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Discussione: Schedati!

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    Exclamation Schedati!

    Manifestazioni di anti-semitismo nell’Unione Europea
    Primo semestre 2002

    Rapporto sintetico
    Per conto dell’ EUMC
    Osservatorio Europeo dei Casi di Razzismo e Xenofobia

    Di Werner Bergmann e Juliane Wetzel

    Centro per la Ricerca sull’Antisemitismo
    Technische Universität - Berlino

    Vienna, marzo 2003

    Prefazione

    Benché consapevoli del fatto, evidenziato dai sondaggi d’opinione, che l’antisemitismo è
    costantemente presente in Europa in modo più o meno occulto, molti di noi hanno nutrito la
    speranza che l’Europa non assistesse alla rinascita di forme manifeste di antisemitismo. Attualmente
    gli ebrei godono di un’integrazione economica, sociale e culturale piuttosto avanzata negli stati
    membri dell’ Unione Europea. Ma gli attentati a New York e Washington dell’11 settembre e il
    conflitto in medio oriente hanno contribuito a creare in Europa un’atmosfera che conferisce nuova
    forza e un novo potere di seduzione all’antisemitismo e all’odio latenti. Hanno trovato orecchio in
    alcune realtà persino le voci che indicavano Israele come responsabile degli attacchi al WTC e al
    Pentagono e secondo cui gli ebrei creano determinate situazioni nel proprio interesse per addossare
    ad altri la colpa. Su Internet circolano varie teorie circa cospirazioni antisemite, e il web fornisce
    alla diffusione dell’odio un veicolo a basso costo.

    Subito dopo l’11 settembre la nostra principale preoccupazione fu il crescere dell’ islamofobia nella
    UE. L’Osservatorio Europeo dei Casi di Razzismo e Xenofobia (EUMC) avviò immediatamente un
    processo di monitoraggio negli stati membri, di cui sono già stati pubblicati i risultati paese per
    paese ed una sintesi. Ma all’inizio del 2002 subentrò la preoccupazione per il verificarsi di episodi di
    evidente matrice anti-semita in vari stati membri. L’Osservatorio reputò necessario condurre
    un’indagine più dettagliata circa la diffusione dell’antisemitismo e le forme da esso assunte nonché
    uno studio sull’impatto che esercita sugli ebrei residenti in Europa. Si tratta del primo studio di
    questo genere. Esso fa luce sull’antisemitismo in ciascuno dei quindici stati membri.

    L’EUMC attraverso la RAXEN (Rete Informativa Europea sul Razzismo e la Xenofobia) ha
    ricevuto i rapporti sull’antisemitismo in 15 stati membri elaborati dagli uffici nazionali di
    coordinamento, o punti focali nazionali . Il Centro per la Ricerca sull’Antisemitismo (CRA) di
    Berlino, ha integrato i rapporti nazionali inserendoli in una prospettiva europea.

    Il rapporto mostra un chiaro intensificarsi delle attività antisemite a partire dall’escalation del
    conflitto mediorientale nel 2000 con un picco nella primavera 2002. Mostra però anche sviluppi
    positivi. Entro il 2003 in ogni stato membro della UE saranno implementate le basi giuridiche per
    combattere qualsiasi discriminazione sul piano etnico o religioso. Tutti i governi e i principali
    statisti hanno condannato azioni e atteggiamenti antisemiti, numerosi leader di comunità religiose,
    partiti politici e ONG stanno attualmente collaborando alla lotta all’antisemitismo.

    D’altro canto L’EUMC è consapevole che l’impegno deve andar oltre i provvedimenti a breve
    termine. E’ necessario portare avanti azioni su base continuativa, a lungo termine. A questo fine i
    rapporti forniscono esempi e raccomandazioni a svariati gruppi sociali su come procedere con
    successo nella lotta contro le ombre del passato europeo.

    Sommario
    L’EUMC, allarmato all’inizio del 2002 da preoccupanti notizie di casi di stampo antisemita avvenuti
    in alcuni stati membri, decise di commissionare un rapporto sulle “Manifestazioni di anti-semitismo
    nella UE”, riferito all’intera prima metà del 2002. Il rapporto si fonda in parte su informazioni a breve
    termine fornite agli autori dai punti focali nazionali dell’EUMC, con particolare attenzione al
    periodo compreso tra il 15 maggio e il 15 giugno. I punti focali nazionali rappresentano il contatto
    con le reti nazionali negli stati membri che relazionano regolarmente all’EUMC nell’ambito della sua
    Rete Europea di Informazione RAXEN.

    I rapporti dei punti focali nazionali dovevano riferirsi ai seguenti temi:

    - Violenze fisiche perpetrate a danni di ebrei e delle comunità, organizzazioni o proprietà
    ebraiche.
    - Aggressioni verbali/professioni di ostilità ed altre, più sottili, forme di discriminazione nei
    confronti degli ebrei
    - Studi circa la violenza antisemita o sondaggi di opinione sul mutato atteggiamento nei
    confronti degli ebrei.
    - Azioni da parte delle ONG mirate a ridurre i pregiudizi, la violenza e le aggressioni
    - Reazioni dei politici e di altri opinionisti incluse iniziative tese a ridurre la polarizzazione e
    a contrastare tendenze nazionali negative.

    La situazione negli stati membri della UE.
    I rapporti e le indagini da noi condotte rivelano che nella primavera 2002 molti stati membri
    dell’Unione Europea vissero un’ondata di episodi antisemiti, collegati al dibattito pubblico sulla linea
    di demarcazione che distingue le legittime critiche nei confronti della politica del governo di
    Israele dalle tesi antisemite. Quest’ondata ebbe inizio con l’Intifada di Al-Aqsa” nell’ottobre 2000 e
    venne alimentata dal conflitto in medio oriente e dagli attacchi al WTC e al Pentagono dell’11
    settembre 2001, che scatenarono un acceso dibattito sulle cause del terrorismo islamico radicale.

    Durante la prima metà del 2002 l’intensificarsi dell’antisemitismo raggiunse il culmine nel periodo
    tra la fine di marzo e la metà di maggio, in parallelo all’escalation del conflitto in medio oriente,
    mentre fattori che abitualmente determinano la frequenza degli episodi antisemiti nei rispettivi paesi
    , quali la forza e il livello di mobilitazione dei partiti e dei gruppi dell’estrema destra, non giocarono
    un ruolo decisivo.

    Nei mesi successivi al periodo di monitoraggio, il dibattito dai toni talvolta accesi circa il conflitto
    mediorientale nella sfera pubblica e nei media andò sfumando e il numero degli casi diminuì. In
    paesi come la Danimarca, la Grecia, la Spagna, l’Irlanda, l’Italia il Lussemburgo, l’Olanda , l’Austria
    , il Portogallo e la Finlandia nel periodo successivo al luglio 2000 sono stati riportati pochi o nessun
    incidente. In alcuni stati membri come il Belgio, la Francia e la Svezia gli episodi antisemiti
    comprese le aggressioni violente e le minacce telefoniche sono tornate ad aumentare nel mese di
    settembre e ottobre, ma non hanno raggiunto i livelli del periodo monitorato. In Germania e nel
    Regno unito si sono verificati casi di volantinaggio anti-semita, lettere e telefonate ingiuriose.

    Tutto questo porta alla conclusione che l’aumento delle aggressioni antisemite venne in questo caso
    innescato dagli avvenimenti in medio oriente, una fattore estero che ha tuttavia esercitato un
    impatto variabile sui singoli stati membri. Un preciso raffronto quantitativo non è possibile per i
    seguenti motivi:
    1) la difficoltà a classificare i vari episodi antisemiti
    2) la difficoltà a distinguere le critiche nei confronti della politica del governo di Israele
    dall’antisemitismo
    3) le differenze nel sistema di raccolta delle informazioni sugli episodi antisemiti negli stati
    membri della UE.

    Benché non esista una modello comune a tutti i paesi, tra i casi di antisemitismo si evidenziano
    alcune similarità. Va sottolineato però che alcuni paesi (quali la Germani, l’Olanda e il Regno Unito)
    dispongono di un sistema molto efficace di monitoraggio e data base, non riscontrabile altrove.

    In alcuni stati membri , precisamente l’Irlanda, il Lussemburgo, il Portogallo e la Finlandia, le
    comunità ebraiche sono piuttosto esigue e in genere si registrano raramente episodi antisemiti.
    Questa caratteristica venne evidenziata nel periodo di monitoraggio in cui al massimo vennero
    inviare lettere di minaccia al consolato israeliano o a ebrei locali. In Portogallo e Finlandia si
    registrò anche un attacco ad una sinagoga.

    Al contrario Francia, Belgio , Olanda e Regno Unito furono testimoni di casi di antisemitismo
    piuttosto gravi (cfr. i rapporti dei rispettivi paesi) quali numerose aggressioni fisiche e insulti diretti
    contro ebrei e atti di vandalismo ai danni di istituzioni ebraiche (sinagoghe, negozi, cimiteri). Un
    minor numero di aggressioni antisemite si è registrato in Danimarca e Svezia.

    Anche in altri paesi si registrarono episodi antisemiti. In Grecia sono avvenute profanazioni di
    cimiteri e monumenti per mano dell’ultradestra. Da parte dei mass media e di alcuni politici e
    opinionisti furono espresse dichiarazioni e sentimenti antisemiti spesso legati alla politica del
    governo israeliano. La Spagna, in cui è evidente una forte presenza di gruppi neonazisti, subì una
    serie di aggressioni per mano di individui appartenenti agli ambienti del fondamentalismo islamico.
    L’Italia mostrò qualche analogia con la Germania. Benché non vi fosse prova di aggressioni fisiche,
    furono registrate telefonate minatorie, lettere ingiuriose, slogan graffiti antisemiti. Nessuna
    aggressione fisica venne riportata dall’Austria, solo qualche minaccia verbale e insulti. Gli stereotipi
    antisemiti in relazione ad Israele si evidenziavano essenzialmente nella stampa di destra e tra i
    gruppi di estrema destra.

    In ambito pubblico in Spagna, Francia, Italia e Svezia , alcune fazioni della sinistra politica si
    unirono a gruppi arabi-musulmani per inscenare manifestazioni pro-palestinesi. Se pur il diritto a
    manifestare è ovviamente un diritto civile, e tali dimostrazioni non siano intrinsecamente
    antisemite, in alcune di esse erano presenti slogan e cartelli antisemiti. Alcune di queste
    manifestazioni ebbero come conseguenza aggressioni contro ebrei o istituzioni ebree. In Olanda
    dimostranti pro-palestinesi di origine marocchina fecero sfoggio di simboli e slogan antisemiti. In
    Finlandia tuttavia le manifestazioni a favore dei palestinesi si svolsero in assenza di episodi
    antisemiti. In Germania, e in misura minore in Austria, il dibattito politico fu dominato dalla
    discussione circa il rapporto tra la politica di Israele nell’ambito del conflitto mediorientale e
    l’antisemitismo, una discussione che vide coinvolte le elite culturali e politiche. In Germania e nel
    Regno unito fu anche oggetto di controversia l’atteggiamento critico dei media. In altri paesi come la
    Danimarca, l’Irlanda, il Lussemburgo, il Portogallo e la Finlandia non si è registrato un dibattito
    pubblico altrettanto acceso su questi temi (cfr. rapporti nazionali).

    Autori e tipologia delle attività antisemite.

    E’ tipico di molti casi di antisemitismo, soprattutto per gli atti di violenza e altri reati passibili di
    pena, che gli autori tentino di rimanere anonimi. In molti casi non è possibile procedere alla loro
    identificazione, lasciando necessariamente aperta l’attribuzione a una fazione politica o ideologica.
    Tuttavia basandosi sugli autori identificati o quantomeno identificabili con un buon margine di
    certezza, si può concludere che gli episodi antisemiti verificatisi nel periodo di monitoraggio furono
    opera soprattutto o di estremisti di sinistra o di fondamentalisti islamici o di giovani musulmani, per
    lo più di discendenza araba, essi stessi spesso potenziali vittime di emarginazione e di razzismo.
    Pronunciamenti antisemiti vennero anche sia da gruppi pro-palestinesi (cfr. il rapporto nazionale
    relativo all’Italia) che da personaggi politici (cfr. rapporti nazionali relativi a Germania, Grecia,
    Finlandia ed Austria) e da cittadini appartenenti alle forze politiche tradizionali (vedi le lettere, le e-
    mail e le telefonate antisemite in Germania come in altri paesi.) Le attività antisemite registrate
    sono le seguenti:

    - Profanazione di sinagoghe e cimiteri, graffiti riproducenti la svastica, missive minacciose ed
    ingiuriose e la negazione dell’Olocausto, tesi diffusa soprattutto su internet. Queste forme di
    azione vanno ascritte in primo luogo all’ultradestra.
    - Nel periodo monitorato le aggressioni fisiche ai danni di ebrei, la profanazione e distruzione
    di sinagoghe furono spesso opera di giovani musulmani. Molte di queste aggressioni ebbero
    luogo durante o dopo manifestazioni pro-palestinesi, utilizzate dai fondamentalisti islamici
    anche per scagliare invettive. Inoltre i circoli fondamentalisti islamici furono responsabili di
    diffondere propaganda antisemita tramite internet e i media di lingua araba.
    - Pare che ad atti di antisemitismo si abbandonino anche giovani privi di specifici pregiudizi
    razziali, semplicemente “per divertimento”. Altri casi che hanno per protagonisti giovani
    possono essere classificati come “reati da esaltazione xenofoba.”
    - Nell’ambito dell’estrema sinistra affermazioni antisemite sono state individuate soprattutto
    nel contesto dei raduni pro-Palestina e anti-globalizzazione e in articoli di stampa che fanno
    uso di stereotipi anti-semiti nel criticare Israele. Spesso ciò ha dato luogo ad una
    combinazione di anti-sionismo e antiamericanismo che ha rappresentato un elemento
    importante nell’emergere di uno stato d’animo anti-semita in Europa. Ad Israele, vista come
    una potenza imperialista, capitalista, la “lobby sionista”, e agli USA è attribuito il ruolo dei
    malvagi nel conflitto mediorientale e sono imputati di esercitare un influsso negativo sulle
    questioni globali. Queste motivazioni convergenti hanno servito sia la critica del
    colonialismo e della globalizzazione proveniente dall’estrema sinistra che il tradizionale
    estremismo antisemita di destra , nonché gruppi di fondamentalisti islamici in alcuni paesi
    europei.
    - Più arduo da registrare e valutare quanto a portata rispetto alla “violenza di strada” contro gli
    ebrei è “l’antisemitismo da salotto” per come si manifesta “nei media, nelle università e nelle
    occasioni mondane.
    - Nell’ambito dell’acceso dibattito pubblico sulla politica di Israele e sul confine che separa le
    critiche rivolte ad Israele dall’antisemitismo, individui non politicamente attivi e non
    appartenenti ad una delle fazioni ideologiche precedentemente menzionate, hanno sentito il
    bisogno di dar voce al loro antisemitismo latente (per lo più sotto forma di telefonate o
    missive ingiuriose). I sondaggi di opinione dimostrano che in alcuni paesi europei una larga
    percentuale della popolazione alberga opinioni antisemite, che restano normalmente latenti.

    Media

    Alcuni commentatori discutono sul possibile influsso esercitato dai mass media sull’escalation dei
    casi di antisemitismo. Il problema è stabilire se questa escalation fosse semplicemente un effetto del
    risalto dato dai media alla violenza in medio oriente o se i reportage stessi contenessero una
    pregiudiziale antisemita.

    - Le comunità ebraiche considerarono problematica la parzialità, il tono aggressivo dei
    - servizi giornalistici sulla politica israeliana nell’ambito del conflitto mediorientale e i
    riferimenti ad antichi sentimenti cristiani anti-ebraici.

    - I rapporti nazionali (relativi a Grecia, Italia, Olanda e Svezia) elencano alcuni casi di
    argomentazioni o stereotipi (vignette) sulla stampa di qualità , ma non sono disponibili che
    scarse analisi sistematiche riferite ai media. Servizi giornalistici antisemiti sono riscontrabili
    soprattutto nella stampa europea di estrema destra.
    - Uno studio condotto sulla stampa di qualità in Germania (cfr. relativo rapporto nazionale)
    giunge alla conclusione che la copertura giornalistica si è concentrata massicciamente sugli
    atti di violenza e non era scevra da cliché antisemiti. Questo giudizio negativo si applica allo
    stesso tempo anche alla descrizione dei protagonisti palestinesi. Il rapporto relativo
    all’Austria ha identificato richiami antisemiti nella stampa di estrema destra.
    - Gli osservatori hanno evidenziato un antisemitismo sempre più impudente nei media arabi e
    musulmani, incluse le audiocassette e i sermoni in cui non solo si fa appello ad unirsi alla
    lotta contro Israele, ma anche contro gli ebrei in tutto il mondo. Benché le principali
    organizzazioni musulmane si dichiarino contrarie a questo tipo di propaganda , è opinione
    degli osservatori che gli appelli alla violenza possano influenzare lettori e ascoltatori.

    Internet

    Internet rispecchia uno sviluppo osservabile a partire dal 2000, precisamente la costituzione di una
    rete di comunicazione via link tra l’estrema destra e fazioni del fondamentalismo islamico, alcuni siti
    del movimento anti-globalizzazione e dell’ultrasinistra anti-americana. A partire dalla fine degli
    anni ’90 si è registrato un drammatico aumento delle homepage facenti riferimento a gruppi e a
    partiti dell’estrema destra, che molto spesso hanno anche legami con i fondamentalisti islamici.
    Inoltre Internet consente agevole accesso alla produzione musicale di estrema destra, che inneggia
    alla violenza ed è spesso antisemita. I centri di vendita e di distribuzione di questi prodotti musicali
    sono localizzati soprattutto in Scandinavia. Fino ad oggi gli organismi statali hanno prestato scarsa
    attenzione alle pubblicazioni in lingua araba che diffondono propaganda anti-semita nei paesi
    europei, sia attraverso giornali e audiocassette che via internet.

    Principali pregiudizi antisemiti

    Come sottolineato dalla maggioranza dei rapporti, gli ebrei negli stati membri dell’Unione Europea
    godono di buona integrazione sociale, economica e culturale, e questo porta ad escludere le tipiche
    motivazioni alla base della xenofobia (timore della concorrenza in campo occupazionale, abitativo e
    dell’assistenza sociale, diversità linguistica e culturale dei migranti, aspetto esteriore). Al contrario si
    pensa fondamentalmente agli ebrei come ad un gruppo potente a livello nazionale ed internazionale,
    che si suppone controlli la politica e l’economia. Di conseguenza l’antisemitismo si differenzia dal
    razzismo per motivazioni e struttura.
    - L’antisemitismo contemporaneo continua ad avere come presupposto dominante l’esistenza di
    un complotto ebraico, la tesi che gli ebrei controllino gli avvenimenti mondiali, sia tramite
    il potere finanziario o mediatico che attraverso l’ influsso occulto esercitato soprattutto sugli
    USA, ma anche su paesi europei. Questo assunto fondamentale viene usato per spiegare
    tutta una serie di casi diversissimi tra loro. La negazione dell’Olocausto assume un ruolo
    centrale nell’estremismo di destra europeo. Si avanza la pretesa che l’Olocausto non abbia
    mai avuto luogo e che da parte ebraica si sfrutti la condizione di vittima , si faccia uso della
    “menzogna di Auschwitz” per esercitare pressioni morali soprattutto sui governi europei
    (restituzione dei beni sequestrati, sostegno alla politica di Israele. ) ma anche di influenzare
    la politica USA nei confronti di Israele. Inoltre la tesi della “menzogna di Auschwitz” nega
    naturalmente l’assunto che la fondazione delle stato di Israele fosse storicamente necessaria
    al fine di creare una patria sicura per i sopravvissuti dell’Olocausto e per gli ebrei in
    generale. E’ precisamente su questo punto che la propaganda di estrema destra diventa
    ideologicamente spendibile per i gruppi fondamentalisti islamici in lotta contro Israele.
    Alcuni nel mondo arabo hanno adottato il pensiero revisionista. L’influsso di queste teorie è
    sostenuto da un certo numero di occidentali, come Jürgen Graf, Gerd Honsik, Wolfang
    Fröhlich che negano l’Olocausto e che per sfuggire alla giustizia dei paesi d’origine hanno
    trovato rifugio all’estero in paesi arabi e, ultimo ma non in ordine di importanza, da Roger
    Garaudy che venne salutato come un eroe in tutto il medio oriente quando affrontò il
    processo in Francia per aver incitato all’odio razziale. Attraverso i media di lingua araba
    (giornali, TV satellitare e internet) questi concetti raggiungono una piccola frazione della
    popolazione di lingua araba residente nei paesi europei.
    - Dopo l’11 settembre c’è chi sostiene che il terrorismo islamico sia conseguenza naturale della
    mancata soluzione del conflitto mediorientale, del quale Israele viene ritenuto unico
    responsabile. Viene attribuita agli ebrei una forte influenza sulla politica americana,
    imputata di una pregiudiziale pro-istraeliana. E’ questo il possibile punto di convergenza tra
    antiamericanismo e antisemitismo causando un nuovo divampare di teorie circa un
    complotto organizzato dagli ebrei per dominare il mondo.
    - La tesi dell’esistenza di stretti legami tra gli USA e Israele dà luogo ad ulteriori motivazioni a
    sostegno di un atteggiamento antisemita. Nell’ambito della sinistra politica
    l’antiamericanismo e l’antisionismo sono strettamente collegati. Alcuni gruppi appartenenti al
    movimento pacifista, i contestatori della globalizzazione e alcuni paesi del terzo mondo
    considerano Israele, a causa della politica di occupazione, uno stato aggressivo, imperialista
    e colonialista. In termini stretti questa non può essere letta come una posizione antisemita, si
    registrano tuttavia espressioni esagerate che testimoniano come dalla critica si passi
    all’antisemitismo, ad esempio quando si rimprovera a Israele e agli ebrei di replicare i più
    orrendi crimini nazisti, come l’Olocausto. Si potrebbe dire che la passata tradizione di
    demonizzare gli ebrei oggi ha per oggetto Israele. In questo modo l’antisemitismo
    tradizionale viene tradotto in una forma nuova, meno delegittimizzata, il ricorso alla quale
    oggi in Europa potrebbe entrare a far parte della normalità politica.
    - La politica di Israele nei confronti dei palestinesi fornisce un alibi per condannare gli ebrei,
    ponendo in discussione lo status morale di vittime che hanno assunto in conseguenza
    dell’Olocausto. Il legame tra il sentimento antisemita e quello anti-israeliano sta in questa
    opportunità di un rovesciamento di ruoli carnefice-vittima. In particolare da parte
    dell’estrema sinistra viene compiuto il tentativo di paragonare la politica israeliana con i
    crimini perpetrati contro gli ebrei nella storia, al fine di minimizzare o persino negare la
    colpa e la responsabilità delle loro proprie nazioni.
    - Il fatto che il conflitto mediorientale abbia luogo nella terra santa dei cristiani ha condotto in
    un certo numero di paesi ad una ripresa delle tesi antiebraiche ad opera di leader
    ecclesiastici e di alcuni giornali liberali.

    Raccomandazioni

    L’aumento dei reati penali e degli attacchi verbali di stampo antisemita ai danni di cittadini e
    istituzioni ebraiche, ma anche ai danni di musulmani, indica che deve essere intrapresa un’azione
    comune. Tale azione non dovrebbe essere limitata ad un’area sociale , ma affrontare una miriade di
    attività combinate. L’azione a livello politico dovrebbe basarsi su dati e informazioni oggettive sul
    fenomeno in questione. La società civile deve essere mobilitata a stabilire un dialogo, la stampa, la
    televisione e internet devono essere invitati a riferire sui gruppi etnici e culturali in modo
    responsabile. Anche in occasione di grandi eventi sportivi devono essere attuate misure di
    prevenzione contro attacchi razzisti.

    Raccomandiamo che l’EUMC solleciti le autorità statali a riconoscere al massimo livello gli
    straordinari pericoli posti dalla violenza antisemita nel contesto europeo.

    Ambito giuridico
    - L’EUMC dovrebbe proporre agli stati membri di adottare quanto prima la proposta decisione
    quadro sulla lotta al razzismo e alla xenofobia (COM 2001/664) e di fare appello al consiglio dei
    ministri affinché faccia sì che vi vengano apportati gli emendamenti necessari a garantirne la
    massima efficacia nell’affrontare i casi di antisemitismo denunciati.
    -L’EUMC dovrebbe proporre alla Commissione Europea e agli Stati membri di prendere in
    considerazione una decisione a favore della cooperazione politica in base all’art. 34 del Trattato
    dell’Unione Europea, che imponga a tutti gli stati membri di raccogliere e diffondere dati sui reati di
    stampo antisemita. Questa decisione dovrebbe coinvolgere anche EUROPOL e EUROJUST.
    - Per arrivare ad un’efficace regolamentazione di internet relativamente alla propaganda razzista, è
    essenziale estendere la giurisdizione delle corti europee ad includere dettagliate clausole circa la
    responsabilità dei provider.
    - Le istituzioni statali devono assumersi la responsabilità di monitorare l’antisemitismo nei singoli
    stati membri. Queste istituzioni dovrebbero agire in accordo con categorie ben definite che le
    mettano in grado di riconoscere l’elemento antisemita all’interno di qualsiasi reato a motivazione
    politica registrino, e includerlo quindi nelle loro statistiche.
    -In alcuni stati membri le aggressioni razziste non vengono isolate nelle statistiche dei reati mentre
    altri stati membri dispongono di strumenti finanziati dallo stato al fine di monitorare e perseguire gli
    atti antisemiti. Raccomandiamo lo sviluppo di strategie comuni nell’ambito delle quali gli stati che
    hanno maturato più esperienza nel settore la trasmettano agli altri.
    -nei paesi in cui gli episodi razzisti e antisemiti sono già registrati dalle autorità preposte alla
    sicurezza, deve essere garantita una più rapida elaborazione e pubblicazione dei dati , in modo che
    non siano presentati, come è prassi attuale, a metà dell’anno successivo.
    - E’ necessario che i rapporti pongano una netta distinzione tra atti di violenza, minacce, e
    affermazioni ingiuriose, e siano trasparenti le norme e le procedure governative per la registrazione
    e l’azione nei confronti di reati a motivazione antisemita. Solo così si potrà arrivare a stabilire una
    base di comparazione valida per gli casi di antisemitismo registrati nei paesi europei.

    Istruzione e sport
    - Raccomandiamo che i governi dei paesi membri dell’UE ancora assenti assumano iniziative
    per entrare a far parte della Task Force per la Cooperazione internazionale per l’Educazione e
    la Commemorazione dell’Olocausto la cui finalità è mobilitare il sostegno dei leader politici
    e sociali per promuovere l’educazione, la memoria e la ricerca sull’Olocausto.
    - Raccomandiamo che le ONG si impegnino in iniziative di scambio interculturale e
    interreligioso e di dialogo interreligioso e cooperino a campagne di informazione contro il
    razzismo e l’antisemitismo.
    - I ministri dell’istruzione dei singoli stati dovrebbero organizzare tavole rotonde e seminari
    sul rispetto e la tolleranza reciproci; tutti gli insegnanti dell’UE dovrebbero essere invitati a
    informarsi sulle varie religioni e fedi, culture e tradizioni; i libri di storia usati come libri di
    testo nelle scuole europee dovrebbero essere esaminati quanto a pregiudizi e parzialità
    - Nell’ambito del calcio europeo negli ultimi anni è stata avviata tutta una serie di iniziative
    tese a combattere il razzismo e l’antisemitismo negli stadi. Raccomandiamo che queste
    attività vengano incoraggiate ed estese.

    Ricerca

    -Raccomandiamo che vengano condotti studi su casi di antisemitismo verificatisi in campi specifici
    (sport, intrattenimento, servizi pubblici) e collocati in un contesto globale europeo al fine di fissare
    termini di comparazione circa la loro insorgenza.
    - Tra tutti gli stati membri dovrebbe essere realizzato un programma coordinato di studio sulle
    vittime per superare il problema dei casi di antisemitismo passati sotto silenzio.
    - Ad oggi non è disponibile un’analisi su solide basi circa le modalità con cui la stampa europea
    sfrutta e perpetua gli stereotipi antisemiti. Raccomandiamo la realizzazione di studi per colmare
    questo vuoto.

    Internet

    Le autorità statali, gli accademici e gli istituti di ricerca che si occupano di razzismo e
    antisemitismo dovrebbero fondare Comitati congiunti a livello nazionale ed internazionale per
    monitorare l’antisemitismo presente su internet. Attraverso un mutuo scambio, tali comitati
    dovrebbero stabilire una base per meglio individuare e combattere il razzismo e l’antisemitismo in
    rete..

    - Sviluppi recenti hanno dimostrato che impedire parzialmente o bloccare del tutto l’accesso
    ad alcune homepage quantomeno ostacola la diffusione della propaganda razzista in rete.
    Organizzazioni pubbliche e private dovrebbero esercitare costanti pressioni sui grandi
    provider affinché rimuovano dal web i contenuti antisemiti.
    - L’enorme potenziale di internet a fini educativi non è stato ancora riconosciuto e sfruttato.
    Raccomandiamo lo sviluppo di progetti per utilizzare la rete in maniera più intensiva per
    combattere i contenuti anti-semiti e razzisti con un’efficace contro-informazione.

    Traduzione di Emilia Benghi

    Introduzione

    Allertato all’inizio del 2002 da notizie riguardanti episodi di antisemitismo
    verificatisi in alcuni Stati membri, e da notizie trasmesse allo European Monitoring
    Centre on Racism and Xenophobia, il Centro Europeo di Monitoraggio del Razzismo
    e della Xenofobia (EUMC) dall’European Jewish Congress, l’Eumc chiese al suo
    network Raxen costituito da 15 Punti Focali Nazionali (National Focal Points, Nfp)
    di fornire informazioni riguardanti l’antisemitismo e di monitorare le aggressioni, gli
    atti di violenza e i comportamenti antisemiti nei vari Stati membri, con particolare
    attenzione ad un determinato arco di tempo, dal 15 maggio al 15 giugno 2002.
    L’Eumc richiese altresì di essere informato degli esempi di good practice messi in
    atto per prevenire e ridurre l’antisemitismo.

    In particolare fu chiesto ai National Focal Points di documentare i seguenti:
    1. Azioni di violenza fisica contro gli ebrei, le loro comunità, organizzazioni o
    proprietà ( cimiteri, sinagoghe, simboli religiosi, etc.) e altresì qualsiasi altro
    evento considerabile alla stregua di una rappresaglia nei confronti di altri
    gruppi vulnerabili o minoranze etniche, culturali e religiose, o altri tipi di
    vittime:
    Sono stati riportati (dai media, dalle organizzazioni ebraiche, dalle Ong che si
    battono per la difesa dei diritti umani o contro la discriminazione, dalla polizia,
    etc.) attacchi fisici (quali molestie, ingiurie, atti violenti, etc.) contro gli ebrei
    (o altre persone ad essi collegate)? Specificare le categorie come indicato:
    attacco incendiario; lancio di oggetti o/e di gas lacrimogeni; aggressione fisica;
    furto e violazione di domicilio; vandalismo e calunnie; intrusione e minaccia;
    minaccia fisica.

    2. Aggressione verbale/espressioni ostili e altre più sottili forme di
    discriminazione nei confronti degli ebrei:
    Ci sono stati degli attacchi verbali perpetrati nei confronti degli ebrei nei
    media, nel dibattito pubblico, in politica? Si sono verificati casi di istigazione
    all’odio? Sono stati riportati dei casi in tribunale? E per quanto riguarda
    l’istigazione in Internet? Specificare le categorie come indicato: minaccia
    verbale diretta; telefonata minatoria; insulti; graffiti e scritte antisemite;
    distribuzione di volantini in pubblico.

    3. Studi e ricerche riportanti violenze antisemite o sondaggi d’opinione su un
    cambio di atteggiamento nei confronti degli ebrei:
    Esistono nuovi o recenti studi sulle aggressioni o i comportamenti antisemiti?

    4. Good practice per ridurre i pregiudizi, le violenze e le aggressioni:
    Potete citare qualche caso di good practice che abbia conseguito buoni risultati
    nella diminuzione dei pregiudizi e dei gesti violenti contro il popolo ebraico e
    altri gruppi?

    5. Reazioni dei politici e di altri leader dell’opinione pubblica, incluse le
    iniziative volte a ridurre la polarizzazione e a contrastare le tendenze negative
    della nazione:
    Come ha reagito il governo all’incremento della violenza antisemita? Quali
    sono state le reazioni dei politici e degli opinion leader? Esistono delle
    proposte istituzionali o loro applicazioni da prendere in considerazione?


    Background politico
    I rapporti dei National Focal Points e le nostre indagini mostrano che nella prima
    parte del 2002 numerosi Stati membri dell’Unione Europea hanno vissuto un
    incremento del numero degli incidenti antisemiti. L’ondata di antisemitismo ha
    toccato l’acme nel periodo compreso tra la fine di marzo e la metà di maggio.
    Ulteriori analisi, però, mostrano che l’incremento dell’antisemitismo aveva già avuto
    inizio con “Al-Aqsa-Intifada” nell’ottobre 2000 ed era stato alimentato dal conflitto
    in Medio Oriente e dagli attacchi al World Trade Center e al Pentagono dell ’11
    settembre 2001, che avevano innescato un infuocato dibattito sulle cause del
    terrorismo islamico radicale.

    Nell’estate del 2000 i negoziati per il raggiungimento di una soluzione pacifica del
    conflitto mediorientale pareva avessero assunto un’evoluzione promettente. Tuttavia
    il fallimento degli accordi di Camp David II e l’inizio della “seconda Intifada” alla
    fine del settembre 2000 hanno rappresentato una svolta. I rapporti sull’antisemitismo
    a partire dall’anno 2000 hanno evidenziato un netto incremento degli incidenti
    antisemiti negli ultimi mesi di quell’anno.

    Oltre al continuo interesse dei media per il violento conflitto in Medio Oriente, nel
    2001 anche la World Conference on Racism, Racial Discrimination, Xenophobia and
    Related Tolerance, che si tenne a Durban in Sudafrica dal 31 agosto al 7 settembre,
    alimentò l’antisemitismo in maniera inimmaginabile. I paesi facenti parte delle
    Nazioni Unite adottarono una Dichiarazione e un Programma d’azione che includeva
    la richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese e il diritto alla sicurezza per
    Israele, così come la fine della violenza in Medio Oriente, al fine di consentire ad
    Israele e ai palestinesi di proseguire lungo il processo di pace. Alla medesima
    conferenza, però, si registrarono dei significativi scoppi di antisemitismo, in
    particolare ad alcuni meeting tra varie Ong, e diretti contro i rappresentati del gruppo
    israeliano. “Questi attacchi furono alimentati dalle esecrabili discussioni tenutesi al
    meeting e riguardanti le pratiche di governo di Israele in Cisgiordania e nella striscia
    di Gaza.”

    Pochi giorni dopo gli attacchi al World Trade Center e al Pentagono si scatenarono
    feroci discussioni sulle cause del terrorismo islamico radicale, che secondo molti è da
    addebitare primariamente alla politica di occupazione perseguita dal governo
    israeliano e alla posizione filo-Sharon assunta dagli Stati Uniti. Secondo lo Stephen
    Roth Institute on Anti-Semitism and Racism di Tel Aviv, gli eventi dell ’11 settembre
    contribuirono altresì ad accrescere l’ondata di manifestazioni e di violenze antisemite.

    E’ nostra opinione che sia innegabile l’esistenza di uno stretto rapporto tra
    l’incremento dell’antisemitismo e l’escalation del conflitto mediorientale, mentre
    fattori che solitamente determinano la frequenza degli episodi di antisemitismo nei
    rispettivi paesi – quali l’entità e il grado di mobilitazione a cui i partiti e i gruppi
    estremisti di estrema destra possono dar vita - non hanno rivestito alcun ruolo
    determinante nel periodo di osservazione.


    Definizione dell’antisemitismo
    Molti dei National Focal Points hanno riferito che nei loro rispettivi paesi la linea di
    spartiacque tra l’antisemitismo e le critiche al governo israeliano è assai controversa.
    I vari gruppi politici spesso hanno opinioni divergenti su dove si trovi il confine,
    dove termina un giustificato criticismo e dove inizia invece l’argomentazione
    dell’antisemitismo. In una simile delicata situazione, pertanto, è auspicabile
    analizzare i risultati delle ricerche sociali e cercare le definizioni appropriate di
    antisemitismo, approvate dalla comunità dei ricercatori. Ciò consente altresì un buon
    grado di imparzialità. Dopo un attento vaglio della letteratura esistente a questo
    riguardo, raccomandiamo la definizione di antisemitismo redatta dalla famosa
    ricercatrice sull’Olocausto Helen Fein:

    L’antisemitismo è “un ambito persistente e latente di convinzioni ostili riguardanti
    gli ebrei in quanto collettività, che si manifesta nei singoli con atteggiamenti, e nella
    cultura con miti, ideologie, folklore e retorica, nonché con azioni – di
    discriminazione sociale o legale, di mobilitazione politica contro gli ebrei, e di
    violenza collettiva o di Stato – che porta a/o è concepita per dislocare, perseguitare o
    distruggere gli ebrei in quanto ebrei.”

    Per chiarire quali siano queste convinzioni ostili, facciamo riferimento ad un sunto
    datone da Dietz Bering:

    Gli ebrei non sono parzialmente ma totalmente perversi per natura, il che significa
    che la loro malvagità è irredimibile. A causa di tale natura malvagia:
    - Gli ebrei devono essere considerati una collettività, non singolarmente.
    - Gli ebrei rimangono essenzialmente degli alieni nella società che li circonda.
    - Gli ebrei causano guai alle loro “società ospitanti” e a tutto il mondo. Lo fanno
    celatamente e pertanto il credo antisemita è obbligato a smascherare la natura
    malvagia e cospiratrice degli ebrei.

    Con l’aiuto della definizione sopra riportata, la distinzione tra antisemitismo e
    posizione critica nei confronti del governo di Israele può essere effettuata con
    maggior facilità. Da ciò deriva che qualsiasi allusione o paragone tra le azioni di
    Israele e il comportamento del regime nazista è da considerarsi antisemita. Coloro
    che identificano Israele con la Germania nazista o considerano il comportamento di
    Israele la causa dell’antisemitismo utilizzano questi argomenti per il loro tornaconto
    ideologico. Da considerarsi altresì forma di antisemitismo sono gli stereotipi
    antisemiti applicati alla politica di Israele. Per esempio l’accusa che sia in corso una
    cospirazione sionista segreta e globale, l’isolamento di Israele in quanto Stato
    fondamentalmente e negativamente distinto da tutti gli altri e che pertanto non ha il
    diritto di esistere, e i riferimenti storici negativi alla storia antica di Israele, volti a
    suggerire l’immutabilità della natura malvagia di Israele. Tutti i casi in cui gli ebrei
    siano ritenuti collettivamente responsabili della politica del governo israeliano
    rappresentano altrettante manifestazioni di antisemitismo. Ciò significa che quando le
    critiche ad Israele si trasformano in critiche agli ebrei in generale o agli ebrei che
    vivono in altri paesi, vi è almeno una connotazione antisemita.

    Il presente rapporto analizza le attuali manifestazioni di antisemitismo per quanto
    possibile vicini al periodo di tempo sotto osservazione. Non cerca dunque di
    delinearne la storia o di analizzarne le radici storiche nei paesi considerati.





    Analisi

    Secondo alcuni osservatori, una nuova ondata di antisemitismo sta attraversando
    l’Europa. Molti parlano addirittura della peggiore ondata di antisemitismo dal 1945.
    Quest’ultima opinione è storicamente infondata. Prima di tutto subito dopo la Guerra,
    nel 1946, e nel corso delle “purghe” staliniste dell’inizio degli anni Cinquanta ci
    furono di gran lunga eccessi, persecuzioni e discriminazioni di violento
    antisemitismo. Antony Lerman, ex presidente dell’Institute for Jewish Policy
    Research di Londra, ha giustamente sottolineato che “è sbagliato pensare che il
    moltiplicarsi di incidenti significhi un generale peggioramento del clima antisemita.”
    In effetti, a partire dal 1945 si sono susseguite in Europa ripetute ondate di episodi
    antisemiti (come l’ondata di graffiti nel 1959/1960, varie ondate tra il 1990 e il 1992,
    e altre serie ancora connesse al periodico riacutizzarsi del conflitto arabo-israeliano
    nel 1967, 1973 e più che mai nel 1982), le cui cause non è sempre possibile
    determinare, e che non hanno dato adito ad un incremento a lungo termine
    dell’antisemitismo. Se si determinano degli ulteriori indicatori, a parte gli incidenti,
    quali i comportamenti anti-ebraici, il successo elettorale dei partiti di estrema destra
    che sposano l’ antisemitismo, il numero di organizzazioni antisemite di estrema
    destra, la discriminazione sociale e legale degli ebrei, eccetera, il quadro risulta
    quanto mai differenziato, ed è un quadro che non indica un aumento complessivo
    dell’antisemitismo, e che inoltre si rivela assai diverso negli Stati membri della
    Unione europea. Se parliamo di ondata di antisemitismo, parliamo essenzialmente di
    incidenti nei quali, per effetto di propagazione, è tipico l’andamento ciclico e ad
    ondate.


    Che un aumento delle attività antisemite sia chiaramente osservabile in gran parte
    degli Stati membri dell’Unione europea a partire dall’inizio della cosiddetta al-Aqsa
    Intifada, che la frequenza e l’intensità degli episodi sia parallela all’escalation del
    conflitto mediorientale nell’aprile/maggio 2002, tutto ciò indica un legame tra gli
    episodi mediorientali di critiche alla politica israeliana da una parte e alla
    mobilitazione dell’ antisemitismo dall’altra. Secondo un sondaggio dell’Anti-
    Defamation League circa due terzi degli europei ( il 62%) crede che “il recente
    acutizzarsi della violenza contro gli ebrei in Europa sia il prodotto di un sentimento
    anti-israeliano e non dei tradizionali sentimenti antisemiti o antiebraici.” La
    dimensione internazionale del problema fu particolarmente chiara quando Shimon
    Peres, primo ministro israeliano, riferì ai colleghi dell’Unione Europea a Valenza,
    nell’aprile del 2002, di aver notato un nesso tra il crescente antisemitismo in Europa e
    una disposizione filopalestinese dell’Unione. Egli aggiunse: “La faccenda è molto
    sentita in Israele (…). Vogliamo che la gente ricordi.” Il Ministro degli Esteri
    spagnolo Josep Piqué confutò queste accuse: “Per favore, non confondete l’
    antisemitismo con la critica legittima delle politiche dell’attuale governo israeliano.”
    L’osservazione critica di Peres e la risposta datagli dai ministri degli esteri europei
    indica proprio che il nodo cruciale di questo conflitto pubblico era la domanda
    politica volta a capire quando le critiche contro Israele assumono sembianze di
    antisemitismo e quando invece lo stigma dell’ antisemitismo viene utilizzato nel
    tentativo di mettere a tacere le critiche per la politica israeliana. Tutti i rapporti dei
    Nfp sollevano questo problema, discusso altresì pubblicamente in tutti i paesi e nodo
    cruciale delle discussioni in corso, sostanzialmente volte a delineare una precisa
    distinzione tra l’ antisemitismo e la semplice critica alla politica del governo
    israeliano nei confronti dei palestinesi - anche se sono estremamente pungenti.

    Se da un lato è corretto inserire l’ antisemitismo nell’ottica del razzismo, al tempo
    stesso l’ antisemitismo possiede però delle caratteristiche sue peculiari. Come tutti i
    rapporti hanno evidenziato, gli ebrei sono ben inseriti socialmente, economicamente
    e culturalmente nell’Unione europea. Pertanto per gli ebrei sono difficilmente
    applicabili le ragioni usuali di xenofobia (timori di concorrenza lavorativa,differenze
    linguistiche e culturali degli immigrati, apparenza fisica estranea). Al contrario, gli
    ebrei sono considerati un gruppo nazionale e internazionale influente, che si presume
    eserciti una cattiva influenza o addirittura che è in grado di far mutare corso alla
    politica, all’economia e ai media, modi per esprimere il pregiudizio antisemita di
    vecchio stampo di una potenza ebraica occulta. Inoltre dal cuore della cultura
    dell’Occidente cristiano sono soggetti a riattivarsi i pregiudizi tradizionali storici
    dell’anti-giudaismo e dell’antisemitismo. Per quanto riguarda il genere di accuse
    sollevate contro gli ebrei, in genere prevalgono i motivi tradizionali (vedi oltre.)
    Molto forte è la percezione degli ebrei vittime del nazionalsocialismo, e ciò li rende
    bersaglio privilegiato di tutti i “revisionisti/ confutatori/negatori” e degli estremisti di
    destra. Chi si macchia di antisemitismo fa uso dei simboli del nazionalsocialismo, ma
    in alcuni paesi che non sono di lingua tedesca, si fa uso altresì della terminologia
    tedesca (espressioni come “Juden Raus!”), in modo quindi da instaurare un preciso
    riferimento alla persecuzione dei nazionalsocialisti contro gli ebrei.

    Un ulteriore aspetto che merita di essere sottolineato è che la popolazione locale
    ebrea è strettamente associata con lo Stato di Israele e con la sua politica. Si può
    quasi dire che gli ebrei indigeni sono diventati “ostaggi” della politica di Israele. Qui
    le ragioni antisemite, anti-israeliane e anti-sioniste sono un tutt’uno. Ciò che è
    sicuramente nuovo è il legame particolare tra l’antisemitismo e l’antisionismo
    instaurato dal mondo arabo e mussulmano, così che l’antisemitismo, per il fatto di
    essere in connessione ad un conflitto politico reale, varia enormemente, con fasi
    alterne di escalation e de-escalation. Che in Europa i colpevoli di antisemitismo in
    alcuni casi provengano dalle minoranze musulmane– siano essi appartenenti a gruppi
    islamici radicali o giovani uomini di provenienza nordafricana – è sicuramente uno
    sviluppo inedito per gran parte dei paesi membri, un elemento di preoccupazione per
    i governi europei ed anche per la grande maggioranza delle loro popolazioni.
    Considerato che gli appartenenti alle minoranze arabo-musulmane in Europa sono
    essi stessi bersaglio di comportamenti razzisti e islamofobici, sorge la problematica
    situazione di un conflitto che non è motivato in prima istanza da questioni legate agli
    affari esteri, ma si gioca sul fronte interno, un conflitto nel quale i membri di una
    minoranza discriminano un altro gruppo di minoranza.

    Forme di pregiudizio antisemita
    Analizziamo prima di tutto i pregiudizi antisemiti e i gruppi che li proclamano. La
    gamma delle motivazioni va dai pregiudizi razzisti a quelli religiosi e propensi
    all’idea della cospirazione, ma annovera altresì quelli di radice antisionista, spesso
    associata a modelli antiamericani. Antisionismo deve essere considerato una forma di
    antisemitismo perché il sionismo è definito dall’estrema destra, l’estrema sinistra e
    anche alcune sezioni degli ambienti arabo-mussulmani come il male in assoluto della
    Terra, e pertanto può facilmente diventare il capro espiatorio che si cercava. Ciò
    implica di combattere contro l’esistenza di Israele.

    1) La ragione predominante dell’ antisemitismo contemporaneo è ancora quella di
    una presunta cospirazione ebrea, per esempio l’assunto secondo cui gli ebrei
    controllerebbero tutto ciò che accade nel mondo, o tramite la loro potenza
    finanziaria o tramite i media, che si tratti di influenza politica occulta esercitata
    essenzialmente dagli Usa o dai paesi europei. Questo assunto di base serve a
    spiegare dei fenomeni molto diversi tra loro. Qui la negazione dell’Olocausto
    gioca un ruolo cruciale nell’estremismo della destra europea. Si presume che
    l’Olocausto non abbia mai avuto luogo e che l’ala ebrea, sfruttando lo status di
    vittime, sfrutti la “menzogna di Aushwitz” per esercitare una pressione morale sui
    principali governi europei (per risarcimenti, per ottenere supporto alle politiche di
    Israele), ma altresì per influenzare la politica americana nei confronti di Israele.
    Inoltre la tesi della “menzogna di Aushwitz” ovviamente nega anche l’assunto di
    base della fondazione dello Stato di Israele, storicamente necessario per garantire
    una patria sicura ai sopravvissuti dell ’Olocausto e agli ebrei in generale.

    E’ precisamente a questo punto che la propaganda di estrema destra diventa
    ideologicamente fruibile dai gruppi dell’islamismo radicale nella loro lotta contro
    Israele, in quanto lo status di vittima e il diritto di Israele ad esistere è messo in
    discussione dalla “menzogna di Aushwitz”. Qui ha dunque avuto luogo un processo
    cognitivo, nel quale il pensiero “revisionista”, propagandato molto anticipatamente e
    con molto rilievo dagli intellettuali francesi (ultimamente da Roger Garaudy) è stato
    adottato da alcuni popoli del mondo arabo. L’influenza di queste idee è supportata da
    un numero di confutatori occidentali dell’Olocausto, quali Jürgen Graf, Gerd Honsik,
    e Wolfgang Fröhlich, che evitarono la persecuzione nelle loro terre natali e trovarono
    asilo nei paesi arabi, e ultimo della lista ma non ultimo per importanza Roger Graudy,
    che fu accolto come un eroe in tutto il Medio Oriente quando fu perseguitato dal
    governo francese per incitamento all’odio razziale. Tramite i media di lingua araba
    (giornali e tv satellite) in Europa questi messaggi raggiungono a loro volta una
    piccola fascia della popolazione musulmana residente nei paesi europei.

    2) L’aver accolto un altro riferimento europeo ha altresì influenzato la loro
    concezione del mondo, per precisione l’infame farsa antisemita dei “Protocolli dei
    vecchi saggi di Sion” nei quali si descrive in che modo un gruppo di ebrei
    apparentemente regga nelle proprie mani le fila della politica mondiale. Grazie a
    questa teoria della grande cospirazione si trovano delle spiegazioni sul perché la
    politica degli Stati Uniti e di gran parte dei paesi europei evidenzi una propensione
    filoisraeliana nel conflitto mediorientale. Un esempio contemporaneo di questa
    teoria della cospirazione è offerto dagli attacchi dell’11 settembre, che in taluni
    giornali arabi (in Giordania, in Egitto e in Siria, ma anche nelle edizioni londinesi
    e saudite di Al-Hayat) furono presentati come un’azione intrapresa dal servizio
    segreto israeliano o persino dal governo israeliano stesso, che così facendo
    avrebbe mirato ad evitare l’instaurarsi di legami più stretti tra gli Stati Uniti e il
    mondo arabo, al fine di avere mano libera nel loro progetto aggressivo nei
    confronti dei palestinesi. Queste voci si diffusero anche in Europa, dove hanno
    trovato particolare risonanza in Grecia.

    3) A seguito dell’11 settembre 2001, alcuni sostennero che il terrorismo
    dell’islamismo radicale è una naturale conseguenza dell’irrisolto conflitto
    mediorientale, del quale l’unico responsabile è da considerarsi Israele. Essi
    ascrivono agli ebrei un’influenza determinante sulle presunte politiche filo-
    israeliane americane. Ecco dove convergono le posizioni antiamericane e
    antisemite, dove le teorie della cospirazione della “dominazione mondiale degli
    ebrei” traggono nuovo vigore.

    4) I presunti stretti legami tra Usa e Israele fanno sorgere un ulteriore motivo alla
    base dei comportamenti antisemiti, uno che si riscontra anche nell’estrema
    sinistra. A causa della sua politica di occupazione, alcune fasce del movimento
    pacifista, chi si oppone alla globalizzazione così come alcuni paesi del Terzo
    Mondo – come la Conferenza Mondiale sul Razzismo di Durban nel 2001 ha
    evidenziato – considerano Israele aggressivo, imperialista e colonialista.
    Attenendosi al senso stretto, questo non è da considerarsi antisemitico; eppure
    questo pensiero formulato in termini esasperati rappresenta una svolta dal
    semplice criticismo all’antisemitismo, per esempio quando Israele e gli ebrei sono
    biasimati per aver replicato i più orrendi crimini dei nazionalsocialisti –
    l’apartheid, la pulizia etnica, crimini contro l’umanità e genocidi. Dal punto di
    vista dell’antisionismo si può affermare che la demonizzazione storica degli ebrei
    è trasferita allo Stato di Israele (l’aspirazione a diventare una potenza mondiale, la
    vendicatività, la crudeltà dell’ “occhio per occhio”, l’avidità del capitalismo e del
    colonialismo). In questo modo l’antisemitismo è traslato in una nuova forma,
    meno privo di legittimità, la cui utilizzazione in Europa potrebbe oggi estendersi
    sempre più, entrando nel normale iter politico. Di conseguenza la posta in gioco
    quando si esaminano delle dichiarazioni critiche di Israele, è capire se vi siano due
    pesi e due misure – se per esempio Israele è considerato diverso dagli altri Stati –
    se si instaurano dei falsi paragoni storici (il confronto con il nazionalsocialismo) e
    se i miti e gli stereotipi antisemiti siano usati per contraddistinguere la politica
    israeliana.

    5) Gli Stati Uniti d’America devono anche far fronte ad alcuni provocanti attacchi
    provenienti da alcune fasce del movimento pacifista, di quanti si oppongono alla
    globalizzazione e di alcuni paesi del Terzo Mondo, così come da alcune fasce
    dell’estrema destra che li accusano di essere una superpotenza imperialista e
    protettrice di Israele. Per esempio, specialmente nei paesi di lingua tedesca, sono
    molti gli estremisti politici ad utilizzare il termine “East Coast” (“Ostküste”)
    quale sinonimo di presunta influenza totale ebraica sugli Stati Uniti e sulla loro
    politica. I simpatizzanti di questi estremisti colgono immediatamente il significato
    della parola, senza che occorra fornire loro alcuna informazione di supporto.
    Pertanto essi la utilizzano senza il timore di essere perseguiti dal governo ai sensi
    delle leggi anti-discriminazione. Questo spiega chiaramente come
    l’antiamericanismo e l’antisemitismo siano spesso associati molto strettamente.

    6) Mentre lo status degli ebrei di vittime storiche continua ad essere riconosciuto,per
    molti europei esso non convoglia più supporto ad Israele. La politica israeliana
    nei confronti dei palestinesi induce a denunciare gli ebrei in quanto perpetratori,
    qualificando dunque il loro status morale di vittime che essi hanno assunto in
    conseguenza dell’Olocausto. Il nesso tra antisemitismo e sentimento anti-
    israeliano si colloca proprio in questa possibilità di ribaltare il ruolo da vittima ad
    aggressore.

    7) Il fatto che il conflitto mediorientale abbia luogo nella Terra Santa della
    cristianità ha portato in molti paesi ad un rilancio delle ragioni anti-giudaiche da
    parte dei leader religiosi della Chiesa e delle chiese confessionali, come anche di
    alcuni giornali liberali. Questo assume la forma di eventi contemporanei ( il
    conflitto per la Chiesa della Natività, i bambini e i giovani vittime dell’azione
    militare) che sono rapportati ad eventi del Nuovo Testamento, che hanno chiare
    connotazioni anti-ebraiche (la strage degli Innocenti, la crocifissione di Cristo).
    Questi fenomeni sono particolarmente violenti in Italia, ma sono altresì presenti in
    paesi protestanti quali la Danimarca o il Regno Unito.

    Aggressioni e tipi di azione antisemita
    Per molti episodi antisemiti, prima di tutto e naturalmente le azioni violente e altri
    generi di aggressione perseguibile, è tipico che gli aggressori facciano il possibile per
    rimanere anonimi. Quindi in molti casi essi non possono essere identificati, e si elude
    la possibilità di addebitarli ad una o ad un'altra fazione politica o ideologica. Ciò
    nondimeno, se si studiano gli aggressori identificati o per lo meno identificabili con
    una certa sicurezza, si può affermare che gli incidenti di antisemitismo nel periodo
    considerato sono stati commessi essenzialmente da estremisti di destra e da giovani
    appartenenti all’islamismo radicale o da giovani musulmani, ma si evidenzia che
    dichiarazioni antisemite sono state fatte anche dalla sinistra filopalestinese, così come
    da politici e cittadini del mainstream politico.

    Manifestazioni specifiche possono essere addebitate alle seguenti parti:
    - Dissacrazioni di sinagoghe, cimiteri, graffiti con la svastica, minacce e insulti
    con lettere anonime, negazione dell’Olocausto come tema sul quale
    convergono vari gruppi, particolarmente su Internet: queste sono
    manifestazioni essenzialmente riconducibili allo spettro dell’estrema destra.

    - Aggressioni fisiche contro ebrei, dissacrazione e distruzione di sinagoghe sono
    atti commessi da giovani aggressori musulmani, essenzialmente di progenie
    araba, nel periodo considerato. Molte di queste aggressioni si sono verificate
    durante o dopo le dimostrazioni filo-palestinesi, che sono state altresì sfruttate
    dagli islamisti radicali per lanciare ingiurie verbali. Inoltre alcuni ambienti
    islamici sono responsabili della propaganda antisemita su Internet e sui giornali
    di lingua araba.


    - L’antisemitismo di strada pare essere espressione di alcuni giovani criminali
    che non hanno specifici pregiudizi antisemiti, così che “molti incidenti sono
    commessi per il puro divertimento di farlo.” Nell’opinione del sociologo Paul
    Iganski, in molti casi – per lo meno in UK – ciò rappresenta un genere di
    “crimini odiosi commessi per il brivido di farlo”, che “è verosimile siano
    commessi da gruppi di giovani trasgressori, al di fuori dal loro quartiere,” un
    genere di azione con cui abbiamo familiarità negli attacchi razzisti in altri
    paesi europei e che Iganski considera “parte del repertorio dell’inciviltà
    abitudinaria e del comportamento antisociale predominante nelle strade, nei
    centri commerciali, al cinema (…) e in altri luoghi pubblici.”

    - Durante il periodo monitorato, nella scenario dell’ala sinistra sono state notate
    osservazioni antisemite essenzialmente nel contesto dei raduni filopalestinesi e
    anti-globalizzazione, e negli editoriali critici nei riguardi di Israele dei rispettivi
    media.


    - Più difficile da analizzare della “violenza di strada” contro gli ebrei è registrare
    e valutare l’antisemitismo d’elite e di facciata che si manifesta “nei media,
    nelle sale comuni delle università, alle feste delle classi pettegole”. Tale
    sviluppo in alcuni paesi europei lascia intendere che oggi sembra legittimo,
    spesso perfino in voga, assumere una posizione anti-israeliana. Se da un lato
    questa posizione politicamente è legittima, in molti casi si sfonda la soglia in
    direzione dei pregiudizi antisemiti, per esempio quando un politico in
    Germania utilizza il concetto di “guerra di sterminio” per caratterizzare le
    azioni dell’esercito israeliano, e quindi equiparandole alla guerra di sterminio
    intrapresa dall’esercito tedesco contro l’Unione Sovietica e l’ebraismo
    europeo. Di conseguenza, vari concetti antisemiti si diffondono celatamente nei
    discorsi pubblici e privati e spesso sono colti e criticati dalla società, dai
    politici e dalla stampa.

    - Durante un’ondata di antisemitismo come quella che abbiamo potuto osservare
    tra l’aprile e il maggio 2002, nella quale ebbe luogo un feroce dibattito
    pubblico sulla politica di Israele e sul confine tra criticismo nei riguardi di
    Israele e antisemitismo, gente non attiva politicamente e che non appartiene ad
    alcuno dei campi ideologici sopra illustrati, fu motivata a dar voce alla propria
    latente posizione antisemita (essenzialmente tramite telefonate o lettere
    ingiuriose). I sondaggi provano che in alcuni paesi europei una stragrande
    percentuale della popolazione nutre sentimenti ed opinioni antisemite, ma che
    solitamente queste restano latenti.




    La situazione nei paesi membri dell’Unione Europea
    La difficoltà a classificare gli episodi di antisemitismo rende impossibile fornire un
    paragone quantitativo delle manifestazioni antisemite nei vari Stati membri della Ue.
    La difficoltà è ulteriormente aggravata dal fatto che in alcuni paesi gli incidenti sono
    sistematicamente registrati da enti statali, mentre in altri si rivela un alto grado di
    monitoraggio da parte delle Ong, e in un terzo gruppo ancora reperire informazioni si
    è dimostrato estremamente difficile. Pertanto dobbiamo assumere che alcuni Stati
    membri dell’Unione, a causa della loro storia e del significato che l’antisemitismo ha
    avuto e ancora ha nel loro paese, conferiscono una maggiore attenzione rispetto ad
    altri paesi al monitoraggio degli episodi di antisemitismo.

    La portata e il tipo di incidenti antisemiti variano da paese a paese. Se da un lato non
    è riconoscibile uno standard costante valido per tutti i paesi, dall’altro sono evidenti
    alcuni dati di rilievo. A causa della pluralità degli attori e delle motivazioni, la
    distribuzione delle manifestazioni antisemite soltanto in parte corrisponde alla
    distribuzione specificata nei “Rapporti sull’antisemitismo” annuali pubblicati dagli
    anni ’90 in poi. Essi evidenziano pertanto scarse connessioni con il diffondersi degli
    atteggiamenti antisemiti e con le opinioni della popolazione nel suo complesso.

    A partire dall’inizio dell’ “Al-Aqsa-Intifada”, quindi, in tutti i paesi membri si è
    registrato un aumento degli episodi di antisemitismo. Nel periodo d’osservazione
    questo incremento ha raggiunto l’acme nel periodo compreso tra la fine di marzo e la
    metà di maggio, in parallelo all’escalation del conflitto in Medio Oriente. Ciò porta a
    concludere che le occasioni per gli attacchi antisemiti sono state in questo caso
    innescate da un evento estero, uno che tuttavia esercita un impatto variabile sui
    singoli Stati membri.

    Vi sono alcuni Stati membri, più precisamente Irlanda e Lussemburgo, in cui gli
    episodi antisemiti si verificano raramente in generale e sono stati a stento notati nel
    periodo di osservazione. Al massimo sono state inviate delle lettere minatorie al
    consolato israeliano o agli ebrei locali. Lo stesso vale per il Portogallo e la Finlandia,
    paesi in cui queste lettere e telefonate minatorie sono state numerose e in ognuno dei
    quali si è segnalato un attacco contro una sinagoga.

    D’altra parte, è stato individuato un gruppo di paesi nei quali si sono verificati
    incidenti antisemiti piuttosto gravi: Francia, Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito. In
    tali paesi si è assistito a numerose aggressioni fisiche e ad insulti diretti contro gli
    ebrei, ad atti di vandalismo contro istituzioni ebraiche (sinagoghe, negozi, cimiteri).
    In questi paesi le aggressioni violente contro gli ebrei e/o contro le sinagoghe sono
    state commesse spesso dai membri delle minoranza arabo-musulmane, e
    frequentemente da giovani. Gli osservatori sono concordi nel ritenere che si tratti di
    giovani uomini insoddisfatti, che sono spesso essi stessi bersaglio di aggressioni
    razziste: i problemi sociali di queste minoranze di immigrati sono ovviamente un
    fattore cruciale per la loro propensione alla violenza e la loro propensione
    all’antisemitismo. Molte meno aggressioni sono state commesse da questo gruppo in
    paesi come la Svezia e la Danimarca, dove le aggressioni - parimenti ai Paesi Bassi –
    si sono rese soltanto sporadicamente evidenti negli anni ’90, considerato che nella
    popolazione, secondo i sondaggi, non è diffuso alcun atteggiamento antisemita.

    Altri paesi mostrano una manifestazione di antisemitismo molto specifica. In Grecia
    troviamo una serie di dissacrazioni di cimiteri e di monumenti, che puntano al
    background della destra. Dichiarazioni e sentimenti antisemiti/antisionisti sono stati
    individuati nei mass media, ed altresì manifestati da alcuni politici ed opinion leader.
    In Grecia la posizione in politica estera forse gioca un ruolo: a partire dalla Seconda
    Guerra Mondiale la Grecia si è opposta ad Israele a causa della sua alleanza con la
    Turchia. La Spagna ha offerto un quadro misto, nel quale la tradizionale forte
    presenza di gruppi di neonazisti si affianca ad una serie di aggressioni a sottofondo
    islamista.

    In Germania, dove a partire dagli anni Novanta si è registrato ogni anno un cospicuo
    numero di crimini antisemiti, nel periodo di osservazione persone di discendenza
    araba hanno commesso alcune delle poche aggressioni contro gli ebrei.
    L’antisemitismo si è manifestato meno in un numero maggiore di aggressioni (da
    maggio a giugno non ci sono state aggressioni fisiche), ma più che altro sotto forma
    di flusso di lettere antisemite spedite da cittadini tedeschi, che in nessun modo si
    schierano con l’estrema destra, alle comunità ebraiche e agli ebrei di spicco. Ciò è
    accaduto in parte per reazione ad una pesante controversia politica (vedi il rapporto
    specifico sulla Germania). L’esplosività di questa controversia è consistita nel modo
    in cui un famoso politico tedesco e il Central Council of Jews si sono ritrovati faccia
    a faccia, così che alla fine tutti i partner politici hanno assunto una chiara posizione
    contro il politico della FDP Jürgen Möllemann.


    L’Italia ha evidenziato una certa analogia con la Germania: sebbene non si sia
    registrata alcuna aggressione fisica, si sono avute telefonate minatorie, lettere
    ingiuriose, slogan e graffiti, i cui responsabili non appartengono alla popolazione
    musulmana. In Italia, tuttavia, una certa mobilitazione filopalestinese è
    particolarmente marcata tra i partiti, le organizzazioni e i giornali di sinistra, che in
    connessione con alcuni raduni pubblici hanno in parte preso una svolta antisemita.
    Nessuna aggressione è stata segnalata dall’Austria, soltanto qualche minaccia e
    qualche insulto. Gli stereotipi antisemiti da rapportare ad Israele sono stati trovati
    essenzialmente nei giornali di destra e tra i gruppuscoli dell’estrema sinistra.

    I paesi possono altresì essere raggruppati in un’altra costellazione nella quale
    l’attenzione è rivolta agli attori della scena pubblica. In Italia, Francia, Spagna e
    Svezia alcune fasce dell’estrema sinistra ed i gruppi musulmani si sono uniti per
    inscenare delle dimostrazioni filopalestinesi. Ad alcune di queste dimostrazioni di
    sono uditi slogan e si sono visti inalberare cartelli antisemiti, e in alcuni casi si sono
    registrati attacchi ad istituzioni ebree e ebraiche. Una simile tendenza è stata
    osservata anche nei Paesi Bassi, sebbene senza alcuna particolare partecipazione della
    sinistra politica. In Finlandia le dimostrazioni filopalestinesti si sono svolte senza
    alcun incidente di tipo antisemita. In Germania e meno ancora in Austria, il dibattito
    politico pubblico è stato dominato da una discussione sul legame tra la politica
    israeliana nel conflitto mediorientale e l’antisemitismo, un dibattito nel quale sono
    state coinvolte le elite politiche e culturali, mentre la mobilitazione dell’estrema
    sinistra ha tenuto un basso profilo. In Germania, oggetto di controversia sono state
    anche le critiche sui giornali, come anche nel Regno Unito, dove i giornali liberal di
    sinistra (The Guardian e The Indipendent) sono stati pesantemente criticati dai
    rappresentanti ebrei. In altri paesi come il Lussemburgo, l’Irlanda, la Danimarca e la
    Finlandia non vi è stato alcun evidente dibattito pubblico al riguardo.

    I mass media
    Alcuni commentatori discutono la possibile influenza dei mass media sull’escalation
    del numero degli incidenti antisemiti. Si ritiene vi sia un legame tra il brusco
    incremento negli attacchi antisemiti dell’aprile 2002 e gli eventi di Jenin alla fine di
    marzo e di Betlemme in aprile. In questo caso la questione è se questa escalation sia
    puramente il risultato dei quotidiani notiziari riportanti la violenza in Medio Oriente,
    nel senso di un effetto scatenante, o se siano essi stessi la rivelazione di pregiudizi
    antisemiti. Il verdetto a tale proposito dipende da come ci si schiera in rapporto al
    conflitto mediorientale. Le comunità ebree considerano problematico il tono
    unilaterale e aggressivo delle notizie riguardanti la politica israeliana nel conflitto
    mediorientale, così come i riferimenti ai vecchi sentimenti cristiani anti-ebraici. I
    rapporti dei singoli paesi (Grecia, Italia, Paesi Bassi e Svezia) riportano alcuni casi di
    argomenti o stereotipi antisemiti (vignette) nella stampa di qualità, ma fino a questo
    momento non sono disponibili delle analisi sistematiche condotte sui media. Uno
    studio della stampa di qualità tedesca (vedi Germania) è giunto alla conclusione che il
    modo in cui sono state riportate le notizie si è concentrato massimamente sugli
    episodi violenti e sugli scontri e non è esente da cliché antisemiti; al tempo stesso
    tuttavia quest’ottica negativa si applica anche alla descrizione degli attori palestinesi.
    Il rapporto sull’Austria ha identificato alcune allusioni antisemite nella stampa di
    destra. Occorrono dunque ulteriori studi empirici. Uno studio sull’impatto che le
    notizie molto critiche riportate hanno avuto nell’ondata della violenza estremista di
    destra in Germania all’inizio degli anni ’90 ha concluso che la copertura quotidiana
    degli avvenimenti da parte di televisione e stampa ha avuto un “effetto di contagio” e
    ha contribuito all’ulteriore escalation della violenza: questo tuttavia non si può dire
    sia il caso delle notizie della stampa quotidiana riportate sotto forma di commento.
    Questo significa che l’impatto non è provocato dal contenuto della notizia riportata,
    che naturalmente considera negativamente la violenza, ma piuttosto dalla consonanza
    e dalla intensità della complessiva copertura dei media. L’intensa e concorde
    attenzione sugli avvenimenti ha pertanto un chiaro impatto sul clima generale
    dell’opinione pubblica. Infatti gli europei che più da vicino hanno seguito la
    copertura da parte dei media degli avvenimenti in Medio Oriente sono stati
    verosimilmente più vicini alla causa palestinese.

    E’ raro che nella stampa europea compaia qualche notizia apertamente antisemita,
    con l’eccezione forse dell’ambito dell’estrema destra. Tuttavia gli osservatori
    puntano il dito contro “media arabi e musulmani che sono sempre più palesemente
    antisemiti,” tra cui cassette audio e sermoni, nei quali non si istiga soltanto ad unirsi
    alla lotta contro Israele, ma anche contro gli ebrei di tutto il mondo. Sebbene le
    principali organizzazioni musulmane esprimano la loro opposizione a questa
    propaganda, gli osservatori ritengono che il suo istigare alla violenza possa esercitare
    una certa influenza sui lettori o gli ascoltatori.



    Internet, base dell’azione internazionale
    In quasi tutti i rapporti Internet è citato come il mezzo più importante per la
    propaganda antisemita, specialmente perché esso ben si presta a diffondere
    internazionalmente l’antisemitismo, essendo difficile identificarne i responsabili.
    Poiché Internet rappresenta un medium internazionale, nei rapporti dei singoli paesi
    sono state considerate soltanto quelle homepages che hanno una relazione diretta
    all’ambito nazionalista- essenzialmente di estrema destra. Il carattere internazionale
    stesso di Internet consente una valutazione transnazionale e di conseguenza una
    strategia comune per la formulazione e l’applicazione di contromisure. Inoltre, la
    diffusione del pensiero antisemita tramite Internet non può essere circoscritto in
    modo tale da adattarsi ad uno specifico periodo, in quanto il trasferimento worldwide
    dei dati è rapidissimo, il che comporta che gran parte delle informazioni è accessibile
    soltanto per un arco di tempo limitato o che le homepages più importanti sono
    accessibili ora sì ora no. Per ciò che concerne il mezzo, ciò è addebitabile solo
    raramente a cause politiche. Allo stesso tempo, però, vi è tutta una serie di
    homepages accessibili, mai o soltanto raramente aggiornate e tuttavia sempre presenti
    come propaganda sul mezzo. La valutazione e il monitoraggio di questo organo di
    diffusione degli stereotipi antisemiti, particolarmente di quelli aventi un contenuto
    revisionista o di negazione dell’Olocausto o legati alle teoria della cospirazione
    devono limitarsi ad un vaglio puramente generico.

    Internet riflette uno sviluppo riscontrabile dal 2000, specialmente il networking del
    panorama di estrema destra, tramite link con sezioni dell’ambiente dell’islamismo
    radicale, con alcuni siti di chi fa campagna no-global e dell’estrema sinistra
    antiamericana. Dalla fine degli anni ’90 si è registrato un intenso aumento del numero
    di homepages presenti sul Web da parte di gruppi e partiti di estrema destra, che
    abbastanza spesso hanno anche legami con i fondamentalisti dell’islamismo radicale.
    Gli osservatori partono dall’assunto che sul Web esistano circa 3.000 homepages a
    contenuto di estrema destra; inoltre esistono forum di discussione e chat rooms nelle
    quali il relativo pensiero è oggetto di scambio, e si diffonde per via anonima. Questi
    gruppi creano dei nessi ideologici, in particolare sfruttando la negazione
    dell’Olocausto come una componente dell’agitazione antisemita, e costruiscono così
    una rete. Il Revisionismo è diffuso da organizzazioni europee quali la belga “ Vrij
    historisch Onderzoek” (vho), la svedese “Radio Islam”, la francese “Association des
    Anciens Amateurs de Récits de Guerre set d’Holocaustes (AAARGH), il sito danese
    “Patriot” o le numerose homepages tedesche ospitate in vari paesi. Questi sono a loro
    volta collegati all’intero panorama internazionale, così che per esempio sono
    accessibili le rispettive homepages revisioniste americane, australiane e canadesi. Gli
    estremisti di destra hanno scoperto come condurre la loro guerra via Internet, come
    usare la “electronic warfare”. Simili tattiche hanno indotto le autorità di alcuni Stati a
    mettere in guardia contro le derive terroristiche dello spettro dell’estrema destra. In
    più la potenziale violenza è coltivata dal peggior tipo di giochi elettronici, diventati
    arma politica vera e propria quando i neo-Nazi convertono i loro ben noti giochi
    apolitici in provocanti campagne di odio antisemita.

    In definitiva si può concludere che la preoccupante natura della situazione, in
    particolare per le comunità ebree, si è formata perché in gran parte dei paesi
    monitorati il numero in incremento delle aggressioni antisemite – perpetrate
    frequentemente da giovani arabo-musulmani e da estremisti della destra estrema, si è
    accompagnato ad un pungente criticismo delle politiche d’Israele nell’intero arco
    politico, criticismo che talora ha utilizzato degli stereotipi antisemiti. Questa
    impronta di parallelismo si è manifestata in uniforme sintonia con la situazione di
    escalation in Medio Oriente. Entrambi i fenomeni, le aggressioni e il dibattito
    pubblico, sono significativamente calati partire dal giugno 2002. In paesi quali la
    Danimarca, la Grecia, la Spagna, l’Irlanda, l’Italia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi,
    l’Austria, il Portogallo e la Finlandia nel periodo successivo al luglio 2002 si sono
    registrati soltanto pochi o nessun incidente. In alcuni Stati membri, quali il Belgio, la
    Francia e la Svezia, il numero degli episodi di antisemitismo, comprendenti
    aggressioni violente e telefonate minatorie, è risalito nuovamente in settembre e in
    ottobre, senza paragoni con il periodo di osservazione. Volantini antisemiti,
    telefonate e lettere di ingiurie sono state segnalate anche in Germania e nel Regno
    Unito. I fattori che solitamente determinano la frequenza degli episodi di
    antisemitismo nei rispettivi paesi, quali quelli che l’intensità e il grado di
    mobilitazione dei partiti estremisti e dei gruppuscoli di destra possono produrre, non
    hanno rivestito un ruolo palesemente decisivo nel periodo di osservazione.




    http://download.repubblica.it/pdf/pr...isemitismo.pdf
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito

    L’Italia

    I 35.000 ebrei, 25.000 dei quali appartengono a varie comunità ebraiche, sono del
    tutto integrati nella popolazione italiana (totale della popolazione: 56,3 milioni). A
    partire dalla Seconda Guerra mondiale il pregiudizio antisemita ha raramente assunto
    delle forme aggressive in Italia: gli attacchi violenti sono stati rari. Tuttavia, con
    l’incremento del numero dei gruppi di estrema destra dagli inizi degli anni ’90 in poi,
    il quadro si è alterato. Sebbene le manifestazioni tipiche dell’antisemitismo siano
    difficilmente violente nella società italiana, il collegamento con lo scenario
    internazionale di estrema destra, che utilizza l’antisemitismo per creare simili
    collegamenti, ha altresì condotto ad una forte propensione antisemita nello spettro
    italiano dell’estrema destra. Nel 1995 gli incidenti antisemiti da 30 all’anno
    arrivarono a 50; a partire dalla metà del 2000 (aumento del 30-40%) al periodo
    marzo-aprile 2002 si è registrato un considerevole picco del 100%. Di primo acchito
    questo è dovuto al conflitto in Medio Oriente, tuttavia a parte questo fattore, nella
    popolazione è riscontrabile un alto livello di opinioni e di atteggiamenti xenofobi, che
    sono a loro volta supportati da osservazioni razziste presenti nel dibattito pubblico
    (politici e carta stampata). Ne sono colpiti prima di tutti i lavoratori immigrati
    socialmente emarginati, che assommano a circa 700mila unità (510mila immigranti
    essenzialmente provenienti dal Marocco, dalla Tunisia e dall’Albania. Negli anni ’90,
    in Italia riscossero un certo successo non soltanto la cultura ebraica in sé , ma anche
    la storia di Israele, la sua letteratura e il cinema, uno sviluppo sorprendente per coloro
    che avevano avuto l’esperienza dei difficili anni ’70 e ’80 nei quali era ancora forte il
    risentimento anti-israeliano, particolarmente a sinistra. La crisi che ebbe inizio agli
    esordi del 2001 ha innescato un imprevedibile e imprevisto processo che in altri
    paesi, specialmente in Francia, è già evidente. In Italia la seconda Intifada ha messo
    in moto un meccanismo inatteso, nel quale i tradizionali pregiudizi antiebraici si
    mescolano a stereotipi di matrice politica. E’ importante tenere presente che il
    cosiddetto “antisemitismo spirituale (o psicologico)” ha avuto un maggiore impatto
    sul fenomeno complessivo della storia culturale italiana nel corso del XX° secolo
    (vedi Julius Evola).

    A differenza di quanto accaduto in Francia e in Belgio, in Italia le aggressioni
    antisemite si sono per ora limitate all’insulto verbale, ai graffiti e così via. Ma a
    partire dalla seconda Intifada, gli incidenti hanno iniziato ad includere anche minacce
    di morte contro ebrei, e a contenere sia gli stereotipi antisemiti che quelli anti-
    israeliani, spesso utilizzati come sinonimo nello stesso contesto. Gli aggressori sono
    cittadini italiani e, finora, quasi nessuno appartiene all’ambiente degli immigrati
    musulmani, come accaduto invece in Belgio, in Francia e nei Paesi Bassi. A
    differenza di altri paesi in Italia vi è piuttosto un revival di topoi anti-giudaici
    associati agli tradizionali stereotipi antisemiti e antisionisti radicati nella sinistra. Ciò
    è stato particolarmente palese durante gli eventi che hanno avuto luogo nella Chiesa
    della Natività di Betlemme. Il peggiorare del conflitto arabo-israeliano e in
    particolare la questione di Betlemme e della Chiesa della Natività in alcuni contesti
    hanno portato ancora una volta ad assumere delle posizioni ambigue e si è assistito
    all’uso di un linguaggio potenzialmente molto pericoloso.


    1) Atti fisici di violenza
    Ci sono stati pochi attacchi all’inizio dell’anno. A gennaio, per esempio, un avvocato
    ebreo è stato aggredito nel suo studio da due teppisti che lo hanno colpito alla testa e
    alle spalle con una mazza. Pare che responsabili di questa aggressione siano
    estremisti di destra. Un certo numero di incidenti si è registrato ad aprile, ma nei mesi
    successivi si è avuto un calo. Gli incidenti riportati hanno coinciso con il riacutizzarsi
    della tensione internazionale, che ha pertanto creato dei prevedibili picchi. I
    commentatori italiani ritengono che l’incremento dell’intensità degli episodi di
    antisemitismo sia il risultato della politica del governo di Israele nei confronti degli
    arabi a partire dallo scoppio dell’Intifada.

    Vi sono tuttavia alcune eccezioni, che possono essere messe in relazione a specifiche
    situazioni italiane. Sussiste sempre la sensazione che la mancanza di attenzione
    pubblica o l’oscillare dell’interesse dell’opinione pubblica in relazione a tali incidenti
    sia il risultato della situazione politica della nazione, delle sue crisi interne e delle
    forti divergenze politiche tra governo e partiti di opposizione, un fatto che esercita un
    grave impatto su diversi ambiti della vita pubblica. Dimostrazioni, marce e altre
    azioni politiche si sono registrate alla fine di marzo, ma senza alcun dubbio l’acme è
    stato raggiunto nel periodo che ha avuto inizio con l’occupazione israeliana di
    Betlemme, con lo stallo alla Chiesa della Natività (2 aprile) e con l’attacco contro il
    campo profughi di Jenin (10 aprile). Alla fine di aprile la tensione, così come
    l’attenzione prestata dai media, era nuovamente calata, lasciando dietro di sé poche
    conseguenze e qualche flebile polemica.
    4 aprile: distruzione del lavoro di ricerca e degli archivi sull’Olocausto e sulla
    Resistenza creati dagli studenti del Liceo Galileo Ferraris di Varese, dove sono andati
    distrutti i pannelli per le affissioni e i muri della scuola sono stati riempiti di graffiti
    di vernice rossa, riportanti scritte quali “Ebrei al rogo”. Varese si trova in una delle
    roccaforti italiane dei gruppi di estrema destra, particolarmente gli skinheads di
    estrema destra.
    2 giugno: alcuni giornali riportano l’arresto di due estremisti di destra che avrebbero
    complottato un attacco nel ghetto di Venezia. Inoltre sono trovate delle armi di grosso
    calibro e una cartina con ben evidenziati i confini del ghetto di Venezia.


    2) Aggressioni verbali/linguaggio ostile

    Politica
    Il 2 aprile alcuni ebrei di Roma inscenano una protesta di fronte al quartiere generale
    del partito politico Rifondazione Comunista. Sebbene pacifica, la protesta tuttavia ha
    causato qualche problema tra i passanti: alcune auto di passaggio hanno reagito
    all’imbottigliamento del traffico in Corso Italia gridando degli slogan antisemiti ai
    manifestanti. Durante un evento organizzato al Social Forum di Bologna a sostegno
    dei palestinesi, le parole ricorrenti nei confronti di Israele sono state “genocidio,”
    “deportazione,” “sionisti fanatici e razzisti”. Tali ingiurie sono state accompagnate
    dalla proposta di boicottare su vasta scala i prodotti di Israele, che “potrebbero essere
    associati al genocidio.”

    Il periodo in questione è stato contrassegnato da una lunga e accesa disputa tra i
    sindacati e il governo su una proposta di revisione di un decreto che intendeva
    cancellare l’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. La crisi è sfociata in uno
    sciopero generale (16 aprile) che si è sovrapposto esattamente alla settimana in cui la
    crisi mediorientale ha raggiungo il suo acme. Durante lo sciopero e le relative
    dimostrazioni di piazza, nelle celebrazioni del Giorno della Liberazione (25 aprile),
    l’empatia generata dai sentimenti filopalestinesi ha avuto il sopravvento sulle
    questioni sindacali o sulle affiliazioni storiche che avevano radunato migliaia di
    persone per protestare nelle piazze, in alcuni casi – anche se non in tutti -
    trasformando quegli eventi in forme di esplicita propaganda anti-israeliana.
    4 aprile: Rifondazione Comunista ha inaugurato il suo congresso nazionale. Alcuni
    osservatori sono colpiti dall’apertura della conferenza: un video mostra immagini di
    un bambino palestinese invano protetto dal padre nel corso di una sparatoria (fermi
    immagine di quel video sono stati collocati su tutta una serie di siti Web
    internazionali di estrema destra, lasciando intuire che il bambino è stato ucciso dai
    soldati israeliani), proiettato insieme ad una scena del film Roma città aperta. La
    scena del film mostra un soldato nazista che spara all’attrice Anna Magnani con la
    mitragliatrice. Il segretario generale del partito, preoccupato per le reazioni alla
    politica palesemente filopalestinese del partito, ha chiuso il congresso tre giorni dopo
    dichiarando che il partito supporta tutte le minoranze, ed ha proclamato: “Noi siamo
    ebrei.” Durante il congresso si sono notati degli oggetti esplicitamente riconducibili
    alla Palestina: la bandiera palestinese, un libro del rappresentante dell’Autorità
    Nazionale Palestinese in Italia, “Diario segreto” (con prefazione di un ex presidente
    della Repubblica italiana), così come altri testi, opere di leader palestinesi, e la kefiah,
    il tradizionale copricapo arabo. Durante lo sciopero generale del 16 aprile a Torino
    molti dimostranti hanno indossato la kefiah. La kefiah è altresì presente nei
    movimenti politici europei e italiani di estrema destra. Alcuni partecipanti alle
    dimostrazioni filopalestinesi hanno apertamente mostrato il loro atteggiamento
    radicale: si sono vestiti da attentatori suicidi, con tanto di bardature.
    6 aprile: un’imponente folla di manifestanti no-global ha marciato per le strade di
    Roma e i giovani erano vestiti da kamikaze e urlavano slogan contro Israele. La
    leadership del partito politico dei Democratici di Sinistra e della Margherita si è
    dissociata dalle proteste, che erano state promosse da tutti i sindacati e dai partiti di
    opposizione: per la prima volta i partiti politici della sinistra si sono divisi su
    questioni inerenti il Medio Oriente. Un buon numero di striscioni indirizzati ad
    Israele e al primo Ministro israeliano Sharon riportava i seguenti slogan: “Stato di
    Israele = Stato di assassini”; “Sharon boia” (scritto con la “S” delle SS naziste);
    “Bush, Sharon, Peres” (con le “S” disegnate con la svastica); “Sionisti e fascisti siete
    terroristi”; “Contro il terrorismo razzista di Usa, Europa e Israele, dalla parte del
    popolo palestinese,” “Olocausto? No grazie. Palestina Libera.” “Olocausto
    palestinese. Europa, dove sei?”


    Dibattito pubblico:
    25 aprile: il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) è stato
    informato che durante la dimostrazione di Milano che ha festeggiato l’anniversario
    della liberazione dell’Italia dal Nazismo, sono stati esibiti molti cartelloni
    filopalestinesi, nei quali per esempio si leggeva. “Assassino, Sharon Nazista, Intifada
    fino alla vittoria.” Altri hanno invece assimilato la Stella di David alla svastica o
    hanno circondato la stella con filo spinato, sovrapponendovi un pugno chiuso.

    Graffiti
    31 marzo: dei graffiti antisemiti e una svastica sono stati trovati sulle pareti di una
    sinagoga di Modena.
    7 aprile: nel passaggio sotterraneo della città di Prato (Italia centrale) sono stati notati
    dei graffiti a caratteri molto grandi con la scritta “Ebrei assassini”. Quello stesso
    giorno il Cdec di Milano ha ricevuto una telefonata anonima nella quale qualcuno ha
    intimato: “Andrete tutti al rogo.”
    22 maggio: degli slogan antisemiti sono stati scritti sui muri della città di Marrucini
    in Abruzzo. Inoltre a Milano sono riapparsi su muri della città (Via Venini) dei
    messaggi quali “Ebrei fuori dal nostro quartiere.”

    Media
    Pare esservi un ritorno del linguaggio offensivo nei confronti degli ebrei: un esempio
    di ciò è l’utilizzo dell’aggettivo “perfido” in relazione al governo israeliano, termine
    che era solito essere utilizzato nelle preghiere del Venerdì Santo cattolico e che fu
    condannato dal Papa Giovanni XXIII°. Vi è un rifiorire di dichiarazioni anti-
    israeliane alla radio e alla televisione ed anche in alcuni ambienti cattolici, nei quali si
    deplora la morte dei palestinesi mentre si sorvola sulle morti degli israeliani. E’
    assolutamente necessario distinguere accuratamente il linguaggio utilizzato dal Papa
    e questo che compare nei media e nelle dichiarazioni di alcuni cattolici. Anche in
    alcuni degli organi di stampa politicamente moderati vi sono vaghi accenni
    all’assassinio di Cristo, prova che a distanza di parecchi decenni, gli stereotipi
    tornano a circolare in alcuni ambiti secolari.
    3 aprile: la prima pagina del giornale nazionale La Stampa riportava una vignetta di
    Giorgio Forattini a commento dell’occupazione di Betlemme. In essa Gesù Bambino
    alla vista di un tank israeliano si chiede “Mi uccideranno una seconda volta?” La
    vignetta innesca un acceso dibattito sui giornali. Molte lettere risentite sono spedite
    all’editore e numerosi lettori cattolici reclamano. Il presidente dell’Unione delle
    Comunità Ebraiche, Amos Luzzatto, stigmatizza veementemente il ritorno
    dell’accusa di deicidio, cancellata dal Secondo Concilio Vaticano. Il direttore della
    Stampa prende le distanze dall’autore della vignetta.
    Quello stesso giorno qualcuno scrive sui muri della sinagoga di Siena “Israeliani
    assassini.”
    5 aprile: una delle principali autorità dello Stato – il Presidente del Senato – denuncia
    quello che egli definisce lo “squilibrio dell’opinione pubblica a favore unicamente
    della causa dei palestinesi, con il rischio di alimentare una campagna di
    antisemitismo, di cui già vi sono pericolosi e gravi esempi.” Quel medesimo giorno
    qualcuno scrive sulla facciata della sinagoga di Cuneo “Palestina libera.”
    2 maggio: il quotidiano La Nazione di Firenze riporta che alcuni messaggi antisemiti
    sono stati scritti su una chiesa cattolica, nella cittadina di Gavinana alle porte di
    Firenze, nei quali si inneggia all’Olocausto e ai venti anni di dominazione fascista in
    Italia.
    Il capo della Comunità Ebraica di Roma, Leone Paserman, dichiara. “ I mass media
    italiani hanno dato inizio ad una campagna di disinformazione che alimenta l’odio
    anti-israeliano e antiebraico.
    Il 12 aprile la famosa giornalista e scrittrice Oriana Fallaci pubblica la sua condanna
    dei media, della Chiesa, della sinistra e del loro antisemitismo sul settimanale
    Panorama: “Considero vergognoso (…) che le reti televisive controllate dal governo
    contribuiscano al revival dell’antisemitismo deplorando unicamente le morti
    palestinesi, sminuendo l’importanza delle morti israeliane, parlando in toni bruschi e
    sbrigativi di loro.” La condanna e la fiera accusa della Fallaci furono seguite da
    discussioni essenzialmente controverse, in considerazione specialmente del fatto che
    lei è una controversa giornalista incline alla sinistra.

    Minacce dirette
    Anche alcuni illustri giornalisti ebrei ricevono lettere minatorie, alcuni arrivano nel
    periodo di osservazione a ricevere fino a cinquanta messaggi email di questo tenore.
    Vi sono attacchi contro studenti ebrei da parte di qualche ragazzino nelle scuole, nei
    giardinetti e durante le competizioni sportive, quali ingiurie e l’uso di parole come
    “Ebreo,” Sporco ebreo,” “Rabbi” utilizzate come insulti. Tutto ciò continua insieme
    all’esibizione di cartelloni e striscioni negli stadi contenenti slogan antisemiti.

    Minacce indirette
    Sebbene negli ultimi, recenti mesi non siano aumentate, rimangono comunque ad un
    livello molto elevato, specialmente in relazione al club calcistico Lazio di Roma.


    Dibattito pubblico:
    Particolarmente interessante è la comparsa, nel mese di aprile, di slogan e di
    commenti in relazione all’attuale persecuzione del popolo palestinese nei quali il
    conflitto arabo-israeliano è descritto con un’inversione dei ruoli vittima/persecutore,
    con chiaro riferimento allo sterminio degli ebrei. Il ricorso alla terminologia presa dal
    vocabolario nazista, con termini quali deportazione, sterminio, genocidio, è una
    pratica costante e talora tali termini sono riportati sui giornali a grandi caratteri,
    oppure sono utilizzati in modo sprezzante nei commenti.

    Internet
    Il sito Web che può vantare il maggior numero di partecipanti alle liste di
    discussione è quello del gruppo militante di estrema destra di Forza Nuova. Alcuni di
    questi siti – dell’ala destra o filo arabi, o filopalestinesi (“Lo straniero senza nome,”
    “Holy War,” “Radio Islam,” “Associazione Italia-Iraq”, “Oltre la verità ufficiale”) -
    fanno uso dell’intera gamma di stereotipi antisemiti e hanno immesso sul Web
    l’intero testo dei “Protocolli degli Anziani di Sion,” una falsificazione della Russia
    zarista. Il sito Web del Fronte Sociale Nazionale riporta un appello filopalestinese
    all’Intifada che fa uso del linguaggio tradizionale antisemita, antisionista e
    antiamericano, con riferimenti ostili al “Giudaismo talmudico,” alla “cupola
    plutocratica globale,” e ad una Stella di David insanguinata. Molti altri siti toccano il
    tema del cosiddetto omicidio rituale e l’accusa di spargimento di sangue; in altri
    invece il punto centrale è l’Olocausto. Il sito Web “Che fare”, appartenente ai gruppi
    dell’estrema sinistra, riporta elementi antisionisti, del fondamentalismo filoarabo e
    antiamercani, oltre a ricorrenti stereotipi contro gli ebrei, utilizzati in passato e
    attualmente: le lobby ebraiche, il rapporto con la Massoneria, il complotto
    internazionale, il potere economico mondiale in mano agli ebrei, ebrei circoncisi con
    il marchio del dollaro sono tutti esempi di slogan più e più volte ripetuti. E’ difficile
    appurare quante persone visitino questi siti Web, in quanto le cifre riportate appaiono
    ingigantite rispetto alla realtà, e in quanto esse aumentano significativamente in
    periodi troppo brevi per essere credibili. Tra il 20 e il 29 luglio, Alfred Olsen,
    membro della fratellanza cattolica fondamentalista, che nega l’Olocausto ed è
    responsabile del sito Web antisemita “Holy War/Tradizione Cattolica” ha fornito dei
    contributi al forum online del giornale La Stampa in nove diverse occasioni, con
    teorie che comprendono le tesi anti-giudaiche, quelle tradizionali antisemite globali, e
    gli stereotipi antisionisti.

    Studi e ricerche
    Tra i vari sondaggi effettuati negli ultimi mesi, è interessante fare riferimento a quello
    condotto dalla Ispo/ACNielsen CRA tra il 13 aprile e il 13 maggio, parte del quale è
    stato pubblicato dal “Corriere della Sera.” Il sondaggio concerneva il fatto che le
    rigide posizioni assunte in merito a “chi ha ragione” e “chi ha torto” nel conflitto
    arabo-israeliano non facessero riferimento alcuno alle circostanze che hanno
    scatenato il conflitto. Per esempio, meno della metà della popolazione italiana
    conosce la storia della fondazione dello Stato di Israele. Soltanto il 4% ha qualche
    conoscenza degli eventi storici che hanno preceduto e che in qualche misura spiegano
    l’evoluzione del conflitto. Il livello di conoscenza non cambia significativamente
    cambiando il campione politico, in quanto un numero maggiore di entrambi i
    sostenitori dell’estrema sinistra e dell’estrema destra risultano meno informati di
    coloro che propendono per il centrodestra e il centrosinistra.

    Esattamente un mese dopo tale sondaggio, il “Corriere della Sera” ha pubblicato i
    risultati di un sondaggio d’opinione condotto all’inizio di aprile. Questo secondo
    sondaggio ha rivelato che il numero delle persone che avevano dichiarato di non
    avere alcuna idea sulla situazione era diminuito, mentre l’opinione della maggioranza
    della popolazione che biasimava “entrambe le parti” per il conflitto era rimasta
    stabile e si era consolidata, sebbene alcune persone del centrosinistra politico (l’11%
    contro il 6% complessivo) tendevano essenzialmente a stigmatizzare Israele per il
    conflitto. Inoltre, durante il medesimo periodo è parsa essere cresciuta la “simpatia”
    per lo Stato ebraico, e ancora una volta questo è da collegarsi all’orientamento
    politico di coloro che sono stati consultati per il sondaggio.

    Tra il 12 e il 14 aprile, un ulteriore sondaggio è stato condotto da Ispo/ACNielsen
    CRA su un campione di 5000 interviste telefoniche. I dati devono ancora essere
    completamente processati. Questo sondaggio ha chiesto a chi è stato interrogato se gli
    ebrei italiani hanno delle caratteristiche comuni che li distinguono dal resto della
    popolazione: il 54% degli intervistati ancora ritiene che gli ebrei italiani abbiano delle
    caratteristiche distintive, e il 68% ha citato come prova il rapporto particolare con il
    denaro, una mentalità e uno stile di vita diversi da quelli degli altri italiani. Inoltre vi
    è un incremento del numero di persone che ritengono che gli ebrei italiani non siano
    davvero italiani e che dovrebbero smettere di giocare il ruolo di vittime di una
    persecuzione che risale a cinquanta anni fa. In particolare, essi hanno elencato: la
    necessità di parlare meno frequentemente dell’Olocausto; il passaggio dall’essere
    state vittime in passato all’essere i persecutori odierni del conflitto arabo-israeliano;
    e infine che il Giorno della Memoria (27 gennaio) non dovrebbe essere dedicato al
    solo ricordo delle vittime della Shoah, ma anche a tutte le altre vittime delle
    persecuzioni del XX° secolo.

    Il sondaggio commissionato dalla ADL tra il 9 e il 29 settembre 2002 e riguardante “I
    comportamenti europei verso gli ebrei, Israele e il conflitto israelo-palestinese” (Vedi
    Tabella nel Rapporto del Belgio) ha assodato che gli intervistati italiani si collocano
    al secondo posto dietro gli spagnoli nella condivisione di alcune dichiarazioni
    antisemite. Tallonando la Spagna, (72%) gli italiano hanno evidenziato di essere i
    secondi a condividere la dichiarazione secondo cui “gli ebrei sono più fedeli ad
    Israele di quanto non siano a questo paese “ (58%), ed il 42% ritiene che “gli ebrei
    hanno troppo potere nel mondo degli affari,” posizione che colloca l’Italia al terzo
    posto con la Francia dietro la Spagna e il Belgio.

    Good practice per la riduzione dei pregiudizi, della violenza e delle aggressioni
    Nei mesi precedenti il maggio 2002 pratiche efficaci a combattere l’antisemitismo
    includevano numerose iniziative, volte a stimolare una spesso fragile e stentata
    memoria storica in tutto il paese, concentrate sul 27 gennaio per ricordare il Giorno
    della Memoria, istituito da un decreto legislativo tre anni fa. I sindacati hanno
    organizzato dibattiti pubblici e iniziative in molte regioni e province, dimostrando
    interesse per un dibattito che negli anni precedenti non aveva lo aveva destato
    all’interno del movimento dei sindacati. A cominciare dall’autunno del 2002 ha avuto
    inizio nella regione lombarda un programma di training che continuerà per tutto il
    2003 e che coinvolge le scuole superiori di Lecco e i delegati sindacali delle imprese
    attive nell’area. Verranno trattati temi inerenti l’antisemitismo, la Shoah e la dignità
    dell’uomo. Il titolo provvisorio è “Considerate se questo è un uomo”, che riprende la
    famosa frase di Primo Levi. Cosa piuttosto innovativa in Italia, verranno organizzate
    delle visite ad alcuni luoghi simbolici dell’Europa, da Praga ad Aushwitz a Mostar,
    compreso l’ex campo di concentramento nazista della Risiera di San Sabba di Trieste.
    Il video “Promesse” con storie di bambini israeliani e palestinesi in guerra, le loro
    paure e le loro speranze al di là degli stereotipi tradizionali ha avuto un forte impatto
    sull’opinione pubblica: il video si è rivelato utile per una comprensione equilibrata
    della drammatica situazione in Medio Oriente. Significativamente il video è stato
    distribuito insieme ad uno dei principali settimanali italiani, l’Espresso, e questo ha
    consentito la circolazione di molte più copie rispetto a quelle che sarebbero state
    vendute altrimenti.

    Un’altra iniziativa volta alla riconciliazione dopo la divisione che si è verificata nei
    partiti di sinistra a seguito del raduno del 6 aprile (vedi cronologia) è stata il concerto
    del 19 aprile organizzato al Colosseo dal Sindaco di Roma, durante il quale alcuni
    cantanti israeliani e palestinesi si sono avvicendati sul palco. La proposta del Partito
    Radicale di includere lo Stato di Israele nell’Unione Europa non pare aver sollevato
    l’interesse degli altri partiti politici. Questa proposta è stata altresì sottomessa a tutti i
    Consigli Regionali, ma anche lì non ha raccolto molto consenso, né ha destato
    l’attenzione dei media.

    Sia in Europa che in Italia vi è un certo numero di siti Web che toccano le questioni
    dell’antisemitismo da una prospettiva storica, con una particolare attenzione alle
    leggi razziali in Italia e alle loro conseguenze. Vi sono anche siti Web creati allo
    scopo precipuo di contrastare l’ondata di malintesi e di reazione agli attacchi sui
    media contro Israele, talora con un certo spirito partigiano, ma nell’insieme
    imparziali nel giudizio. Un esempio di tale website è
    http://www.informazionecorretta.com/ che fornisce una vasta gamma di fonti. Un
    altro interessante sito che merita ricordare è il sito del sindacato confederato della
    UIL che a partire dal 23 maggio 2002 presenta un documento redatto dal
    dipartimento educativo del segretariato nazionale del sindacato intitolato “Scuole e
    prevenzione dell’antisemitismo.”

    Reazioni da parte dei politici e di altri opinion leader
    Un appello dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua mirante a definire
    chiaramente il confine tra Israele e Palestina, e quindi ad incoraggiare il ritiro
    unilaterale di Israele, è stato firmato da illustri scrittori italiani di tutto il panorama
    politico. Leader politici hanno condannato il tono antisemita delle manifestazioni
    volte a promuovere la pace o i diritti dei palestinesi. L’Imam della comunità islamica
    italiana Abdul Hadi Palazzi mantiene i contatti con la Comunità Ebraica Italiana e
    auspica messaggi di moderazione e persino di amicizia nei confronti di Israele.
    15 aprile: alcuni politici di entrambi i partiti di governo e dell’opposizione hanno
    auspicato a Roma l’istituzione di una “Giornata di Israele”; il direttore del quotidiano
    filogovernativo “Il Foglio” si è fatto promotore dell’evento. Circa 3000 persone
    hanno marciato nel centro della capitale portando bandiere israeliane. I partecipanti
    includevano militanti di una vasta gamma dei partiti politici, che agivano per loro
    conto e a prescindere dalle loro affiliazioni politiche.
    25 aprile: durante le manifestazioni per la giornata della Liberazione a Milano, cui
    hanno preso parte circa 200mila persone, il segretario generale della principale
    organizzazione sindacale italiana, Sergio Cofferati, ha insistito sulla necessità di
    “combattere ogni revisionismo storico.”
    Nel settembre 2002 Gianfranco Fini, vice Primo Ministro e leader di Alleanza
    Nazionale, l’ex partito fascista, in una intervista al quotidiano israeliano “Haaretz”
    concessa durante la sua visita in Israele si è scusato per le leggi razziali antiebraiche
    italiane. Egli ha detto di volersi assumere la responsabilità storica dei crimini del
    Fascismo e di voler chiedere perdono al popolo ebreo.
    Traduzione di Anna Bissanti

    http://download.repubblica.it/pdf/se...isemitismo.pdf
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  3. #3
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    L'antisemitismo in Europa, ecco il documento tedesco
    15 pagine dedicate ai fenomeni in Italia, fra media e politica
    Il dossier censurato dall'Ue
    "Escalation a partire dal 2000"


    Scritte razziste a Roma

    ROMA - Ecco il dossier della discordia, il documento che l'Unione Europea avrebbe occultato perché rivela quanto l'antisemitismo sia radicato nel continente e la recrudescenza dei fenomeni razzisti dopo l'inizio della seconda Intifada in Palestina.

    Il Centro europeo di monitoraggio del razzismo e della xenofobia ( EUMC) all'inizio del 2002 rilevò un aumento di episodi di antisemitismo negli stati membri dell'Unione. Chiese allora al Raxen, la Rete informativa europea sul razzismo e la xenofobia, di raccogliere informazioni su aggressioni, atti di violenza, o comportamenti antisemiti negli Stati membri dell'Unione nel periodo dal 15 maggio al 15 giugno 2002.

    I risultati mostrarono, secondo il Centro per la ricerca dell'Antisemitismo di Berlino, al quale l'Eumc chiese di analizzare e commentare i dati, che "l'antisemitismo è costantemente presente in Europa in modo più o meno occulto" ma che "il rapporto mostra un chiaro intensificarsi delle attività antisemite a partire dall'escalation del conflitto mediorentale nel 2000, con un picco nella primavera del 2002".

    Belgio, Francia, Germania, Olanda, e Regno Unito i paesi nei quali i casi di antisemitismo sono stati più gravi, con aggressioni fisiche e insulti diretti contro ebrei o atti di vandalismo ai danni di istituzioni ebraiche. L'Italia, con la Grecia, l'Olanda e la Svezia, è poi citata nel documento per l'influsso che i media hanno esercitato nell'escalation di antisemitismo. In questi paesi sulla stampa di qualità apparvero nel periodo osservato argomentazioni o stereotipi giudicati antisemiti.
    - Pubblicità -


    Pubblichiamo in documento l'intera parte introduttiva, e quella riguardante Internet. All'Italia sono dedicate 15 pagine: si parla di Rifondazione Comunista, delle vignette di Forattini: sono riportati non solo i dati sugli episodi antisemiti, ma anche le iniziative per sconfiggere il razzismo e i pregiudizi.



    (4 dicembre 2003)
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #4
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    3 aprile: la prima pagina del giornale nazionale La Stampa riportava una vignetta di
    Giorgio Forattini a commento dell’occupazione di Betlemme. In essa Gesù Bambino
    alla vista di un tank israeliano si chiede “Mi uccideranno una seconda volta?” La
    vignetta innesca un acceso dibattito sui giornali.

    Neppure vignette satiriche si possono fare se si prendono in giro "loro"....
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  5. #5
    Non sono d'esempio in nulla
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    che bello siamo tutti sotto i tentacoli del grande fratello J !!!

  6. #6
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    Già..una meeraviglia il Grande Fratello J ci conosce tutti....
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  7. #7
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    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  8. #8
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    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  9. #9
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    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  10. #10
    Totila
    Ospite

    Predefinito

    Originally posted by Der Wehrwolf
    3 aprile: la prima pagina del giornale nazionale La Stampa riportava una vignetta di
    Giorgio Forattini a commento dell’occupazione di Betlemme. In essa Gesù Bambino
    alla vista di un tank israeliano si chiede “Mi uccideranno una seconda volta?” La
    vignetta innesca un acceso dibattito sui giornali.

    Neppure vignette satiriche si possono fare se si prendono in giro "loro"....

    Questa poi è grossa!

 

 
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