Leggo sulla magna stampa che Romano Prodi, Presidente della Commissione Europea, il 5 gennaio 2004 ha avuto una giornata particolarmente agitata. Pensava di godersela, il nostro brav’uomo, nella sua Bologna, tra una passeggiata, una capatina in Chiesa e una visita in Sinagoga. In attesa di riprendere, tra qualche giorno, le sue attività istituzionali.

A guastargli il riposo e l’abituale buonumore ci hanno pensato Edgar Bronfman (Presidente del Congresso Ebraico mondiale) e Cobi Benatoff (Presidente del Congresso Ebraico europeo). I due hanno scritto una lettera aperta sul "Financial Times", lettera aperta nella quale esordiscono: "non vogliamo usare mezze parole". E giù botte da orbi.

Sentiamoli: "L’antisemitismo si può esprimere in due modi, attraverso l’azione o attraverso l’inerzia. La commissione europea è chiaramente colpevole in entrambi i casi". E la Commissione Europea sarebbe "colpevole" per avere pubblicato il "sondaggio di Eurobarometro" (nel quale il 59% degli Europei ha risposto che "Israele minaccia la pace") e per non avere pubblicato lo studio de "L’Osservatorio dell’Unione europea sul razzismo e la xenofobia" di Vienna (nel quale si dimostrerebbe che, dietro agli incidenti antisemiti, ci sarebbero estremisti di destra, fondamentalisti islamici, giovani mussulmani e formazione della sinistra filopanestinese).

Il buon Prodi non sa capacitarsi. Un simile uragano di critiche contro di lui che, nella sua vita, ha consumato 77 kippa, che ha gironzolato per tutte le sinagoghe d’Italia e d’Europa e che, sempre, sempre, sempre (in ogni luogo e in ogni circostanza) ha espresso amicizia e solidarietà agli Ebrei italiani, agli Ebrei Europei, agli Ebrei israeliani e agli Ebrei di tutto il mondo. Finalmente, toccato nel vivo del suo filosionismo, sbotta:

"non posso credere che voi abbiate firmato un simile articolo";
l’Osservatorio di Vienna non dipende dalla Commissione Europea. Ma qui il buon Prodi non recepisce la richiesta: non poteva, la Commissione Europea, scucire dei soldi, per pubblicare lo studio?
Poi l’affondo: recentemente il Benatoff, in un incontro a Bruxelles, gli ha espresso "i ringraziamenti, anche da parte di Bronfman, per l’impegno a favore della causa degli ebrei e per la lotta contro l’antisemitismo".
Il buon Prodi non sa capacitarsi. E fa bene a porla in termini di "amore non ricambiato". Sarebbe per lui motivo di interesse conoscere la filosofia del gessaio del mio paese. Il quale, in fondo, era contento del suo asino, ma, di tanto in tanto, lo bastonava. Per incitarlo a fare di più.

Antonino Amato, 6 gennaio 2004

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