quest'anno c'è stata la grande moria dei bananas (punto. DUE PUNTI; facciamo vedere che non badiamo a spese)
(grazie a Totò e Peppino)
Si mettono bene le cose per il presidente del Consiglio. Dopo il trionfo europeo di sabato e il tripudio milanista di domenica, ecco il processo del lunedì alla Gasparri e quello del martedì a Igor Marini, incriminato per le calunnie a Prodi, Fassino, Dini a proposito della tangente-bufala di Telekom Serbia, senza dimenticare la fine miseranda dell'ispezione ministeriale contro Colombo e Boccassini per il processo Sme-Ariosto, sbertucciata prima dal Csm e ora dalla Cassazione.
Il re Mida a mezzo servizio, che portava fortuna a se stesso e sfiga a tutti gli altri, è passato dalla parte di tutti gli altri.
«Ho parlato col Quirinale: nessun problema per la Gasparri», aveva garantito Berlusconi.
«Da Ciampi non ci saranno obiezioni sulla costituzionalità della legge», aveva assicurato Gasparri.
A Berlusconi il capo dello Stato aveva deciso di rispondere: «Mai parlato con lui della Gasparri». Ma di replicare al cosiddetto ministro non era parso il caso: Gasparri non pervenuto.
Resta da capire con chi avessero parlato i due buontemponi. Forse con un imitatore. Forse con l'amico Putin. O magari con un altro vecchio comunista, Giuliano Ferrara, che dall'alto della sua intelligenza aveva lanciato un avvertimento al capo dello Stato: veda di firmare senza tanti distinguo, se non vuole innescare una «crisi istituzionale » con il governo Mediaset e fare la fine di Scalfaro, manganellato un giorno sì e l'altro pure dai telekiller della ditta.
Un avvertimento che, se non l'avesse lanciato lui, il Platinette Barbuto avrebbe definito «da capomandamento mafioso» (così dipinse un'intervista di Francesco Saverio Borrelli, il 4 ottobre 1994) o magari «linguisticamente omicida».
Noi, che non siamo garantisti, ci limitiamo a trovarlo un tantino intimidatorio (non sarà comunque il primo nemmeno l'ultimo avvertimento: vedi il cosiddetto direttore Rai Cattaneo, che annuncia licenziamenti come un Fede qualsiasi, e come se le sentenze della Consulta non fossero note dal 1994).
Ciampi se n'è infischiato. E ha scritto nel suo messaggio quello che tutte le persone sensate in Italia e in Europa, di destra, di centro e di sinistra, scrivevano, dicevano e sapevano da mesi: il monopolio tv berlusconiano è illegale, abusivo, illiberale. Per averlo ripetuto in tv, Sabina Guzzanti s'è vista chiudere il programma RaiOt e chiedere 20 milioni di euro da Mediaset. Alla luce del messaggio presidenziale, val la pena di rileggere le contestazioni messe insieme dallo studio Previti. L'attrice avrebbe affermato che «il pluralismo dell'informazione sarebbe inesistente», per non parlare della «sconcertante dichiarazione secondo cui “spetta ai comici fare informazione" ». Il che costituisce «una distorta visione della realtà, della storia politica italiana e delle fortune della società attrice». Cioè Mediaset. «Si fa passare nel pubblico il messaggio che Mediaset abbia, in qualche modo, evitato le disposizioni di una sentenza della Corte costituzionale e che il suo canale Rete 4 sia sorto in contrasto con le leggi vigenti e che versi in uno stato di illegalità, tollerata dalla classe politica». Mentre - aggiungono i
previtiani - «la Corte non ha mai sancito l'illegalità o abusività del canale Rete4».
Purtroppo, è anche Ciampi a ricordare che nel 2002 la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge che concedeva a Rete 4 (o a un'altra rete Mediaset) la proroga fino al 31 dicembre 2003 per la spedizione su satellite.
È lo stesso governo Mediaset a confermarlo, con l'imminente decreto Berlusconi per salvare Rete4:
se Rete4 non fosse "abusiva" dal 1 gennaio, che bisogno ci sarebbe di un decreto entro il 31 dicembre?
Altra colpa imperdonabile di RaiOt: aver insinuato che «Mediaset sia l'unica azienda a ricevere benefici» dalla Gasparri.
Ma se sono così tante le aziende che ne beneficiano, perché solo Mediaset piange per il rigetto? Dove sono le altre vedove inconsolabili di Gasparri? Che aspettano a uscire allo scoperto?
Gli uffici comico-legali di Mediaset aggiungono poi che è un sanguinoso, inaccettabile insulto «presentarla come collegata al potere per il mantenimento dei propri interessi e della sua forza imprenditoriale e in grado di farsi redigere norme di legge a sé favorevoli». O addirittura attribuirle «agganci politici»: da quelle parti, com'è noto, non hanno mai conosciuto politici, men che meno presidenti del Consiglio denominati Craxi o Berlusconi.
Infine, una modesta proposta. Una a scelta fra queste quattro.
1) Si riapre RaiOt e Mediaset paga 20 milioni di euro a Sabina Guzzanti.
2) Sabina Guzzanti diventa ministro delle tlc, avendo sul pluralismo idee più vicine a quelle di Ciampi di un Gasparri qualunque.
3) Mediaset chiede 20 milioni di danni anche a Ciampi e il governo gli impone di registrare i prossimi messaggi alle Camere, per farli preventivamente visionare da Cattaneo, Alberoni e Veneziani.
4) Dopo RaiOt, si chiude pure il Quirinale.
Restiamo in attesa che la "moria" abbia fine e che qualche bananas proferisca un sospiro...