Non si può mettere fuori legge una parte importante della società. Ma i delitti di certi partigiani...
In Italia, per legge, è vietata la riproposizione di qualunque associazione o movimento che si ispiri alle teorie e agli ideali fascisti. Sappiamo bene, però, di quali e quante atrocità ed efferatezze abbiano sporca la coscienza i vari regimi comunisti sparsi per il mondo. Mi chiedo per quale motivo non esiste, in Italia, una norma che vieti la formazione di qualsiasi movimento di ispirazione comunista e, anzi, si permetta che un partito che si chiama Comunisti italiani vada al governo.
Domenico Bonaventura
Sono stupito dalla vastità degli orrori commessi da frange di comunisti che si definivano partigiani allo scopo di vendicarsi dell’ormai defunto regime fascista torturando e uccidendo anche molti innocenti, donne, minorenni, solo perché figli o mogli di fascisti. Mi chiedo: perché in sessant’anni di governi democratici queste cose non sono mai emerse? Dimenticare le ingiustizie e gli orrori a esse legati significa gettare il seme perché rinascano.
Eugenio Solari
Ciascuna delle due lettere contiene una domanda interessante. A quella di Domenico Bonaventura (perché non esiste una norma contro i partiti comunisti) rispondo che le leggi contro la ricostituzione del Partito fascista non hanno evitato la nascita del Msi e soprattutto non gli hanno impedito di proclamarsi erede del fascismo repubblicano dell’ultimo Mussolini. Quando un’idea è condivisa da un largo numero di persone è difficile sopprimere il partito che la rappresenta. Nessun governo democratico può permettersi di mettere fuori legge una parte importante della propria società.
Eugenio Solari si chiede invece perché le stragi dell’immediato dopoguerra siano state ignorate per più di mezzo secolo. Non è del tutto esatto. Quei fatti erano in buona parte noti, ma furono commemorati soltanto dalle destre neofasciste in una sorta di liturgia privata a cui il resto del Paese rimase insensibile o addirittura ostile. Il primo segno di una diversa tendenza fu nel 1990, quando tutta la stampa cominciò a parlare improvvisamente del «triangolo della morte», vale a dire dei molti delitti commessi dopo la fine della guerra tra Parma, Modena e Reggio Emilia. Mi chiesi allora se quelle notizie non fossero state resuscitate da chi voleva accelerare la crisi del Partito comunista, immerso in una difficile fase di transizione.
Il «triangolo della morte», comunque, rientrò negli archivi non appena si cominciò a parlare di Gladio, l’organizzazione militare segreta creata durante la guerra fredda in alcuni paesi della Nato per animare la resistenza contro l’Armata rossa nell’eventualità di un’invasione sovietica. Il modo in cui il Pci si servì di Gladio per oscurare le colpe partigiane dell’immediato dopoguerra mi parve una indicazione dell’influenza culturale che il partito continuava a esercitare sulla società italiana. Aggiungo un’osservazione sulle considerazioni finali della lettera di Eugenio Solari. So che il dovere di ricordare è uno dei temi preferiti del dibattito italiano. Ma ho sempre pensato che vi sono circostanze in cui un paese ha interesse a dimenticare.
So che il dovere di ricordare è uno dei temi preferiti del dibattito italiano. Ma ho sempre pensato che vi sono circostanze in cui un paese ha interesse a dimenticare.
Tratto da: http://www.panorama.it/opinioni/arch...-A020001021985