Uniti non è di per sè indice di antiamericanismo. Ci mancherebbe altro.
    Quando però la critica al governo di un paese si congiunge con una serie di altri elementi e mostra di avere il carattere del pregiudizio sistematico, per cui si accettano acriticamente le notizie e informazioni espresse da chi contro quel paese ingaggia da decenni una guerra per il suo annientamento.....all'antisemitismo ci si avvicina alquanto.
    E' del tutto legittimo critiare il muro che Israele sta costruendo. Non è altrettanto legittimo diffondere su quel muro dati oggettivamente falsi o assumerli come veri sulla base di un mero pregiudizio.
    Questo vale per ogni altro paese al mondo. Ma lo Stato di Israele è un caso speciale, non per merito particolare del popolo che lo ha costituito, ma per la storia orrenda che quel popolo ha subito nella storia, e in epoche relativamente recenti. Non in una parte sperduta del mondo, in un paese arretrato e incivile. Ma qui, in Europa. Nel cuore stesso della civiltà occidentale e moderna.
    Ecco perchè criticare lo Stato di Israele, se da un lato è come criticare qualsiasi altro Stato al mondo, dall'altro, se fatto in malafede o con pregiudizi sistematici evidenti, assume una connotazione particolare e particolarmente preoccupante, la cui conseguenza ultima, se non vengono posti argini e contromisure, è proprio l'antisemitismo.

    Shalom!!!
    Potresti essere più preciso in merito a "una serie di altri elementi e mostra di avere il carattere del pregiudizio sistematico" e poi "diffondere su quel muro dati oggettivamente falsi o assumerli come veri sulla base di un mero pregiudizio." ? Grazie, altrimenti non si capisce.

    Inoltre, la parte finale del tuo post non mi è chiara: non si capisce se Israele debba essere considerato uno stato come gli altri, oppure se debba godere di una speciale indulgenza per il particolare e tragico passato del suo popolo.

  5. #25
    SENATORE di POL
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    Sul muro sono state diffuse a livello mondiale.....disinformazioni di fatto. Ti rimando ad apposito 3d aperto dal forumista mustang.
    Non è poi affatto questione di indulgenza.... è questione che mentre eventuali pregiudizi antiamericani o antispagnuoli o antitedeschi o anticattolici o antiprotestanti o anti-islamici non hanno cagionato nessun tentativo pratico di sterminio su scala industriale, con annessa "soluzione finale"... di una questione americana, spagnuola, tedesca, cattolica, protestante o islamica.....i pregiudizi anti-ebraici hanno avuto un esito che solo uno sparuto gruppo di negazionisti (non tutti di estrema destra, molti sono gli islamisti e taluni gli estremisti di sinistra) reputa mai avvenuto.
    Che piaccia o no, questo fatto storico ha una rilevanza imprescindibile. E non a caso nel mondo arabo e palestinese....gli ammiratori di zio Adolf sono sempre stati piuttosto numerosi, e ora crescono anche a un livello enorme i negazionisti olocaustici.
    Se le critiche ad Israele sono pregiudiziali e si fondano acriticamente su notizie diffuse dai nemici di Israele, senza nessun serio controllo e senza tenere in minima considerazione le versioni e le ragioni di Israele, assumono, in ragione di quanto sopra, la configurazione di un tipo di pregiudizio, che a differenza di altri, ha avuto già esiti assolutamente devastanti nella storia.
    Israele non ha diritto ad una "speciale indulgenza", ha però diritto a non subire uno "speciale pregiudizio", che è poi, in forme aggiornate, sempre il medesimo..........

    Shalom!!!!

  6. #26
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    In origine postato da Pieffebi
    Sul muro sono state diffuse a livello mondiale.....disinformazioni di fatto. Ti rimando ad apposito 3d aperto dal forumista mustang.
    Non è poi affatto questione di indulgenza.... è questione che mentre eventuali pregiudizi antiamericani o antispagnuoli o antitedeschi o anticattolici o antiprotestanti o anti-islamici non hanno cagionato nessun tentativo pratico di sterminio su scala industriale, con annessa "soluzione finale"... di una questione americana, spagnuola, tedesca, cattolica, protestante o islamica.....i pregiudizi anti-ebraici hanno avuto un esito che solo uno sparuto gruppo di negazionisti (non tutti di estrema destra, molti sono gli islamisti e taluni gli estremisti di sinistra) reputa mai avvenuto.
    Che piaccia o no, questo fatto storico ha una rilevanza imprescindibile. E non a caso nel mondo arabo e palestinese....gli ammiratori di zio Adolf sono sempre stati piuttosto numerosi, e ora crescono anche a un livello enorme i negazionisti olocaustici.
    Se le critiche ad Israele sono pregiudiziali e si fondano acriticamente su notizie diffuse dai nemici di Israele, senza nessun serio controllo e senza tenere in minima considerazione le versioni e le ragioni di Israele, assumono, in ragione di quanto sopra, la configurazione di un tipo di pregiudizio, che a differenza di altri, ha avuto già esiti assolutamente devastanti nella storia.
    Israele non ha diritto ad una "speciale indulgenza", ha però diritto a non subire uno "speciale pregiudizio", che è poi, in forme aggiornate, sempre il medesimo..........

    Shalom!!!!
    Sul muro si sarà anche fatta disinformazione, però è apertamente criticato persino dal governo americano e apertamente sostenuto solo, mi risulta, da un certo Gianfranco Fini......conosci qualcun altro che lo sostiene?

    Il Pregiudizio sugli ebrei è, ahimè, molto antico: si potrebbe dire che è nato con la crocifissione di Gesù. Ogni volta che una città o uno stato aveva bisogno di soldi, li ricavava confiscando i beni agli ebrei e magari pure espellendoli. E' successo tante volte. E' indubbio che ciò abbia contribuito alla tragedia dell'Olocausto (difficile negare la storia, però ho sentito anche io che qualcuno ci ha provato).

    Le critiche ad Israele sono però altra cosa. A tale proposito debbo rilevare, con una certa sorpresa e amarezza, che lo stesso governo israeliano contribuisce ad alimentare la diffidenza nei propri confronti: ad esempio negando valore (negativo) all'ormai famoso sondaggio Gallup che ha posto Israele al primo posto tra le minacce per la pace; oppure non impegnandosi sulla via della pace, ma anzi costruendo platealmente un muro.

    Ora, può anche darsi che l'informazione in Europa sia pregiudizialmente schierata contro Israele, ma il comportamento del governo di quello stato contribuisce non poco alla diffidenza (e forse pure al pregiudizio) nei suoi confronti ed in quelli della nazione israeliana e degli ebrei nel loro complesso.
    A tale proposito ho citato, in un mio post precedente, a fatti accaduti tra Grecia e Turchia capaci di incrinare, se non di spezzare, la spirale di odio e pregiudizio tra i popoli. Ecco, qui occorrerebbe qualcosa del genere.

  7. #27
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    Le critiche al governo di Israele, quando non pregiudiziali, sono del tutto legittime. E' altrettanto legittimo dissentire da talune di queste critiche. Infine è da dire che se il partito laburista avesse seguito l'invito di Perez l e fosse rimasto al governo (di unità nazionale) anzichè auto-isolarsi, Sharon avrebbe potuto lasciare fuori i nazionalisti più rigidi e gli ultra-ortodossi della destra religiosa (che sognano ancora la "grande Israele"), ed attuare una politica più duttile.

    Shalom!!!

  8. #28
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    originally posted by rag. PierFrancesco:

    ... attendiamo sempre dagli antisemiti la lista completa degli 'ebrei' americani che avrebbero dovuto trovarsi l'11 settembre 2001 sulle torri gemelle ad esercitare le loro mansioni... nei vari uffici... e invece, preavvertiti dal Mossad avrebbero 'marcato visita'. Nome, cognome, indirizzo, numero di telefono e certificazione della loro appartenenza 'all'ebraismo'...

    Un modo piuttosto goffo di eludere la questione, non è vero egregio?... Se andiamo però a leggere in un qualsiasi sito che parla del Wolrd Trade Center possiamo leggere frasi come questa...

    The World Trade Center, also known as the ‘Twin Towers’, was built as a result of a massive urban renewal project sponsored by the Port Authority of New York. Begun in 1966 and completed in 1970, the 16-acre site is the center of international trade and commerce. At least 50,000 people worked at the World Trade Center and another 70,000 visited each day

    Se dunque in un qualunque giorno feriale alle Twin Towers lavoravano 50000 persone e altre 70000 lo visitavano c'è un poco da restare sorpresi del fatto che i morti sono stati 'solo tremila'. Se ben ti ricordi poi all'inizio si era parlato di 30-mila vittime, scese a 12-mila in un secondo tempo, quindi a 6-mila, per stabilizzarsi alla fine a circa 2800. Ebrei o non ebrei sembra al momento dell'attacco l'edificio ospitasse un numero di persone, diciamo così, 'assai al di sotto della media'. Se può interessare poi questo è solo uno dei tanti 'gialli' che ancora oggi retano da chiarire riguardo a quell'episodio, come di recente ha scritto lo storico Franco Cardini, il quale spero non sarà anche lui... un 'antisemita' ...

    buona lettura egregio!...



    I misteri dell’11 settembre

    Dal n. 31 del 7 settembre 2003

    di Franco Cardini

    Ci saranno le celebrazioni. Saranno senza dubbio solenni e ci procureranno ancora commozione. Quel giorno, del resto, non lo dimenticheremo mai, anche se resta il dubbio che, a farcelo ricordare con particolare intensità, abbia contribuito un bombardamento d’immagini che in qualche tv è stato quasi giornaliero, da due anni a questa parte. Perché l’11 settembre del 2001 fu orribile, e le vittime di esso non dovranno mai esser dimenticate. Eppure – chiediamocelo – quante altre vittime, che muoiono silenziosamente e senza colpa ogni giorno, meriterebbero di condividere il destino di quelle dell’11 settembre e invece le seppelliamo con la nostra indifferenza?… I dati Onu del 2002 parlano di oltre quattro milioni di bambini che muoiono ogni anno per le conseguenze della sottoalimentazione. Siamo sicuri che non siano anch’essi vittime del terrorismo, ad esempio di quello di chi potrebbe aiutarli e non lo fa per tenere alti sul mercato i prezzi di certe merci? Non sono forse vittime del terrorismo più vile e odioso gli africani che muoiono ogni anno per Aids e non possono procurarsi farmaci che sarebbero a buon mercato, se a difendere i loro prezzi non ci fossero i cartelli dei ‘brevetti’ e i veti dei governi interessati a difendere quegli immondi ‘diritti’?… Celebreremo quindi tra breve il secondo anniversario dell’11 settembre 2001. Anche se il clima non sarà più quello. Pesa sulla società statunitense l’approssimarsi delle elezioni presidenziali, e i democratici non hanno intenzione di fare sconti a Bush, che dovrà rispondere non solo di essersi impantanato nei due irresolvibili dopoguerra afghano [di cui si è finora riusciti a parlare il meno possibile] e iracheno [che non si è riusciti a far passare sotto silenzio], ma anche di aver fatto di tutto, finora, per impantanare la commissione d’inchiesta che dovrebbe chiarire tutte le responsabilità dell’11 settembre. Quelle dei mandanti che sono ancora senza volto, quelle degli esecutori su cui restano ampie macchie d’incognito e quelle di quanti [al governo, nei servizi speciali, al Pentagono] si resero responsabili di errori e di omissioni. Altrimenti, che cosa significherebbe mai d’altro l’incredibile pretesa del governo statunitense, secondo il quale per accedere ai risarcimenti in denaro le famiglie delle vittime dovrebbero rinunziare esplicitamente al loro diritto a far ricorso contro chiunque salvo i terroristi?… Quali responsabilità e omissioni si vogliono coprire con queste pretese ricattatorie?… E allora, il richiamare un attimo i fatti non sarà male. Dopo il duplice attentato dell’11 settembre, al World Trade Center di New York e al Pentagono di Washington [ma si disse che avrebbe dovuto trattarsi di un attentato in realtà triplice], il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Lo si disse e lo si ripeté in mille modi, con accenti di mònito, di minaccia, forse anche di speranza. All’indomani dell’11 settembre, era molto difficile per tutti, negli States e nel cosiddetto ‘Occidente’, mantenere la tranquillità necessaria a organizzare gli elementi per orientarsi con chiarezza a proposito di quel ch’era accaduto a New York, a Washington e nei cieli della Pennsylvania, dove a quel che si riuscì a sapere era stato sventato quel terzo attacco aereo che – dopo quelli alle Twin Towers e al Pentagono – avrebbe dovuto aver come obiettivo la stessa Casa Bianca. Le notizie si susseguivano, anzi si accatastavano bombardandoci, dalle emittenti radiotelevisive, dai giornali, dal web. Come sempre in analoghi casi, la cosa più difficile era districarsi dalla massa di particolari futili e inutili e riuscir a raggiungere le informazioni che sarebbero state necessarie per far un po’ d’ordine. Sul numero delle stesse vittime del World Trade Center – computato in un primo momento a circa 12 mila persone, sceso poi alla metà e infine, per fortuna, ridimensionato alla pur spaventosa cifra di circa 2 mila 800 – incertezza e confusione la fecero per settimane da padrone. Sulle prime, pervennero anche dagli Usa informazioni alquanto allarmate e allarmanti su incidenti verificatisi immediatamente dopo la divulgazione delle prime notizie riguardanti la catena del triplice attentato. Qualcosa che ricordava fatti accaduti in tempi recenti, quali il black out di New York o il terremoto di Los Angeles. Negozi saccheggiati, distributori di benzina presi d’assalto, alcuni linciaggi a carico di musulmani o supposti tali [ad esempio alcuni sikh, scambiati per musulmani a causa dei loro turbanti] dal momento che quasi immediatamente dilagò la notizia che i responsabili dell’attentato – mandanti ed esecutori – erano fondamentalisti islamici, e subito si fece il nome dello sceicco Osama Bin Laden. Fu come se, quell’11 settembre, convergessero sugli States gli esiti remoti e recenti di angosce che per molto tempo si erano espressi nei film del ‘genere catastrofico’. I disordini causati da questo disorientamento collettivo durarono poco e furono immediatamente repressi e superati dall’atmosfera di solidarietà e di orgoglio che parve invadere l’intera opinione pubblica statunitense e che tanto commossa e ammirata lasciò l’opinione pubblica occidentale. Ma la ventata di fierezza, che il presidente George W. Bush jr. seppe cogliere e interpretare con tempestività, non bastò a fugare le ombre e a far tacere le troppe domande senza risposta. Come si dovevano intendere e, senza lontanamente giustificarle, cercar di comprendere dal loro interno le scene di gioia che in parecchie parti del mondo, specie [ma non solo] arabo-musulmano, si erano verificate allorché le reti televisive avevano diffuso le drammatiche notizie riguardanti New York?… Com’era possibile che un paese l’autoimmagine del quale, profondamente condivisa da gran parte dell’opinione pubblica occidentale, era quella della patria della libertà, del guardiano della pace, del liberatore del mondo dalle tirannie, del soccorritore generoso dei popoli in miseria e in difficoltà, potesse al contrario essere oggetto di tanto rancore?… Bastava il fanatismo politico-religioso a giustificare simili aberrazioni?… E i misteri s’infittivano, per quanto un sistema massmediale rigorosamente e abilmente gestito fosse pronto a diradarli o a nasconderli. Si diffuse presto, anche per via internet, l’infame leggenda metropolitana di ebrei – funzionari, impiegati, visitatori vari – che quell’11 settembre non si erano recati con vari pretesti al loro posto di lavoro nelle Twin Towers o che se ne erano allontanati prima dell’impatto dei due aerei. Una vergognosa, gratuita calunnia diffusa a quanto pare da un commentatore di ‘Al-Jazeera’ [che l’emittente avrebbe poi licenziato], ma che, come sovente accade in casi del genere, non nasceva dal nulla. In effetti Micha Macover, direttore dell’impresa Odigo, leader nel campo telematico, confermò il 26 settembre al quotidiano israeliano Ha’Aretz di aver ricevuto anonimi messaggi d’allarme riguardanti l’attentato di New York due ore prima ch’esso fosse perpetrato. L’informazione fu ripresa da Daniel Sieberg per la ‘Cnn’ e, quindi, da Brian McWilliams su Newsbytes del 27 settembre successivo. Del resto, notizie d’un possibile prossimo grave attacco terroristico erano filtrate da tempo, e si rimbalzavano tra i servizi d’intelligence di vari paesi. Giornali e organi radiotelevisivi ne parlarono solo qualche giorno dopo l’attentato, citando comunque fonti attendibili. Più enigmatica ancora la faccenda delle indicazioni della Borsa. Nel corso delle tre settimane precedenti gli attentati, l’Indice Dow Jones precipitò perdendo 900 punti, e tra il 6 e il 7 settembre le azioni delle United Air Lines, la compagnia titolare dei due aerei schiantatisi l’11 contro le torri, registrarono 4.744 opzioni di vendita contro sole 396 d’acquisto. Era cioè in atto una forte speculazione sulla previsione d’un calo di valore. Una coincidenza?… Altri elementi del ‘giallo’ relativo all’attentato e ai suoi inquietanti dintorni riguardano la meccanica dell’impatto dei due aerei e dei crolli delle due torri e di altri edifici adiacenti l’episodio che ebbe come oggetto il Pentagono, e che venne rapidamente messo da parte nel vorticoso giro di notizie successive. In un primo tempo si ritenne che le reticenze relative ad esso – addirittura il sostanziale silenzio sul numero e sull’entità delle vittime – nascessero dal comprensibile imbarazzo delle autorità statunitensi dinanzi al fatto che fosse stato violato e colpito con tanto apparente facilità il cuore della massima potenza militare del mondo. Affiorarono più tardi i dubbi, relativi addirittura al fatto che davvero l’edificio dell’Alto Comando Usa fosse stato colpito dal Boeing 757-200 del volo 77 dell’American Airlines, dirottato dalla linea Washington Dulles-Los Angeles. Dal momento che di quel volo si sono perdute le tracce, ma sul suolo, nelle adiacenze del Pentagono, non si sono mai trovati rottami per qualità e quantità ad esso sicuramente riconducibili. E perché si era abbuiato quasi immediatamente la notizia diffusa da ‘Abc’ dell’immagine in diretta di un incendio sviluppatosi alle 9,42 dell’11 settembre in un annesso della casa Bianca, l’Old Executive Building?… Perplessità ulteriori nacquero in seguito all’analisi della personalità e dei curricula dei militanti fondamentalisti arrestati negli States nei giorni successivi, e dalle connections emerse tra alcuni di loro e i servizi d’intelligence, e le successive dichiarazioni per più versi contraddittorie ed incoerenti, specie del vicepresidente Dick Cheney, del segretario generale della Casa Bianca Karl Rove e del portavoce della residenza presidenziale Ari Fleischer. Qualche interrogativo è sorto anche a proposito del tempo passato dal presidente Bush, nel giorno dell’attentato, a bordo dell’Air Force One. Ancora più fitti quelli a proposito del fatto che almeno al livello delle informazioni diffuse ben poco si è saputo sul possibile collegamento tra l’attentato al World Trade Center dell’11 settembre del 2001 e quello di circa otto anni prima, il 26 febbraio 1993, che era costato sei morti e un migliaio di feriti: il collegamento tra i due attentati è stato proposto da un autorevole commento del New York Times, che si è chiesto se all’interno del World Trade Center non fosse ospitata in qualche modo una centrale d’interesse militare o un centro informativo mascherato della Cia. Quel che insomma è più volte affiorato, a proposito di un attentato del quale poco si continua a sapere – ma sul quale senza dubbio, occultamente, le indagini continuano –, consiste in un groviglio di reticenze e di contraddizioni dal quale emergono sospetti di rivalità tra le organizzazioni statunitensi cui è affidata l’intelligence, di possibile attività di organizzazioni politiche o paramilitari diffuse nel paese, di troppo sicura e precipitosa attribuzione di responsabilità che si è lasciato dietro il sospetto persistente di dipendere da un disegno in tutto o in parte preordinato o di voler allontanare l’ipotesi di interferenze derivanti da tensioni interne o internazionali di tipo diverso da quelle collegate alle persone e agli ambienti indicati come gli organizzatori dell’attentato. Rispetto ai quali, anche la fretta di esibire prove definitive di colpevolezza, sempre ribadite come esistenti e mai esibite, ha talora condotto anche a risultati maldestri. Come la videocassetta ‘fortunosamente rinvenuta’ a Jalalabad ai primi del dicembre del 2001, che avrebbe dovuto dimostrare senz’ombra di residui dubbi la colpevolezza di Osama Bin Laden, e ch’era un falso così evidentemente grossolano che – nonostante Bush si fosse ostinato, nei giorni immediatamente successivi, a fieramente difenderne l’autenticità – scomparve quasi subito nel nulla. Intanto emergevano dubbi sugli esecutori materiali dell’attentato, sulla loro identità, sulle circostanze che li avevano portati a circolare liberamente in America per troppo tempo, sui molti casi di omonimia che al riguardo si registravano. Di queste incoerenze, di queste troppe e troppo numerose smagliature nei fatti dell’11 settembre e nel loro immediato accoglimento da parte dell’opinione pubblica, possiamo forse parlare con qualche serenità oggi, anche perché una loro fedele e convincente ricostruzione non c’è mai stata e, ora che la versione ‘vulgata’ si è definitivamente decantata al loro riguardo, essi hanno cessato di far notizia. Ma la versione ufficiale del governo statunitense, da allora, è che l’11 settembre del 2001 ha impresso un corso nuovo alla storia, e che ciò basta a giustificare le due guerre, in Afghanistan e in Iraq. Due anni dopo, allora, è lecito domandarsi se queste due guerre hanno fatto finalmente chiarezza sulle responsabilità di quel giorno terribile e se hanno contribuito davvero ad assicurare alla giustizia i responsabili di esso, o se, invece, sono servite in realtà ad altro. A che cosa?… Fino dal 1999 gli attuali consiglieri del presidente Bush, il gruppo dei cosiddetti neoconservatives, sostenevano che era necessario per gli Usa passare a una nuova fase del controllo egemonico del mondo, caratterizzata da un forte intervento anche militare. Ma sostenevano anche che, per legittimare questo mutamento di strategia, ci sarebbero voluti anni. A meno che in qualche modo non accadesse un avvenimento sconvolgente, paragonabile a Pearl Harbour. Rileggere due anni dopo l’11 settembre 2001 queste righe, scritte due anni prima di quell’evento, mette i brividi per le prospettive ipotetiche da esse aperte. Prospettive che personalmente mi rifiuto perfino, in questa sede, di esplicitare, ma alle quali, come storico, non posso non pensare. E che, come uomo e come cittadino, mi riempiono di raccapriccio.



    --------------

    Nobis ardua

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  9. #29
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    Gli elenchi nominativi non si estraggono per deduzione "statistica". Se si afferma che una numerosità appartenente ad una determinata classe è assente in maniera anomala rispetto a quello che ci si attenderebbe dall'esame dell'intera popolazione, occorre poi dimostrarlo sulla base di dati di fatto obiettivi. Se vuoi, mediante.... un "inventario fisico" dei componenti di questa classe. Altrimenti non si capisce neppure come sia stata ..... numerata, campionata e come i suoi componenti siano stati inseriti nella medesima classe (arbitriamente? casualmente? mediante un lavoro di classificazione oggettiva?)...e quindi il risultato risulta una tautologia, non una dimostrazione.

    Inoltre sarebbe divertente sapere come sia possibile mantenere a lungo un "segreto" diffuso, per sua natura, fra migliaia di persone.....e come queste sarebbero state....ehm....informate di cosa stava succedendo. Circa Cardini....è un ottimo storico di tendenza "reazionaria" "cattolica" del medioevo e dintorni. Sfila con naziti e ultracomunisti a favore della "resitenza" irakena. Punto.

    Dunque fuori gli elenchi nominativi.

    Per il resto....io alle bufale non credo. Tu sì (a quelle che ideologicamente......sono ritenute utili). E questo è tutto.

    Saluti liberali

  10. #30
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    In origine postato da Pieffebi
    Le critiche al governo di Israele, quando non pregiudiziali, sono del tutto legittime. E' altrettanto legittimo dissentire da talune di queste critiche. Infine è da dire che se il partito laburista avesse seguito l'invito di Perez l e fosse rimasto al governo (di unità nazionale) anzichè auto-isolarsi, Sharon avrebbe potuto lasciare fuori i nazionalisti più rigidi e gli ultra-ortodossi della destra religiosa (che sognano ancora la "grande Israele"), ed attuare una politica più duttile.

    Shalom!!!
    Questa è la solita abitudine, assai diffusa tra i forumisti simpatizzanti della CdL, di dare il più possibile la colpa ad altri delle difficoltà della propria parte (o di parte simpatizzante). L'ho sentita tante volte a proposito di Berlusconi e del suo governo (sintetizzata nella sua formula "non mi lasciano governare"). Nel caso appena citato è indice di una mancata assunzione di responsabilità per le proprie azioni o di colui al quale si è dato il voto.

    Intendo dire che non si può addossare ai laburisti la colpa della politica rigida di Sharon. Non è nemmeno necessario: Sharon è già rigido di suo ed essendo di destra, trova certo più naturale allearsi con partiti conservatori ortodossi che non con un partito più laico e di sinistra come i laburisti.

    Magari poi i laburisti sono usciti dal governo per problemi interni al partito, per cui ha ragione Peres, ma non ti sfiora il dubbio che possano averlo fatto proprio perchè hanno capito che non potevano condividere la politica di Sharon? A proposito, sai cosa hanno dichiarato quando sono usciti?

 

 
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