L'opera ritraeva la terrorista suicida che lo scorso 4 ottobre
ha provocato la morte di 21 persone in un ristorante di Haifa
Svezia, ambasciatore israeliano
distrugge ritratto di kamikaze
"Non è arte, è una orribile distorsione della realtà"
Il diplomatico allontanato dal direttore del Museo
La terrorista
che ha ispirato l'opera
STOCCOLMA - Se è vero che ambasciator non porta pena, talvolta qualcuno può fare eccezione. Come è accaduto a Stoccolma dove, durante l'inaugurazione di una mostra, l'ambasciatore israeliano in Svezia si è scagliato contro un'opera che ritraeva una terrorista suicida. Ed ha strappato i fili elettrici, gettando nell'acqua la lampadina che illuminava l'installazione.
Zvi Mazel era fra gli invitati all'inaugurazione di una esposizione al Museo storico, collegata ad una conferenza internazionale contro il genocidio che si aprirà a fine mese nella capitale svedese. E girando fra le opere in mostra, è arrivato davanti ad una installazione, dal titolo Biancaneve e la follia della verità: un bacino rettangolare, riempito di acqua rossa, dove galleggiava una barchetta con il ritratto di Hanadi Jaradat, la terrorista suicida che, lo scorso 4 ottobre, ad Haifa, si è fatta saltare in aria nel ristorante arabo israeliano "Maxim" provocando la morte di ventuno persone.
Mazel, visibilmente scosso, ha strappato i fili elettrici che erano collegati al bacino ed ha gettato nell'acqua uno dei faretti che illuminavano l'installazione. Il direttore del museo, Kristian Berg, ha chiesto subito a Mazel di uscire e lo ha scortato all'esterno. Dror Feiler, israeliano residente in Svezia ed autore dell'opera insieme alla moglie Gunilla Skold, avrebbe dovuto eseguire una performance alla mostra, ma si è rifiutato di farlo in presenza di Mazel, accusando l'ambasciatore di "vandalismo".
"Non era un'opera d'arte, ma una mostruosità - ha dichiarato Mazel alla radio svedese "Sr" - una oscena e intollerabile distorsione della realtà, ed un insulto alle famiglie delle vittime. E come ambasciatore, non potevo restare indifferente".
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Il direttore del museo ha detto di comprendere in parte la reazione dell'ambasciatore israeliano, ma allo stesso tempo ha giudicato "inaccettabile" la distruzione di un'opera d'arte: "Se a uno non piace quel che vede, se ne può sempre andare". "E poi - ha aggiunto - strappando il faretto e gettandolo nella vasca, ha provocato un corto circuito che ha messo a repentaglio la vita dei presenti. Siamo stati costretti ad accompagnarlo alla porta".
Da Gerusalemme una prima reazione all'accaduto è giunta da David Saranga, portavoce del ministro degli Esteri, che ha accusato Stoccolma di aver violato un accordo: "Il governo svedese si era impegnato a non collegare la conferenza sul genocidio al conflitto in Medio Oriente. L'orrenda opera che decanta una terrorista suicida che ha assassinato 21 civili - ha detto Saranga - è una flagrante violazione di questa intesa. Israele chiede al governo svedese di rimuovere quest'opera". E se la Svezia dicesse di no? "In questo caso Israele dovrà considerare quali passi compiere".
(17 gennaio 2004)