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  1. #11
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    Predefinito 16 gennaio: san Marcello I, PAPA E MARTIRE

    Capo supremo della Chiesa, durante le ultime persecuzioni dei sanguinari imperatori romani, rese testimonianza della Divinità di Cristo, perdendo la vita per amore di Lui.
    Il tiranno Massenzio, con un triste pretesto in cui la violenza si ammantava della legge, lo condannò all'esilio ove morì di stenti orribili e di dolori (+ 309).
    Questa eroica resistenza contro la quale si spezza la violenza di Cesare, prova che Gesù è Dio, perchè "è la sua mano che porta soccorso al suo servo, è il suo braccio che lo fortifica, affinchè il nemico non abbia su di lui vittoria".
    Difatti la Chiesa Cattolica, il regno divino del Salvatore sarà riconosciuto e dal pio Costantino in poi, La Chiesa di Roma, "Regina delle Chiese" come la chiamava San Marcello, sarà la Regina del mondo, non solamente nell'ORDINE SPIRITUALE MA ANCHE NELL'ORDINE TEMPORALE.
    Imitiamo il coraggio del Santo Pontefice MArcello nel difendere i diritti divini di Cristo, affinchè essi possano manifestarsi in nuovi trionfi della Chiesa.

    Sancte Marcelle, ora pro nobis


  2. #12
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    Predefinito 17 gennaio: sant'Antonio Abate



    Del monaco più illustre della Chiesa antica, morto ultra centenario (250-356), ci è pervenuto uno dei più begli esempi di biografia. Ne è autore S. Atanasio, che di Antonio era amico e zelante discepolo. Il biografo non ha trascurato alcun particolare che potesse illuminare sulla personalità, le abitudini, il carattere, le opere e il pensiero del caposcuola del monachesimo. Nato a Come nel cuore dell'Egitto, a vent'anni Antonio aveva abbandonato ogni cosa per seguire alla lettera il consiglio di Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai...". Si rifugiò dapprima in una plaga deserta e inospitale tra antiche tombe abbandonate e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse per ottant'anni vita di anacoreta.
    L'esperienza del "deserto", in senso reale o figurato, è ormai un metodo di vita ascetica, fatto di austerità, di sacrificio e di estrema solitudine: S. Antonio, se non l'iniziatore, ne fu l'esempio più insigne e stimolante. Infatti, pur non avendo redatto alcuna regola di vita monastica o aver incoraggiato altri a seguirlo nel deserto, Antonio esercitò un grande influsso dapprima tra i suoi conterranei, e poi in tutta la Chiesa.
    Il richiamo della sua straordinaria avventura spirituale, pur in assenza dei mass media e delle rapide comunicazioni moderne, si propagò a tal punto che da tutto l'Oriente monaci, pellegrini, sacerdoti, vescovi, e anche infermi e bisognosi, accorrevano a lui per ricevere consigli o conforto. Lo stesso Costantino e i suoi figli si mantennero in contatto con il santo anacoreta. Pur prediligendo la solitudine e il silenzio, Antonio non si sottrasse ai suoi obblighi di cristiano impegnato a riversare sugli altri i doni con cui Dio aveva ricolmato la sua anima: due volte egli lasciò il suo eremitaggio per recarsi ad Alessandria, sapendo che la sua presenza avrebbe infuso coraggio ai cristiani perseguitati dal bandito coronato Massimino Daia. La seconda volta vi si recò dietro invito di S. Atanasio, per esortare i cristiani a mantenersi fedeli alla Dottrina Cattolica sancita nel concilio ecumenico di Nicea (325).
    Non è possibile non accennare alle tentazioni che turbarono la sua solitudine nel deserto e che fornirono anche a pittori laici il pretesto per quadri poco raccomandabili
    S. Antonio fu infatti bersaglio di molteplici tentazioni del maligno che gli appariva sotto sembianze angeliche, umane e bestiali. Questo santo umanissimo, pur nell'austera immagine dell'anacoreta, è veneratissimo come protettore degli animali domestici, umile ruolo che lo rende tuttora popolare ed amatissimo.


    Le tentazioni di Sant'Antonio in un quadro di Vos von Marten ed in uno di Grunewald





  3. #13
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    Predefinito 18 GENNAIO: CATTEDRA DI SAN PIETRO A ROMA

    Per ricordare due importanti tappe della missione compiuta dal principe degli apostoli, S. Pietro, e lo stabilirsi del cristianesimo prima in Antiochia, poi a Roma, il Martirologio Romano celebra il 22 febbraio la festa della cattedra di S. Pietro ad Antiochia e il 18 gennaio quella della sua cattedra a Roma.
    La cattedra, letteralmente, è il seggio fisso del sommo pontefice e dei vescovi. E’ posta in permanenza nella chiesa madre della diocesi (di qui il suo nome di "cattedrale") ed è il simbolo dell'autorità del vescovo e del suo magistero ordinario nella Chiesa locale. La cattedra di S. Pietro indica quindi la sua posizione assolutamente ed unica nel collegio apostolico, dimostrata dalla esplicita volontà storica di Gesù, che gli assegnò sul lago di Tiberiade il compito di "pascere" sia il popolo (gli agnelli) che il clero (le pecore), istituendo in questa il primato assoluto del Papa sul laicato e sul clero, primato che si perpetua anche nei successori di San Pietro che con lui formano un'unica persona morale.
    Questa vera investitura da parte di Cristo, ribadita dopo la risurrezione, viene immediatamente rispettata. Vediamo infatti Pietro svolgere, dopo l'ascensione, il ruolo di guida. Presiede alla elezione di Mattia e parla a nome di tutti sia alla folla accorsa ad ascoltarlo davanti al cenacolo, nel giorno della Pentecoste, sia più tardi davanti al Sinedrio. Lo stesso Erode Agrippa sa di infliggere un colpo mortale alla Chiesa nascente con l'eliminazione del suo capo, S. Pietro.
    Lo sviluppo del cristianesimo nella capitale dell'impero attestato dalla lettera paolina ai Romani negli anni '50 non si spiega tuttavia senza la presenza di un missionario di primo piano. La venuta, qualunque sia la data in cui ciò accadde, e la morte di S. Pietro a Roma, sono suffragate da tradizioni antichissime, accolte ora universalmente da studiosi anche non cattolici. Lo attestano in maniera storicamente inoppugnabile anche gli scavi intrapresi nel 1939 per ordine di Pio XII nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica di S. Pietro.

    guelfo Nero



    Nicolas Cordier "Busto di San Pietro papa" (1608)

  4. #14
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    Predefinito 20 GENNAIO: SAN FABIANO, PAPA E MARTIRE



    SOVRANO PONTEFICE DAL 10 GENNAIO 236 AL 20 GENNAIO 250.
    SUBì IL MARTIRIO SOTTO LA BELVA CORONATA DECIO.

  5. #15
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    Predefinito 21 GENNAIO: SANTA AGNESE, VERGINE E MARTIRE

    Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, appartenenti ad illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Decise di consacare al Signore la sua verginità. Quando era ancora dodicenne, scoppio una persecuzione e molti furono i fedeli che s’abbandonavano in massa alla defezione. Agnese rimase fedele al Cristo e gli sacrificò la sua giovane vita. Fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei e da lei respinto per mantenre fede al suo voto di verginità. Fu esposta nuda al Circo Agonale, un luogo di piazza Navona (oggi cripta di Sant'Agnese) delegato alle pubbliche prostitute. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. S. Ambrogio e S. Damaso hanno esaltato il suo esempio e il suo nome è scritto nel canone della messa. Nel Martiriologo romano è riportato lo scritto del beato Girolamo, che di lei dice: "Con gli scritti e con le lingue di tutte le genti, specialmente nelle chiese, fu lodata la vita di Agnese; la quale vinse e l'età e il tiranno, e col martirio consacrò la gloria della castità". La principessa Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece erigere in suo nome una chiesa sulla via Nomentana dove ogni anno, il 21 gennaio, due agnelli allevati da religiose vengono benedetti e offerti al papa perchè dalla loro lana siano tessute le bianche stole dei patriarchi e dei metropoliti del mondo cattolico. E' patrona delle giovani, dei Trinitari, dei giardinieri, degli ortolani e protettrice della castità. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio e ordinata dal prefetto di Roma Sinfronio, altri nel 304 durante la persecuzione ordinata da Diocleziano.

    Maurizio Misinato

    BELLE IMMAGINI DI SANT'AGNESE









    SANCTA AGNES, ORA PRO NOBIS

  6. #16
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    Predefinito 22 GENNAIO: SANTI VINCENZO ED ANASTASIO, MARTIRI

    SAN VINCENZO

    Il diacono spagnolo S. Vincenzo è il martire più celebre della penisola iberica. Un secolo dopo il suo martirio, avvenuto probabilmente nel 304, S. Agostino gli dedicava tutti gli anni, in questo giorno, un'omelia. Gli Atti del suo martirio, apocrifi come molte Passioni di altri martiri, s'ispirano a documenti e tradizioni che non dovettero mancare di una certa veridicità. Ridotte all'essenziale, le notizie storiche sono che Vincenzo, nativo di Huesca, durante la persecuzione di Diocleziano venne tradotto in catene da Saragozza a Valencia, per essere processato dinanzi al governatore Daciano, insieme al suo vescovo, e a Valencia subì il martirio.
    A queste scarne notizie storiche fanno riscontro i coloriti racconti degli Atti. Il vescovo di Saragozza, assai maldestro in fatto di oratoria e balbuziente, ebbe la ventura di incontrare il giovane Vincenzo, bene equipaggiato culturalmente e particolarmente dotato nella parola. Ordinato diacono, Vincenzo ebbe l'incarico di coadiutore del vescovo per la predicazione del vangelo.
    Intanto nell'impero romano esplodeva con estrema virulenza la persecuzione e Daciano, governatore di Valencia, non tardò a mettere in catene gli uomini più rappresentativi della Chiesa spagnola. Il diacono Vincenzo, tradotto in catene, a piedi, da Saragozza a Valencia, insieme col suo vescovo, non venne meno neppure in questa occasione al suo compito di banditore del vangelo e a nome del suo vescovo prese la parola per ribattere le accuse del governatore ed esporgli il messaggio evangelico senza le distorsioni della propaganda anticristiana. Daciano non ne rimase convinto, ma comprese che l'avversario da battere era proprio lui, Vincenzo. Per fiaccarne la resistenza, ordinò che fosse torturato.
    Il diacono di Saragozza, slogato e tumefatto, venne gettato in una buia celletta, il cui pavimento era stato abbondantemente cosparso di cocci taglienti per prolungare la tortura. Ma Vincenzo, con voce ancora squillante, intonò subito inni di ringraziamento a Dio. Il governatore, per togliergli quest'altro vanto, ordinò allora di farlo adagiare in un morbido letto, ma a questo punto il diacono morì.
    Il suo corpo venne gettato in un campo in pasto agli animali selvatici, ma ecco giungere subito un corvo a difendere alacremente il cadavere dagli uccelli rapaci e dagli animali carnivori. Daciano allora fece gettare il corpo nel fiume dopo averlo fatto cucire in un sacco insieme ad una pietra; ma il corpo non affondò e, trasportato dalle acque e ritornato a riva, venne raccolto dai cristiani, che gli eressero una chiesa come tomba.

    SANT'ANASTASIO

    Monaco persiano morto nel 628. Magundat che da suo padre Han era stato istruito nella magia, faceva parte dell’esercito persiano, incuriosito dal fatto che i cristiani venerassero la croce che era uno strumento di morte e di supplizio, ne volle conoscere i rudimenti della religione, quindi recatosi a Gerapoli nella chiesa dedicata ai martiri apprese il loro eroismo. Ammirato, si recò poi a Gerusalemme ove ricevette il Battesimo assumendo il nome di Anastasio ("il risorto") per indicare l’avvenuta conversione.
    Fu monaco per sette anni poi andò a Cesarea di Palestina allora soggetta ai persiani e là catturato, fu sottoposto a tormenti crudeli affinché abiurasse il Cristianesimo.
    Avendo fatto parte dell’esercito si chiese al re Cosroe una decisione nei suoi riguardi. Il re comprensivo rispose che se abiurava anche davanti ad una sola persona potevano lasciarlo libero, ma Anastasio rifiutò. Allora fu preso insieme a due altri compagni di cella e portato a Bethsaloen in Assiria (detta poi Sergiopoli) dove si trovava il re e là fu sottoposto ad altri terribili tormenti assistendo anche allo strozzamento dei due compagni e di altri sessantasei cristiani, alla fine fu strangolato e decapitato.
    Le sue reliquie furono traslate a Roma durante l’impero di Eraclio intorno al 640. Il suo capo era venerato nel monastero detto delle "Acquae Salviae" intitolato poi ai santi Vincenzo ed Anastasio alle Tre Fontane.
    Una sua reliquia si venera, sempre a Roma, presso la Scala Santa. L’effige del suo volto recata a Roma alle Tre Fontane è stata una grande sorgente di virtù miracolose fra l’altro confermate dal II Concilio Niceno.
    Ancora oggi è molto venerato con la diffusione di medaglie di vari formati da portare addosso e a cui si dà molta importanza per preservare dai mali.
    Il santo è sempre ricordato nella Messa insieme a San Vincenzo.





    San Vincenzo Diacono e martire

  7. #17
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    Predefinito 23 GENNAIO: SAN RAIMONDO DA PENNAFORT, CONFESSORE



    UNA DELLE GLORIE DELL'ORDINE DI SAN DOMENICO, SCRISSE LA "SOMMA DEI CASI DI COSCIENZA", RIASSUNTO PREGIATO DI MORALE CATTOLICA, MINISTRO INSIGNE DEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA.
    UNO DEI MIRACOLI MAGGIORI CHE COMPì IN VITA FU ATTRAVERSARE IL TRATTO DI MARE TRA MAIORCA E BARCELLONA, EFFETTUANDO LA TRAVERSATA SUL SUO MANTELLO STESO SULLE ACQUE.
    EBBE GRANDE PARTE NELLA FONDAZIONE DELL'ORDINE DEI MERCEDARI DI SAN PIETRO NOLASCO, PER IL RISCATTO DEI CRISTIANI SCHIAVI DEI TRUCI BERBERI.
    SI PREPARò A LUNGO ALLA MORTE E MORì A 99 ANNI.
    FU INFALLIBILMENTE CANONIZZATO DA PAPA CLEMENTE VIII NEL 1601.

    SANCTE RAYMUNDE, ORA PRO NOBIS

  8. #18
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    Predefinito 24 GENNAIO: SAN TIMOTEO, VESCOVO E MARTIRE

    NATIVO DI LISTRI NELL'ASIA MINORE. FU INSEPARABILE COMPAGNO NEI VIAGGI APOSTOLICI DI SAN PAOLO CHE POI LO CONSACRò SACERDOTE E VESCOVO, DESTINANDOLO AL GOVERNO DELLA CHIESA DI EFESO.
    SAN PAOLO GLI SCRISSE DUE MIRABILI LETTERE PASTORALI CHE SONO INSERITE, A PIENO TITOLO, NEL NUOVO TESTAMENTO.

    SANCTE TIMOTHEE, ORA PRO NOBIS

  9. #19
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    Predefinito 27 gennaio: san Giovanni Crisostomo, vescovo, confessore e dottore della Chiesa

    Cade oggi la grande festa di questo grandissimo dottore della Chiesa

    Educato dalla madre, S. Antusa, Giovanni (nato ad Antiochia, probabilmente nel 349) negli anni giovanili condusse vita monastica in casa propria. Poi, mortagli la madre, si recò nel deserto e vi rimase per sei anni, dei quali gli ultimi due li trascorse in solitario ritiro dentro una caverna, a scapito della salute fisica. Chiamato in città e ordinato diacono, dedicò cinque anni alla preparazione al sacerdozio e al ministero della predicazione. Ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano, ne diventò zelante collaboratore nel governo della chiesa antiochena. La specializzazione pastorale di Giovanni era la predicazione, in cui eccelleva per doti oratorie e per la sua profonda cultura. Pastore e moralista, si mostrava ansioso di trasformare il comportamento pratico dei suoi uditori, bollando a fuoco i vizi più correnti.
    Nel 398 Giovanni di Antiochia - il soprannome di Crisostomo, cioè, Bocca d'oro, gli venne dato tre secoli - fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla prestigiosa cattedra di Costantinopoli. Nella capitale dell'impero d'Oriente Giovanni esplicò subito un'attività pastorale e organizzativa che suscita ammirazione: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili al richiamo della ricchezza. I sermoni di Giovanni duravano oltre un paio d'ore, ma il dotto patriarca sapeva usare con consumata perizia tutti i registri della retorica, per ammaestrare, correggere, redarguire. Predicatore insuperabile, Giovanni, vero cattolico romano, non potè non scontrasi con gli intrighi della corte bizantina. Deposto illegalmente da un gruppo di vescovi capeggiati da quello di Alessandria, Teofilo, ed esiliato con la complicità dell'imperatrice Eudossia, venne richiamato quasi subito dall'imperatore Arcadio, colpito da varie disgrazie avvenute a palazzo. Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, dapprima sulla frontiera dell'Armenia, poi più lontano, sulle rive del Mar Nero.
    Durante quest'ultimo trasferimento, il 14 settembre 407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio, Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438, tra una folla osannante. Dei numerosi scritti del santo ricordiamo il volumetto “Sul sacerdozio”, un classico della spiritualità sacerdotale, e le pregevoli e severe "OMELIE CONTRO GLI EBREI", recentemente ripubblicate per la gioia di molti cattolici.

    SAncte Johannes Crysostome, ora pro nobis

  10. #20
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    Predefinito 28 gennaio: SAN PIETRO NOLASCO, CONFESSORE

    Nella storia delle deportazioni un capitolo tristissimo e purtroppo non ultimo è quello riferito alle scorrerie dei Saraceni lungo le coste italiane e spagnole per il saccheggio e la cattura di uomini e donne, tradotti a forza sulla sponda africana per esservi venduti come schiavi e poi restituiti ai parenti dietro una forte somma per il riscatto. In questa calamità si inserisce a sua volta un capitolo di esaltante carità e di devozione mariana. A Barcellona, nella notte tra il primo e il due agosto 1218, la Madonna sarebbe apparsa al ventinovenne Pietro Nolasco, per invitarlo a fondare un Ordine religioso con lo scopo principale del riscatto dei prigionieri.
    Pietro Nolasco, nato nella regione francese della Linguadoca verso il 1189, da nobile famiglia, rimasto privo di padre a quindici anni, si pose al seguito di Simon de Montfort nella crociata contro gli Albigesi. Nello scontro con i bellicosi e feroci eretici cadde il re d'Aragona, Pietro II, il cui primogenito ed erede al trono, Giacomo, contava appena sei anni. Pietro Nolasco ebbe il compito di maestro e di tutore del futuro re d'Aragona, al quale impartì un'educazione religiosa improntata a una filiale devozione mariana. Fu in questo periodo che Pietro Nolasco, già impegnato con tutti i propri mezzi al riscatto dei cristiani, caduti nelle mani dei perfidi mori, ebbe la visione della Vergine. Nacque così l'ordine cavalleresco e religioso dei Mercedari, così detti perché particolarmente devoti della Madonna, che onorano sotto il titolo di S. Maria della Misericordia, o della Mercede degli schiavi.
    La loro regola, redatta sotto la guida di S. Raimondo di Penafort, li vincola con un quarto voto a offrirsi come schiavi dei musulmani, qualora sia necessario per liberare un cristiano in pericolo di apostasia. Dei 26.000 prigionieri liberati dai Mercedari nel loro primo secolo di vita, ben 890 furono riscattati e ricondotti in patria da S. Pietro Nolasco. Ma egli non si limitava a contrattare con i mori il prezzo del riscatto. Al ben più duro prezzo di patimenti, torture, prigionie, Pietro Nolasco predicava il vangelo agli infedeli, mettendo in grave pericolo la propria vita. Morì nel giorno di Natale del 1258, mormorando le parole del salmo: "Il Signore ha redento il suo popolo". La prima immagine della Madonna che toccò il suolo americano fu quella della Vergine della Mercede, fatta dipingere da Isabella la Cattolica e donata ai Mercedari che si recavano in missione a Santo Domingo. La festa di San Pietro Nolasco cade oggi e non in maggio, come stabilito invalidamente dalle "riforme" montiniane.

    FONTE: LA LODE (CON CORREZIONI DI GUELFO NERO)






    SANCTE PETRE NOLASCE, ORA PRO NOBIS


    29 gennaio SAN FRANCESCO DI SALES, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA


 

 
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