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    Predefinito Rauti condanna la politica di Fini «È nociva per An, svende la storia»

    La Fiamma Tricolore apre a chi rifiuta le parole del vicepremier





    Di seguito riportiamo il colloquio tra Pino Rauti e Edmondo Berselli pubblicato sul numero dell'"Espresso" da oggi in edicola
    EDMONDO BERSELLI*
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    Fascista, certo. Fascista nel senso del movimento, sia chiaro, non nel senso del partito. Consapevole che un regime politico non è ripetibile, perché il fascismo nasce sulla scia della massa di reduci dalla Grande Guerra, dallo scontro sociale, dal biennio rosso, dal timore del bolscevismo...
    Pino Rauti maneggia le parole con spregiudicatezza. «Fascista io? Sicuro. Lo dissi al giudice del processo di Catanzaro: lei è cattolico, vero? E va a messa tutte le domeniche, no? E ci va anche se l'inquisizione ha torturato e bruciato. Allora io sono fascista. Se c'è chi si dice comunista nonostante gli "errori" che hanno provocato cento milioni di morti, io sono fascista».
    Quelli dell'estrema destra lo chiamavano "Il Gramsci nero".
    È stato allievo di Julius Evola, ha fondato Ordine nuovo, all'epoca delle trame nere il "male assoluto" era lui. Dopo l'assemblea di Fiuggi, è diventato lo scissionista e il custode dottrinario dell'identità missina. Oggi Rauti, altro che fiamma, è un vulcano di insofferenza anti-finiana. Figurarsi, per uno come lui, che ha scritto e pubblicato i sei volumi, le 3.600 pagine della "Storia del fascismo", la svolta del presidente di Alleanza nazionale è l'ultimo, intollerabile episodio di un'abdicazione politica ai danni della memoria. (...)
    Per Alleanza nazionale lo strappo di Fini può portare vantaggi politici o almeno elettorali.
    «No, la svolta è negativa anche per An, perché svende una storia. Noi della Fiamma tricolore siamo stati sommersi dalle telefonate, dai fax, dalle proteste. Questa potrebbe sembrare una dichiarazione politica, non verificabile, d'accordo. Ma allora tenga conto che l'Unione combattenti della Repubblica sociale ha chiesto ai suoi iscritti di uscire da An. Ajmone Finestra, il vicepresidente dell'Unione, ha emesso un comunicato durissimo in questo senso».
    Rauti, non lo nasconda: si aprono prospettive di qualche interesse per il suo partito.
    «Adesso noi faremo una lista alle elezioni europee, che possa essere una casa per l'eventuale diaspora da An e per tutti coloro che rifiutano la svendita. Siamo avvantaggiati perché non abbiamo bisogno di raccogliere le firme, dato che avevamo già un deputato europeo, mentre Forza nuova e il Fronte sociale nazionale di Adriano Tilgher, e il partito annunciato da Alessandra Mussolini si trovano davanti le 35 mila firme da raccogliere sul piano nazionale, una montagna».
    Fini sostiene che ciò che ha detto a Gerusalemme è una semplice conseguenza dell'assemblea di Fiuggi del 1995.
    «Storie. Fini ha aggravato Fiuggi. Perché un conto è uscire dalla casa del padre, un altro conto è dire che era un luogo di vergogna. C'è una sconcertante mancanza di cultura storica. Vuole che non sappia che nella Repubblica di Salò si scatenarono anche gli istinti peggiori? Era una guerra civile, queste pulsioni sono venute fuori da una parte e dall'altra. Ma Fini e i suoi seguaci devono spiegare allora che cosa rimane di quella esperienza. Che cosa ne facciamo di Junio Valerio Borghese, che con la X Mas, tra la fine del 1944 e i primi mesi del 1945, riuscì a salvare il Friuli sbarrando il passo a quelli di Tito? Ci dica Fini, come dobbiamo trattare il maresciallo Graziani, che alla fine di aprile 1945 firmò la resa dalla Rsi a Caserta, un atto ufficiale, che fece in modo che tutti i militari della Repubblica caduti nelle mani degli alleati godessero del trattamento di prigionieri di guerra? E ci dicano anche che cosa rimane di una figura come Filippo Tommaso Marinetti, ferito in Russia, ormai moribondo nel 1944, sul lago di Como, che in un atto estremo aderisce alla Repubblica sociale. E che cosa resta di Giovanni Gentile, il filosofo ammazzato dai partigiani. La memoria storica non può essere insultata. Dico a Fini: fatti il tuo partito, allora, e non trascinare nella vergogna chi ha ancora l'orgoglio di ciò che ha fatto». (...)
    Il fascismo ha combattuto dalla parte di Hitler, del razzismo, del programma antisemita.
    «Ma, vede, anche qui occorre distinguere. Il razzismo fascista non era copiato dalla Germania. Le prime espressioni si trovano già nel Mussolini del 1919. Ce n'è traccia nel Codice Rocco. La "difesa della stirpe" trova i suoi primi provvedimenti in Africa orientale, a causa del proliferare dei rapporti con le donne africane: furono richiesti dal Vaticano, sollecitati dai parroci. Eh, sì, c'era un milione di giovani lontani da casa, che trovavano la faccetta nera per due lire, mentre le mogli restavano a casa in Italia, erano gelose, e si lamentavano con il prete. Si rischiava di avere centinaia di migliaia di meticci...».
    Secondo lei era un razzismo all'italiana, familista. Ma se si fosse trattato solo di un problema di filologia, o di interpretazione storiografica, lei avrebbe potuto restare in An a fare l'opposizione interna.
    «Neanche per sogno. Fiuggi aveva posto le premesse di una svolta per me insostenibile, anche se allora perlomeno non si sputò addosso alla propria storia. Comunque la rottura era inevitabile, da parte mia. La sera prima, Ignazio la Russa e la vedova Almirante mi dissero: «Non te ne andare», lasciando capire che in seguito una soluzione si sarebbe trovata. Ma io ho risposto che per me non c'era soluzione. Signori, ho detto, voi avete fatto dei discorsi, io ho scritto dei libri. C'è una differenza. Il resto è cronaca, con Fisichella, l'ispiratore del progetto di Alleanza nazionale, che dice: "Il collo della bottiglia è stretto, Rauti non ci passa". Tutti piangevano, ma poi sono rimasti là, anche il più affranto di tutti, Teodoro Buontempo. No, non potevo restare dentro An a fare l'opposizione interna. Tanto più che Tatarella disse che la scissione faceva comodo. La posta in gioco era altissima, se è vero che Rocco Buttiglione alluse a un rilievo strategico non solo italiano. A chi gli chiese se il passaggio dal Msi ad An era stato favorito, diciamo così, da risorse esterne, rispose non troppo sibillinamente: «Chiedete a Kohl!». Lasciando intendere che i cristiano-democratici tedeschi non erano stati inerti».
    La metamorfosi di An rispondeva anche alla logica delle alleanze imposte dal sistema maggioritario. E oggi la corsa al centro di Fini risponde alla necessità di prepararsi all'eventualità del post-Berlusconi.
    «Ma per correre al centro bisogna essere qualificati. Per quanto Fini si dia da fare, non avrà mai la guida del centrodestra. Al momento buono, nel dopo Berlusconi, daranno l'incarico a Casini, non al capo di An, per quanto il suo partito sia stato revisionato. E si capisce: ci sono più democristiani in Parlamento adesso che non ai tempi di Andreotti. Tutto questo travaglio, il maggioritario, la transizione, la Seconda Repubblica, non serve ad altro che a far tornare la Dc sotto altra forma».
    Eppure la Fiamma di Rauti qualche accordo con il centro destra lo ha fatto.
    «Al nostro ultimo congresso si è deciso che, pur mantenendo la nostra specificità, che si distingue nettamente dal liberismo di Berlusconi e di molti suoi alleati, siamo costretti a fare accordi con il centro-destra».
    Nel 1996 il mancato accordo costò caro a Polo delle libertà.
    «Una trentina di seggi perduti. Berlusconi disse: è colpa Fini, che ha sottovalutato la presa della Fiamma. Mentre adesso due regioni hanno una maggioranza di destra grazie al nostro contributo». (...)
    Solito Rauti, anticomunista, anticapitalista, antiborghese. Ma se in Italia si fosse sviluppato un partito non liberista, popolare conservatore come la Cdu-Csu in Germania, lei sarebbe stato ai margini della politica. Irriducibile come sempre?
    «Forse avrei potuto essere un compagno di strada di quell'aggregazione politica. Ma non si può dire, è un discorso astratto. Perché noi abbiamo un retroterra fortissimo di vissuto: nella Rsi io ho fatto la guerra sino alla fine, facevamo i rastrellamenti nel basso Polesine, e vedevamo l'odio nei nostri confronti. C'era l'odio, ma c'era anche una miseria spaventosa. Non ci capivano. E allora io pensavo, e lo dicevo, la colpa è nostra. Mai più non farci capire, mai più. L'intera mia vita politica è stata basata su questa convinzione, su questa intenzione. E tutto questo, mi creda, non si svende».
    * da L'espresso
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    [Data pubblicazione: 05/12/2003]
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito

    Per carità, Rauti è meglio di Fini, ci mancherebbe altro, almeno lui è rimasto fedele alle proprie radici. Tuttavia pure lui di tricolorate ne ha fatte e ne dice....
    Il partito di Rauti contro i popoli Padani (dal sito internet della Fiamma Tricolore):

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    Il partito di Rauti contro il popolo valdostano e la sua autonomia (dal sito internet della Fiamma Tricolore):

    "«Cambiare lo Statuto speciale» Un disegno di legge in Senato"

    Altro che elezioni: Destra Valdostana, che le firme per la lista pare averle già raccolte, pensa in grande e presenta addirittura un disegno di legge costituzionale, già messo in calendario al Senato della Repubblica. Il testo, elaborato dal movimento di Giancarlo Borluzzi, punta dritto sul bilinguismo e propone la modifica degli articoli 38, 39 e 40 dello Statuto speciale, e l’abolizione del 40bis. E’ stato lo stesso Borluzzi, ieri, a presentare il disegno di legge che parte dall’assunto che in Valle d’Aosta «gli autoctoni non costituiscono una minoranza etnica bensì numerica» e che «questa regione non costituisce neppure una minoranza linguistica perché l’idioma francese non è più parlato da nessuno». Destra Valdostana dunque propone la riscrittura dell’articolo 38 per «superare la parificazione tra italiano e francese» e del 39, prevedendo l’obbligo dello studio alle elementari di una lingua a scelta tra francese, inglese e tedesco per un numero di ore pari a quelle per l’italiano, con l’aggiunta di una seconda lingua alle medie. Entrambe le lingue straniere verrebbero studiate poi anche nelle superiori. «In questo modo - dice Destra Valdostana - nulla viene tolto a nessuno, bensì consentito a tutti di formarsi la cultura desiderata». Non solo: con la modifica dell’articolo 40 il movimento di Borluzzi propone «la possibilità di creare una scuola totalmente francofona, equiparata a quella ordinaria, per tutto il ciclo scolastico». La proposta si completa poi con l’eliminazione dell’obbligo dell’esame di francese per l’accesso ai posti pubblici e l’abrogazione dell’articolo 40 bis che fa riferimento alla minoranza walser. Il disegno di legge è stato depositato dunque in Parlamento. «In Valle - ha commentato beffardo Borluzzi - vige la prassi che ci sia qualcuno che si ritiene l’unico autorizzato a muoversi alle Camere. Ma non è così». Destra Valdostana, per portare il testo a Roma, ha potuto contare sull’appoggio e sull’ausilio di Luigi Caruso Verso, senatore della Casa delle Libertà balzato agli onori delle cronache, a inizio legislatura, perché il seggio in cui è stato eletto (Trapani) fu l’unico in cui la CdL strinse un patto di desistenza con la Fiamma Tricolore di Pino Rauti, di cui Caruso Verso è, per l’appunto, esponente.
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    Il partito di Rauti contro il popolo tedesco Sud Tirolese e la sua autonomia (dal sito internet della Fiamma Tricolore):

    "Il Vice Segretario Nazionale Fabrizio Taranto a Bolzano
    La battaglia a difesa dell'Italianità"
    Unitalia sposa la fiamma tricolore.
    Unitalia, dopo aver atteso le decisioni dentro la Casa delle libertà sulla possibile lista unica, ha deciso di presentarsi da sola alla prossima consultazione elettorale per le provinciali del 26 ottobre forte tuttavia di un'alleanza significativa con la Fiamma tricolore/Msi e quindi anche di un nuovo simbolo.
    E la novità maggiore nella rinnovata versione grafica è costituita da una grande fiamma tricolore che domina la classica denominazione del partito della destra.
    «Ed è stata una scelta convinta - ha sottolineato Donato Seppi - perché noi a differenza di altri non abbiamo dimenticato e tradito la nostra storia e le nostre radici ideali e politiche».
    Alla conferenza stampa di ieri erano così presenti tra gli altri anche il vicepresidente della Fiamma Tricolore/Msi, Fabrizio Taranto, e il responsabile per gli enti locali Salvatore Bonocore che non hanno fatto ricorso a giri di parole ed hanno parlato di «Alleanza nazionale come di una destra smidollata che tenta di governare il Paese, ma che in realtà ha svenduto tutto il suo patrimonio ideale sull'altare del potere».
    Per quanto riguarda il programma di Unitalia, Seppi ha alzato il dito «sullo Statuto di autonomia per il quale occorrono modifiche sostanziali con un'azione di profonda revisione dato che, così come applicato, non è né potrà mai essere nell'interesse del gruppo etnico italiano, visto che quello tedesco sarà sempre maggioritario e rappresentato da un "partito unico" in grado di imporre unilateralmente la propria volontà».
    «In questo senso non escludiamo neppure azioni provocatorie e clamorose - ha proseguito Seppi - per contestare ancora una volta sia qualsiasi progetto di devoluzione sia quella vergognosa e discriminatoria norma che solo qui in Alto Adige è in vigore, ovvero la proporzionale etnica. Norma che va cancellata al più presto, anche perché altrimenti ci penserà l'Europa».
    «Siamo stufi che centinaia di extracomunitari, il più delle volte irregolari e clandestini, e di zingari siano in Alto Adige beneficiando delle nostre case, e sono già 158 gli alloggi assegnati dall'Ipes, e di tutti i nostri servizi. Questo per altro è il risultato di una legge assurda come la Bossi-Fini che a livello nazionale ha già regolarizzato ben 700.000 extracomunitari.
    Dunque Unitalia che riprende tutti i temi cari all'estrema destra e che non esita a calcare la mano nei confronti «di un'Aleanza nazionale che, per smania di potere, ha smarrito e tradito la storia politica della destra italiana e soprattutto ha dimenticato gli insegnamenti di un Giorgio Almirante e di un Andrea Mitolo che per noi restano - ha concluso Seppi - degli autentici esempi di grande coraggio e coerenza politica».

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    Il partito di Rauti contro il bilinguismo in Friuli Venezia Giulia (dal sito della Fiamma Tricolore):

    "Ancora in merito alla visita di Luca Romagnoli in Friuli Venezia Giulia
    Firme contro il bilinguismo"

    Una raccolta di firme, una petizione popolare a sostegno di un referendum abrogativo della legge 38 che tutela la minoranza linguistica slovena. La proposta Š del segretario nazionale di Fiamma Tricolore, Luca Romagnoli, presente ieri a Gorizia nel quadro di quella Š stata chiamata ®controffensiva informativa sul bilinguismo¯ voluta dall’Ms. In margine all’incontro svoltosi al Polivalente, Romagnoli ha chiesto a gran voce il censimento della minoranza slovena a Gorizia. ®Lo si faceva ben prima dell’Impero romano - sottolinea -, non vedo perchŠ oggi non si possa contare una comunit…. Gli ultimi dati a disposizione sono quelli del censimento del 1971: in quell’occasione venne allegato un foglio per indicare l’etnia di appartenza e si evinse che, a Gorizia, soltanto il 13 per cento della popolazione era slavofona. Non si pu• pertanto permettere che la maggioranza italiana diventi minoranza visti i numeri¯. Fabrizio Taranto, vicesegretario nazionale di Fiamma Tricolore, ha invece ricordato quanto accade oltreconfine. ®Mi sembra esista un concetto di reciprocit… nel diritto internazionale. Noi tuteliamo la minoranza slovena in Italia ma, al di l… del confine, viene tutelata allo stesso modo la minoranza italiana? Francamente, non mi sembra¯. L’incontro Š stato introdotto da Sergio Cosma che ha parlato di ®nuovo irredentismo¯. ®Il Centrodestra deve mordersi le mani - ha detto . Ha consegnato la citt… ai comunisti, commettendo un gravissimo errore: non ha accettato, al ballottaggio, i nostro voti. E cos? oggi abbiamo la sinistra al potere: ed essere di sinistra in questa citt… significa essere anti-italiani e filo-sloveni¯. Romagnoli, ricordando la manifestazione di solidariet… alle forze dell’ordine che si svolger… il 23 novembre a Trieste, ha definito infine la legge Bossi-Fini ®una sanatoria da furbastri. Paradossalmente era meglio la legge Martelli sull’immigrazione¯.

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    Il partito di Rauti contro la Lega a Pontida (dal sito della Fiamma):

    Il commento di Rauti al giuramento di Pontida
    CHIARIRE CON LA LEGA, SUBITO E DRASTICAMENTE

    “Non c’Š dubbio: esiste un “problema Bossi”- ha dichiarato il Segretario della Fiamma Tricolore, on. Pino Rauti- e prima lo si affronta e meglio Š. Per evitare che esso si trascini per tutta la legislatura, che diventi un tormentone paralizzante e che offrirebbe alla Lega la devastante funzione di arbitra del Governo e del suo legiferare. Una funzione che priverebbe il Governo del suo ruolo –invece indispensabile- di difesa della Nazione e dello Stato.
    Lo avevamo detto –ha ricordato l’on. Rauti- sin dal momento della costituzione del governo; occorre un gesto eccezionale di coraggio politico: o si mette fine ad ogni pretesa “eversiva” della Lega, oppure –al limite- Š meglio tornare alle urne.
    Senza la “Lega”, che lasciata sola perderebbe ancora consensi, e si ridurrebbe a pochi parlamentari. Meglio un lucido “atto chirurgico” adesso, subito, con elezioni a novembre, che l’intollerabile previsione di una convivenza tormentata e tormentosa una “coesistenza” sempre sull’orlo della rottura e del ribaltone. Una situazione che fornirebbe tra l’altro alle Sinistre, la sbalorditiva possibilit… di paludarsi con il Tricolore. Mentre Bossi “giura da padano” e non da italiano; mentre la Lega minaccia di chiedere la “liquidazione del Codice Rocco l… dove configura come reato il “vilipendio alla bandiera”, definito un “reato antistorico” dal ministro leghista della Giustizia.
    Siamo in una situazione di emergenza –conclude il Segretario missino- ed occorrono, anche da parte del presidente Ciampi, risposte adeguate, all’altezza della sfida dissennata che viene lanciata contro l’unit… e la coesione della Nazione”.

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    Il partito di Rauti contro la devoluzione e il federalismo (dal sito della Fiamma Tricolore):

    Comunicato stampa del Segretario Nazionale, Luca Romagnoli
    DEVOLUZIONE E LO SCRITERIATO INCEDERE DI UNA MAGGIORANZA

    Devoluzione sia!
    Si mantengano i patti con gli elettori (con quelli della Lega, i soli consapevoli)!
    Si compia dunque l’ennesima mortificazione dello Stato, trasferendo da questo alle Regioni “le competenze esclusive di scuola, sanit… a polizia locale”. Come? Al solito proseguendo nel solco gi… tracciato dal biasimato governo ulivista.
    Ô proprio cos?: la “devolution” del Ministro per le Riforme (l’Umbertone nazional-padano, discendente di quei valligiani che dal Bresciano e Bergamasco decisero di risalire a ritroso la Penisola al seguito del Garibaldi) ha preso le mosse dalla riforma federalista approvata nella scorsa legislatura, quella che ha modificato il Titolo V della Costituzione, conferendo maggiori poteri alle Regioni (riforma poi confermata dal referendum).
    Poteri alle Regioni? C’Š da chiedersi piuttosto se non sia il caso di toglierli; giacch‚, in tante occasioni, sono solo serviti ad alimentare disservizi, appetiti pantagruelici, distribuire o meglio disperdere risorse pubbliche, creare una pletora di nuovi amministratori e quindi loro sodali da mantenere, ingolfare e peggio costringere nelle pastoie d’una ulteriore burocrazia gli amministrati.
    Non bastava questo, non era sufficiente il gi… ampio potere legislativo concesso alle Regioni autonome, si dovevano spingere gli egoismi dei ricchi al parossismo della disgregazione culturale, solidale e persino della sicurezza pubblica.
    Eccolo dunque il “progetto Bossiano”, fatto proprio dal Governo e da questa malnata maggioranza: modificare l’art. 117 della Costituzione assegnando alle Regioni pieni poteri in materia di sanit…, polizia locale e scuola. “Lo stato non deve mettere bocca nelle materie in cui c’Š la competenza esclusiva delle Regioni”, ha dichiarato il braccio destro di Bossi Francesco Speroni e, peggio, gli ha fatto eco il Ministro per gli affari regionali Enrico La Loggia (non padano, ma meridionale eletto da elettori meridionali), che sulla devoluzione ha dichiarato “...non riesco ad immaginare come possa sfasciare il Paese” (CdR, 3 dicembre pag. 8).
    E ministri, deputati e senatori di Alleanza Nazionale come intervengono? Cosa dicono questi falsi paladini della dignit… nazionale; del “Tricolore patriottardo” questi inventori del “timido sciovinismo massmadiatico” questi malversatori dei sentimenti e dei valori, questi “metafisici del potere” questi “nuovi illuminati?” Tombale silenzio. Fragoroso, solito ipocrita silenzio. Al massimo pencoleranno tra le battute del Presidente Ciampi, cercando di convincere iscritti ed elettori che un “…regionalismo solidale Š possibile” anzi “va di pari passo con l’unit… della Nazione”.
    No questa secessione surrettizia, quest’ulteriore sperequazione tra Nord e Sud d’Italia, questa divisione dei diritti e dei doveri, questo abominio antisolidarista e antisociale va denunciato e combattuto con asprezza di toni e protesta fragorosa quanto popolare! Sicurezza e ordine pubblico, pari opportunit… d’accesso alle prestazioni sanitarie (per altro gi… deficitarie come il fenomeno della migrazione sanitaria in Italia ampiamente dimostra), diritto ad un istruzione non sperequata quanto a temi culturali e servizi sono doveri inalienabili dello Stato. Cos? come non sono discutibili questi doveri altrettanto non si pu• mortificare un’unit… nazionale ed una identit… culturale che oggi – ancor pi— di ieri – si confronta nel pi— ampio scenario europeo. Non Š possibile consentire che si usi il federalismo per dividere – primo caso nella storia – quando ogni altro, sua concreta attuazione e sempre servita al tentativo (talvolta con esiti poi negativi come nel caso della Jugoslavia), di unire e condividere.
    Mentre curiosi attendiamo di vedere come giustificheranno ai loro elettori gli eletti della CdL nel Mezzogiorno l’ennesima svendita, piace qui concludere con un’altra citazione – simpatica questa volta – “Berlusconi ha vinto grazie ai voti del Meridione. Ma se oggi andasse al Sud verrebbe preso a fischi e pernacchie. E quando ci sar… il referendum (abrogativo della Devoluzione n.d.r.) io sono convinto che lo vinceremo” (Clemente Mastella, CdR, 3 dicembre pag. 8).
    Beh, quel che Š certo Š che i missini della Fiamma faranno quanto in loro potere affinch‚ questo accada. Significativo Š il potenziale disgregante della proposta, che innesca dinamiche conflittuali tra i diversi territori del Paese. Una riforma istituzionale, che prefigura politiche locali e profili regionali assai differenziati, quindi l’ulteriore inasprimento degli squilibri territoriali del Paese, alla luce della evidente recrudescenza dei profondi divari interregionali, avr… esiti pericolosi in termini di sviluppo socioeconomico e d’indebolimento della coesione sociale.
    A causa della moltiplicazione degli ordinamenti regionali e della differenziazione normativa, nelle Regioni si determineranno differenze sostanziali e inaccettabili disomogeneit… nei servizi erogati ai cittadini, nelle opportunit… di sviluppo per le imprese residenti nelle diverse aree del Paese. Prendiamo ad esempio due indicatori socioeconomici di base: la ricchezza pro capite e il tasso di disoccupazione nei diversi contesti territoriali e nel confronto con altre regioni europee. Il valore medio della ricchezza pro capite a livello nazionale Š pressoch‚ in linea con il valore medio riferito all’Unione europea, Š per• vero che l’Italia figura tra i Paesi Europei che presentano i pi— marcati divari territoriali interni dello sviluppo. I due esempi regionali estremi in Italia sono Trentino-Alto Adige (con un Pil pro capite pari nel 1998 al 136,1% del valore medio europeo), e Calabria, la cui ricchezza per abitante scende al 60,7% della media europea, ovvero Š tra i livelli pi— bassi d’Europa insieme ad alcune regioni di Grecia, Spagna e Portogallo.

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    Il Partito di Rauti ancora contro il federalismo e in difesa del centralismo modello 1861:

    Mentre si punta alla devolution
    FEDERALISMO: UNA MODA DEL MOMENTO?

    La proposta federalistica Š stata, indubbiamente, la pi— forte in questi ultimi anni, nel nostro Paese. Anni caratterizzati, dal tanto discutere di riforme istituzionali ma non da una capacit… di volare alto, come si usa dire, secondo la rilevanza dell’argomento. Basti pensare alla decisa prevalenza, che a lungo Š stata conservata, del tema delle riforme elettorali e al modo come se ne Š discusso, ossia come di un problema di mera ingegneria istituzionale, che da solo avrebbe dovuto essere sufficiente per il passaggio ad un altro tipo di Stato. Peraltro, neppure sul tema federalistico si Š brillato in materia di chiarezza e larghezza di idee.
    Alla fine, stringi stringi, il punto pi— dibattuto Š stato quello del trasferimento di nuovi poteri agli Enti regionali. Si da, infatti, per scontato che per istituire il federalismo in Italia, basti trasformare in componenti di uno Stato federale le attuali Regioni. Grazie a un decisivo irrobustimento dei loro poteri e a una corrispondente “cura dimagrante” dei poteri centrali dello Stato, le Regioni si trasformerebbero automaticamente in componenti di uno Stato federale come sono gli States degli Stati Uniti o i Cantoni svizzeri.
    Ma nessuno si Š chiesto se questa ipotesi sia del tutto attendibile ed attuabile in Italia. Il che rivela anche il carattere piuttosto peregrino della genesi del federalismo nel nostro Paese. Per la via federalistica si Š, infatti, giunti, come una ripetuta esperienza storica dimostra (Stati Uniti, Svizzera, Impero Germanico, 1871), a stringere nello stesso vincolo statale entit… diverse. In Italia si intende attuare, invece, un ordinamento federalistico una unit… gi… da molto tempo costituita.
    In Italia, e questo bisogna dirlo con molta chiarezza- l’istanza federalistica Š maturata e nata soprattutto all’interno della classe politica o, pi— in generale, della classe dirigente che non Š sempre cos? rappresentativa come vorrebbe. L’unico caso in cui si pu• affermare che il federalismo ha avuto alle spalle una certa spinta popolare si Š verificato al Nord –e soltanto in certe zone del Nord- non al Sud.
    Tutti hanno cominciato a parlare di federalismo, soltanto quando la Lega ha minacciato la secessione. Ora ci viene da domandarci se siamo certi che la massima parte degli italiani abbia ben compreso la differenza tra l’attuale ordinamento regionale dello Stato ed un nuovo ordinamento federale.
    Gli argomenti con i quali oggi Š promosso il federalismo, in fondo sono, pi— o meno, gli stessi di quelli avanzati alla fine degli anni ’60 per l’attuazione della struttura regionalistica –prevista dalla Costituzione- ed attuata solo nel 1970. Ricordo che allora il MSI fece una grossa battaglia contro l’istituzione delle Regioni, difendendo la centralit… dello Stato. A quelle motivazioni che cosa ha aggiunto l’attuale federalismo? Ha aggiunto –diremmo- qualcosa che ripropone il federalismo risorgimentale, ma in un contesto storico profondamente cambiato.
    Oggi il federalismo ha a che fare non con effettive realt… storiche, ma con istituzioni amministrative litigiose e poco efficaci; che nella maggior parte dei casi, solo da pochi anni stanno cominciando a mettere radici solide e che solo in pochi casi corrispondono al disegno degli antichi Stati italiani.
    La soluzione centralistica fu, inoltre, adottata in Italia nel 1861 per assicurare un impulso pi— moderno delle realt… locali. Ô proprio certo che oggi da per tutto questo non sia pi— vero? Lo Š in particolare per il Mezzogiorno? E l’esperienza regionale, dal 1970 in poi Š stata complessivamente soddisfacente? E quanto alla difesa degli interessi e delle identit… locali, Š davvero Roma a minacciarle? O non, piuttosto, il “grande mercato” delle multinazionale e il supercapitalismo mondialista con il suo consumismo e la sua “pubblicit…? O non sono i grandi mezzi di comunicazione di massa (televisione in testa) e i giganteschi movimenti internazionali di popolazione? L’Italia unita Š stata, nella realt…, gi… pregna di spiriti regionalistici, e chi non lo ricorda non ne intende bene la vita morale e le dimensioni socio-culturali. Con questo, ovviamente, non vogliamo affatto affermare che l’Italia abbia costituito un modello ideale di Stato centralista o che pi— forti istanze regionalistiche o vere e proprie istanze federalistiche non possono e non debbano allignare in Italia. Si vuole soltanto sottolineare qualche elemento che dovrebbe rendere molto pi— avvertiti della complessit… del problema e, soprattutto, pi— forti contro le tentazioni e i conformismi delle mode politiche. Del resto, le regioni del Sud d’Italia sono divenute comodo mercato del Nord e del capitalismo internazionale. Siamo proprio certi che le regioni autonome sapranno meglio difendere le comunit… locali dagli assalti dei “signori della globalizzazione”? C’Š forse ancora tempo per dibattere; e c’Š molto su cui discutere.

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    Il partito di Rauti in favore della costituzione del mercato comune del mediterraneo:

    Sud, una posizione strategica da rispettare
    Il sogno del Mercato comune del Mediterraneo

    Nel 2010 il Mediterraneo sar… un enorme “mercato di libero scambio” con oltre 700 milioni di consumatori nell'ambito del quale l'Italia e il Mezzogiorno saranno chiamati a svolgere un ruolo di primissimo piano per la sua posizione strategica il Sud in particolare, anche per il suo rapporto amniotico con il mare, se sapr… dotarsi di dinamismo nelle sue istituzioni economiche e dirigenziali, potrebbe avere la sua grande occasione di rilancio. Il ruolo che Napoli, le Regioni del Sud e tutto il Meridione possono avere nel Mercato comune del Mediterraneo, Š stato gi… scritto nel Progetto del Movimento Sociale per il Sud e continuiamo a ritenere che quella sia l'unica strada percorribile per dare un ruolo attivo al Mezzogiorno d'Italia, altrimenti destinato ad una condizione di sottosviluppo e di disperazione sociale. Ma tutto ci• non potr… avvenire automaticamente, ma solo in virt— del coraggio e della capacit… di iniziativa degli imprenditori del Meridione o della sua classe politica e dirigente. Saranno costoro all'altezza del compito? Questo Š il punto.
    Cos? come dovremmo riflettere pi— attentamente sui compiti e sulle responsabilit… dei nostri amministratori a tutti i livelli istituzionali. Le opportunit… economiche offerte al Sud, dipenderanno in larga misura dalla qualit… delle sue istituzioni pubbliche. Le novit… introdotte dalle recenti leggi di modifica costituzionale offrono agli organi di governo delle regioni una certa autonomia politica nel campo dei rapporti Internazionali e transnazionali, ma tutto questo non potr… da solo bastare. Occorrer… realizzare una burocrazia colta ed efficiente ed una classe politica capace di dotarsi di strumenti di analisi sofisticati e di competenze diplomatiche qualificate. Un'intellighenzia autenticamente interessata a sperimentare l'incontro con realt… diverse e consapevoli nel volere promuovere relazioni privilegiate con i Paesi in via di sviluppo di tutto il Mediterraneo: possiamo dire che in Campania e pi— largamente in tutte le regioni del Sud esistano queste condizioni nella misura richiesta dalla sfida che dobbiamo affrontare? Per non dire del fatto che sulle prospettive di sviluppo del cosiddetto partenariato euromediterraneo sarebbe ora di dire alcune verit… elementari.
    La promozione di un'area di libero scambio mediterranea Š un'operazione che produrr… vantaggi autentici per tutti i Paesi che vi parteciperanno ma ad una condizione: soltanto se sapr… trasformarsi in uno spazio economico integrato in tutte le sue funzioni, embrione di una vera e propria comunit… sociale e politica. Chi pensa che ci• possa accadere in tempi brevi si sbaglia. La Comunit… europea si Š costituita dopo secoli di guerre disastrose. I popoli del fronte sud-orientale e meridionale del Mediterraneo sono divisi da conflitti sanguinosi.
    Di fronte a questa prospettiva affascinante ed ardua le citt… del Sud non sono certo avvantaggiate rispetto ad altre citt… costiere quali per esempio Genova con il suo porto. Non solo. Citt… come Barcellona e Marsiglia possono contare su un tessuto economico, politico e culturale molto pi— orientato a questo fine del nostro. Tra la fine degli anni Cinquanta e la fine degli anni Settanta l'Italia ha avuto la possibilit… di costruire un sistema di relazioni privilegiate con i paesi del Mediterraneo. Questa occasione Š stata in gran parte sprecata. La Spagna ha bruciato le tappe della modernizzazione e la Catalogna di oggi un concorrente temibile.
    Si tratta, in definitiva, di mettersi al lavoro con impegno e senza alibi. Se il Sud sapr… approfittare di questa occasione, il Mercato comune del Mediterraneo potr… rappresentare una vera opportunit…. Diversamente il Mezzogiorno d'Italia continuer… ad essere relegato ai margini della modernit….
    ---

    FORTE TUTELA DELLA LINGUA ITALIANA



    In questo nostro mondo, trasformato in villaggio globale, dove il liberismo economico tutto avvolge e coinvolge, dove le comunità vengono annientate, massificando e omologando usi, costumi e tradizioni, fra i compiti prioritari dei governanti nostrani ci dovrebbe essere quello della tutela della lingua e della cultura italiana. Non per intraprendere una battaglia di tipo "sciovinista” ma per far si che il nostro Paese vada di pari passo con gli altri Stati europei, che stanno cercando di arginare il predominio incontrastato della lingua inglese. Fa veramente rabbia e ci rammarica moltissimo constatare come, anche in Italia, l'idioma di Dante sia diventato una lingua di serie B. La Francia, la Spagna ed i paesi sudamericani, ma anche piccole nazioni come il Portogallo e la Grecia dovrebbero, in proposito, insegnarci qualcosa: quando una manifestazione o una conferenza internazionale si svolgono in Francia, i temi del convegno o l'avvenimento vengono indicati esclusivamente in lingua francese, quando si svolgono in Spagna in casigliano, e così via; quando invece è l’Italia ad ospitare qualche manifestazione e/o conferenza internazionale, predomina esclusivamente la lingua inglese, come è avvenuto in occasione del vertice del G8 a Genova, o di recente a Trieste con la riunione dei Paesi del Centro-Europa. I nostri politici che partecipano alle assisi internazionali, invece di parlare in italiano, si esprimono in inglese, come ha fatto di recente il Ministro degli Esteri Ruggero intervenendo all’ONU. Tutto ciò amareggia moltissimo e frustra i nostri emigrati all'Estero, che tengono moltissimo all'uso della nostra bella lingua, tanto da fare enormi sacrifici per organizzare corsi di apprendimento per i loro figli e nipoti. Il colmo viene, comunque, raggiunto dalla nostra compagnia aerea di bandiera "Alitalia”, che ormai usa solo l'inglese non solo nei voli internazionali, ma anche in quelli nazionali: al passeggero che s'imbarca a Roma per andare a Milano, viene consegnata la carta d'imbarco con scritto:" ROME – MILAN”, come se un cittadino di qualsiasi lingua e Paese del Mondo, senza la traduzione in lingua inglese, non fosse in grado di capire il significato delle parole ROMA e MILANO, scritte in lingua italiana. Di contro, se si ha la ventura di volare con altre compagnie aeree (Iberia, Aereolinas Argentinas, ecc) si ha il piacere di vedersi consegnare la carta d'imbarco con ROMA e MILANO scritte in italiano. Si passa poi all'indecenza, responsabili la stampa, ed i mezzi d'informazione, (quando si ribattezzano con nomi inglesi i Ministeri della Repubblica. Con l'inizio di questa legislatura non abbiamo più il Ministero del Lavoro, bensì il Ministero del Welfare. Tutto ciò non è altro che servilismo e vassallaggio culturale che contrasta con la voglia di cultura italiana che c'è in giro per il mondo. Ci sono Nazioni, dalla forte identità, che non permettono "barbarismi" linguistici: in Francia il computer si chiama "ordinateur” ed in Spagna "computadora” Noi siamo coscienti che tutte le lingue si evolvono e non vogliamo riaffermare un "purismo" stantio, ma intendiamo tutelare il nostro patrimonio linguistico e culturale. Fin dall'antichità, i dominatori conquistavano definitivamente un popolo quando riuscivano a cancellare la lingua dei vinti. Invitiamo tutti coloro che non si ritengono “vinti” a fare fronte comune e combattere la gloriosa battaglia culturale per impedire che venga cancellata la nostra identità di individui e di popolo.

    ---
    Luci ed ombre dei finanziamenti UE


    EUROPA E FONDI AL SUD

    Abbiamo sempre detto che anche con il riposizionamento del Partito nell’aerea di Centro-Destra non avremmo comunque risparmiato critiche costruttive al Governo e lo abbiamo fatto spesso. Ora, in quest’occasione specifica, bisogna riconoscere che la richiesta avanzata del ministro dell’Economia Tremonti e dal suo vice MiccichŠ, alla Commissione Europea affinchŠ i fondi strutturali destinati al Mezzogiorno siano impiegati anche per finanziare il credito d’imposta, Š stata davvero un’abile mossa.
    Il Governo promette che quest’agevolazione sar… concessa agli imprenditori del Sud i cui progetti d’investimento rientrano nei settori produttivi individuati come prioritari dalle Regioni meridionali. Con questo accorgimento si evita l’obiezione che un incentivo automatico -com’Š per sua natura il credito d’imposta- finisca con l’assorbire, in tutto o in parte, le risorse dei fondi strutturali destinate invece ad obbiettivi programmatici.
    La “mossa” del Ministro pu• apparire un escamotage ma non lo Š. E se pure lo fosse, sarebbe comunque un espediente utile: permettendo che il credito d’imposta impieghi i fondi strutturali europei, permettendo che il credito d’imposta impieghi i fondi strutturali europei, si eviter… in concreto –ecco il punto da sottolineare- che le Regioni meridionali e le Amministrazioni centrali subiscano dalla Commissione europea la revoca d’ingenti risorse non spese quando l’anno prossimo Bruxelles far… la verifica dello stato d’attuazione dei programmi comunitari. E da prevedersi che da qui a dodici mesi, chiusi i conti dei primi due anni di attuazione dei programmi operativi regionali, la percentuale delle risorse spese sul totale sar…, nelle Regioni meridionali, (ma pure nei Ministeri che gestiscono i programmi nazionali), molto bassa, comunque inferiore a quanto programmato.
    E’ una previsione troppo pessimista? non credo. Vi sono due elementi a sostegno di quest’ipotesi. Il primo Š l’esperienza finora maturata. I fondi europei degli anni precedenti, gli stanziamenti assegnati al Mezzogiorno per gli anni 1994-1999, nonostante la proroga concessa alla spersa fino a quest’anno, a dicembre prossimo risulteranno inutilizzati per alcune migliaia di miliardi; si dice per almeno seicentomila miliardi.
    In secondo luogo, i nuovi fondi strutturali per il periodo 2001/2006 sono stati programmati mediante una procedura rigorosa che prevede un monitoraggio accurato, una valutazione degli effetti, insomma, un’alta qualit… del lavoro tecnico-amministrativo cui n‚ le Regioni meridionali n‚ le Amministrazioni centrali, i Ministeri, erano nella generalit… dei casi, preparati. Vi sono stati certamente vari tentativi di “adeguare” adeguare gli apparati burocratici alla nuova sfida posta dalla cosidetta Agenda 2000, cioŠ disegno programmatico d’assieme dei fondi comunitari predisposto due anni fa al Ministero del Tesoro. Si sono anche avuti quelli che i tecnici della materia definiscono “innesti” di competenze esterne, specie nelle Regioni del Sud, con l’impegno di tecnici e di consulenti non appartenenti agli organi delle Amministrazioni. Ma la realt… Š, la verit… Š che la cultura della progettazione, un’organizzazione moderna del lavoro d’ufficio, non si possono importare, n‚ s’innestano facilmente in uffici gestiti con metodi antiquati. E poi non tutti i consulenti sono stati scelti sulla base di rigorosi criteri professionali, ma spesso sono stati reclutati secondo criteri di clientelismo politico.
    A ci• si aggiunga che il cosiddetto “partenariato istituzionale e sociale”, cioŠ la devoluzione di responsabilit… nel gestire i programmi delle Regioni alle Province ed ai Comuni, e il coinvolgimento delle forze sociali organizzate (Associazione d’imprese, Sindacati) Š avvenuto solo in alcuni casi, mentre politici e funzionari regionali hanno per lo pi— preteso di controllare anche i pi— minuti capitoli di spesa. Il risultato Š stato che i bandi per l’utilizzo dei fondi comunitari hanno proceduto a rilento e la spesa Š stata finora, generalmente parlando, piuttosto esigua.
    Ben venga dunque l’utilizzo del credito d’imposta come agevolazione semiautomatica per evitare che le risorse europee rimangono inutilizzate e siano alla fine revocate e assegnate al altre Regioni d’Europa in via di sviluppo. La probabile proroga sarebbe, infatti , un ulteriore e grave danno d’immagine per il Mezzogiorno.

    Insomma, Le solite italianate trite e ritrite....pizza, spaghetti, mandolino e mamma...anche e soprattutto dal buon vecchio Rauti...

  3. #3
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    Cosa ti aspettavi se non il solito stato-nazionalismo di giacobina memoria?
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  4. #4
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    se cerchi bene trovi una frase che dice così:

    "d'altronde al pastore sardo serve di più la lingua italiana...."

    ma cosa se ne fa un pastore sardo della lingua italiana? meglio che impari bene il sardo e poi l'inglese, per poter esportare i suoi prodotti nel mondo.
    comunque, che questi quì dicano quello che vogliono sulle altre lingue dello stato italiano, tanto per quello che contano......

  5. #5
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    Originally posted by Perdu


    ma cosa se ne fa un pastore sardo della lingua italiana?

    Se la mangia salmistrata....
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  6. #6
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    Predefinito trovato!!!!

    trovato l'articolo!!!!

    questa lingua italiana, serve ancora?

    ".....L’italiano si sarebbe ridotto ad un ruolo di sottolingua, ad una specie di dialetto europeo? Niente di pi— infondato, soltanto se si tiene conto che l’italiano ha rappresentato per secoli la lingua della cultura, in contrapposizione a quella mera necessit… di comunicazione. “Invece di pontificare che l’italiano sta diventando un dialetto – commentava Maria Corti, docente di storia della lingua italiana all’Universit… di Pavia – direi che bisognerebbe pensare al fatto che, purtroppo in pi— di cento anni (100) di unit… e di scuola nazionale, non Š ancora riuscito a diventare una lingua. Quindi Š necessario prima di paragonarci alla Svezia e sognare il bilinguismo, INSEGNARE A TUTTI L’ITALIANO. Per non fare ancora una volta il discorso di Šlite, io credo che al pastore sardo serva prima di tutto l’italiano. "
    dal sito http://www.msifiammatric.it/index.htm

  7. #7
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    A mio avviso, in ogni movimento nazionalistico di stampo giacobino, una etnia (che è spesso la maggioritaria), governa sulle altre e cura i propri interessi, e la nazione è forgiata a immagine e somiglianza di questa etnia dominante, a dispetto di tutte le altre. In questo caso il partito di Rauti difende per ovvie ragioni l'etnia italica (latina e meridionale) di maggioranza, a dispetto di quella toscana, padano-alpina, sarda, ecc, che secondo questa filosofia giacobina debbono essere per forza "appiattite" e omologate culturalmente e linguisticamente sul modello di quella appunto italica. Si tratta di un giacobinismo di vecchio stampo. AN è invece già passata a una fase di giacobinismo piu' maturo e se vogliamo "decomposto", nella quale anche un nero o un cinese possono essere considerati italiani a tutti gli effetti basta che siano nati in italia e parlino l'italiano.

  8. #8
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    Beh, loro blaterino ciò che vogliono, e parlino la lingua che vogliono, tanto a noi il bilinguismo ormai non ce lo toglie nessuno (e osino toccarcelo...), e i "pastori sardi" (nell'immaginario fascista considerati come l'esempio di come anche nei confini dell'italico stato possano esistere barbari ancor più barbari di quelli di paesi lontani) se vogliono possono andare in tribunale e parlare la loro "lingua barbara" come e quanto vogliono... in barba alla lingua italiana...
    E poi in Sardinnya non vivono solo pastori, ci sono migliaia e migliaia di bambini che il sardo lo parlano tutti i giorni, e altrettanti che lo vorrebbero usare (o imparare) a scuola.

    Sti imbecilli poi non si stupiscano se di voti in Sardinnya non ne prendono... Almeno il Berlusca è furbo: dice ai suoi scagnozzi di parlare ai sardi di "regione-nazione" e dopo che lo hanno votato lo mette in c**o a tutti... Se non altro il cavaliere ha capito come ragionano i sardi: su di loro il lavaggio del cervello nazional-italianista non attacca, è meglio abbassarsi al loro livello e parlar loro come vorrebbero sentirsi parlare... e una volta oltrepassato lo spesso carapace... zacchete... arriva l'inculata...

    Fortza Paris!

  9. #9
    Totila
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    Rauti, Storace, Fini, fanno parte della stessa banda.

 

 

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