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    Predefinito 31 gennaio: San Giovanni Bosco, confessore

    CALENDARIO LITURGICO CATTOLICO 2004

    1 CIRCONCISIONE DI NOSTRO SIGNORE E OTTAVA DELLA NATIVITà
    2 OTTAVA DI SANTO STEFANO, PRIMO MARTIRE
    3 OTTAVA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA, APOSTOLO ED EVANGELISTA
    4 FESTA DEL SS, NOME DI GESù
    OTTAVA DEI SANTI INNOCENTI
    5 VIGILIA DELL'EPIFANIA
    SAN TELESFORO, PAPA E MARTIRE
    6 EPIFANIA DEL SIGNORE
    7 DE EA
    8 DE EA
    9 DE EA
    10 DE EA
    11 SACRA FAMIGLIA DI GESù, MARIA E GIUSEPPE
    DOMENICA FRA L'OTTAVA DELL'EPIFANIA
    SANT'IGINO, PAPA E MARTIRE
    12 DE EA
    13 OTTAVA DELL'EPIFANIA
    14 SANT'ILARIO, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA
    SAN FELICE, PRETE E MARTIRE
    15 SAN PAOLO, PRIMO EREMITA
    SAN MAURO, ABATE
    16 SAN MARCELLO, PAPA E MARTIRE
    17 SANT'ANTONIO, ABATE
    18 SECONDA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA
    CATTEDRA DI SAN PIETRO A ROMA
    SANTA PRISCA, VERGINE E MARTIRE
    19 SANTI MARTIRI MARIO, MARTA, AUDIFACE E ABACO
    SAN CANUTO IV, RE DI DANIMARCA E MARTIRE
    20 SAN FABIANO, PAPA E SAN SEBASTIANO, MARTIRE
    21 SANT'AGNESE, VERGINE E MARTIRE
    22 SANTI VINCENZO E ANASTASIO, MARTIRI
    23 SAN RAIMONDO DI PENNAFORT, CONFESSORE
    SANTA EMERENZIANA, VERGINE E MARTIRE
    (SPOSALIZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA)
    (SANT'ILDEFONSO, VESCOVO E CONFESSORE)
    24 SAN TIMOTEO, VESCOVO E MARTIRE
    25 TERZA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA
    LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO
    26 SAN POLICARPO, VESCOVO E MARTIRE
    27 SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA
    28 SAN PIETRO NOLASCO, CONFESSORE
    SANT'AGNESE, VERGINE E MARTIRE (BIS)
    29 SAN FRANCESCO DI SALES, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA
    30 SANTA MARTINA, VERGINE E MARTIRE
    31 SAN GIOVANNI BOSCO, CONFESSORE




    SANCTA MARIA ET OMNES SANCTI INTERCEDANT PRO NOBIS AD DOMINUM UT MEREAMUR AB EO ADIUVARI ET SALVARI.
    PER CHRISTUM DOMINUM NOSTRUM. AMEN

    NOTA: TUTTE LE NOTIZIE SULLA VITA DEI SANTI, PUBBLICATE SENZA INDICAZIONE, SONO TRATTE DAL SITO SEDEPLENISTA WWW.SANTIEBEATI.IT.
    OVVIAMENTE "TRADIZIONE CATTOLICA" SI DISSOCIA DALL'ORIENTAMENTO SCISMATICO DI QUEL SITO.

  2. #2
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    Predefinito 1 GENNAIO: CIRCONCISIONE DI NOSTRO SIGNORE GESù CRISTO

    LA LITURGIA CATTOLICA FESTEGGIA OGGI, OLTRE ALL'OTTAVA DI NATALE, LA CIRCONCISIONE DI NOSTRO SIGNORE GESù CRISTO.
    LA CIRCONCISIONE, NOBILE RITO DI PURIFICAZIONE DELLA LEGGE MOSAICA, ERA FIGURA DEL BATTESIMO, ISTITUITO SACRAMENTALMENTE DA NOSTRO SIGNORE GESù CRISTO.
    GIà OGGI NOSTRO SIGNORE SPARSE IL SUO PRIMO SANGUE PER NOI, OBBEDENDO AI PRECETTI DELL'ANTICA LEGGE CHE POI AVREBBE COMPLETATO ED INVERATO NELLA NUOVA ED ETERNA LEGGE SUL CALVARIO.
    CON LA MORTE E RESURREZIONE DI NOSTRO SIGNORE LA PRATICA DELLA CIRCONSIONE GIUDAICA DEVE CONSIDERARSI DI DIRITTO A TUTTI GLI EFFETTI ABROGATA.

    UN CARO SALUTO A TUTTI

    GUELFO NERO



    TINTORETTO

  3. #3
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    Predefinito 4 GENNAIO 2004: NOME SANTISSIMO DI GESù

    Cari amici,

    la Santa Messa cattolica di oggi era in onore del Santissimo Nome di Gesù: credo giusto dedicare queste righe che Sant'Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa, scrisse per questa questa grande festa.

    Guelfo Nero

    "Nel Nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e nell'inferno." dall'Introito della Messa di oggi.

    Il nome di Gesù fu dato al Verbo Incarnato non dagli uomini, ma da Dio stesso: "Lo chiamerai Gesù" (Lc 1, 31), cioè Salvatore. Nome di allegrezza, nome di speranza, nome d'amore. Nome d'allegrezza, poiché se ci affligge la memoria dei peccati fatti, questo nome ci rallegra, ricordandoci che il Figlio di Dio a questo fine si è fatto uomo, per farsi nostro Salvatore.
    Caro amato mio Salvatore, tu sei venuto dal cielo a cercarmi, ed io, misero, ti ho voltato le spalle, disprezzando la tua grazia e il tuo amore! Ma ciò nonostante, tu mi vuoi salvo, Gesù mio, te ne ringrazio e ti amo.

    2. Nome di speranza, perché chi prega l'Eterno Padre in nome di Gesù, può sperare ogni grazia che cerca: "Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò" (Gv 14, 14). Mio Dio, fidato dunque a tal promessa, in nome di Gesù ti cerco il perdono delle mie colpe, la santa perseveranza, il dono del tuo amore. Fa insomma che la vita che mi resta non mi serva più per disgustarti, ma solo per amarti e darti gusto come tu meriti.

    3. Nome d'amore. Dice S. Bernardo che il nome di Gesù è una cifra che ci rappresenta quanto ha fatto Dio per amor nostro. Sicché il nome di Gesù ci ricorda tutte le pene che Gesù ha patite per noi nella sua vita e nella sua morte. Per cui gli dice un devoto autore: O Gesù, quanto ti è costato l'essere Gesù, cioè mio Salvatore!
    Deh Gesù mio, scrivi il tuo nome sul mio povero cuore, sulla mia lingua, affinché tentato a peccare io resista con invocarti: tentato a disperarmi io confidi nei tuoi meriti: e trovandomi tepido in amarti, il tuo nome m'infiammi col ricordarmi quanto tu mi hai amato. Il tuo nome dunque sarà sempre la mia difesa, il mio conforto e la fiamma che mi terrà acceso del tuo amore. Dammi dunque che io sempre ti chiami, o Gesù mio, mentre vivo; e muoia col tuo nome in bocca, dicendo nell'ultimo di mia vita: T'amo. Gesù mio; Gesù mio, io ti amo.
    Regina mia Maria, fa che io morendo t'invochi sempre insieme col tuo Figlio Gesù.




    El Greco "Trionfo del nome di Gesù"

  4. #4
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    Predefinito 6 GENNAIO: EPIFANIA DEL SIGNORE

    Affetti alfonsiani per il giorno dell'Epifania.

    . Nasce il Figlio di Dio umile e povero in una grotta, ivi lo riconoscono si bene gli angeli del cielo cantando: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli" (Lc 2, 14), ma gli uomini della terra, per la salvezza dei quali nasce Gesù, lo lasciano abbandonato. Appena pochi pastori vengono a riconoscerlo ed a confessarlo per loro Salvatore. Ma l'amante Redentore vuol già iniziare a comunicarci la grazia della sua Redenzione per cui comincia a palesarsi anche ai gentili che né lo conoscevano né lo aspettavano. Perciò manda la stella ad avvisare i santi Magi, illuminandoli insieme con la luce eterna, affinché venissero a riconoscere e adorare il loro Redentore.
    Questa fu la prima e somma grazia a noi fatta, la chiamata alla fede.
    Oh Salvatore del mondo, che ne sarebbe di noi se tu non fossi venuto ad illuminarci? Saremmo simili ai nostri padri che adoravano, come fossero dèi, bruti, marmi e legni, sicché saremmo tutti dannati. Io ti ringrazio oggi da parte di tutti gli uomini.

    2. Ecco i Magi senza dimora si mettono in viaggio, e per mezzo della stella giungono dove giace il santo Bambino (cf. Mt 2, 11). Ivi non trovano che una povera donzella ed un povero infante coperto di poveri pannicelli; ma in entrare in quella casa, ch'era stalla di animali, provano un gaudio interno e sentono tirarsi il cuore da quell'amabile Bambino. Quelle paglie, quella povertà, quei vagiti del loro picciolo Salvatore son tutte saette d'amore e fiamme ai loro cuori illuminati.
    Si, Gesù mio bambino, quanto più umiliato e povero ti miro, tanto più tu m'infiammi del tuo amore.

    3. Il Bambino dimostra a quei santi pellegrini un viso giulivo, e con tal segno accetta quelle prime "prede" della sua Redenzione. Anche la divina Madre tace, ma col suo volto giocondo ben li accoglie e li ringrazia di quell'ossequio fatto al suo Figlio. Essi ancora con silenzio l'adorano e lo riconoscono per loro Salvatore e Dio, offrendogli i doni d'oro, d'incenso e mirra.
    Bambino mio re Gesù, anch'io ti adoro e ti offro il mio misero cuore. Accettalo tu e mutalo. Fa ch'egli sia tutto tuo e non ami altri che te. Dolce mio Salvatore, salvami, e la salute mia sia l'amarti sempre e senza riserva,
    Vergine santa Maria, questa grazia da te la spero


  5. #5
    scemo del villaggio
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    Predefinito

    Bellissima la Messa dell'Epifania celebrata da don Ugolino Giugni a Villafranca Padovana, davanti a un gruppo di fedeli in continua crescita, che la saletta d'ingresso di casa Damiani sta per diventare insufficiente a contenere. Nel cuore di tutti la gioia di ritrovare dopo tanti anni la Messa cattolica in queste terre che al cattolicesimo tanto hanno dato.
    Grazie, Signore, che ci concedi di assistere a questo convito di grazia.

  6. #6
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    Predefinito 11 GENNAIO; SANT'IGINO PAPA E MARTIRE




    S. Ireneo, di ritorno da un viaggio a Roma, elencava i dodici papi succedutisi nella sede romana da S. Pietro ai suoi giorni. Igino era nono di questa serie, unico a portare questo nome, successore di S. Telesforo "che diede una gloriosa testimonianza", cioè subì il martirio, sotto l'imperatore Adriano.
    Il Liber Pontificalis e il Martirologio Romano affermano che anche Igino subì il martirio, l'11 gennaio (del 140?), durante la persecuzione di Antonino Pio, e fu sepolto "presso il corpo del beato Pietro in Vaticano".
    Durante il suo breve pontificato (136-140), diminuiti gli attacchi dei pagani contro "la nuova razza senza patria" (come venivano chiamati i cristiani), la Chiesa si vide minacciata all'interno dal proliferare di sètte eretiche.
    Valentino e Cerdone avevano osato recarsi nella stessa Roma a spargervi l'eresia gnostica, un miscuglio di dottrine e pratiche religiose a carattere filosofico e mistagogico rette da questo principio fondamentale: c'è una fede comune che può bastare al volgo, ma vi è anche una scienza riservata ai dotti, che offre una spiegazione filosofica della fede comune. I due eretici vennero sconfessati da papa Igino che il Liber Pontificalis definisce "filosofo", di origine ateniese. Un filosofo, dunque, al timone della barca di Pietro nel momento giusto, quando la serpeggiante eresia gnostica tendeva ad assorbire la Rivelazione divina per farne solo una sordida filosofia religiosa.
    Igino si adoperò così per la preservazione dell'integrità del genuino insegnamento evangelico. Egli inoltre, anche sull'esempio del grande imperatore Adriano, che aveva creato un efficiente apparato burocratico che assicurava una saggia amministrazione dell'immenso impero romano, intervenne sulla struttura gerarchica, istituendo gli Ordini minori, che consentivano di migliorare il servizio della Chiesa e di preparare i candidati al sacerdozio mediante un avvicinamento progressivo ai santi misteri. A lui sembra risalire anche l'istituzione del padrinato per il battesimo.
    I modernisti, capeggiati da Paolo VI, negli anni '60 tentarono vanamente di sopprimerne la commemorazioni ma Sant'Igino papa e martire gode ancora di commemorazione nelle orazioni della Santa Messa Cattolica.

    Sancte Igine, ora pro nobis

    Guelfo nero

  7. #7
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    Predefinito 11 GENNAIO 2004: FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA DI GESù, MARIA E GIUSEPPE



    UN CERTO CONCETTO MIELOSO DEL NATALE PUò AVER BANALIZZATO QUESTA CANZONE DI SANT'ALFONSO MARIA DE' LIGUORI MA A LEGGERLA CON ATTENZIONE NON SI PUò CHE RICAVARNE SALUTARE INSEGNAMENTO.

    SANCTA MARIA, SANCTE JOSEPH, ORATE PRO NOBIS

    Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo,
    E vieni in una grotta al freddo, al gelo:
    O Bambino mio Divino, - Io ti vedo qui a tremar.
    O Dio Beato, E quanto di costò l'avermi amato! Ma se fu tuo volere il tuo patire,

    A te, che sei del mondo il Creatore,
    Mancano panni e fuoco, o mio Signore,
    Caro eletto Pargoletto, - Quanto questa povertà
    Più m'innamora! Giacchè ti fece amor povero ancora.

    Tu che godi il gioir nel divin seno,
    Come vieni a penar su questo fieno?
    Dolce Amore del mio core, - Dove amor ti trasporto?
    O Gesù mio, Per chi tanto patir? per amor mio!

    Ma se fu tuo volere il tuo patire,
    Perché vuoi pianger poi, perché vagire?
    Sposo mio, amato Dio, - Mio Gesù, t'intendo si:
    Ah! mio Signore, Tu piangi non per duol, ma per amore

    Tu piangi per vederti da me ingrato,
    Dopo si grande amor, si poco amato.
    O Diletto del mio petto, - Se già un tempo fu così,
    Or te sol bramo, Caro, non pianger più, ch'io t'amo, io t'amo

    Tu dormi, o Ninno mio, ma intanto il core
    Non dorme no, ma veglia a tutte l'ore.
    Deh! mio bello e puro Agnello, - A che pensi? Dimmi tu:
    O Amore immenso! A morire per te, rispondi, io penso.

    Dunque a morir per me, tu pensi, o Dio;
    E chi altro amar fuori di te poss'io?
    O Maria, Speranza mia, - S'io poc'amo il tuo Gesù,
    Non ti sdegnare: Amalo tu per me, s'io nol so amare.


    UN CARISSIMO SALUTO DA GUELFO NERO

  8. #8
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    Predefinito 14 GENNAIO: SANT'ILARIO DI POITIERS, VESCOVO, CONFESSORE E DOTTORE DELLA CHIESA

    E' stato definito "l'Atanasio d'Occidente", e infatti i punti di somiglianza col battagliero vescovo di Alessandria sono molti. Contemporanei - Ilario nacque agli inizi del secolo IV a Poitiers e vi morì nel 367 - hanno dovuto combattere contro lo stesso avversario, l'arianesimo, partecipando alle polemiche teologiche con i discorsi e soprattutto con gli scritti. Anche Ilario, per ordine del tristo imperatore Costanzo, allineatosi con le decisioni del sinodo ariano di Béziers del 356, venne mandato in esilio, in Frigia.
    Il contatto con l'Oriente fu provvidenziale per il vescovo di Poitiers: nei cinque anni che vi trascorse ebbe modo di imparare il greco e di poter attingere alla produzione teologica dei Padri orientali, procurandosi una documentazione di prima mano, per il libro che gli ha valso il titolo di dottore della Chiesa (attribuitogli infallibilmente da Papa Pio IX): il De Trinitate, intitolato dapprima più felicemente De Fide adversus Arianos, era infatti il trattato più importante e approfondito apparso fino ad allora sul dogma principale della fede cristiana. Anche nell'esilio non rimase inattivo. Con l'opuscolo Contra Maxentium attaccò violentemente lo stesso Costanzo, contestandone il cesaropapismo, la pretesa di immischiarsi nelle dispute teologiche e negli affari interni della disciplina ecclesiastica. Rientrato a Poitiers, il coraggioso vescovo riprese la sua opera pastorale, efficacemente coadiuvato dal giovane Martino, il futuro santo vescovo di Tours.
    Nato nel paganesimo, Ilario aveva cercato a lungo la verità, chiedendo lumi alle varie filosofie e in particolare al neoplatonismo. La ricerca di una risposta al suo interrogativo sul fine dell'uomo lo portò però alla Sacra Scrittura, dove finalmente trovò quello che cercava; allora si convertì al cattolicesimo.
    Nobile proprietario terriero, quando si convertì era già ammogliato e padre di una bambina, Abre, che amava teneramente. Era stato battezzato da poco, che venne acclamato vescovo della sua città natale. Furono sei anni di intenso studio e predicazione, prima di partire per l'esilio, che come abbiamo ricordato ne perfezionò la formazione culturale teologica. Accanto alla voce squillante del polemista e del difensore dell'ortodossia teologica, vi è però in lui anche un'altra voce, quella del padre e del pastore. Umano nella lotta, e umanissimo nella vittoria, si prese cura dei vescovi che riconoscevano il proprio errore.

  9. #9
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    Predefinito 15 GENNAIO: SAN MAURO ABATE

    Un prete di vita dissoluta, per uccidere San Benedetto da Norcia, gli manda nella sua comunità di Subiaco l’omaggio tradizionale di un grosso pane benedetto. Ma a lui basta toccarlo per “sentire” che è avvelenato. E chiama un corvo suo amico, che pronto arriva a uncinare il pane col becco e a portarlo lontano. Un affresco nel Sacro Speco di Subiaco mostra il corvo già in volo col pane, Benedetto che lo saluta e due ragazzi che stanno a guardare stupefatti. Si chiamano Placido e Mauro, figli dei patrizi romani Tertullo ed Eutichio, che li hanno condotti nella “confederazione” di piccoli monasteri creata da Benedetto, e a lui li hanno affidati per l’educazione.
    Parla di Mauro il papa Gregorio Magno (590-604) nei suoi Dialoghi e gli attribuisce gesta prodigiose. Come quando, visto cadere Placido nel vicino lago, lo raggiunge camminando sull’acqua e lo tira in salvo per i capelli. O quando si mette a pedinare un monaco che taglia sempre la corda nell’ora del la preghiera: e smaschera così un piccolo diavolo che sta vicino a lui, e lo tira per la tonaca... Ma tutto avviene sempre per ordine e con l’aiuto del padre spirituale, cioè di Benedetto.
    Quando Benedetto lascia Subiaco per Montecassino (verso il 529), Mauro quasi certamente rimane lì, come abate di Subiaco.
    Probabilmente poi si spostò in Francia, dove lasciò portentose tracce delle propria opera.
    Trecento anni dopo (863) infatti comparve in Francia una biografia di lui. Autore: l’abate Odone di Glanfeuil, che aveva trascritto il racconto di un certo Fausto, amico di Mauro e arrivato con lui in Francia, portandovi la Regola benedettina. Il paese dell’abate Odone, Glanfeuil, si è poi chiamato Saint Maur sur Loire. Eppure nel 1618, mille anni dopo Mauro, nasce in Francia una congregazione benedettina, che nel 1766 avrà 191 case e 1.917 monaci. E con loro, ecco tornare il nome del discepolo di san Benedetto: questi religiosi si chiamano infatti monaci maurini. La fine della loro congregazione, poi, è una grande pagina di storia benedettina: nei “massacri di settembre” ad opera delle belve giacobine della Francia rivoluzionaria (1792) viene messo a morte l’ultimo abate generale: Agostino Chevreux. E con lui altri quaranta confratelli. Tutti monaci maurini.

    Sancte Maure, ora pro nobis



  10. #10
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    Predefinito 15 GENNAIO: SAN PAOLO, PRIMO EREMITA



    NATO NEL 234, VENTENNE SI RITIRò NEL DESERTO OVE FISSE FINO ALL'ETà DI 113 ANNI, GUSTANDO, NELL'EROICO ESERCIZIO DELLA PREGHIERA E DELLA PENITENZA, LE SOAVITà DEL GIOGO DEL SIGNORE. IL GRANDE SANT'ANTONIO L'EREMITA ANDò A TROVARLO POCO PRIMA CHE MORISSE E SAN PAOLO GLI DOMANDò COME ULTIMO FAVORE CHE LA SUA SALMA FOSSE AVVOLTA NEL MANTELLO DI SANT'ATANASIO, L'INVINCIBILE DIFENSORE DELLA DIVINITà DI GESù CRISTO. MORì CIRCA IL 347.
    MENTRE LA CHIESA è OCCUPATA DAI NUOVI ARIANI, PREGHIAMO SAN PAOLO CHE DIO CONCEDA PRESTO UN VERO PAPA, I VERI VESCOVI RESIDENZIALI, I VERI SACRAMENTI PER TUTTA LA CHIESA CATTOLICA.


    SANCTE PAULE, ORA PRO NOBIS

 

 
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