Il Santo Natale: festa cristiana, di comunione spirituale, di fratellanza, ricorrenza tradizionale per l'anniversario della nascita di Cristo. Eppure sempre più pagana, commerciale, vuota. Festa tra l'altro di tutti, che si festeggia anche là dove i cristiani non ci sono o sono rimasti quattro gatti. Il totem di questa festa è un certo ciccione canuto di rosso vestito, onnipresente, da Cuba a Parigi, da Pretoria a Honk Hong. E' Babbo Natale, ha sfrattato Gesù Bambino e con il suo cazzo di Albero ha sfrattato pure il presepe. Come ladri silenziosi quelli della Coca Cola ci hanno rubato il Natale trasformandolo in una festa pagana di tutti e squisitamente commerciale. Ma il processo non è finito, siamo solo nella fase di mezzo di un processo più ampio e più distruttivo. La CocaCola ha già abbandonato il suo totem (del resto quello che doveva fare lo ha fatto) ora è tempo di nani, di folletti, quelli che ci traghetteranno in un Natale ancora più insulso. Ma per capire di cosa si stia parlando è bene fare qualche passo indietro, analizzando le origini di questo diabolico e losco figuro: Santa Klaus.

Il Santo Natale che si è sempre festeggiato intimamente in famiglia e celebrato in Chiesa ha sempre avuto come spirito di rappresentazione pratica il presepio. La scena della nascita del Bambin Gesù è stata nei secoli riprodotta più o meno fedelmente da splendide statuette in miniatura che tradizionalmente venivano allestite in uno scenario più o meno realistico all’interno di case e sacrestie nell’intento di ricreare quel sacro evento.
San Nicola , uomo di Chiesa e oggi patrono dei fanciulli, già famoso in oriente prima ancora della sua beatificazione e della sua santificazione amava in quel giorno donare dei regali ai piccoli orfanelli che a causa di quella loro condizione non potevano far altro che vivere tal giorno di festa all’interno di istituti e seppur nell’amor di governanti e donne e uomini di Chiesa in solitudine e tristezza. Si narra che i piccoli orfanelli lo festeggiassero chiamandolo Papà Natale, proprio perché per loro era come un padre e proprio perché a Natale lui gli portava qualche regalo per farli star meglio.

Il gesto d’amore di San Nicola o meglio Saint Nicholaus fu tramandato e divenne tradizione cristiana,così ben presto sotto i presepi familiari e per anni, si posarono i regali per i più piccini ai quali si diceva poi che era stato Gesù Bambino ad averli portati.

Ma nel 1931 accadde l'imprevedibile: l'azienda che produceva la Coca Cola decise di utilizzare Sant Nicholaus nella propria pubblicità natalizia. Vestito dei colori della ditta, il rosso e il bianco, veniva raffigurato come un simpatico vecchietto panciuto, che beveva allegramente la bibita. Pare che il suo disegnatore, lo svedese Haddon Sundblom, si fosse ispirato a un vicino di casa, un tipo simpatico e di aspetto particolarmente florido. Questa immagine, diffusa per ben 35 anni in tutto il mondo, divenne la raffigurazione "ufficiale" di Babbo Natale, e nessuno ormai potrebbe figurarselo in modo diverso.

La vera verità è che San Nicola fù resuscitato, riesumato, allo scopo di combattere e vincere la lotta del Natale sul Gesù Bambino che la notte portava i regali ai bambini buoni. Saint Nicholaus divenne Santa Claus, il Natale divenne una pagliacciata consumistica, i regali? Per tutti, indipendentemente dalla condotta e non più sotto il presepe, ma sotto un albero di Natale con sull’estremità una bella stella a 5 o 6 punte a seconda dei gusti.

Oggi Babbo Natale è presente ovunque, incarna la festa di Natale, ormai svuotata del suo significato cristiano, dall’Australia a El Salvador l’uomo pacioso di rosso vestito sparge regalini nei centri commerciali, è il personaggio delle fiabe televisive, è l’icona incontrastata di questo giorno di festa. Però non è più il simbolo principale della Coca Cola. L’evento natalizio ha visto aprire le porte della multinazionale a nuove figure sponsor ulteriormente aliene alla tradizione: folletti, nani, esseri dall’aspetto balordo. Il significato recondito di quest’ennesima trasformazione natalizia di cui si incarica la Coca Cola non è difficile da intuire. Cancellare la festa del Natale dalla memoria dei popoli cristiani non poteva essere fatto così di punto in bianco, serviva una lenta decristianizzazione, bisognava svuotarlo della sua spiritualità, ucciderlo e così con l’avvento di Babbo Natale e dell’albero natalizio è stato fatto. Da giorno di festa cristiana il Natale è diventato negli ultimi 70 anni una festa consumistica, ma sempre di festa si trattava, sempre un pallido legame rimaneva, e questo perché la gente continuava a farsi regali, ad andare alla messa di mezzanotte, si riusciva persino a reinterpretare Santa Clauss riuscendo alcune volte a farlo coesistere con lo spirito religioso dell’avvenimento. In poche parole Babbo Natale era stato assorbito dagli anticorpi naturali dell’umanità, esattamente come il woodoo assorbito nel cristianesimo in America Latina ed i simboli paganoceltici presenti nelle cattedrali gotiche della nostra vecchia Europa. Santa Claus aveva insomma creato danni, ma non più di tanto, il giorno di Natale veniva ancora festeggiato e il divario che quel giorno divideva ancora i cristiani dalle altre grandi religioni monoteistiche era ancora esistente e con la complicità stessa di quell’icona fittizia vestita di rosso. Serviva un nuovo assalto alla tradizione, con la complicità dell’eccezionalità del momento e delle sirene intellettuali del regime globale. Con l’eccezionalità del momento s’intende la grave crisi economica che sta divorando il pianeta e che ovviamente ha eroso i consumi penalizzando prima di tutto la festa più consumistica dell’anno: il Natale appunto. Per le sirene intellettuali del regime globale invece si intendono tutte quelle persone che attraverso il tubo catodico, l’editoria, ecc ecc promuovono la predica del “Natale un giorno come un altro” o peggio ancora “Natale giorno consumistico di ipocrisia”. Mi sembra ancora di sentirle le persone infettate da quest’intellettualismo di bassa onestà, persone magari anche in buona fede, ma che ripetono alla nausea frasi già dette e sentite, frasi ripetute come un disco rotto, frasi non loro: “Chi l’ha detto che per essere buoni si debba aspettare Natale”? O ancora “Il Natale è il giorno più ipocrita che esista, bisogna essere sempre tutti felici, e invece non è così” . Con la complicità di questi due elementi devastanti ecco inserirvisi le nuove icone della Coca Cola che proprio nulla hanno a che fare con il Natale: i folletti vestiti di verde.
La gente sente sempre di meno il Natale, persino e soprattutto quello consumistico. Siate certi cari amici, pochi anni di folletti verdi ed il Natale sarà completamente dimenticato.