Siglato il 27 gennaio è entrato in vigore il 6 giugno scorso con apposita legge votata all'unanimità l'accordo stretto tra l'Unione delle Comunità Ebraiche Tedesche (Zentralrat der Juden in Deutschland, infra ZdJ) ed il Governo della Germania. Non si tratta solamente di un'Intesa che aumenta e garantisce i mezzi finanziari a disposizione del ZdJ; bensì soprattutto del riconoscimento formale dell'importanza della conservazione e dello sviluppo della vita ebraica in Germania.
Se la data scelta per la sottoscrizione dell'accordo tra il presidente dello ZdJ, Paul Spiegel, ed il Cancelliere Gerhard Schröder ha simbolicamente corrisposto al 58mo anniversario della liberazione di Auschwitz è stato proprio per segnare come l'impegno della Germania sia volto ad assicurare fattivamente il futuro della vita ebraica nel Paese memore della ferita non rimarginata inferta dal regime hitleriano.
Il documento si apre con un preambolo nel quale vengono sottolineate le responsabilità storiche del popolo tedesco per la ripresa di una vita ebraica in Germania e come debbano essere consolidate le relazioni amicali con le singole Comunità. Viene quindi stabilito il principio di un coordinamento per la cura degli interessi comuni tra lo Stato Federale e lo ZdJ, individuato come ente aperto a tutte le correnti dell'ebraismo. Quest'ultimo inciso è sotteso a ricomprendere i circa 10.000 ebrei non iscritti nelle Comunità ebraiche ortodosse ed in particolare l'Unione degli ebrei progressisti tedeschi che conta circa 1.500 membri e durante la fase delle trattative ha lamentato di non sentirsi tutelata dallo ZdJ, ritenuto invece dal Governo l'unica organizzazione rappresentativa di tutto l'ebraismo tedesco.
Con il secondo articolo sono quindi fissati in 3 milioni di euro i contributi annuali versati dallo Stato tedesco allo ZdJ. Viene così triplicato l'ammontare di 1 milione di euro che sin qui veniva devoluto dal Governo allo ZdJ a titolo di liberalità. La somma del contributo statale determinato con l'Intesa resta fissata per i prossimi 5 anni. Nel 2008 le parti dovranno tuttavia verificarne la permanente congruità.
A fronte di questo contributo statale l'Unione delle Comunità Ebraiche si impegna a non chiedere altri fondi; pur rimanendo tuttavia impredicati i finanziamenti specifici per l'integrazione degli ebrei provenienti dalla ex URSS e per i cimiteri ebraici (art. 6); così come quelli su base volontaria previsti per l'Università di studi ebraici e l'Archivio centrale per lo studio della storia ebraico-tedesca, entrambi con sede ad Heidelberg (art. 5). L'Intesa specifica poi le modalità dei versamenti e della loro rendicontazione annuale al Governo.
Il contratto tra ZdJ e Stato federale è infine espressamente suscettibile di miglioramenti nel corso del tempo. Gli articoli 7 ed 8 infatti ne prevedono la possibilità di modifica attraverso accordi amichevoli tra le parti.
Dopo l'Olocausto per molti ebrei, soprattutto israeliani, era addirittura impossibile concepire la continuazione di una presenza ebraica in Germania. Ancora solo 7 anni fa nel corso di una visita di Stato in Germania l'allora Presidente israeliano, Ezer Weizmann, aveva indicato di non capire come degli ebrei potessero mai desiderare ancora di vivere in Germania.
Le Comunità Ebraiche tedesche tuttavia non costituiscono più oggi delle "Comunità in transito od in liquidazione" – come le Comunità dell'immediato dopoguerra che raccoglievano gli ebrei sopravissuti alla Shoah che volevano essere aiutati a lasciare il Paese piuttosto che non a viverci - esse anzi si moltiplicano come collettività pienamente vitali. Vengono costruite nuove sinagoghe, asili e scuole. Esistono due cattedre per l'insegnamento rabbinico: il Collegio Abraham Geiger di Postdam fondato nel 2001 e l'Università per studi ebraici di Heidelberg creata nel 2002. Almeno tre università a Monaco, Trier e Düsseldorf hanno dipartimenti dedicati all'insegnamento dell'yiddish. Lo stesso ZdJ poi pubblica un notiziario quindicinale con circa 20.000 copie di tiratura.
Questa vivacità è stata constatata dal Presidente israeliano Moshe Katzav il quale, all'atto dell'inaugurazione della Sinagoga di Wuppertal nel dicembre dell'anno scorso, differentemente dal suo predecessore, ha dichiarato di accettare la scelta degli ebrei che vogliono vivere nella diaspora.
La circostanza che oggigiorno in Germania vivono nuovamente più di 100.000 ebrei (si raffronti questo dato però da un lato con quello dei circa 600.000 di prima dell'ascesa del nazismo e dall'altro con gli appena 12.000 sopravissuti dopo la seconda guerra mondiale, lentamente aumentati a circa 25.000 all'epoca della fondazione dello ZdJ, nel 1950) è - ha dichiarato Paul Spiegel - una grossa prova di fiducia; mentre nessuno avrebbe creduto dopo il 1945 che in Germania vi sarebbe mai più potuta essere una vita ebraica, oggi vi si testimonia un suo rinascimento. Dal dopoguerra si sono succedute ormai già due generazioni di ebrei tedeschi che conducono una vita comunitaria attiva; ed il loro numero è praticamente raddoppiato a partire dal 1989 grazie all'apporto di ebrei immigrati in Germania dall'ex Unione Sovietica.
Questi nuovi arrivati hanno però bisogno di ricevere un supporto attivo dallo ZdJ per potersi introdurre nella società tedesca, così come per ritrovare le radici della loro identità culturale religiosa. Lo ZdJ inoltre deve garantire un tetto comune alle 20 Organizzazioni comunitarie dei diversi Länder ed alle 83 Comunità ebraiche tedesche, così come la formazione rabbinica e la gestione dei centri della vita ebraica come scuole e sinagoghe. Esso poi è chiamato a svolgere compiti di rappresentanza esterna dell'ebraismo verso le altre comunità religiose e garantire molto impegno per combattere la resistenza di clichées antisemiti e razzisti.
Con l'Intesa lo ZdJ vede dunque riconosciuto da parte del Governo il ruolo centrale del suo impegno e la rilevanza per tutta la vita democratica tedesca del suo operato.
Zvi Perelman, presidente della Comunità ebraica di Colonia - ritenuta la più antica Comunità ebraica tedesca e con i propri 4.500 membri anche una delle più grosse della Germania (la quinta secondo un censimento del 2002, dopo Berlino, Monaco, Francoforte ed Amburgo) - ha sottolineato che l'intesa è certo un tardivo segno di riconoscimento, ma pur sempre un rilevante segnale di fiducia. Sino ad oggi sussistevano degli accordi formali solo tra le singole Comunità ebraiche regionali e le amministrazioni dei singoli Länder. Gli aiuti forniti dallo Stato federale allo ZdJ avevano, sino alla ratifica dell'accordo, carattere di liberalità. È ben vero che i vari Governi tedeschi del dopoguerra hanno in qualche misura sempre sostenuto economicamente lo ZdJ, alleviandone la debolezza finanziaria conseguente alla scarsità di contributi di cui poteva fruire - per lungo tempo almeno- per effetto dello scarso numero di appartenenti alle Comunità ebraiche in esito alla persecuzioni nazionalsocialiste. Ma è solo con la sottoscrizione dell'Intesa che cadono le incertezze sull'indubbio fondamento giuridico di questi finanziamenti. Ed in base alla loro affidabilità e continuità grazie all'Intesa che sono maggiormente possibili progetti di integrazione e di sviluppo. E gli ebrei tedeschi possono dunque guardare con fiducia all'aumento della presenza ebraica in Germania che Paul Spiegel prevede nei prossimi 4 anni - lo ha riportato la Deutsche Presse Agentur - toccherà le 120.000 unità.
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