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    Predefinito Costanzo Preve sul 13 Dicembre

    Torino, Novembre 2003



    Un’operazione di regime



    di Costanzo Preve



    Nei confronti della nostra iniziativa di solidarietà alla resistenza irachena il circo mediatico-politico (un circo ormai largamente unificato e coordinato) ha sempre oscillato fra le due tattiche complementari del silenziamento e della demonizzazione. Non parlarne, lasciare il tutto al pettegolezzo informatico ed agli psicopatici, oppure parlarne per dire che si trattava di un’alleanza nazicomunista di sdoganamento. Il sottoscritto Costanzo Preve (che il Corriere della Sera del 22.11.03 definisce come il filosofo Costanzo Lepre, residente a Parigi, vero e proprio monumento alla serietà professionale del Corrierone) è visto come il teorico di questo osceno connubio e di questa perfida infiltrazione.



    1. Il silenziamento si è interrotto con un articolo di Repubblica del 19.11.03. Ma questo è avvenuto solo probabilmente perché si è saputo che della iniziativa si era occupata la BBC e la CBS, ed allora i provinciali italiani non potevano far più finta di niente. Ed allora la sinistra di regime a denominazione controllata ha subito sparato. (Saverio Ferrari su Liberazione, 20.11, e Angelo Mastrandrea sul Manifesto, 22.11). In sinergia è intervenuto “Libero”, in cui il deputato avvocato Taormina ha chiesto l’incarcerazione dei reprobi e “Repubblica”, 22.11, in cui Francesco Merlo ha detto che noi siamo peggio dei picciotti mafiosi di Corleone.

    Si è dunque creato in pochi giorni un fronte da “Libero” a “Liberazione”. So bene che le motivazioni sono diverse. Ma voglio far notare questa non casuale convergenza di regime, ed interpretarla.

    Per poterlo fare, bisogna distinguere l’ala del regime vero e proprio (Polo e Ulivo, nessuna differenza) e della sinistra politicamente corretta (Manifesto e Liberazione). Si tratta di dinamiche diverse. Parliamo prima del vero e proprio regime (oligarchia politica, preti e sionismo), e poi del comportamento della sinistra ufficiale politicamente corretta, apparentemente inesplicabile ed in realtà chiarissima.



    2. Partiamo dal regime vero e proprio. L’oligarchia italiana è divisa fra un settore (Berlusconi) che ha aderito completamente alla guerra preventiva ed alla crociata per l’esportazione armata della democrazia, ed un settore (Scalfari) che non ci sta ed invece vorrebbe un ritorno al militarismo Clinton-ONU. Del resto Scalfari l’ha detto chiaramente (cfr. Repubblica, 20.11): “L’Italia in guerra senza saperlo”.

    Che cosa unisce queste due ali della oligarchia? Le unisce il fatto che esse sono divise sul come affrontare l’attuale crisi mondiale, ma sono unite nel negare entrambe la legittimità della resistenza armata irachena, assimilata al terrorismo. E questo non a caso. L’oligarchia ritiene infatti legittimo dividersi sul come gestire una crisi, ma è unita nell’escludere il diritto giusnaturalistico di resistenza, perché questo vorrebbe dire patteggiare sul proprio diritto alla sovranità, che deve restare assoluta.



    3. I portavoce ideologici della oligarchia, da Giuliano Ferrara a Gad Lerner, hanno capito già da due mesi questo punto simbolico cruciale, ed infatti sono due mesi che insistono ogni giorno sul fatto che quella in Irak non è resistenza ma terrorismo. Ho visto nei talk show gli spettacoli penosi e vergognosi dei pagliacci del ceto politico, da Elettra Deiana a Luigi Manconi, che gli davano ragione, e negavano con forza il carattere di resistenza alla lotta del popolo iracheno (con la scusa, ovviamente, del dittatore Saddam, eccetera). Ritengo che una simile vergogna sia nuova, e non ci sia stato praticamente nulla di simile dal 1945.



    4. Il sionismo è piombato su questa confusione, e non per caso, perché il sionismo è schierato da anni sulla linea della guerra preventiva e della esportazione della democrazia (come recentemente Uri Avnery, ebreo israeliano, ha chiarito molto bene). Il sionismo è riuscito da tempo a far passare l’infamante equazione fra antisionismo ed antisemitismo, ed il recente prosternarsi opportunistico di Fini a Israele lo dimostra. Incidentalmente, cito la Stampa del 22.11: “I nostri ragazzi, dice Fini parlando di Nassiryia, sono stati colpiti da terroristi e non dalla resistenza, perché la resistenza è una cosa nobile”.

    Qui siamo in piena satira kafkiana e alla Guzzanti. Eppure, non bisogna mai dimenticare che oggi si è arrivati al punto in cui il sionismo afferma impunemente cose di un antisemitismo mostruoso.

    Sto esagerando? Vediamo (cfr. Repubblica, 18.11): “Sharon invita gli ebrei italiani a tornare (sic!) in Israele, l’unico posto al mondo dove gli ebrei possono vivere da ebrei”.

    Ho citato fra virgolette, perché qui si è veramente davanti ad un vero e proprio episodio di antisemitismo ripugnante. Immaginiamoci che qualcuno in Italia dica ad un conoscente ebreo: “Vattene da qui, questo non è il tuo paese, tu qui non puoi vivere da ebreo!”. Si direbbe, giustamente, che si tratta di un ripugnante ed inaccettabile antisemitismo, che nega ad un ebreo italiano la possibilità di vivere da ebreo in Italia.

    Ebbene, Sharon dice esattamente questo. Si tratta di tornare in Israele, e di cacciare ancora un po’ di palestinesi, perché più gente torna, ovviamente, e meno spazio c’è per gli indigeni rimasti.

    Sharon si merita camerati come Fini e Berlusconi. Essi hanno capito dove sta il nuovo clero sacerdotale per la legittimazione a governare, e vanno a testimoniare la loro sottomissione sulla pelle del popolo palestinese, uno dei pochi popoli al mondo a non aver mai praticato nessuna forma di antisemitismo storico.

    Vergogna a questi antisemiti.



    5. Dopo aver flirtato con il pacifismo, i pretoni cattolici e la loro gerarchia episcopale si sono subito riallineati con la guerra in corso. Il cappellano militare italiano Ruini ha detto testualmente: “Terroristi assassini, non fuggiremo di fronte a loro. Anzi, li fronteggeremo!”.

    Vergogna. Quelli delle Torri Gemelle e quelli della sinagoga di Istanbul sono terroristi, ma quelli di Nassiryia sono partigiani. Se c’è un Dio in cielo, non farà passare questa oscena bestemmia. Se Ruini non è universalista, e non capisce neppure la storia della guerra giusta di difesa che pure il suo stesso sinedrio pretonesco ha accettato da secoli, e che si applica quasi matematicamente al caso dell’Irak 2003, certamente qualcuno più in alto di lui farà giustizia.

    Nulla di nuovo. Per chi conosce la storia, ricordo un’interessante coincidenza. Nel 313 con l’editto di Milano Costantino non proclama solo la tolleranza religiosa, ma riconosce alla chiesa il compito ufficiale dell’assistenza ai bisognosi. Solo un anno dopo, nel Concilio di Arles del 314, i pretoni decidono di scomunicare i disertori dell’esercito romano.

    Avete capito? Nel 313 si riconosce alla chiesa il compito ufficiale dell’assistenza ai bisognosi. Nel 314 gli svergognati pretoni scomunicano i disertori dell’esercito romano, la più feroce macchina da guerra imperialista del tempo.

    Bravo Ruini. Ti sei proprio inserito nella migliore tradizione dell’ipocrisia pretonesca. Il 2003 come il 314. E sarebbe questa la missione profetica universalistica della chiesa?

    Vergogna.



    6. Non bisogna dunque stupirsi del triplice anatema dell’oligarchia capitalistica bifronte (Berlusconi/Scalfari), del sinedrio dei preti crociati (Ruini), ed infine del sionismo incontentabile, ormai assunto a tribunale supremo del politicamente corretto mondiale e dello sdoganamento morale in base alla sua (falsa e bugiarda) equazione con l’ebraismo in generale.

    Essi fanno il loro mestiere, e non essendo malati di economicismo e di mania ideologica purista come i miseri resti della militanza comunista novecentesca, sanno molto bene che le battaglie simboliche sono decisive.

    Ciò che invece può stupire è che lo stesso fuoco di sbarramento, sostanzialmente con gli stessi argomenti (la collusione con i fascisti), sia venuto anche da sinistra. Bisogna chiedersi seriamente il perché.



    7. In fondo, lo stesso Curzi, già stalinista riconvertito al movimento dei movimenti, ha scritto nero su bianco che un conto è la resistenza, che è buona, ed un conto è il terrorismo, che è cattivo. Questa è esattamente anche la mia posizione (non so di altri, e se vi sono riserve lo dicano). Certo, poi bisogna vedere caso per caso che cosa è terrorismo e che cosa no, anche perché il termine “terrorismo” (come d’altronde il termine “antisemitismo”) non connota un concetto univoco e chiaro. Ad esempio, io non considero terrorismo qualunque atto avvenga nei territori occupati della Palestina e nell’attuale Irak occupato, mentre considero terrorismo tutto ciò che avviene fuori e colpisce civili innocenti (dalle Torri Gemelli, che per me è terrorismo, agli attacchi a chiese, sinagoghe, eccetera). Se qualcuno non concorda discutiamone, ma non lasciamo nel vago una cosa tanto importante.

    In ogni caso sappia il signor Curzi che io sono d’accordo con lui. E allora perché tanto stupido accanimento?



    8. Ci si dice: perché avete sdoganato fascisti ed ex fascisti notori. Bisogna respingere questa accusa integralmente. In primo luogo, lo stesso termine di “sdoganamento” lo lasciamo ai doganieri, ed al ceto politico di potere che si fa “sdoganare” (D’Alema a New York, per dire che non è più comunista, e Fini a Gerusalemme per dire che non è più fascista, eccetera). Noi non siamo ceto politico, per alcuni purtroppo, e nel mio caso per fortuna.

    La questione è semplice. Si ristabilisce una piattaforma pubblica di adesione, e poi tutti coloro che vi aderiscono si definiscono esclusivamente sulla base di questa piattaforma di adesione, mentre viene messa provvisoriamente fra parentesi l’appartenenza, di sinistra, centro o destra che sia. Non si tratta infatti di fondare una nuova forza politica, ma solo di aderire ad una manifestazione di solidarietà alla resistenza irachena. Il solo criterio di giudizio, allora, è la piattaforma pubblica di adesione.

    E questa piattaforma è ispirata a tre principi. Storicamente, alla solidarietà con i popoli in lotta per la loro indipendenza nazionale e con la loro legittima resistenza, qualsiasi forma essa sovranamente decida di prendere (non siamo infatti noi a dover dire agli iracheni che cosa devono fare). Politicamente, alla tradizione anticolonialista, antimperialista ed alla tradizione della resistenza europea 1941-45 (che è ovviamente incompatibile con qualsiasi rivendicazione di fascismo o di “ragazzi di Salò”). Filosoficamente, ad un universalismo dei diritti di tipo democratico, egualitario ed antirazzista. Come si vede, l’accusa di stare costruendo un movimento antisistema che unisce l’estrema destra e l’estrema sinistra non sta in piedi.



    9. E tuttavia essa continuerà ad essere agitata, e lo sarà anzi sempre di più. E per molte ragioni, di cui ne elencherò qui solo tre, e poi chiuderò.



    10. In primo luogo bisogna sapere che in Italia esiste un establishment politico riconosciuto che va da “Libero” a “Liberazione” che si comporta come tutti gli oligopoli studiati dalla scienza economica, e cioè tende ad escludere ogni nuovo concorrente, sia pur debole e potenziale. Il fatto che gli oligopolisti ed i loro vassalli mediatici lo sappiano o no è secondario, perché già Marx ha parlato di falsa coscienza necessaria. Il selettore di accesso al sistema politico è un macchinario ideologico elaborato nell’ultimo ventennio, che si chiama Politicamente Corretto. Questo selettore fa passare gruppi ecologisti, pacifisti, femministi, eccetera, ma non fa passare nessuna posizione anti-imperialista. L’esame di Politicamente Corretto ha sostituito tutti gli esami filosofici ed ideologici precedenti (marxismo gramsciano, teoria cattolica della guerra giusta come guerra di difesa, teoria liberale classica che non legittima l’intervento armato di aggressione, eccetera).

    Noi abbiamo violato gravemente i limiti del politicamente corretto, da “Libero” a “Liberazione”, ed infatti siamo di fatto esclusi dal diritto di corretta informazione delle nostre posizioni, e ridotti ad una rimpatriata di reduci della divisione SS- Nibelungen.



    11. In secondo luogo, bisogna saper che “Il Manifesto” non è un giornale di partito, ma un giornale-partito (un po’ come Repubblica, del resto). Repubblica copre l’ala destra, ed Il Manifesto ricopre l’ala sinistra dello stesso bacino d’utenza, il popolo di sinistra postcomunista italiano. La divisione del lavoro fra i due giornali non è frutto di un complotto coordinato, ma per usare il linguaggio di Leibniz di una sorta di “armonia prestabilita”. Oggi l’antiberlusconismo è il collante ideologico del popolo di sinistra, e dunque anche del Manifesto e di Repubblica.

    Il compito storico del Manifesto negli ultimi trent’anni (dopo il primo periodo di tipo direttamente “politico”) è quello di tenere insieme in ultima istanza il corpo elettorale di riferimento. Interessante è l’amnesia storica su alcuni passaggi storici del Manifesto. Quando le bande di Djindjc fecero un colpo di stato in Jugoslavia il Manifesto intitolò “Bel –grado”, per dire che ciò che era successo era bello. Nel delicato passaggio 1989-91, quando alla fine nacque Rifondazione, il Manifesto fece una campagna giornalistica per impedirlo. E potremmo continuare a lungo.

    E’ dunque normale che il Manifesto si comporti come si sta comportando.



    12. In terzo luogo, “Liberazione” non è invece un giornale-partito, ma è un giornale di partito (PRC). Ha dunque tutte le rigidità, le ipocrisie, la lingua di legno dei giornali di partito. La sua caratteristica è però unica nel panorama italiano, e ci vorrebbero grandi studiosi del carattere gesuitico italiano (come Gramsci, Leopardi, Macchiavelli, eccetera) per individuarla. In breve, si tratta dei soliti metodi feroci di falsificazione e di diffamazione tipici dello stalinismo messi però al servizio di una ideologia apparentemente libertaria, che è quella del movimento dei movimenti No Global. Il contenuto è No Global, la forma è staliniana. Per uno studioso di filosofia come io sono, è una cosa assolutamente affascinante. Ora il pulcinella Bertinotti ha deciso di aderire integralmente all’Ulivo del bombardatore D’Alema, e questa scelta politica ovviamente deve essere pagata. Fini paga con l’adesione al sionismo, e Bertinotti paga con l’adesione al pacifismo. E così la resistenza armata diventa terrorismo.



    13. Chiudo. Ci aspettano tempi duri, molto duri. Il sistema si sta chiudendo. Nessuna delle forze al suo interno, da “Libero” a “Liberazione” ci difenderà mai. Il loro problema non è di aver dimenticato il marxismo, ma di aver dimenticato il liberalismo e la democrazia.

  2. #2
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    Predefinito Re: Costanzo Preve sul 13 Dicembre

    In origine postato da pietro
    Torino, Novembre 2003

    Un’operazione di regime

    di Costanzo Preve

    12. In breve, si tratta dei soliti metodi feroci di falsificazione e di diffamazione tipici dello stalinismo messi però al servizio di una ideologia apparentemente libertaria, che è quella del movimento dei movimenti No Global. Il contenuto è No Global, la forma è staliniana.


    Come al solito, Preve è ammirevole per lucidità di analisi e capacità di smascheramento delle ormai insopportabili ipocrisie dei politicamente corretti dell' arco Libero-Liberazione.
    Ho messo in quota l' affermazione sopra riportata, perchè noi comunisti nazionalitari ne sappiamo qualcosa, avendo subito sulla nostra pelle certi metodi inquisitoriali.
    A questo proposito, non dimenticherò mai l' episodio del 21 luglio 2001, quando- nel giorno della drammatica manifestazione in cui il trio BertinottiAgnolettoCasarini mandò allo sbaraglio 250.000 innocenti a Genova- "Liberazione" uscì con un paginone a firma dell' "esperto" Saverio Ferrari che smascherava la "trama neonazista" dei comunisti nazionalitari eredi di Jean Thiriart, dopo che erano stati da noi già pubblicati decine di documenti che smentivano quella oscena ricostruzione.

    Vergogna.

  3. #3
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    Predefinito Re: Re: Costanzo Preve sul 13 Dicembre

    In origine postato da Catilina

    A questo proposito, non dimenticherò mai l' episodio del 21 luglio 2001, quando- nel giorno della drammatica manifestazione in cui il trio BertinottiAgnolettoCasarini mandò allo sbaraglio 250.000 innocenti a Genova- "Liberazione" uscì con un paginone a firma dell' "esperto" Saverio Ferrari che smascherava la "trama neonazista" dei comunisti nazionalitari eredi di Jean Thiriart, dopo che erano stati da noi già pubblicati decine di documenti che smentivano quella oscena ricostruzione.

    Vergogna.
    Hai per caso il testo dell'articolo di S. Ferrari, o ti ricordi nello specifico di cosa parlasse?

 

 

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