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    Predefinito 4 dicembre - S. Barbara, vergine e martire

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Santa Barbara, Martire

    4 dicembre

    sec. III

    Quando venne mandata a morte, fu il padre stesso a farle da carnefice; ma quando, colpita dalla spada paterna, la testa di Barbara si staccò e rotolò insanguinata, un fulmine improvviso si abbatté sull'uomo, incenerendolo all'istante.

    Nacque a Nicomedia nel 273. Si distinse per l'impegno nello studio e per la riservatezza, qualità che le giovarono la qualifica di «barbara», cioè straniera, non romana. Tra il 286-287 Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre Dioscoro, collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo. La conversione alla fede cristiana di Barbara provocò l'ira di Dioscoro. La ragazza fu così costretta a rifugiarsi in un bosco dopo aver distrutto gli dei nella villa del padre. Trovata, fu consegnata al prefetto Marciano. Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la fede cristiana. Questo le costò dolorose torture. Il 4 dicembre, infine, fu decapitata con la spada dallo stesso Dioscoro, che fu colpito però da un fulmine. La tradizione invoca Barbara contro i fulmini, il fuoco e la morte improvvisa. I suoi resti si trovano nella cattedrale di Rieti. (Avvenire)

    Patronato: Architetti, Minatori, Moribondi, Fucili e polvere da sparo, Vigili del Fuoco

    Etimologia: Barbara = straniera, dal greco

    Emblema: Palma, Torre, calice con osta, spada

    Martirologio Romano: A Nicomedia, commemorazione di santa Barbara, che fu, secondo la tradizione, vergine e martire.

    Martirologio tradizionale (4 dicembre): A Nicomedia la passione di santa Barbara, Vergine e Martire, la quale, nella persecuzione di Massimino, dopo orribili torture nel carcere, dopo il bruciamento colle fiaccole, il taglio delle mammelle ed altri tormenti, compì il martirio percossa colla spada.

    Santa Barbara nacque a Nicomedia (oggi Ismit o Kocael in Turchia) nel 273 d.C..
    La sua vita riservata, intenta allo studio, al lavoro e alla preghiera la definì come ragazza barbara, cioè non romana. Era una denominazione di disprezzo. E’ questo il nome a noi pervenuto da quello suo proprio.
    Tra il 286-287 Santa Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia poiché il padre Dioscoro, fanatico pagano, era un collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo. Quest'ultimo gli aveva donato ricchi e vasti possedimenti in Sabina.
    Dioscoro fece costruire una torre per difendere e proteggere Barbara durante le sue assenze. Il progetto originario prevedeva due finestre che diventarono tre (in riferimento alla Croce) secondo il desiderio della ragazza. Fu costruita anche una bellissima vasca a forma di Croce. Sia la finestra che la vasca non erano altro che i simboli del cristianesimo a cui la ragazza si era convertita.
    La tradizione afferma che proprio nella vasca Barbara ricevette il battesimo per la visione di San Giovanni Battista.
    La manifestazione di fede di Barbara provocò l’ira di Dioscoro; essa allora per sfuggire a quest’ultimo si nascose nel bosco dopo aver danneggiato gran parte degli dei pagani della sua villa. La tradizione popolare scandrigliese afferma che essa si rifugiava in una nicchia scavata all’interno di una roccia (dicitura indicata come riparo di Santa Barbara in località “le scalelle”) e fu trovata per la delazione di un pastore lì presente.
    Dioscoro la consegnò al prefetto Marciano con la denuncia di empietà verso gli dei e di adesione alla religione cristiana.
    Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la Fede Cristiana: fu così torturata e graffiata mentre cantava le lodi al Signore. Il giorno dopo aumentarono i tormenti mentre la Santa sopportava ogni prova col fuoco. Il 4 dicembre letta la sentenza di morte Dioscoro prese la treccia dei capelli e vibrò il colpo di spada per decapitarla.
    Insieme a Santa Barbara subì il martirio la sua amica Santa Giuliana, questo avvenne nella zona campestre indicata nei codici antichi con una espressione generica “ad aram solis” o “in loco solis” (denominazione della zona costa del sole oggi denominata Santa Barbara). Il cielo si oscurò e un fulmine colpì Dioscoro.
    La tradizione scandrigliese invoca la Santa contro i fulmini, il fuoco, la morte improvvisa, il pericolo ecc. La tradizione inoltre affermava che la treccia di Santa Barbara fosse visibile all’innocenza dei bambini alla sorgente omonima.
    Il nobile Valenzano curò la sepoltura del corpo della Santa presso una fonte (sorgente di Santa Barbara) che diventò una meta di pellegrinaggio per l’acqua miracolosa.
    Quando l’imperatore Costantino nel 313 consentì di rendere un culto esterno ai martiri, i fedeli ornarono il sepolcro e di seguito vi costruirono un oratorio (che si ritiene del VI secolo). Nel secolo IX decadde dal suo primitivo splendore e nel secolo X si poteva considerare abbandonato a seguito dell’invasione saracena. Passata l’invasione attorno all’anno 1000 fu eretta una chiesa completamente rifatta che esiste ancora oggi.
    Tra il 955 ed il 969 i reatini organizzarono una spedizione a Scandriglia (che oggi si trova in provincia di Rieti) e dopo varie ricerche trovarono il suo corpo. Fu sottratto ai ricercatori di corpi santi e portato al sicuro nella Cattedrale di Rieti dove ancora oggi riposa sotto l’altare maggiore.
    Santa Barbara è la patrona di Scandriglia e di Rieti.

    Autore: Andrea Del Vescovo

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    Sempre dallo stesso SITO altro profilo biografico:

    Esistono molte redazioni in greco e traduzioni latine della passio di Barbara; si tratta, però, di narrazioni leggendarie, il cui valore storico è molto scarso, anche perché vi si riscontrano non poche divergenze. In alcune passiones, infatti, il suo martirio è posto sotto l’impero di Massimino il Trace (235 – 38) o di Massimiano (286 – 305), in altre, invece, sotto quello di Massimino Daia (308 –13). Né maggiore concordanza esiste sul luogo di origine, poiché si parla di Antiochia, di Nicomedia e, infine, di una località denominata “Heliopolis”, distante 12 miglia da Euchaita, città della Paflagonia. Nelle traduzioni latine, la questione si complica maggiormente, perché per alcune di esse Barbara sarebbe vissuta nella Toscana, e, infatti, nel Martirologio di Adone si legge: “In Tuscia natale sanctae Barbarae virginis et martyris sub Maximiano imperatore”. Ci si trova, quindi, di fronte al caso di una martire il cui culto fino all’antichità fu assai diffuso, tanto in Oriente quanto in Occidente; invece, per quanto riguarda le notizie biografiche, si possiedono scarsissimi elementi: il nome, l’origine orientale, con ogni verisimiglianza l’Egitto, e il martirio. La leggenda, poi, ha arricchito con particolari fantastici, a volte anche irreali, la vita della martire: si tratta di particolari che hanno avuto un influsso sia sul culto come sull’iconografia.
    Il padre di Barbara, Dioscuro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio. Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: “Battezzasi Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della S.ma Trinità. Il padre, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma ella, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riuscì a fuggire. Nuovamente catturata, il padre la condusse davanti al magistrato, affinché fosse tormentata e uccisa crudelmente. Il prefetto Marciano cercò di convincere Barbara a recedere dal suo proposito; poi, visti inutili i tentativi, ordinò di tormentarla avvolgendole tutto il corpo in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare in ogni parte. Durante la notte, continua il racconto seguendo uno schema comune alle leggende agiografiche, Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata. Il giorno seguente il prefetto la sottomise a nuove e più crudeli torture: sulle sue carni nuovamente dilaniate fece porre piastre di ferro rovente. Una certa Giuliana, presente al supplizio, avendo manifestato sentimenti cristiani, venne associata al martirio: le fiamme, accese ai loro fianchi per tormentarle, si spensero quasi subito. Barbara, portata ignuda per la città, ritornò miracolosamente vestita e sana, nonostante l’ordine di flagellazione. Finalmente, il prefetto la condannò al taglio della testa; fu il padre stesso che eseguì la sentenza. Subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri.
    L’imperatore Giustino, nel sec. VI, avrebbe trasferito le reliquie della martire dall’Egitto a Costantinopoli; qualche secolo più tardi i veneziani le trasferirono nella loro città e di qui furono recate nella chiesa di S. Giovanni Evangelista a Torcello (1009). Il culto della martire fu assai diffuso in Italia, probabilmente importato durante il periodo dell’occupazione bizantina nel sec. VI, e si sviluppò poi durante le Crociate. Se ne trovano tracce in Toscana, in Umbria, nella Sabina. A Roma, poi, secondo la testimonianza di Giovanni Diacono (Vita, IV,89), s. Gregorio Magno, quando ancora era monaco, amava recarsi a pregare nell’oratorio di S. Barbara. Il testo, però, ha valore solo per il IX sec.; comunque, è certo che in questo secolo erano stati costruiti oratori in onore di B., dei quali fa testimonianza il Liber Pontificalis (ed. L. Duchesne, II, pp. 50, 116) nelle biografie di Stefano IV (816-17) e Leone IV (847-55).
    Barbara è particolarmente invocata contro la morte improvvisa (allusione a quella del padre, secondo la leggenda); in seguito la sua protezione fu estesa a tutte le persone che erano esposte nel loro lavoro al pericolo di morte istantanea, come gli artificieri, gli artiglieri, i carpentieri, i minatori; oggi è venerata anche come protettrice dei vigili del fuoco. Nelle navi da guerra il deposito delle munizioni è denominato “Santa Barbara”.
    La festa di Barbara è celebrata il 4 dicembre.

    Autore: Gian Domenico Gordini










    Ambrosius Benson, Vergine con Bambino e Sante Caterina d'Alessandria e Barbara, 1519, Musée du Louvre, Parigi

    Lucas Cranach il Vecchio, Sante Caterina d'Alessandria e Barbara, Museum Mayer van den Bergh, Antwerp

    Jan van Eyck, S. Barbara, 1437, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten, Antwerp

    Hans Holbein il Vecchio, S. Barbara, 1516, Alte Pinakothek, Monaco

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    Maestro Anonimo, Martirio di S. Barbara, 1501, Germanisches Nationalmuseum, Norimberga

    Maestro di Hoogstraeten, Madonna con Bambino e SS. Caterina d'Alessandria e Barbara, Galleria degli Uffizi, Firenze

    Maestro di Housebook, SS. Barbara e Caterina d'Alessandria, 1485-1490, Rijksmuseum, Amsterdam

    Johann Baptist Straub, S. Barbara, 1762, Chiesa del Monastero di Ettal

    Ignoto Maestro Fiammingo, S. Barbara, 1475-1500, Metropolitan Museum of Art, New York



    Francisco Goya, S. Barbara, 1775-1780, Collezione Federico Torellò, Barcellona, Spagna

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    Santa Barbara

    "UNA DONNA DI FUOCO"


    In un mondo industrializzato quale il nostro, dove sembrano non contare più i valori di una volta, dove si mette avanti ad ogni altra cosa i beni materiali e terreni, dove si sfugge di fronte alle problematiche dell’esistenza, dove si ripudia come in tempi remoti la fede cristiana, dove si mette in dubbio l’esistenza di un’altra vita dopo la morte, in questi tempi ricordarsi di santificare i santi diventa quasi una rarità. Eppure non ci rendiamo conto di quali similitudini quotidiane vi siano con la vita, la passione, la fede che questi devoti della cristianità abbiano con la vita di noi tutti.

    Santa Barbara, patrona dei Vigili del Fuoco, ne è l’esempio nel tempo. Originaria di Antiochia o Nicomeda o Heliopolis nella Paflagonia (le notizie a noi pervenute, compilate in greco antico o nella traduzione latina, hanno diverse interpretazioni), vissuta nel III sec d.C., fu richiesta in sposa da più di un pretendente ma rinchiusa dal padre Dioscoro in una torre appositamente costruita. Segretamente consacrata alla fede cristiana, prima di entrarvi volle, immergendosi in una piscina, confermare questa consacrazione autobattezzandosi. Scoperta da padre, venne trascinata dinnanzi al prefetto il quale, non riuscendo a convincere la fanciulla ad abbandonare la fede abbracciata, la fece torturare. Avvolta in ruvidissimi panni riportò ferite sanguinanti, ma le sue ferite si richiusero rapidamente; venne condannata al rogo insieme ad un’altra giovane di nome Giuliana, ma le fiamme si spensero da sole; le furono applicate piastre roventi, ma il suo corpo sembrava non riportare alcun danno; infine il padre stesso la condannò alla decapitazione ponendo fine al suo supplizio, ma non poté gioire di questo, colpito immediatamente da un fulmine che ne disperse le ceneri.

    La sua vita tormentata ed il supplizio, spinsero i credenti ad eleggerla patrona di tutti coloro che lavorano con il fuoco; in Italia fu Papa Pio XII il 4 dicembre del 1951, ad istituire il patronato (per la Francia, sempre Pio XII, il 25 gennaio e per il Belgio Papa Giovanni XXIII, il 6 marzo 1961), mente la festività liturgica fu istituita da Papa Benedetto XIV (1740-1758 ) per il 4 dicembre, giorno che sembra corrispondere al suo martirio, avvenuto probabilmente in Egitto all’epoca o dell’imperatore Massimo il Trace, o di Massimiano o di Massimino Daia (ossia tra il 235 ed il 313 d.C. ). La giovane Santa Barbara (patrona anche di minatori, bombardieri, battiloro, marinari) fu eletta patrona per l’accostamento del supplizio con il lavoro svolto dai Vigili del Fuoco, uomini che corrono in soccorso degli altri senza temere l’ardore delle fiamme che lambiscono i loro corpi ( come se una mano celestiale si interponesse tra le fiamme ardenti e la carne delle membra ); che consacrati al loro dovere cristiano di aiutare la gente ( come Barbara si era consacrata alla cristianità ), non si curano dei pericoli che si celano minacciosi, quasi a voler contrastare malignamente il loro operato; che a volte, soggiogati dalla preponderante forza degli eventi, cadono martoriati nel sacrificio della loro vita, ma subito si rialzano per essere accolti dall’abbraccio celestiale che Santa Barbara è pronta offrire.

    Una presenza quella di Santa Barbara, che da coraggio e forza, che spinge a proseguire quel cammino fatto di sofferenza, di spirito d’altruismo, di sacrificio della propri vita in dono di un’altra portata in salvo; una presenza ed un abbraccio nell’ora del distacco da questo mondo terreno per ritrovarsi uniti nell’altra vita per dare conforto e coraggio a coloro che stanno combattendo contro il fuoco per salvare una vita. Non solo coraggio e conforto a coloro che operano quali i Vigili del Fuoco, ma anche coraggio e conforto ai loro cari, ai genitori, alle mogli, ai figli che a casa aspettano il ritorno del loro congiunto e sono pronti a dividere con lui le gioie di un salvezza o i dolori di una morte; che vivono (seppur non in persona e non fisicamente) le insidie, le paure, le sopportazioni fisiche che il loro lavoro li porta a combattere; che mestamente lo accompagnano nell’ultimo viaggio.

    Santa Barbara è anche la loro patrona e li conforta nei momenti di bisogno, assicurandogli che il loro caro è sotto la sua protezione e, nell’ultimo atto,è al suo fianco da dove ci protegge e ci rincuora l’anima standoci vicino ed aiutandoci in ogni occasione. Santa Barbara è questo, non solo un nome sul calendario posto accanto alla data del 4 dicembre; Santa Barbara nella vita quotidiana dei Vigili del Fuoco, e' vicina tutti i giorni, ci guida in ogni occasione di soccorso: ricordarla e santificarla almeno un giorno all’anno è il minimo che si può e si deve fare.

    Fonte: www.vigilifuoco.net

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    Predefinito Da Giovanni Sicari, Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma, 1998, Roma:

    Il corpo di Santa Barbara si venera, dal 1009, nella chiesa veneziana di S. Giovanni Battista a Torcello. La reliquia del cranio era custodita, prima in un busto di legno poi in uno di metallo, nella chiesa di S. Barbara dei Librari. Con la soppressione della parrocchia di S. Barbara, avvenuta il 15 settembre 1594, l’insigne reliquia fu portata a San Lorenzo in Damaso. Il reliquiario parte in argento, parte argento e bronzo dorato, è da attribuirsi alla prima metà del XVI secolo. Il Diario Romano (1926) indica a S. Maria in Traspontina, nell’altare a lei dedicato, un frammento di un braccio. Alcune reliquie non insigni di S. Barbara sono conservate, in un cofanetto del XII secolo, nel Tesoro di S. Giovanni in Laterano.

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    Domenico Ghirlandaio, S. Barbara, 1471 circa, Chiesa di S. Andrea, Cercina

    Raffaello Sanzio, Madonna Sistina (tra i SS. Barbara e Sisto), 1513-14, Gemäldegalerie, Dresda

    Scuola del Parmigianino, S. Barbara, 1522 circa, Pomona College Museum of Art, Claremont

    Giovanni Antonio Boltraffio, S. Barbara, 1493-99, Staatliche Museen, Berlino

    Petrus Christus, S. Barbara presenta un monaco certosino alla Vergine col Bambino, XV sec., Staatliche Museen, Berlino

    Daniele da Volterra, Madonna con Bambino tra i SS. Giovannino e Barbara, 1548 circa, Collezione privata

    Domenico Ghirlandaio, S. Barbara punisce il padre infedele ed è pregata da un donatore, 1473 circa, Collezione privata

    Bernardino Luini, Madonna con Bambino tra le SS. Barbara e Caterina d'Alessandria, XV-XVI sec., Museum of Fine Arts, Budapest

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    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 265-267

    LO STESSO GIORNO
    4 DICEMBRE

    SANTA BARBARA, VERGINE E MARTIRE


    La Chiesa Romana ha consacrato solo una semplice Commemorazione a santa Barbara, nell'Ufficio di san Pier Crisologo; ma ha approvato un intero ufficio per uso delle Chiese che onorano in modo speciale la memoria di questa illustre vergine. Rendiamo i nostri fervidi omaggi alla gloriosa Martire, così celebre in tutto l'Oriente, e della quale la Chiesa ha da lungo tempo adottato il culto [1]. I suoi atti, pur non essendo della più remota antichità [2], non hanno nulla che non torni a gloria di Dio e ad onore della Santa. Rendiamo omaggio alla fedeltà con cui questa Vergine attese lo Sposo, il quale non mancò all'ora stabilita, e fu per essa uno Sposo di Sangue, come dice la Scrittura, perché aveva riconosciuto la forza del suo amore.

    Noi veniamo, o Vergine fedele, ad offrirti insieme le nostre lodi e le nostre preghiere. Ecco che il Signore viene, e noi siamo nella notte: degnati di dare alla nostra lampada la luce che deve guidare i nostri passi e l'olio che conserva la luce. Tu sai che Colui il quale è venuto per noi e con il quale tu sei eternamente, si appressa per visitarci; ottieni che nessun ostacolo c'impedisca di andargli incontro. Che il nostro volo verso di lui sia coraggioso e rapido come il tuo; e, che, riuniti a lui, non ce ne separiamo più, poiché Colui che viene è veramente il centro di ogni creatura. Prega anche, o gloriosa Martire, affinché la fede nella divina Trinità brilli in questo mondo d'uno splendore sempre crescente. Che Satana, il nostro nemico, sia confuso, allorché ogni lingua confesserà la Triplice luce raffigurata dalle finestre della tua torre, e la croce vittoriosa che ha santificato le acque. Ricordati, o Vergine prediletta dallo Sposo, che nelle tue mani pacifiche è stato rimesso il potere non di scagliar il fulmine, ma di trattenerlo e allontanarlo. Proteggi le nostre navi contro i fuochi del cielo e contro quelli della terra. Copri con la tua protezione gli arsenali che racchiudono la difesa della patria. Ascolta la voce di tutti coloro che t'invocano, sia che essa salga verso di te dal seno della tempesta, sia che parta dalle viscere della terra, e salvaci tutti dal terribile castigo della morte improvvisa.
    * * *
    Consideriamo le genti sparse sulla superficie della terra divise nei costumi, nelle lingue e negli interessi, ma riunite tutte nell'attesa del liberatore che presto deve apparire. Né la profonda corruzione dei popoli, né tanti secoli passati dall'epoca delle tradizioni hanno potuto cancellare in essi quella speranza. In quell'istante in cui il mondo sta per andare in dissoluzione, si rivela un sintomo di vita, un grido risuona per tutta la terra: il Re universale sta per apparire; un Impero nuovo, santo ed eterno, riunirà per sempre le genti. È così, o Salvatore, che sul suo letto di morte l'aveva annunciato Giacobbe allorché, parlando di te, aveva detto: Sarà l'aspettativa delle genti. Gli uomini hanno potuto cadere in ogni sorta di degradazioni: non hanno potuto tuttavia smentire quell'oracolo. Eccoli costretti a confessare la loro inguaribile miseria, esprimendo quell'attesa profetica d'una sorte migliore. Vieni dunque, o Figlio di Dio, a raccogliere quella scintilla di speranza; è l'estremo omaggio che il vecchio mondo ti presenta al suo morire. L'attesa d'un Liberatore è il legame che riunisce in un sol tutto le due grandi parti della vita dell'umanità, prima e dopo la tua Nascita. Ma, o Gesù, se il mondo pagano, dal profondo delle sue iniquità e dei suoi errori, ha ancora avuto un sospiro verso di te, che faremo noi, eredi delle promesse, in questi giorni in cui tu ti appresti a venir a prendere possesso delle nostre anime già iniziate? Fa' che i nostri cuori ti amino già, o Gesù, quando verrai a visitarli. Coltiva la loro attesa, nutrì la loro fede, e vieni!
    -----------------------------------------------------------------------------
    NOTE

    [1] Culto popolarissimo e universalmente diffuso in Oriente, alla fine del IX secolo.

    [2] Inseriti nel menologio di Simeone Metafrastro, datano dal VII secolo.




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    St. Barbara

    Virgin and Martyr. There is no reference to St. Barbara contained in the authentic early historical authorities for Christian antiquity, neither does her name appear in the original recension of St. Jerome's martyrology. Veneration of the saint was common, however, from the seventh century. At about this date there were in existence legendary Acts of her martyrdom which were inserted in the collection of Symeon Metaphrastes and were used as well by the authors (Ado, Usuard, etc.) of the enlarged martyrologies composed during the ninth century in Western Europe. According to these narratives, which are essentially the same, Barbara was the daughter of a rich heathen named Dioscorus. She was carefully guarded by her father who kept her shut up in a tower in order to preserve her from the outside world. An offer of marriage which was received through him she rejected. Before going on a journey her father commanded that a bath-house be erected for her use near her dwelling, and during his absence Barbara had three windows put in it, as a symbol of the Holy Trinity, instead of the two originally intended. When her father returned she acknowledged herself to be a Christian; upon this she was ill-treated by him and dragged before the prefect of the province, Martinianus, who had her cruelly tortured and finally condemned her to death by beheading. The father himself carried out the death-sentence, but in punishment for this he was struck by lightning on the way home and his body consumed. Another Christian named Juliana suffered the death of a martyr along with Barbara. A pious man called Valentinus buried the bodies of the saints; at this grave the sick were healed and the pilgrims who came to pray received aid and consolation. The emperor in whose reign the martyrdom is placed is sometimes called Maximinus and sometimes Maximianus; owing to the purely legendary character of the accounts of the martyrdom, there is no good basis for the investigations made at an earlier date in order to ascertain whether Maximinus Thrax (235-238) or Maximinus Daza (of the Diocletian persecutions), is meant.

    The traditions vary as to the place of martyrdom, two different opinions being expressed: Symeon Metaphrastes and the Latin legend given by Mombritius makes Heliopolis in Egypt the site of the martyrdom, while other accounts, to which Baronius ascribes more weight, give Nicomedia. In the "Martyrologium Romanum parvum" (about 700), the oldest martyrology of the Latin Church in which her name occurs, it is said: "In Tuscia Barbarae virginis et martyris", a statement repeated by Ado and others, while later additions of the martyrologies of St. Jerome and Bede say "Romae Barbarae virginis" or "apud Antiochiam passio S. Barbarae virg.". These various statements prove, however, only the local adaptation of the veneration of the saintly martyr concerning whom there is no genuine historical tradition. It is certain that before the ninth century she was publicly venerated both in the East and in the West, and that she was very popular with the Christian populace. The legend that her father was struck by lightning caused her, probably, to be regarded by the common people as the patron saint in time of danger from thunder-storms and fire, and later by analogy, as the protector of artillerymen and miners. She was also called upon as intercessor to assure the receiving of the Sacraments of Penance and Holy Eucharist at the hour of death. An occurrence of the year 1448 did much to further the spread of the veneration of the saint. A man named Henry Kock was nearly burnt to death in a fire at Gorkum; he called on St. Barbara, to whom he had always shown great devotion. She aided him to escape from the burning house and kept him alive until he could receive the last sacraments. A similar circumstance is related in an addition to the "Legenda aurea". In the Greek and present Roman calendars the feast of St. Barbara falls on 4 December, while the martyrologies of the ninth century, with the exception of Rabanus Maurus, place it on 16 December. St. Barbara has often been depicted in art; she is represented standing in a tower with three windows, carrying the palm of a martyr in her hand; often also she holds a chalice and sacramental wafer; sometimes cannon are displayed near her.

    Bibliography

    Passio, in SYMEON METAPHRASES (Migne, P.G., CXVI, col.301 sqq.); MOMBRITIUS, Vitae sanctorum (Venice, 1474), I, fol.74, SURIUS, Deprobatis sanctorum historiis (Cologne, 1575), VI, 690, a work relating the incident at Gorkum; WIRTH, Danae in christlichen Legenden (Vienna, 1892); VITEAU, Passio ns des saints Ecaterine, Pierre d'Alexandrie, Barbara et Ansyia (Paris, 1897); Legenda aurea des Jacobus a Voragine, ed. GRÄSSE (Leipzig, 1846), 901; Martyrologies of BEDE (Migne, P.L.,XCIV, col. 1134), ADO (Migne, op. cit., CXXIII, col.415), USUARDUS (ibid., CXXIV, col.765 and 807), RABANUS MAURUS (ibid., CX, col. 1183); GALESINO, S. Barbarae virg. et mart., ed. SURIUS, loc. cit., 690-692; CÉLESTIN, Histoire de S. Barbe (Paris, 1853); VILLEMOT, Histoire de S. Barbe, vierge et martyre (Paris, 1865); PEINE, St. Barbara, die Schutzheilige der Bergleute unde der Artillerie, und ihre Darstellung in der Kunst (Freiburg, 1896).

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. II, New York, 1907

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    Paolo Veronese, Sacra famiglia con i SS. Giovannino e Barbara, 1770 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

    Palma il Vecchio, S. Barbara, 1524-25, Chiesa di Santa Maria Formosa, Venezia

    Tintoretto, SS. Elena e Barbara adoranti la croce, Pinacoteca di Brera, Milano

    Jacopo da Empoli, Martirio di S. Barbara, 1603, Depositi delle Gallerie, Firenze

  9. #9
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    Jacques Callot, S. Barbara, vergine e martire, 1630-36, Auckland Art Gallery, Auckland, Nuova Zelanda

  10. #10
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    EADEM DIE 4 DECEMBRIS

    SANCTA BARBARA

    VIRGINE ET MARTYRE


    Missa Loquébar, de Communi Virginum 1° loco.

    Oratio

    D
    EUS, qui inter cétera poténtiæ tuæ mirácula étiam in sexu frágili victóriam martýrii contulísti: concéde propítius; ut, qui beátæ Barbaræ Vírginis et Mártyris tuæ natalítia cólimus, per ejus ad te exémpla gradiámur. Per Dóminum.

    Et fit Commemoratio Feriæ.

    Secreta

    S
    ÚSCIPE, Dómine, múnera, quæ in beátæ Bárbaræ Vírginis et Mártyris tuæ sollemnitáte deférimus: cujus nos confídimus patrocínio liberári. Per Dóminum.

    Et fit Commemoratio Feriæ.

    Postcommunio

    A
    UXILIÉNTUR nobis, Dómine, sumpta mystéria: et, intercedénte beáta Bárbara Vírgine et Mártyre tua, sempitérna fáciant protectióne gaudére. Per Dóminum.

    Et fit Commemoratio Feriæ.


    FONTE

 

 

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