Reazionario
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Reazionario intende qualsiasi movimento politico o sociale e qualsiasi ideologia che promuove un ritorno a uno stato precedente (lo status quo ante). Il termine ha avuto origine dalla rivoluzione francese, per indicare i contro-rivoluzionari che volevano ripristinare le condizioni reali o immaginarie dell’Ancien Régime monarchico. Nel XIX secolo, con il termine reazionari venivano indicati coloro che volevano conservare il feudalesimo e i privilegi aristocratici contro l'industrialismo, il repubblicanesimo, il liberalismo e il socialismo. Oggi il termine è ampiamente utilizzato dalla sinistra politica in senso peggiorativo riguardo quelle idee che si ritengono passatiste, obsolete e opposte al progresso.
Sommario
1 Uso e storia del termine
1.1 La reazione termidoriana
1.2 La restaurazione della monarchia francese
1.3 I filosofi clericali
1.4 Metternich e il contenimento
1.5 Il XX secolo
2 Note
3 Bibliografia
Uso e storia del termine
La rivoluzione francese ha dato alla lingua inglese due termini che denotano la politica anti-progressista: reazionario e conservatore. Reazionario deriva dalla parola francese réactionnaire (coniata agli inizi del XIX secolo), e conservatore da conservateur, in riferimento ai parlamentari monarchici che si opponevano alla rivoluzione. [1] In questo utilizzo francese, reazionario denota "un movimento volto all'inversione di una tendenza o di uno stato esistente" e un "ritorno ad uno stato precedente delle cose." L'Oxford English Dictionary cita il primo uso del termine in lingua inglese in riferimento a John Stuart Mill, che nel 1840 scrisse: "I filosofi della scuola reazionaria – la scuola a cui Coleridge appartiene". [2]
Durante la rivoluzione francese, le forze conservatrici (in particolare la Chiesa cattolica romana), organizzarono l'opposizione ai cambiamenti sociali, politici ed economici progressisti portati dalla rivoluzione, e la battaglia per ripristinare il potere temporale della Chiesa e della Corona.
Nella politica ottocentesca europea, la classe reazionaria includeva le gerarchie della Chiesa cattolica romana - il clero, i nobili, le famiglie reali e i realisti – uniti nel credere che il governo nazionale fosse dominio esclusivo della Chiesa e dello Stato. In Francia, i sostenitori del governo tradizionale diretti da parte degli eredi della dinastia della Casa dei Borbone sono stati classificati come la reazione legittimista. Nella Terza Repubblica, i monarchici erano la fazione reazionaria, più tardi rinominata conservatrice. [1] Nelle società cristiane protestanti, reazionario descrive coloro che sostengono la tradizione contro la modernità.
Nel XIX secolo venivano denotate come reazionarie quelle persone che idealizzavano il feudalesimo e l'epoca pre-moderna, precedenti alla rivoluzione industriale e alla rivoluzione francese, quando le economie erano prevalentemente agrarie e un’aristocrazia terriera dominava la società, un re ereditario governava e la Chiesa cattolica romana era il centro morale della società. I reazionari si opponevano alla democrazia e al parlamentarismo.
La reazione termidoriana
La reazione termidoriana è stato un movimento interno alla rivoluzione, contro gli eccessi dei giacobini. Il 27 luglio 1794 (9 termidoro anno II del calendario repubblicano francese), il regno del Terrore di Maximilien Robespierre venne portato a termine. La caduta di Robespierre portò alla riaffermazione della Convenzione Nazionale francese sul Comitato di Salute Pubblica. I giacobini furono soppressi, le prigioni svuotate e il Comitato spogliato dei suoi poteri. Dopo l'esecuzione di circa 104 sostenitori di Robespierre, la reazione termidoriana fermò l'uso della ghigliottina contro i presunti controrivoluzionari, impostò una via di mezzo tra i monarchici e i radicali e inaugurò un periodo in cui una relativa esuberanza si accompagnò alla corruzione. La reazione termidoriana non fu così reazionaria, nel senso più comune del termine.
La restaurazione della monarchia francese
Con il Congresso di Vienna, i re di Russia, Prussia e Austria costituirono la Santa Alleanza, una forma di sicurezza collettiva contro la rivoluzione e il bonapartismo, ispirata dallo zar Alexander I di Russia. Questa istanza di reazione fu superata da un movimento che si sviluppò in Francia, quando, dopo la seconda caduta di Napoleone, seguì la restaurazione, o il ripristino della dinastia borbonica. Questa volta doveva essere una monarchia costituzionale, con l’elezione di una camera bassa del Parlamento, la Camera dei Deputati. Il diritto di voto era ristretto agli uomini di età superiore ai quaranta, che nei primi quindici anni della loro vita avevano vissuto sotto l'ancien régime. Tuttavia, Re Luigi XVIII era preoccupato di dover ancora a che fare con un parlamento intrattabile. Era felice con gli ultra-realisti, o Ultras, per mezzo dei quali era tornato sul trono, dichiarando di aver trovato una chambre introuvable, letteralmente, una "Camera di governo come non se ne poteva trovare di eguali." Ma poi si accorse che questi erano troppo ultra per un reale.
Fu la dichiarazione di Saint-Ouen a preparare la strada per la Restaurazione. Prima della rivoluzione francese, che rovesciò radicalmente e sanguinosamente la maggior parte degli aspetti dell'organizzazione della società francese, l'unico modo in cui il cambiamento costituzionale poteva essere istituito era attraverso il riferimento ad un vecchio documento legale che poteva essere interpretato in accordo con quanto proposto. In forma del tutto nuova doveva essere espressa come la giusta rinascita di qualcosa di vecchio, che era caduto ed era stato dimenticato.
Nel XVIII secolo, quei piccoli proprietari terrieri le cui fortune erano diminuite a tal punto che vivevano a livello di contadini andarono alla ricerca di ogni diritto feudale che avrebbe concesso loro qualcosa. Il "divieto", per esempio, significò che tutti i loro contadini dovessero macinare il proprio grano nel mulino del signore. Così giunsero agli Stati generali del 1789 intesi a premere per l'espansione di tali pratiche in tutte le province, al limite legale. Rimasero inorriditi quando la Rivoluzione francese consentì ai comuni cittadini di andare a caccia, uno dei pochi vantaggi che avevano sempre mantenuto in tutto il mondo.
Così, con la restaurazione dei Borboni, la chambre introuvable fece in modo che ogni legge riportasse le cose non solo all'età della monarchia assoluta, ma a prima di essa, all’età in cui l'aristocrazia era veramente una classe sociale potente. E' questo che distingue chiaramente un "reazionario" da un "conservatore". Il conservatore avrebbe semplicemente accettato molti miglioramenti portati dalla rivoluzione e rifiutato un programma di ritorno in blocco allo stato precedente. Quindi si deve stare attenti ad usare la parola "reazionario" come un affronto politico, in merito ai tempi successivi, poiché non vi è stato più nulla di comparabile con la chambre introuvable nelle altre nazioni. Per esempio, la Russia di certo non ha avuto più nessuno di quegli aristocratici dopo il 1789. Più tardi i re francesi avranno analogamente problemi con i loro parlamenti.
I filosofi clericali
A seguito della Rivoluzione, la Francia è stata continuamente devastata dalle liti tra i reazionari di destra che intendevano restaurare la dinastia borbonica e i rivoluzionari di sinistra; qui sorsero i filosofi clericali - Joseph de Maistre, Louis de Bonald, François-René de Chateaubriand - la cui risposta è stata il ripristino della monarchia assoluta e il ristabilire la Chiesa cattolica romana come Chiesa di Stato della Francia. Da allora, le caratteristiche della storia francese hanno fornito ricorrenti modelli al pensiero politico, con i reazionari, nostalgici di un’età dell’oro pre-rivoluzionaria, che ripudiavano due secoli di progresso seguiti alla rivoluzione nel 1789. (vedi Action Française)
Metternich e il contenimento
Durante il periodo del 1815-1848, il principe di Metternich, ministro degli esteri dell'Impero austriaco, è intervenuto per organizzare il contenimento delle forze rivoluzionarie attraverso alleanze internazionali volte a prevenire la diffusione del fervore rivoluzionario. Al Congresso di Vienna, egli fu molto influente nello stabilire il nuovo ordine, il concerto d'Europa, dopo la caduta di Napoleone. Dopo il Congresso, il principe di Metternich ha lavorato sodo per consolidare e stabilizzare il regime conservatore del periodo della Restaurazione. Ha lavorato furiosamente per evitare che zar russo Alessandro I (che era corso in aiuto alle forze liberali in Germania, Italia e Francia), aumentasse la propria influenza in Europa. La Chiesa era il suo principale alleato, e la favorì quale principio conservatore di ordine, in opposizione alle tendenze democratiche e liberali che albergavano al suo interno. La sua filosofia di base era basata su Edmund Burke, che sosteneva la necessità di radici antiche e di un ordinato sviluppo della società. Si oppose alle istituzioni democratiche e parlamentari, ma favorì l'ammodernamento delle strutture esistenti attraverso una riforma graduale. Nonostante gli sforzi di Metternich una serie di rivoluzioni scosse però l'Europa nel 1848.
Il XX secolo
Nel ventesimo secolo, reazionario indica gli avversari del socialismo e del comunismo, come l'Armata Bianca, che ha combattuto una guerra monarchica contro-rivoluzionaria contro i bolscevichi dopo la Rivoluzione d'Ottobre. Nella terminologia marxista, reazionario è un aggettivo dispregiativo che indica persone le cui idee possono sembrare a favore della classe operaia, ma che, in sostanza, contengono elementi di feudalesimo, capitalismo, nazionalismo, fascismo o altre caratteristiche sociopolitiche della classe dirigente. Reazionario denota anche i sostenitori di regimi autoritari, anti-comunisti e fascisti come la Francia di Vichy, la Spagna sotto Francisco Franco, e il Portogallo di Antonio Salazar. In Vietnam, il governo comunista ha spesso etichettato le organizzazioni avversarie come reazionarie (phần đồng).
Il regime di Vichy in Francia, il regime di Francisco Franco in Spagna, quello di Salazar in Portogallo, e i movimenti politici sul genere dell’Action Française di Maurras, sono esempi di questi tradizionali sentimenti reazionari, a favore di regimi autoritari, con leader forti non eletti e con il cattolicesimo come religione di stato. Il motto della Francia di Vichy era "travail, famille, patrie" ("lavoro, famiglia, patria"), e il suo leader, il maresciallo Philippe Pétain, dichiarò che "la terre, elle ne mento pas" ("la terra non mente"), un’indicazione della sua convinzione che la vita vera è quella rurale e agraria.
Il fascismo è generalmente considerato reazionario, a causa della sua glorificazione dell’antica storia nazionale e di alcuni dei ordinamenti sociali precedenti la rivoluzione industriale del 19° secolo. I fascisti italiani mostrarono il desiderio di realizzare un nuovo ordine sociale basato sul principio feudale di delegazione (senza però la servitù della gleba), nel loro entusiasmo per lo stato corporativo. Benito Mussolini disse che "il fascismo è reazione" e che "il fascismo, che non ha avuto timore di dirsi reazionario ... non ha oggi alcun impedimento nel dichiararsi illiberale e anti-liberale." [3]
Tuttavia, Gentile e Mussolini hanno anche attaccato alcune politiche reazionarie, in particolare quella monarchica e, più velatamente, alcuni aspetti del cattolicesimo conservatore italiano. Scrissero: "La storia non viaggia indietro. La dottrina fascista non ha preso De Maistre come il suo profeta. L’assolutismo monarchico è del passato, e così è l’ecclesiolatria". Elaborarono inoltre nella loro dottrina politica la tesi che il fascismo “non è reazionario [alla vecchia maniera], ma rivoluzionario." Contrariamente a ciò, hanno anche spiegato anche che il fascismo era di destra e non di sinistra. Il fascismo non era certo un semplice ritorno alla tradizione: portò lo stato centralizzato anche al di là di ciò che si era visto nelle monarchie assolute. Gli stati fascisti a partito unico erano centralizzati come la maggior parte degli stati comunisti, e l’intenso nazionalismo del fascismo non era caratteristico del periodo precedente alla rivoluzione francese.
I nazisti non si consideravano reazionari, ed enumeravano le forze della reazione (monarchici prussiani, la nobiltà, i cattolici romani) tra i loro nemici, proprio accanto ai loro nemici del Fronte Rosso nella marcia del partito nazista Die Fahne hoch. Il fatto che i nazisti consideravano il loro 1933 come l’ascesa al potere della rivoluzione nazionale, mostra che essi abbiano sostenuto una qualche forma di rivoluzione. Tuttavia, l'idealizzazione della tradizione, del folklore, del pensiero classico, della leadership (esemplificata da Federico il Grande), il loro rifiuto del liberalismo della Repubblica di Weimar, e l’aver chiamato lo stato tedesco il Terzo Reich (in riferimento al Primo Reich medievale e al Secondo Reich pre-Weimar), ha indotto molti a considerare i nazisti come reazionari.
Movimenti clericali a volte etichettati come clericofascisti dai loro critici, possono essere considerati reazionari nei termini del 19° secolo, in quanto essi condividono alcuni elementi del fascismo, mentre allo stesso tempo promuovono un ritorno al modello pre-rivoluzionario di relazioni sociali, con un forte ruolo per la Chiesa. Il loro massimo filosofo è stato Nicolás Gómez Dávila.
L'americano Ku Klux Klan, è considerato anch’esso come reazionario. [4] Formatosi in risposta alla liberazione degli schiavi africani e all'ingresso di immigrati nel Stati Uniti, il KKK ha cercato di far rispettare "la legge e l’ordine", la supremazia bianca e la morale tradizionale, spesso con la violenza. In Medio Oriente, esempi di movimenti reazionari sono il wahabismo, il salafismo e i talebani.
Note
1 ^ a b The Governments of Europe , Frederic Austin OGG, Rev. Ed., The MacMillan Co., 1922, p. 2 ^ Cited in the OED as "JS MILL in London & Westm. Rev. Mar. 276"
3 ^ Gerarchia, March, 1923 quoted in George Seldes , Facts and Fascism , eighth edition, New York: In Fact, 1943, p.
4 ^ Hooded Americanism: the history of the Ku Klux Klan , David Mark Chalmers, Duke University Press, 1987
Bibliografia
Liberty or Equality, Erik von Kuehnelt-Leddihn , Christendom Press, Front Royal, Virginia, 1993.
Liberalism and the Challenge of Fascism, Social Forces in England and France 1815-1870, J. Salwyn Schapiro , McGraw-Hill Book Co., Inc., NY, 1949. (with over 34 mentions of the word "reactionary" in political context)
The Reactionary Revolution, The Catholic Revival in French Literature, 1870/1914 , Richard Griffiths, Frederick Ungar Publishing Co., NY, 1965.
Oxford English Dictionary , 20 Vol. 31 references on the use of the term.
Traduzione dall’inglese di Florian.
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