Stronzata Ma hai letto il Mein Kampf? una pagina si e l'altra anche c'è scritto che bisogna conquistare lo spazio vitale ai danni delle razze slave infreriori.In origine postato da cornelio
E basta co' sta stronzata che Hitler invase l'URSS perché si credeva la razza superiore!
Leggiti un pò questa, e fatt idue risate pensando a com'è finita. (e ti risparmio quello che dicevano Himmler, Goebbels e Bormann)
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di A. Hitler
Oltre a garantire i bisogni del presente e rendere la Germania bastante a se stessa (la stessa politica autarchica adottata dal fascismo in Italia), il governo del Reich doveva provvedere all'avvenire del popolo, tenendo conto delle sue esigenze future. "Solo un sufficiente spazio su questa terra assicura ad un popolo una libera esistenza"; ed ancora: " Il movimento nostro (il movimento nazional-socialista) deve cercare di eliminare il funesto rapporto attuale fra la nostra popolazione e la superficie del nostro territorio, considerando il territorio sia come una fonte di sostentamento sia come punto d'appoggio della politica di potenza ". Nacque così la dottrina dello "spazio vitale", cui corrispose una politica non più diretta, come nel recente passato, al sud e all'ovest "funesta direzione") , ma all'est, in direzione della Russia.
A dir vero non era questa una direttiva nuova nella storia della Germania. Basti ricordare la "spinta verso est " (Drang nach Osten), oltre l'Elba e il Niemen, delle popolazioni germaniche nei secoli XI e XII, ai danni degli Slavi, e la successiva penetrazione tedesca del sec. XIII, che dette luogo a forti stanziamenti nelle terre del Baltico da parte dei Cavalieri dell'Ordine teutonico e dei Portaspada. La nuova direttiva prescritta da Hitler era giustificata anche dalla presunta superiorità razziale dei Tedeschi sugli Slavi, e dalla lotta contro l'ebraismo, che, a detta di Hitler, si era insediato alla testa dello Stato in Russia con la rivoluzione d'Ottobre. La "marcia verso est" è dunque fondamentale nell'ideologia di Hitler fino dai tempi del Mein Kampf. Essa troverà attuazione nell'invasione dell'URSS nel giugno del 1941.
Si noti l'accenno alla Francia che si andava "negrizzando", ciò che avrebbe condotto, a detta di Hitler, alla formazione di uno Stato mulatto africano-europeo dal Reno al Congo. Era questa una sua idea fissa: che l'Europa fosse minacciata dai popoli di colore dell'Asia e dell'Africa (pericolo giallo e pericolo nero). Solo i Tedeschi avrebbero potuto salvarla, fare da sentinella, come scriveva il Moeller, "sulla soglia dei valori" .
Io mi sento in obbligo di trattare a fondo, al cospetto dei miei seguaci, il più importante problema di politica estera, quello dei rapporti con la Russia, e di renderlo intelligibile a tutti.
Premetto in linea generale che, se per politica estera dobbiamo intendere la regolarizzazione dei rapporti d'un popolo col resto del mondo, il modo di regolarli dipende da fatti ben determinati. In qualità di nazionalsocialisti, noi possiamo porre la seguente massima circa l'essenza della politica estera d'uno Stato nazionale:
La politica estera dello Stato nazionale deve assicurare l'esistenza su questo pianeta della razza raccolta nello Stato, creandole, col numero e lo sviluppo degli individui che la compongono e con la vastità e bontà del territorio, una situazione sana e vitale.
Per la situazione sana intendiamo quella che assicura il sostentamento d'un popolo sul proprio suolo. Ogni altra situazione, quand'anche duri secoli o millenni, non è sana, e presto o tardi conduce al deterioramento e alla distruzione d'un popolo.
Solo un sufficiente spazio su questa Terra assicura ad un popolo una libera esistenza.
La grandezza necessaria del territorio da popolare non può essere valutata unicamente sulle esigenze del presente, e nemmeno sulla grandezza del reddito del suolo in proporzione del numero dei cittadini. La superficie d'uno Stato ha importanza non solo come fonte diretta di nutrimento per la popolazione ma anche dal punto di vista politico e militare. Quando un popolo si è assicurata l'alimentazione con l'ampiezza del suo suolo, gli resta ancora da pensare alla sicurezza di questo suolo: la quale risiede nella forza politica d'uno Stato, determinata alla sua volta da elementi geografici e militari. Così il popolo tedesco potrò realizzare il suo avvenire solo in qualità di potenza mondiale. Durante quasi duemila anni la difesa degli interessi del nostro popolo, la più o meno facile nostra politica estera, fu affare della storia mondiale. Noi stessi ne fummo testimoni:
perché la conflagrazione gigantesca degli anni 1914-18 non fu altro che la lotta del popolo tedesco per la sua esistenza sulla Terra, e il modo con cui condusse questa lotta si chiamò guerra mondiale.
In questa lotta, però, il popolo tedesco scese in campo quale presunta potenza mondiale: ma in realtà non era tale. Se nel 1914 il popolo tedesco avesse avuto una proporzione diversa tra la superficie del territorio e la cifra della popolazione, la Germania sarebbe stata davvero una Potenza mondiale e la guerra, astraendo da tutti gli altri elementi, sarebbe terminata bene.
Non è mio compito né mia intenzione indicare " ciò " che sarebbe accaduto "se" certe condizioni non si fossero verificate. Ritengo però necessario esporre con imparzialità e senza palliarlo lo Stato presente, insistere sulle sue debolezze, onde far si che almeno nelle file nazionalsocialiste ci si renda conto di quello che è necessario.
Oggi, la Germania non è una Potenza mondiale. Quand'anche fosse superata la nostra attuale impotenza militare, non avremmo più diritto a quel titolo. Che significa oggi sulla Terra uno Stato dove il rapporto fra territorio e popolazione è così miserabile come nel Reich stesso? In un'epoca in cui la Terra viene a poco a poco spartita fra gli Stati, di cui alcuni sono vasti come continenti, non si può chiamare Potenza mondiale uno Stato la cui superficie non raggiunge la ridicola cifra di cinquecentomila chilometri quadrati.
Da questo punto di vista, la superficie del Reich tedesco scompare di fronte a quella delle cosiddette Potenze mondiali. Non si adduca, come prova del contrario, l'Inghilterra, perché la terra madre degli inglesi in realtà non è altro che la grande capitale dell'impero britannico, comprendente quasi un quarto della superficie terrestre, poi, dobbiamo considerare come colossi statali in prima linea l'Unione americana, e quindi la Russia e la Cina. Enormi spazi, alcuni dei quali sono dieci volte più vasti dell'odierno Reich tedesco. Era questi immensi Stati conviene annoverare anche la Francia. Non solo perché integra, in misura sempre maggiore, il suo esercito con gli uomini di colore del suo gigantesco impero, ma perché, dal punto di vista della razza, si va cosi rapidamente "negrizzando" che si può in verità parlare della nascita di uno Stato africano sul suolo europeo. La politica coloniale della Francia odierna non può essere paragonata a quella della Germania d'una volta. Se lo sviluppo della Francia nel senso attuale continuasse per altri trecento anni, sparirebbero gli ultimi resti di sangue franco nello Stato mulatto, africano-europeo, che si sta formando. Un formidabile, compatto territorio coloniale dal Reno al Congo, popolato da una razza inferiore formatesi a poco a poco da un costante imbastardimento.
Ciò distingue la politica coloniale francese da quella della vecchia Germania.
La politica coloniale tedesca d'una volta era mediocre, come tutto ciò che facevamo. Non in grandi il territorio di colonizzazione della razza bianca né fece il tentativo (sia pure delittuoso) di rafforzare, con una infusione di sangue nero, la potenza del Reich. Gli Ascari dell'Africa orientale tedesca furono un piccolo, esitante passo su questa via: ma in realtà essi servirono solo alla difesa della colonia stessa. L'idea di trasportare truppe negre su un teatro di guerra europeo - astraendo dalla effettiva impossibilità nella guerra mondiale non fu mai nutrita come un proposito da realizzare in circostanze favorevoli, mentre i francesi ne fecero sempre il fondamento della loro attività coloniale.
Cosi vediamo oggi sulla Terra una quantità di Stati che non solo per la cifra della popolazione superano di molto il popolo tedesco ma possiedono nella loro superficie il maggior sostegno della loro posizione di potenza politica. Il rapporto numerico e di superficie fra il Reich tedesco e gli Stati mondiali non fu mai tanto sfavorevole quanto all'inizio della nostra storia, duemila anni fa, e, di nuovo, oggi. Allora, noi, giovane popolo, piombammo su un mondo di grandi Stati in decadenza, e contribuimmo ad abbattere l'ultimo colosso fra quelli, Roma. Oggi ci troviamo in un mondo di grandi e potenti Stati che si formano, a petto dei quali il nostro Reich diventa sempre più insignificante.
E' necessario che noi teniamo presente questa amara verità. E' necessario che noi studiamo il Reich tedesco nei suoi rapporti di superficie e di popolazione con gli altri Stati attraverso i secolo E allora troveremo che, come dissi, la Germania non è più una Potenza mondiale, sia o no militarmente forte.
Non abbiamo più nessuna proporzione con gli altri grandi Stati della Terra, in grazia della funesta direzione impressa alla politica estera del nostro popolo e della mancata fissazione di un determinato scopo tradizionale di politica estera, nonché della perdita di ogni sano impulso e istinto di autoconservazione.
Se il movimento nazionalsocialista vuol conservare davanti, alla storia il sacro carattere dì una missione per il nostro popolo, deve dopo aver riconosciuto con dolore la reale situazione di questo popolo sulla Terra, intraprendere freddamente e con consapevolezza la lotta contro l'incapacità e la mancanza di scopi con cui finora il popolo tedesco fu guidato nelle vie della sua politica estera. Deve, senza riguardo a tradizioni e pregiudizi, trovare il coraggio di adunare il nostro popolo e le sue forze per iniziare la marcia su quella via che dall'odierna ristrettezza di spazio vitale condurrà all'acquisto di nuovo territorio. Cosi libererà pur sempre la nazione tedesca d'al pericolo di perire o di servire altrui quale popolo di schiavi.
Il movimento nostro deve cercare di eliminare il funesto rapporto attuale tra la nostra popolazione e la superficie del nostro territorio, considerando il territorio sia come una fonte di sostentamento sia come punto di appoggio della politica di potenza. E deve pure mirare a sopprimere l'infausto rapporto tra il nostro passato storico e la nostra disperata impotenza presente. Deve sapere che noi, che personifichiamo la più alta umanità sulla Terra, abbiamo un altissimo dovere, e lo adempiremo tanto meglio quanto più il popolo tedesco assumerà una mentalità dì razza, e non si occuperà solo di allevare cani, cavalli e gatti, ma avrà anche pietà del proprio sangue.
(da A. HITLER, La mia battaglia, Bompiani, Milano, 1940).