dall'Arena di Verona:
Il gruppo consiliare degli ex sironiani torna con il centrodestra. «L’esperimento civico è fallito, l’equilibrio precario non tiene più»
«Ecco perché lasciamo Zanotto»
Il gruppo «Oltre le Mura» abbandona la maggioranza, Piva esce dalla Giunta
« Sì, diciamolo: l’esperimento di una maggioranza che ruotava attorno alle liste civiche e a un sindaco come Zanotto è fallito. Il protagonismo dei segretari dei partiti del centrosinistra, la volontà di cooptare la maggioranza in una campagna elettorale per le provinciali ha fatto saltare i coperchi».
Dopo 582 giorni di governo comunale, con queste parole i consiglieri comunali ex sironiani Luca Darbi, Paolo Gadioli (assente per lavoro) e Riccardo Caccia (che hanno dato vita al movimento Oltre le Mura) assieme all’assessore Antonio Piva hanno ufficializzato l’abbandono della maggioranza del sindaco Paolo Zanotto.
Sul piano numerico, Zanotto ha ancora i numeri per governare: scende da 29 consiglieri a 26 quando il quorum per la maggioranza è a 24. Un margine sempre più sottile, tenuto conto che non sono pochi i consiglieri comunali scontenti, tanto che qualcuno è già andato nel Gruppo misto come Milena Tisato. Esce anche un assessore, Antonio Piva, che abbandona la Giunta e si dimette pure il secondo assessore del gruppo, Francesca Tamellini, ma in una lettera al sindaco scrive che non condivide la scelta del gruppo consiliare, si dissocia e Zanotto la riconferma nell’esecutivo nel giro di un’ora.
Il centrodestra esulta: «cade un equivoco, si sgombera il campo dalle ambiguità»; il centrosinistra a Palazzo Barbieri cerca di minimizzare: «Abbiamo i numeri», mentre i partiti capiscono che c’è un progetto politico che, rivelatosi vincente un anno e mezzo fa, adesso è in crisi. Arrivano nei partiti del centrosinistra le telefonate dei militanti: che cosa facciamo? Resistere, blindarsi, cercare di recuperare qualche voto a sinistra?
O chiudere l’esperienza amministrativa, gettare la colpa sui «traditori» e impostare una campagna elettorale d’attacco contro il centrodestra che ha impedito di governare e andare così a votare subito, a giugno, assieme alle provinciali e alle europee? Una strada temeraria e coraggiosa al tempo stesso; più probabile che si mettano un po’ di cerotti qui e là e via. Ci sono anche i tempi tecnici da considerare: un’eventuale crisi definitiva dovrebbe scoppiare entro il 24 febbraio per poter andare al voto anticipato in giugno.
Molto dipende dai contraccolpi dei prossimi giorni, già da domani quando riaprirà il Consiglio comunale e sarà ancora gestito da un presidente, Riccardo Caccia, che è uscito dalla maggioranza ma decide di non dimettersi, per ora. «Il mio è un ruolo istituzionale super partes, sono stato eletto all’unanimità da tutti i gruppi consiliari, prima di dare le dimissioni voglio parlare con il sindaco e i capigruppo, poi valuterò».
Ma perché è maturata adesso questa decisione di rompere e passare in minoranza? Le spiegazioni arrivano dal capogruppo Darbi e dall’assessore Piva: «Noi abbiamo sempre detto che il nostro riferimento politico nazionale è nel centrodestra, ma come lista civica c’erano i presupposti programmatici per lavorare con Zanotto. Quando Michela Sironi ha aderito all’Udeur e al centrosinistra, noi abbiamo specificato che era una sua scelta, solitaria, invece i responsabili politici della maggioranza hanno continuato a rapportarsi con lei, ignorando la nostra posizione. Non ci hanno mai invitato alle riunioni di maggioranza, hanno tenuto un atteggiamento incredibile e inaccettabile, ignorandoci e senza darci alcun riconoscimento neppure sulle nostre richieste programmatiche. Ci hanno convocato solo per parlarci delle elezioni provinciali, per chiederci di sostenere il centrosinistra. Il sindaco Zanotto non può meravigliarsi adesso...».
«E a quel punto», interviene Piva, «è saltato tutto. Avevamo due strade. Mimetizzarci con le liste civiche e entrare organicamente nel centrosinistra per le elezioni provinciali o dire di no e tornare nel centrodestra. La prima soluzione significava mentire a noi stessi però mantenere la sicurezza delle cariche; la seconda è più rischiosa, ma è coerente. Abbiamo preferito questa».
«Non potevamo», conclude Caccia, «sostenere questa ambiguità; mai potevamo immaginare di entrare organicamente nel centrosinistra. Ed è stato molto più imbarazzante due anni fa spiegare ai nostri perché facevamo l’apparentamento con Zanotto, piuttosto che spiegare l’altra sera perché torniamo nel centrodestra». di Maurizio Cattaneo L’ usc ita dei sironiani dalla maggioranza appare come qualcosa di più di una chiarificazione all’interno dello schieramento politico che regge la città. Pare di essere di fronte infatti, anche a Verona, alla fine del disegno secondo il quale sarebbe la cosiddetta «società civile», svincolata e sopra i partiti, la più titolata al governo politico ed amministrativo del territorio. Con la politica tradizionale costretta nell’angolo a scontare le colpe per i guasti della «partitocrazia».
Ma proprio le erratiche transumanze di gruppi o singole persone da una parte all’altra degli schieramenti, le crisi ed i rimpasti, paiono aver contribuito a sancire, in questi anni, la regola opposta che sembra volgere a favore di una ripresa del ruolo centrale della politica, in un contesto chiaro e dialettico, con protagonisti e schieramenti «riconoscibili». Sviscerare il fenomeno non implica giudizi di merito o postume assoluzioni, ma diventa esercizio obbligatorio per costruire prospettive credibili.
Sta di fatto che oggi lo stesso Zanotto, visto spostato il proprio asse chiaramente nel centrosinistra, seppur con numeri più risicati, potrebbe avere l’opportunità di agire con maggior risolutezza. Così come il centrodestra ora, ha certamente di fronte un bersaglio più «visibile» con una connotazione politica chiara da presentare agli elettori.
Detto questo rimane forte la preoccupazione per una situazione di stallo amministrativo che si va trascinando da troppi mesi. Soprattutto perché abbiamo di fronte scadenze importanti. Dalla legge di bilancio al piano strategico; dalla creazione di Verona infrastrutture al futuro del polo fieristico, sino alla delicata questione della Fondazione Arena. Nodi che vanno sciolti in tempi rapidi, per dare un nuovo volto ad una città che si appresta a sfide di non poco conto in un momento di forte difficoltà internazionale. In questo senso si è molto parlato del coinvolgimento di tutti gli attori presenti sul territorio, al fine di «fare sistema» per guadagnare competitività. Competitività che non è vuota parola ma si traduce in miglioramento della qualità e dello standard di vita di tutti i veronesi. Strategia lungimirante, quella di «fare sistema», che sino ad ora però è rimasta allo stato larvale. Resta del tutto evidente il fatto che l’elettore, provato dalla crisi e dall’incertezza, più che ai distinguo ed ai minuetti politici, in futuro, baderà soprattutto ai risultati.
commento di Halexandra: destra, sinistra... un po' di qua, un po' di là, che differenza fa? ah, il peggior democristianume emerge dalle fogne che sono il suo regno incontrastato. Un popolo di poveri dementi, idioti rimbecilliti ha votato e voterà purtroppo ancora personaggi del genere. Povera Verona, povera Padania intera. Intanto qui la nuova amministrazione in 1 anno e mezzo ci ha graziosamente riempiti di campi nomadi ancora più di quanto non ce ne fossero prima, e quindi di criminali della peggior specie...