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    Predefinito Fascisti, comunisti: stesso divieto? di Sergio Romano

    Non si può mettere fuori legge una parte importante della società. Ma i delitti di certi partigiani...

    In Italia, per legge, è vietata la riproposizione di qualunque associazione o movimento che si ispiri alle teorie e agli ideali fascisti. Sappiamo bene, però, di quali e quante atrocità ed efferatezze abbiano sporca la coscienza i vari regimi comunisti sparsi per il mondo. Mi chiedo per quale motivo non esiste, in Italia, una norma che vieti la formazione di qualsiasi movimento di ispirazione comunista e, anzi, si permetta che un partito che si chiama Comunisti italiani vada al governo.
    Domenico Bonaventura

    Sono stupito dalla vastità degli orrori commessi da frange di comunisti che si definivano partigiani allo scopo di vendicarsi dell’ormai defunto regime fascista torturando e uccidendo anche molti innocenti, donne, minorenni, solo perché figli o mogli di fascisti. Mi chiedo: perché in sessant’anni di governi democratici queste cose non sono mai emerse? Dimenticare le ingiustizie e gli orrori a esse legati significa gettare il seme perché rinascano.
    Eugenio Solari

    Ciascuna delle due lettere contiene una domanda interessante. A quella di Domenico Bonaventura (perché non esiste una norma contro i partiti comunisti) rispondo che le leggi contro la ricostituzione del Partito fascista non hanno evitato la nascita del Msi e soprattutto non gli hanno impedito di proclamarsi erede del fascismo repubblicano dell’ultimo Mussolini. Quando un’idea è condivisa da un largo numero di persone è difficile sopprimere il partito che la rappresenta. Nessun governo democratico può permettersi di mettere fuori legge una parte importante della propria società.

    Eugenio Solari si chiede invece perché le stragi dell’immediato dopoguerra siano state ignorate per più di mezzo secolo. Non è del tutto esatto. Quei fatti erano in buona parte noti, ma furono commemorati soltanto dalle destre neofasciste in una sorta di liturgia privata a cui il resto del Paese rimase insensibile o addirittura ostile. Il primo segno di una diversa tendenza fu nel 1990, quando tutta la stampa cominciò a parlare improvvisamente del «triangolo della morte», vale a dire dei molti delitti commessi dopo la fine della guerra tra Parma, Modena e Reggio Emilia. Mi chiesi allora se quelle notizie non fossero state resuscitate da chi voleva accelerare la crisi del Partito comunista, immerso in una difficile fase di transizione.

    Il «triangolo della morte», comunque, rientrò negli archivi non appena si cominciò a parlare di Gladio, l’organizzazione militare segreta creata durante la guerra fredda in alcuni paesi della Nato per animare la resistenza contro l’Armata rossa nell’eventualità di un’invasione sovietica. Il modo in cui il Pci si servì di Gladio per oscurare le colpe partigiane dell’immediato dopoguerra mi parve una indicazione dell’influenza culturale che il partito continuava a esercitare sulla società italiana. Aggiungo un’osservazione sulle considerazioni finali della lettera di Eugenio Solari. So che il dovere di ricordare è uno dei temi preferiti del dibattito italiano. Ma ho sempre pensato che vi sono circostanze in cui un paese ha interesse a dimenticare.

    So che il dovere di ricordare è uno dei temi preferiti del dibattito italiano. Ma ho sempre pensato che vi sono circostanze in cui un paese ha interesse a dimenticare.

    Tratto da: http://www.panorama.it/opinioni/arch...-A020001021985

  2. #2
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    Predefinito

    Romano è lo stesso di LETTERA AD UN AMICO EBREO, manifesto per quelli che, detto quello che avevano da dire sulla faccenda dell'olocausto, sono stanchi di ricordare con tanto di parata ogni anno.

    Ci si scorda dell'anniversario di morte dei cari, dopo alcuni decenni......... ditemi cinico, ma son dell'idea che, alla fine, dopo un momento di umana commozione, ognuno piange con gli occhi suoi.
    "

  3. #3
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    Predefinito

    In origine postato da cm814
    Romano è lo stesso di LETTERA AD UN AMICO EBREO, manifesto per quelli che, detto quello che avevano da dire sulla faccenda dell'olocausto, sono stanchi di ricordare con tanto di parata ogni anno.

    Ci si scorda dell'anniversario di morte dei cari, dopo alcuni decenni......... ditemi cinico, ma son dell'idea che, alla fine, dopo un momento di umana commozione, ognuno piange con gli occhi suoi.
    Non trovo che quanto dici sia cinico. E' nell'ordine naturale delle cose.
    E ha ragione Romano a dire che la repubblica ha interesse a dimenticare certe cose che quando vengono divulgate inevitabilmente gettano una luce fosca sulla sua stessa origine.
    D'altronde, da parte di chi è sempre stato contro la repubblica antifascista c'è uno speculare interesse politico a ricordare.

    In ogni caso la "memoria storica", che tralaltro è per forza tendenziosa e non è niente storia ma solo specioso mito, andrebbe demitizzata a favore delle questioni reali.

 

 

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