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  1. #21
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    Forze disparate, ognuna con una visione propria

    Intervento alla Camera sulla fiducia a Prodi, 1° marzo 2007

    di Giorgio La Malfa

    Signor Presidente, all'indomani delle elezioni politiche dello scorso anno, all'onorevole Prodi - che giustamente aveva ricevuto l'incarico per la formazione del Governo in qualità di leader della coalizione uscita vincente dalle urne - e alla coalizione che egli rappresentava e rappresenta si aprivano due strade politiche: una era quella di leggere l'esito delle elezioni come un risultato di parità sostanziale, che indicava un'opinione pubblica che in un certo senso segnava la stessa strada seguita in Germania dal Cancelliere Merkel e dal partito socialdemocratico verso una stagione di larghe intese per affrontare i problemi del paese; l'altra era quella di scommettere sull'autosufficienza programmatica e politica della coalizione.

    La mia impressione fu che la seconda scelta, anche se del tutto legittima, fosse uno sbaglio: la scommessa dell'autosufficienza programmatica ancor prima che numerica è finita con i due voti del Senato delle scorse settimane.

    Signor Presidente del Consiglio, lei ha affermato che il programma dell'Unione è sufficiente perché trova un punto di equilibrio e di sintesi tra tutte le posizioni che lo hanno espresso. In realtà non è così. Infatti lei ha potuto constatare che sulle questioni di politica estera - che non costituiscono di certo un piccolo problema - il programma non era e non è stato sufficiente.

    Ciò viene confermato dal fatto che si è dovuto aggiungere un dodicesimo punto, nel quale si afferma che il Presidente del Consiglio è colui che decide in caso di divergenze.

    Sinceramente, trovo molto difficile pensare che una coalizione, composta da forze politiche ognuna delle quali ha la propria visione e i suoi collegamenti con la società nonché il proprio retroterra politico e culturale, possa ad un certo punto riconoscere, su questioni essenziali, di dover rinunziare alla sua visione in ordine ai problemi dell'ambiente, della politica estera, dell'economia, del sistema previdenziale e così via.

    Questa è la ragione per la quale vi è stata la crisi: non è venuto meno un voto o qualche voto, è venuta meno quell'immagine che vi fosse un programma capace di rendere coesa la sua coalizione. La prossima crisi, signor Presidente del Consiglio, porterà il paese diritto alle elezioni!

    Presidente Prodi, quando lei assunse la decisione su Vicenza, avevo pensato che fosse il Presidente del Consiglio ad aver aperto la strada delle larghe intese; ho anche pensato che se avesse ricevuto - come poi è avvenuto - l'incarico dal Presidente della Repubblica, egli avrebbe potuto aprire l'esplorazione, che non era stata aperta l'anno scorso.

    È stata scelta nuovamente la strada di chiudere una coalizione che ha già dimostrato di non essere nelle condizioni di reggere l'urto rappresentato dai problemi del paese, quindi la continuità della legislatura non è più nelle mani del Presidente del Consiglio, ma delle forze politiche che lo sostengono. È anche nelle mani del senatore Follini, che ieri al Senato ha pronunciato un discorso del tutto contraddittorio; infatti ha sostenuto nella prima parte che i guai del nostro paese, in questi ultimi dieci anni, sono figli di un bipolarismo assurdo e, per così dire, isterico; che, quindi, bisogna chiudere quella stagione; ma poi lo stesso Follini ha aggiunto che avrebbe votato per il Governo. Può darsi che il senatore Follini si riservi di certificare egli stesso la definitiva fine di questo bipolarismo affermando, tra quindici giorni o un mese, di non essere più in grado di concedere la fiducia; di conseguenza lei, signor Presidente del Consiglio, dovrà recarsi di nuovo dal Presidente della Repubblica per ritirarsi definitivamente dalla scena. Oppure la decisione spetterà ad altre forze politiche: alla Margherita o, in particolare, ai DS. Ripeto, infatti, con molta chiarezza che se questa coalizione andasse in crisi vi sarebbero le elezioni, che potrebbero essere impedite al Paese soltanto dalla preparazione di una soluzione diversa in questi giorni e in queste settimane. Il centrodestra, l'opposizione, può indicare - come del resto fa e pensa - una soluzione intermedia per affrontare i problemi economici e le situazioni istituzionali, ma lo può fare solo in presenza di un qualcosa che venga preparato.

    Oggi lei, Presidente Prodi, porta la legislatura ad una fine prematura: speriamo che la politica la possa salvare.

    tratto da http://www.pri.it

  2. #22
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    GOVERNO: LA MALFA, AMATO CONFESSA DEBOLEZZA MAGGIORANZA

    MILANO, 5/3/2007 - (ANSA) Quella di Giuliano Amato e' una confessione sulla debolezza della maggioranza di governo'. E' il commento di Giorgio La Malfa, ex segretario repubblicano, all'ipotesi di 'maggioranze variabili' lanciata oggi dal ministro dell' Interno. Secondo La Malfa, che ha parlato a margine della manifestazione 'I ministri del Tesoro raccontano' all' Universita' Bocconi di Milano, 'il governo Prodi e' nato sull'ipotesi di equilibrio tra diverse componenti della coalizione, ma ha subito un colpo fatale su un tema importante come la politica estera e quella di Amato e' una confessione di debolezza della maggioranza'. Una debolezza, che secondo La Malfa, risiede anche all'interno del costituendo Partito Democratico in quanto 'Rutelli ha definito Beyrou come il proprio candidato per le presidenziali francesi mentre il candidato di D'Alema e' Segolene Royal'

    tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/

  3. #23
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    Forse La Malfa si è accorto che prima prende le distanze da Berlusconi e più probabilità ha di rimanere in politica?

  4. #24
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    Per il momento è rimasto in politica prendendo le distanze da Prodi

  5. #25
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    Tematiche di Giorgio La Malfa

    Giorgio La Malfa ha dedicato gran parte della propria attività politica ai problemi economici italiani ed internazionali ed alle questioni della politica estera – come testimonia, del resto, sia la sua biografia che gran parte dei materiali disponibili su questo sito. L’economia è diventata, all’avvicinarsi delle elezioni politiche 2006, il tema centrale della campagna elettorale italiana. Così come il rilancio della crescita economica è la chiave di volta per far ripartire il processo di integrazione europea dopo la bocciatura referendaria francese e olandese del Trattato costituzionale. In quanto ministro per le politiche comunitarie e responsabile del piano di riforma nazionale all’interno della strategia di Lisbona – decisa dall’UE appunto per rilanciare crescita e occupazione – La Malfa ha giocato in quest’ultimo anno un ruolo importante a favore di una svolta nella politica economica dell’Italia e dell’Europa. È sua convinzione, infatti, che l’euro e il patto di stabilità abbiano significato per il nostro paese e per gli altri partner dell’unione monetaria la perdita degli strumenti tradizionali di manovra economica - come il cambio, il tasso d’interesse e la spesa pubblica. Per rimettere in moto l’economia, l’Europa continentale aderente all’euro – nella quale c’è il nostro paese – non ha, oggi, che una strada: riforme volte a stimolare flessibilità, innovazione e concorrenza sui mercati del lavoro e dei prodotti. Di cruciale importanza è, per La Malfa, il settore dei servizi, che oggi rappresenta in Europa il 70% della ricchezza prodotta, una quota analoga dell’occupazione e la quasi totalità dei nuovi posti di lavoro. Di qui il suo sostegno convinto alla Direttiva comunitaria che mira a creare un mercato interno europeo in cui i prestatori di servizi possano muoversi liberamente, così come già accade per le merci e i capitali. Dalla necessità e urgenza delle riforme economiche per l’Italia e per l’Europa, La Malfa ha tratto la convinzione che lo colloca nello schieramento di centro-destra. Egli ritiene, infatti, che queste riforme non hanno alcuna possibilità di essere varate dallo schieramento di centro-sinistra. Uno schieramento che, nei comunisti e in larga parte dei democratici di sinistra, vede in posizione maggioritaria forze apertamente contrarie alla flessibilità e alla concorrenza. In Europa e in Italia c’è bisogno di meno Stato e più mercato, secondo La Malfa. Ed è questa la direzione di marcia del centro-destra. Dal centro-sinistra, invece, non ci si può che attendere l’esatto contrario – cioè più Stato (e più tasse) e meno mercato. Al di là delle questioni strettamente economiche, la visione dell’Europa di Giorgio La Malfa si rifà alla tradizione della formazione politica di cui è presidente, il Partito Repubblicano Italiano. Un’Europa unita politicamente ma saldamente ancorata nel quadro atlantico. Il PRI non ha mai condiviso l’ideale gollista di un’Unione Europea che, in un mondo multipolare, rappresenti una sorta di contrappeso agli Stati Uniti d’America. Condivide piuttosto l’approccio anglosassone di una comunanza d’intenti tra Europa e America, basata sull’affermazione ovunque nel mondo delle libertà politiche ed economiche. In questo senso, egli ritiene che uno dei successi più importanti del governo di cui fa parte sia stata proprio la politica estera che, in questi anni, è riuscita a coniugare l’europeismo – la Costituzione è stata firmata a Roma e prontamente ratificata dall’Italia – con l’atlantismo – l’Italia ha fortemente ribadito i propri legami con gli Stati Uniti, come testimonia, tra l’altro, l’accoglienza ricevuta dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Congresso americano. Un altro successo della politica estera del governo uscente è il forte sostegno allo Stato d’Israele nel processo di pace mediorientale – anch’esso una costante della politica del partito repubblicano nel secondo dopoguerra. I temi politici che possono interessare in via prioritaria i diversi elettori sono virtualmente infiniti: dalla sicurezza all’immigrazione, dall’ambiente ai diritti civili – per non citarne che alcuni. Entrare nel merito di ciascuno di essi sarebbe inevitabilmente superficiale. Il partito repubblicano rivendica con orgoglio un approccio laico ai problemi della società, fondato cioè sulla ragione e la scienza – piuttosto che su presupposti di fede o di filosofia della storia. Al centro della società e dello Stato – separato quest’ultimo da ogni chiesa – c’è comunque l’individuo con i suoi diritti inalienabili, in quanto persona, cittadino ed agente economico.

    tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/

  6. #26
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    Biografia Giorgio La Malfa

    Giorgio La Malfa è nato a Milano il 13 ottobre del 1939.
    Laureato in Giurisprudenza nel 1961 a Pavia, ha conseguito nel 1964 la laurea in Economia politica all'Università di Cambridge. Dal 1964 al 1966 ha perfezionato gli studi presso il Massachusetts Institute of Technology.
    Ha iniziato l'insegnamento di Economia politica e Politica economica nelle Università di Napoli, Milano e Torino ed è professore ordinario di Politica economica all'Università di Catania dal 1980, in aspettativa per mandato parlamentare.
    Eletto deputato al Parlamento italiano per il Partito Repubblicano Italiano per le Legislature: VI (1972/1976); VII (1976/1979); VIII (1979/1983); IX (1983/1987); X (1987/1992); XI (1992/1994); XIII (1996/2001); è stato successivamente rieletto nella XIV Legislatura 2001/2006.
    È stato altresì eletto deputato al Parlamento europeo dal 1989 al 1991 e dal 1994 al 1999.
    Nella sua attività parlamentare è stato Presidente della Commissione Industria nel 1979; Presidente della Commissione Affari Esteri dal 1983 al 1987; Presidente del Comitato per la Legislazione nel 1988; Presidente della Commissione Finanze dal 2001 al 2005.
    E' stato altresì Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica nel secondo governo Cossiga, nel governo Forlani e nel primo e secondo governo Spadolini dal 1980 al 1982.
    E' stato Ministro per le Politiche Comunitarie e Coordinatore nazionale per la Strategia di Lisbona nel III Governo Berlusconi 2005 - 2006.
    Dal 1987 al 2001 è stato Segretario del Partito Repubblicano Italiano (PRI).
    Dal 2002 è Presidente del Partito Repubblicano Italiano (PRI).
    È autore di numerosi testi tra cui nel 1970 di "Le innovazioni nelle teorie dello sviluppo" editore Franco Angeli; "L'economia italiana dal 1974 al 1978" pubblicato in tre volumi (1975,1976,1977) editore Franco Angeli; nel 1985 con E. Grilli, P. Savona "L'Italia al bivio. Ristagno o sviluppo" editore Laterza; nel 2000 "L'Europa legata, i rischi dell'Euro" editore Rizzoli.

    tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/

  7. #27
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    Giorgio La Malfa su rifinanziamento missione

    "Preoccupano le dichiarazioni di esponenti del governo secondo le quali i nostri soldati in Afghanistan non sono lì per combattere, soprattutto quando la situazione nella regione si aggrava di giorno in giorno.

    In questo caso un voto bipartisan del Senato non sarebbe di sostegno alla missione militare, ma alla missione di Gino Strada. Mi domando se l'opposizione non debba valutare questo elemento di novità che sta emergendo e che rischia di disattendere gli impegni dell'Italia nei confronti dei suoi alleati". Lo afferma il repubblicano Giorgio La Malfa.

    E' stato contraddittorio il governo italiano in merito alla richiesta di spiegazioni sul coinvolgimento di nostri soldati in operazioni di combattimento in Afghanistan. Vogliamo sperare che, di fronte ad un aggravarsi della situazione, sia chiaro che i nostri soldati dovranno assumersi tutte le loro responsabilità ed essere pronti ed attrezzati sufficientemente per affrontare le evenienze. Su questo non sono possibili elementi di equivoco. E l'onorevole Giordano farebbe bene a non sollevare dubbi e preoccuparsi invece di sostenere pienamente le difficili incombenze che spetteranno ai nostri militari. Azioni di guerra incluse.

    tratto da http://www.pri.it

  8. #28
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    EURO: DRAGHI, CI HA DATO TASSI BASSI E OPPORTUNITA'

    Milano, 15/3/2007 - (ANSA) - MILANO, 15 MAR - Draghi ha poi spiegato come con l'ingresso dell'euro sia avvenuto 'l'opposto' di quanto verificatosi nel 1992 con l'uscita della lira dallo Sme. Draghi, che stava rispondendo a una domanda posta da Giorgio La Malfa se sia meglio o meno accettare vincoli esterni, ha replicato come sia difficile dare una risposta generale. C' e' il caso in cui 'quando accettare un vincolo aiuta la politica economica', e quello in cui 'si dimostra un profondo errore e si finisce per pagare di piu'. E' molto complesso ragionare in termini assoluti'. Nel caso del 1992, ha ricordato Draghi, fortunatamente per l'intervento di Ciampi, si evito' il ricorso a un prestito da 13-14 miliardi di dollari per difendere la lira, circostanza 'per la quale io ero fortemente contrario'.

    tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/

  9. #29
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    Afghanistan, La Malfa: Ipotesi Fassino, un segnale ai talebani?

    Roma, Il Velino, 19/3/2007 - IL VELINO SERA Nei giorni scorsi aveva espresso preoccupazione per le dichiarazioni di esponenti del governo "secondo le quali i nostri soldati in Afghanistan non sono li' per combattere, soprattutto quando la situazione nella regione si aggrava di giorno in giorno". Aveva inoltre avvertito che "in questo caso un voto bipartisan del Senato non sarebbe di sostegno alla missione militare, ma alla missione di Gino Strada". Timori che la liberazione di Daniele Mastrogiacomo - salutata con particolari ringraziamenti a Strada anche da parte di alte cariche dello Stato e leader politici - non ha allontanato. Interpellato dal VELINO, il repubblicano Giorgio La Malfa ribadisce l'invito - piu' volte indirizzato agli altri rappresentanti dell'opposizione - a valutare l'opportunita' di negare il sostegno al rifinanziamento della missione in Afghanistan. Anche alla luce del fatto che la nostra presenza a Kabul e Herat appare sempre meno in continuita' con l'impronta che il governo di centrodestra le aveva conferito. Un giudizio corroborato dalla proposta - avanzata dal segretario Ds Piero Fassino, difeso dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema dopo le proteste dell'opposizione - di estendere ai talebani la conferenza di pace per l'Afghanistan caldeggiata dall'esecutivo e dalla maggioranza. È importante vedere quale atteggiamento sara' preso nei giorni prossimi dal governo", dice La Malfa. Che prosegue con una domanda: "L'esecutivo ha dato qualcosa in cambio della liberazione di Mastrogiacomo? Occorre saperlo. Molto si capira' dal dibattito al Senato. Ma colpisce che un osservatore indipendente come Franco Venturini, certo non pregiudizialmente avverso al centrosinistra, avanzi oggi - nell'editoriale pubblicato in prima pagina dal Corriere della Sera - l'ipotesi che Fassino abbia 'voluto lanciare un doppio segnale di apertura ai rapitori di Mastrogiacomo e alla sinistra radicale interna'. La proposta avanzata da Fassino e' dunque una contropartita - o un pezzo della contropartita - offerta ai talebani? Si tratta di un punto che deve essere accertato". A La Malfa la posizione del governo italiano sull'Afghanistan non sembra "in continuita' con la decisione assunta dal governo precedente. Mi pare che si stia configurando un nuovo approccio alla missione, secondo il quale il nostro paese ha in Afghanistan soldati che pero' non combattono. Senza chiarimenti puntuali al riguardo, il centrodestra al Senato non puo' garantire il proprio si'. Per valutare meglio la situazione, auspico - prosegue l'esponente repubblicano - una riunione tra tutte le forze dell'opposizione in cui analizzare le ultime posizioni del governo. Per decidere se si tratti di una linea che l'opposizione puo' ancora sostenere. Non possiamo - ribadisce il deputato eletto con Forza Italia - dare il nostro voto a una missione diversa da quella che abbiamo istituito. Una cosa e' parlare di conferenza di pace, un'altra e' aprirla ai talebani: si tratta di questioni delicate. Sulle quali il governo deve fare chiarezza. Spiegando innanzitutto se condivide la proposta di Fassino". (ndl)

    tratto da http://www.giorgiolamalfa.it/

  10. #30
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    Caro Casini non aiutiamo il Governo

    di Giorgio La Malfa

    Caro Casini,
    so che nell’esame del decreto-legge sul finanziamento delle missioni militari attualmente in Senato tu e gli altri esponenti dell’opposizione sareste orientati a un voto favorevole in ragione della continuità con le decisioni che assunse nella scorsa legislatura il Governo che noi sostenevamo. Questo è stato anche il mio orientamento quando venne all’esame delle Camere il precedente decreto e nei giorni scorsi, pur con crescenti dubbi, fino al voto che abbiamo dato alla Camera sul provvedimento che ora è al Senato.
    La situazione tuttavia sta cambiando sotto i nostri occhi. Ha cominciato il Ministro degli Esteri, D’Alema, in Senato 15 giorni fa presentando una linea di politica estera che nessuno di noi ha potuto condividere. Il fatto che quella linea non raccolga, nonostante ciò, il consenso di tutta la maggioranza è un problema per loro. Per l’Italia è positivo che questo avvenga perché renderebbe possibile un diverso equilibrio ed una diversa impostazione di politica estera.
    Rispetto a quella situazione già delicata, la conduzione da parte del Governo del sequestro Mastrogiacomo e le implicazioni politiche e militari che ne seguono segnano un ulteriore allontanamento dalla continuità con il passato. Ha detto stamane in Aula il rappresentante del Governo che l’Italia ha soddisfatto tutte le condizioni poste (dai talebani) per il rilascio del giornalista di Repubblica. Abbiamo dunque negoziato, seppure per interposta persona, con queste organizzazioni ed abbiamo chiesto ed ottenuto la liberazione dal carcere di esponenti della guerriglia. Di quella guerriglia che, insieme con la NATO e su mandato dell’ONU, siamo impegnati a combattere per rafforzare il governo democraticamente eletto del presidente Karzai. Ti sembra una posizione in continuità con il passato?
    Avant’ieri l’on Fassino ha suggerito che i talebani siano inclusi nella conferenza di pace che finora il Governo italiano aveva proposto in termini generali. L’autorevole commentatore di politica estera di un quotidiano ha scritto, non smentito, che forse questa dichiarazione era parte delle condizioni poste dai talebani per il rilascio di Mastrogiacomo. E’ una posizione in continuità con le nostre convinzioni?
    Aggiungo, a conferma di questo, che è evidente uno stato di grave preoccupazione negli ambienti più responsabili della Margherita e dei DS. Al ministro Parisi è attribuito, non smentito, un fortissimo disagio, suo e dei militari, tanto più grave nel momento in cui, come ha ammesso l’onorevole D’Alema, aumentano i rischi per il nostro contingente. Stamattina il presidente della Commissione Esteri della Camera ed esponente dei DS è stato assente mentre il Governo riferiva sul sequestro Mastrogiacomo e non ha preso la parola nel dibattito susseguente. E’ questo attribuibile a scarsa solerzia verso i lavori parlamentari dell’on. Ranieri di cui tutti conosciamo la serietà?
    Qualche esponente della maggioranza al quale ho espresso l’orientamento negativo che sto maturando, mi ha chiesto se non daremmo prova di incoerenza non votando più a favore di una missione che originariamente sostenemmo. Rispondo: ma se sostenessimo oggi una missione che ha perso del tutto i connotati originari, non saremmo noi gravemente incoerenti con le nostre posizioni?
    Io condivido le tue preoccupazioni per un sistema politico in cui l’alternanza ha prodotto governi dominati dalle ali più estreme e in cui il pendolo ha oscillato senza trovare un punto di equilibrio. I nostri partiti si sono sempre sforzati di preparare condizioni politiche nelle quali la cultura di governo sia largamente maggioritaria. Spetta proprio a forze come la tua e la mia cogliere le occasioni per riequilibrare il nostro sistema politico. E’ indispensabile una iniziativa che si assuma la responsabilità di liberare il paese dagli estremismi. Per questo mi rivolgo a te per riaffermare gli orientamenti di fondo della politica estera italiana in un passaggio che potrebbe rivelarsi cruciale per la legislatura.
    P.S. Apprendo a fine giornata delle gravi critiche mosse all'Italia da ambienti di governo inglesi e americani. Vedo in essi una conferma di quanto ti ho scritto.

    di Giorgio La Malfa - da La Stampa - 22/3/2007 -
    tratto da http://www.fulm.org/

 

 
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