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  1. #11
    Forumista senior
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    Ora probabilmente l'entourage di Sbirulino cercherà di far passare queste dichiarazioni come quelle di un minorato mentale e che non rappresentanto il sentire degli alleati del bordello delle libertà! vorrei però ricordarvi che Fisichella non solo è il vice presidente del senato itaglione ma è anche il fondatore di an! queste dichiarazioni sono l'ennesima dimostrazione dell'errore fatto ad allearci con siffatta gentaglia..è inutile, che siano di dx o di sx sempre itagliani sono! l'importante però per il grande capo è ciurlare per il manico, quindi mentre a roma ce ne stiamo con questa gentaglia il 25 a Milan si farà la classica sfilatina per rinvigorire i cuori addormentati, mentre giù là tutti rideranno.
    Per dirla come il grande Oneto, sprofondi roma e, aggiungerei io, l'attuale dirigenza della Lega.
    Salucc sempre di più secessionisti

  2. #12
    Ecce Homo
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    Predefinito Re: L'Italia è un'artificiosa imposizione

    In origine postato da Beli Mawyr
    gli accordi di Plombières con Napoleone III erano a questo proposito chiarissimi e prevedevano la creazione di un Regno dell'Italia Superiore sotto la casa di Savoia.
    Non prendiamoci in giro, il Piemonte mirava innanzitutto all'espansione territoriale, che poi per caso e per vicinanza geografica si espresse nella formazione di un regno unitario del Nord. Basta vedere come sono andate avanti le cose per rendersi conto di quanto i piemontesi fossero interessati al nord in sè...

  3. #13
    Veneta sempre itagliana mai
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    '' E' in gran parte merito di Luca Cordero di Montezemolo se la Juventus non si rivolse ai tribunali ordinari '' (Joseph S. Blatter - Presidente F.I.F.A. - Dicembre 2007)
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    altra "perla":

    17:49 RIFORME: BOSELLI, PARTITI CDL CON SIMBOLO TRICOLORE CAMBINO IDEA


    (ASCA) - Roma, 16 gen - ''Mi auguro che nella maggioranza ci
    si renda conto della strada imboccata sulle riforme
    istituzionali, in particolare i partiti che hanno nel simbolo
    il tricolore''. E' l'auspicio e l'appello che il presidente
    dello Sdi, Enrico Boselli, esprime nella conferenza stampa
    convocata dalle forze del centrosinistra al Senato.
    ''Nel suo messaggio di fine anno Ciampi si e' rivolto a
    noi e alla maggioranza dicendo che le riforme isituzionali
    non possono durare una legislatura, invitandoci cosi' a
    ricercare il massimo di accordo possibile'' ricorda Boselli
    ''con il lavoro di Giuliano Amato abbiamo accolto
    quell'invito ma nella maggioranza non l'hanno preso in
    considerazione, e' grave''.


  4. #14
    Veneta sempre itagliana mai
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    per non parlare de st'altro demente

    RIFORME: RUTELLI, SE CDL INSISTE UN REFERENDUM LI SPAZZERA' VIA


    (ASCA) - Roma, 16 gen - Se la maggioranza scegliera' di
    andare avanti con il progetto di riforme ''che dissolve
    l'unita' nazionale'' il centrosinistra si mobilitera' in
    tutto il paese per preparare un ''referendum che li spazzera'
    via''.
    E' quanto ha prospettato Francesco Rutelli, presidente
    della Margherita, nella conferenza stampa al Senato per
    lanciare l'allarme sul rischio di rottura dell'unita'
    nazionale.
    ''Se pensassero di approvare un testo del genere
    preparerebbero - ha detto Rutelli - la piu' grande sconfitta
    politica della legislatura. Ad una mobilitazione nel Paese
    contro un'aberrazione di questo genere noi avremmo il seguito
    e il sostegno di una larga maggioranza del popolo italiano.
    Chi facesse una riforma del genere sarebbe spazzato via dal
    voto popolare''.
    ''Dopo aver portato argomenti positivi e costruttivi per
    una riforma possibile da fare insieme, l'estremo argomento da
    far valere - ha sottolineato Rutelli - e' questo: 'sappiate
    che se andate avanti su questa strada, non solo non c'e'
    alcun margine di dialogo nelle istituzioni, ma ci sara' un
    referendum che spazzera' via questo progetto, ma portera' con
    se la dissoluzione politica della coalizione che se ne fa
    portatrice'''.
    ''Dunque se il disegno di disarticolazione dell'unita'
    nazionale fosse mantenuto, noi - ha concluso Rutelli - ci
    prepareremo alla battaglia: chiederemo un referendum e sara'
    il voto popolare a spazzarli via''.


  5. #15
    Veneta sempre itagliana mai
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    Interessante intervista di Formigoni rilasciata oggi al corriere



    L’INTERVISTA / Il «governatore» Formigoni: finalmente la devoluzione è arrivata, ma non ci sono rappresentanti diretti delle Regioni


    «Bossi deve mostrare i muscoli, il Senato federale così non va bene»


    MILANO - «Caro Bossi, hai assunto degli impegni. E allora ci aspettiamo che mostri i muscoli, che dai battaglia per farli rispettare, per tradurre gli impegni in leggi. Lo dico a Bossi, ma mi rivolgo all’intera Casa delle Libertà». Ancora una volta il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, veste i panni dell’alfiere del federalismo. Lui che aveva ingaggiato un lungo braccio di ferro con il governo Amato minacciando un referendum lombardo sulla devoluzione, oggi non nasconde il suo compiacimento perché «la devoluzione è finalmente arrivata. Quello che chiedevamo c’è tutto: competenze su scuola, sanità e polizia locale». Ma non per questo Formigoni rinuncia a «suonare la sveglia» (l’espressione è sua) agli alleati di centrodestra. Perché il Senato federale disegnato dalla Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, proprio non gli piace.
    Bossi dice che più che un Senato federale questo è un Senato per le Regioni. Lei è d’accordo?
    «Mah. Temo addirittura che questo sia un Senato di controllo delle Regioni, sulle Regioni. Dico temo. Sì, lo temo. Voglio vedere che cosa viene fuori, come andrà a finire».
    Perché non le piace?
    «Un Senato federale deve essere rappresentativo anche dei sistemi regionali. Non deve essere un organismo di controllo sulle Regioni, ma di coinvolgimento delle Regioni in una logica di sintesi unitaria del Paese. Ma se non ci sono rappresentanti diretti delle Regioni, siano essi i presidenti o i delegati del consiglio, allora ben che vada nei confronti delle Regioni ci sarà una benevola indifferenza».
    Bossi ha detto che i presidenti di Regione si lamentano perché vogliono andare a Roma anche loro.
    « Queste sono battute polemiche che non corrispondono alla verità per quanto mi riguarda».
    Che cosa resta di federale nel nuovo Senato?
    «Al massimo il fatto che elegge persone che hanno avuto qualche esperienza negli enti locali. Basta cioè che uno sia stato almeno per un giorno consigliere comunale. Non è una caratteristica qualificante. E non è neppure una novità. Nella Prima Repubblica di fatto era già così: si faceva esperienza negli enti locali e poi si andava avanti».
    Quale modello vorrebbe invece?
    «Un Senato federale come il Bundesrat tedesco».
    Lo ha detto anche Bossi .
    «E ha ragione: quello è il modello che funziona. Capisco che non si possa trasferirlo così com’è nella nostra proposta, però non si può neanche negarlo del tutto. E invece mi pare addirittura che non sia prevista la presenza di un solo rappresentante delle Regioni».
    Da Bossi, nel suo ruolo di ministro per le Riforme, si aspettava qualcosa di più?
    «Non ho nulla di specifico da rimproverargli. In ottobre abbiamo avuto un incontro con il ministro Bossi e con il presidente Berlusconi. Insieme si erano impegnati a presentare quattro emendamenti che ci stavano a cuore: contestualità nelle elezioni per il Senato e per le Regioni, presenza di rappresentanti esecutivi delle Regioni, bilancio dello Stato fra le competenze del nuovo Senato e un quarto punto sulle Regioni a statuto speciale. Gli emendamenti sono stati presentati. Adesso mi aspetto che il governo li difenda e li porti a casa».
    Che cosa pensa delle assemblee interregionali che qualcuno teme vengano utilizzate per creare una sorta di parlamento della Padania?
    «No, non condivido tutto questo scandalo, tutto questo allarme. Già oggi le Regioni possono firmare accordi fra loro; con la nuova legge potranno coinvolgere anche rappresentanti degli enti locali. È un allargamento di qualcosa che c’è già».
    Che cosa chiedete a Parlamento e governo?
    «Che la riforma federalista avvenga in modo serio e permetta di far funzionare meglio il Paese».
    E il federalismo fiscale?
    «Senza federalismo fiscale non si va da nessuna parte. E proprio per questo non può essere continuamente rinviato. L’alta commissione istituita nella Finanziaria di un anno fa doveva concludere i suoi lavori a marzo e invece è riuscita a insediarsi soltanto a maggio. A dicembre è stata di nuovo prorogata...».
    E nell’attesa?
    «Paradossalmente in attesa del federalismo fiscale il governo ha bloccato i fondi. Aspettiamo ancora le risorse necessarie per far fronte alle competenze che ci sono state trasferite con le leggi Bassanini. Stiamo aspettando che il governo ci dia quello che ci deve: 7 miliardi e 400 milioni di euro».
    Altrimenti le Regioni fanno bancarotta?
    «No, non siamo a questo punto. E tanto meno lo è la Lombardia. Abbiamo un contenzioso con il governo che penalizza tutte le Regioni; alcune hanno gravi difficoltà, ma almeno la Lombardia è perfettamente in grado di far fronte a tutte le esigenze dei cittadini in tutti i campi».
    Con questa riforma la devoluzione diventa effettiva. È così
    « Le competenze in materia di scuola, sanità e polizia locale vengono trasferite finalmente alle Regioni. È quello che aveva chiesto la Lombardia. Il governo Berlusconi ha mantenuto i suoi impegni e di questo sono ovviamente soddisfatto».
    Non finirà come con le leggi Bassanini e cioè che vengono trasferite le competenze, ma non le risorse economiche per esercitarle?
    «La soluzione è il federalismo fiscale. È quello il passaggio decisivo».
    Chi schiaccia sul pedale del freno? Chi non vuole le riforme?
    «Uno schieramento trasversale molto forte che attraversa il centrodestra e il centrosinistra. Poi ci sono anche resistenze burocratiche ministeriali, ma ormai l’ora è suonata. Il sistema non può resistere senza una riforma. E alla Casa delle Libertà dico: bisogna dare battaglia per rispettare gli impegni presi e tradurli in leggi».

    Claudio Schirinzi


  6. #16
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    Non mi sembra che la storia del sussidiario itagliano vi dia troppo torto comunque: dalla fine dei '60 anzi nei testi scolastici si tende a sparare a zero sul "patriottismo" savoiardo e su quello di Cavour.

 

 
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