La Consulta, dunque, ha agito nel modo peggiore.
Capovolgendo la propria giurisprudenza, ha minato la sua già traballante credibilità di organo super partes (e addirittura surreale è la posizione dell`attuale presidente Amirante, cinque anni fa relatore di una sentenza di segno molto diverso), e ha leso il principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato, determinando una ferita profonda e difficilmente rimarginabile rispetto al Parlamento, al Governo e alla stessa Presidenza della Repubblica.
Tuttavia, sbaglierebbero quanti dovessero coltivare illusioni di rivolgimenti e scossoni politici dopo questa pronuncia: come avevamo anticipato la scorsa settimana ragionando sui diversi scenari che si sarebbero potuti determinare, perfino una sentenza così negativa non ha affatto nuociuto a Berlusconi: il suo consenso - anzi - cresce, perché agli italiani è parsa chiara la faziosità della Corte;
e anche la corrida giudiziaria che non mancherà di ripartire dopo il venir meno del Lodo avrà il medesimo effetto, svelando la volontà neanche troppo nascosta di qualche procura e di qualche tribunale di sovvertire il responso delle urne. (segue)
E` per lo meno dubbio che questo profilo gli consenta di farcela;
ma quel che è certo è che avere a che fare con un competitor esagitato e ossessionato dal Premier sta rendendo difficile anche al teoricamente più ragionevole Bersani pronunciare parole chiare su Di Pietro e sugli eccessi della magistratura.
Sta qui il capolavoro negativo di Franceschini: non un`azione politica "win-win", ma, paradossalmente "lose-lose".
Non solo non vince, ma infila il partito in un vicolo cieco.
C`è da augurarsi che, a partita congressuale finita, Bersani si senta finalmente in grado di dire parole coraggiose.
Se non lo farà, e se accetterà anche in quel momento di sottostare all`egemonia di Repubblica, delle procure e dell`Idv, si assumerà la responsabilità di completare il processo di emarginazione politica del Pd già avviato dal suo predecessore.
Cosa che il Pdl farebbe bene a non augurarsi.
A ben vedere, tuttavia, un contributo all`avvelenamento del quadro politico ancora peggiore di quello offerto dalla Consulta viene dal segretario transeunte del Pd (e ri-candidato precario) Dario Franceschini, che ha già perso la sfida interna, quella riservata agli iscritti al partito, e, sperando di recuperare terreno in vista delle primarie del 25 ottobre, ha deciso di schiacciarsi su una linea di antiberlusconismo forsennato, da dipietrista di rincalzo o da collaboratore esterno del Gruppo Repubblica.
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