NASSIRIYA - Un blitz di Al Jazeera nella "provincia" italiana dell'Iraq ha portato inquietudine a Nassiriya. Un reportage sul pensiero degli abitanti della città presidiata dai soldati della Brigata Sassari, un piccolo "incidente" cercato a tutti i costi con il portavoce del nostro esercito, un paio di interviste che hanno raccontato quanto "è pericolosa" la presenza del contingente nazionale in questo angolo di mondo.

Con un solo messaggio diffuso dagli schermi: "Gli italiani non difendono la popolazione ma al contrario mettono a rischio la loro sicurezza". Qualcuno, qui a Nassiriya, ha letto in questa incursione giornalistica un segnale di malessere che sta montando sempre di più anche nella tranquilla regione di Dhi Qar.

Era arrivata l'altro ieri la troupe della tivù satellitare araba a Nassiriya, giornalisti e cameramen alloggiati all'hotel Al Janoob, le voci del loro sbarco subito volate di bocca in bocca in ogni angolo delle strade. Poi un tentativo di incontro con il colonnello Gianfranco Scalas, l'ufficiale che della Brigata che tiene i rapporti con la stampa.

Due giornalisti si sono presentati al cancello di White Horse chiedendo un'intervista con il colonnello. In quel momento Scalas era in un'altra base. Un capitano ha invitato i due cronisti di Al Jazeera a tornare più tardi, spiegandogli anche "che non c'era alcun problema per parlare con il portavoce". Una prima intervista il colonnello l'aveva già rilasciata il 18 dicembre scorso.

Ma nel servizio mandato in onda ieri, Al Jazeera ha informato i suoi telespettatori che i soldati italiani non li hanno voluti ricevere. Risponde Gianfranco Scalas: "Sono venuti, abbiamo detto di tornare l'indomani mattina ma stiamo ancora aspettando. Mai avuto problemi a rilasciare a loro dichiarazioni, parliamo con tutta la stampa del mondo e siamo interessati a trasmettere il nostro punto di vista soprattutto a quella araba".

Il reportage è stato dedicato tutto agli abitanti di Nassiriya che "vogliono vedere i soldati italiani lasciare la città". Uno di loro ha parlato di quel ponte vicino alla caserma dei carabinieri che il comando Brigata ha fatto chiudere per "motivi di sicurezza". Un blocco che ha realmente causato disagi alla popolazione. "Mai noi abbiamo sempre detto che lo riapriremo al più presto", osserva il colonnello Scalas.

E un altro uomo intervistato, ha ricordato "le 9 vittime irachene" della strage del 12 novembre, quando morirono dentro la caserma dei carabinieri 19 italiani. L'intervistato ha chiesto risarcimenti per le loro famiglie. Poi Al Jazeera ha insistito ancora sul desiderio di tutti gli abitanti di Nassiriya: "Gli italiani qui sono una minaccia per i civili, devono andarsene".

Sono arrivate altre dichiarazioni del portavoce del contingente: "Hanno intervistato un numero limitato di persone che nono rappresentano la realtà e nemmeno la maggioranza della popolazione di Nassiriya". Ha aggiunto Scalas: "Qui ci sono minoranze che in qualche modo cercano di fomentare il malcontento". (a. b.)


La Repubblica, 8 gennaio 2004