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  1. #1
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    A.A.A. Informazioni su introvabile poesia cercasi


    Buonasera a tutti...mi sono permesso di inviare un nuovo msg per un semplice motivo: sono alla disperata ricerca di un testo poetico di Pierpaolo Pasolini, il titolo dovrebbe essere "Saluto e augurio".
    Vi spiego...ad un convegno-dibattito sul confronto Pasolini-Evola, Marcello Veneziani ne citō un passo che mi lasciō davvero di sasso e che inevitabilmente ha suscitato una forte curiositā in me. Su nessun sito relativo a Pasolini questa poesia appare...qualcuno forse l'avrā volontariamente omessa (e motivi ce ne sarebbero)...non lo so...cmq vi chiedo, se ne possedete una copia, se la conoscete...o quant'altro fatemi sapere.
    Grazie mille a tutti voi.
    Vi saluto.
    Vincenzo Cicchitti zg1

  2. #2
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    Predefinito

    A č quasi sigųr che chista

    a č la me ultima poesia par furlān;

    e i vučj parlāighi a un fassista

    prima di essi (o ch’al sedi) massa lontān.


    [Č quasi sicuro che questa č la mia ultima poesia in friulano: e voglio parlare a un fascista, prima che io, o lui, siamo troppo lontani. ]

    Al č un fassista zōvin,

    al varā vincia un, vincia doi āins:

    al č nassųt ta un paės,

    e al č zut a scuela in sitāt.


    [Č un fascista giovane, avrā ventuno, ventidue anni: č nato in un paese ed č andato a scuola in cittā.]

    Al č alt, cui ociāj, il vistėt

    gris, i ciavičj curs:

    quand ch’al scumėnsia a parlāmi

    i crot ch’a no’l savedi nuja di politica

    [Č alto, con gli occhiali, il vestito grigio, i capelli corti: quando comincia a parlarmi, penso che non sappia niente di politica]


    e ch’al serci doma di difindi il latėn

    e il grec, cuntra di me; no savėnt

    se ch’i ami il latin, il grec - e i ciavičj curs.

    Lu vuardi, al č alt e gris coma un alpėn.

    [e che cerchi solo di difendere il latino e il greco contro di me; non sapendo quanto io ami il latino, il greco - e i capelli corti. Lo guardo, č alto e grigio come un alpino.]



    "Ven cā, ven cā, Fedro.

    Scolta. I vučj fati un discors

    ch’al somča un testamėnt.

    Ma recuārditi, i no mi fai ilusiōns


    [ "Vieni qua, vieni qua, Fedro. Ascolta. Voglio farti un discorso che sembra un testamento. Ma ricordati, io non mi faccio illusioni
    su di te: ]

    jo i sai ben, i lu sai,

    ch’i no ti ās, e no ti vōus včilu,

    un cōur libar, e i no ti pos essi sinsčir:

    ma encia si ti sos un muārt, ti parlarāi.


    [io so, io so bene, che tu non hai, e non vuoi averlo, un cuore libero, e non puoi essere sincero: ma anche se sei un morto, io ti parlerō. ]

    Difėnt i palčs di morār o aunār,

    in nomp dai Dius, grecs o sinčis.

    Moųr di amōur par li vignis.

    E i fics tai ors. I socs, i stecs.


    [Difendi i paletti di gelso, di lontano, in nome degli Dei, greci o cinesi. Muori d’amore per le vigne. Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi. ]

    Il ciaf dai to cunpāins, tosāt.

    Difėnt i ciamps tra il paės

    e la campagna, cu li so panolis,

    li vas’cis dal ledān. Difėnt il prat


    [Per il capo tosato dei tuoi compagni. Difendi i campi tra il paese e la campagna, con le loro pannocchie abbandonate. Difendi il prato]



    tra l’ultima ciasa dal paės e la roja.

    I ciasāj a somčjn a Glėsiis:

    giolt di chista idea, tčnla tal cōur.

    La confidensa cu’l soreli e cu’ la ploja,


    [ tra l’ultima casa del paese e la roggia. I casali assomigliano a Chiese: godi di questa idea, tienila nel cuore. La confidenza col sole e con la pioggia, ]



    ti lu sas, a č sapiensa santa.

    Difėnt, conserva prea. La Repųblica

    a č drenti, tal cuārp da la mari.

    I paris a ān serciāt, e tornāt a serciā


    [lo sai, č sapienza sacra. Difendi, conserva, prega! La Repubblica č dentro, nel corpo della madre. I padri hanno cercato e tornato a cercare]

    di cā e di lā,

    nass’nt, murėnt,

    cambiānt: ma son dutis robis dal passāt.

    Vuei: difindi, conservā, preā. Tas:

    la to ciamesa ch’a no sedi


    [di qua e di lā, nascendo, morendo, cambiando: ma son tutte cose del passato. Oggi: difendere, conservare, pregare. Taci! Che la tua camicia non sia]

    nera, e nencia bruna. Tas! Ch’a sedi

    ’na ciamesa grisa. La ciamesa dal siun.

    Odia chej ch’a volin dismōvisi

    e dismintiāssi da li Paschis...

    [nera, e neanche bruna. Taci! che sia una camicia grigia. La camicia del sonno. Odia quelli che vogliono svegliarsi, e dimenticarsi delle Pasque... ]

    Duncia, fantāt dai cialsėns di muārt,]

    i ti āi dita se ch’a volin i Dius

    dai ciamps. Lā ch’i ti sos nassųt.

    Lā che da frut i ti ās imparāt


    [Dunque, ragazzo dai calzetti di morto, ti ho detto ciō che vogliono gli Dei dei campi. Lā dove sei nato. Lā dove da bambino hai imparato ]



    i so Comandamėns. Ma in Sitāt?

    Scolta. Lā Crist a no’l basta.

    A coventa la Gl’sia: ma ch’a sedi

    moderna. E a coventin i puōrs.


    [i loro Comandamenti. Ma in Cittā? Lā Cristo non basta. Occorre la Chiesa: ma che sia moderna. E occorrono i poveri ]

    Tu difėnt, conserva, prea:

    ma ama i puōrs: ama la so diversitāt.

    Ama la so voja di vivi bessōj

    tal so mond, tra pras e palās


    [Tu difendi, conserva, prega: ma ama i poveri: ama la loro diversitā. Ama la loro voglia di vivere soli nel loro mondo, tra prati e palazzi ]

    lā ch’a no rivi la perāula

    dal nustri mond; ama il cunfėn

    ch’a ān segnāt tra nu e lōur;

    ama il so dialčt inventāt ogni matina,



    [dove non arrivi la parola del nostro mondo; ama il confine che hanno segnato tra noi e loro; ama il loro dialetto inventato ogni mattina, ]

    par no fassi capė; par no spartė

    cun nissųn la so ligria.

    Ama il sorel di sitāt e la miseria

    dai laris; ama la ciar da la mama tal fė.


    [ per non farsi capire; per non condividere con nessuno la loro allegria. Ama il sole di cittā e la miseria dei ladri; ama la carne della mamma nel figlio]

    Drenti dal nustri mond, dis

    di no essi borghčis, ma un sant

    o un soldāt: un sant sensa ignoransa,

    un soldāt sensa violensa.


    [ Dentro il nostro mondo, dė di non essere borghese, ma un santo o un soldato: un santo senza ignoranza, o un soldato senza violenza.]

    Puarta cun mans di sant o soldāt

    l’intimitāt cu’l Re, Destra divina

    ch’a č drenti di nu, tal siųn.

    Crot tal borghčis vuārb di onestāt,



    [Porta con mani di santo o soldato l’intimitā col Re, Destra divina che č dentro di noi, nel sonno. Credi nel borghese cieco di onestā,]

    encia s’a č ’na ilusiōn: parsč

    che encia i parons, a ān

    i so parōns, a son fis di paris

    ch’a stan da qualchi banda dal momd.



    [anche se č un’illusione: perché anche i padroni hanno i loro padroni, e sono figli di padri che stanno da qualche parte nel mondo.]





    Basta che doma il sintimėnt

    da la vita al sedi par diciu cunpāin:

    il rest a no impuārta, fantāt cun in man

    il Libri sensa la Perāula.


    [Č sufficiente che solo il sentimento della vita sia per tutti uguale: il resto non importa, giovane con in mano il Libro senza la Parola. ]

    Hic desinit cantus. Ciāpiti

    tu, su li spalis, chistu zčit plen.

    Jo i no pos, nissun no capirčs

    il scāndul. Un veciu al ā rispičt

    [Hic desinit cantus. Prenditi tu, sulle spalle, questo fardello. Io non posso: nessuno ne capirebbe lo scandalo. Un vecchio ha rispetto]





    dal judissi dal mond; encia

    s’a no ghi impuarta nuja. E al ā rispičt

    di se che lui al č tal mond. A ghi tocia

    difindi i so sgnerfs indebulės,



    [del giudizio del mondo: anche se non gliene importa niente. E ha rispetto di ciō che egli č nel mondo. Deve difendere i suoi nervi, indeboliti,]





    e stā al zoųc ch’a no’l ā mai vulųt.

    Ciāpiti su chistu pčis, fantāt ch’i ti mi odiis:

    puārtilu tu. Al lus tal cōur. E jo ciaminarai

    lizčir, zint avant, sielzėnt par sempri

    la vita, la zoventųt.


    [e stare al gioco a cui non č mai stato. Prenditi tu questo peso, ragazzo che mi odii: portalo tu. Risplende nel cuore. E io camminerō leggero, andando avanti, scegliendo per sempre la vita, la gioventų.]

  3. #3
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    Un grazie infinito a Cristiano 72...
    Da quando l'hai inviata l'ho letta e riletta....č una poesia stupenda credo....
    non sono un critico...non ne posso dare giudizi metrici o robe del genere ma....mi reputo un discreto critico del mio cuore e...ti assicuro che tanto ha palpitato indugiando su questi versi.
    Visto che la conosci cosė bene...cosa ne pensi te?
    Cosa ti dice questa poesia?
    Aspetto tue notizie.
    Rinnovo il mio grazie pių sincero.

    Peregrino...
    Vincenzo Cicchitti zg1

 

 

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