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  1. #11
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    Addio vuol dire Addio.
    Essere liberali non vuol dire essere cretini. Essere travaglieschi non so.

    Sul fatto che tu Sei NESSUNO hai Ragione.

  2. #12
    SENATORE di POL
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    Un nessuno come te, non ha nessuna dignità. Un maggiordomo ha la dignità di un qualsiasi lavoratore che si guadagna onestamente il pane, e che non va in casa d'altri (metaforicamente parlando) al solo scopo di provocare e insultare (con contorno di faccine), con parole vuote ....come la testa di certi "mai stati comunisti", lacchè volontari dei comunisti, non certo "pennivendoli", giacchè neppure i comunisti sprecano così i loro soldi.

    Addio definitivo.

  3. #13
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    In origine postato da Pieffebi
    Montanelli ha preso soldi da Berlusconi per anni, anni e anni..... e quei soldi secondo certi calunniatori travagliati (nella loro pochezza intellettiva) e i loro estimatori....erano ......puzzolenti, sporchi.
    I danari dovrebbero comprare una prestazione; non l'uomo. Ma questo dalle parti di Arcore è inconcepibile; o ti compro o ti distruggo. Sono i liberali, baby...
    Il termine pennivendolo è squallido, è indice di intolleranza e disonestà intellettuale. Implica una concezione manichea della politica, e forse anche una scarsa capacità di fare astrazione dalle proprie miserie umane (chi non è ha?).
    Per chi si "presta" a subire ripetute condanne per diffamazione e calunnia pur di compiacere colui che lo paga, "pennivendolo" è anche poco.
    Non a caso era il termine preferito dai terroristi e dagli estremisti di ogni colore, durante gli anni di piombo.
    Il resto è un bla bla bla....travagliesco....quindi privo di interesse per chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale, foss'anche girotondaro.
    Noi s'aspetta SEMPRE che lo smentiate, il "bla bla".
    Ricordo del resto che.....tanto per citare solo alcune cosette, le più veniali:

    L'Unità, organo dell'ala più massimalista della sinistretta post-comunista (post...???) italica, ospita anche penne come quella di Marco Travaglio. Infatti il nostro eroe delle piazze sanculotte si è recentemente distinto per il suo giornalismo-verità: ha scritto che il relatore della legge che abrogò nel 1993 l'immunità Parlamentare fu Pierferdinando Casini (attuale Presidente pollista della Camera). Falso ...si trattava di Carlo Casini. Questa verità travagliata è apparsa su svariate pubblicazioni fino ad approdare al diciasettesimo volume della Storia d'Italia einaudiana.
    Lo stesso Travaglio ha scritto che tal Giuseppe Fallica, collaboratore del sottosegretario Miccichè sarebbe stato condannato. Falso ...si trattta di un omonimo.
    Sempre il Travaglio ha scrito che l'ex magistrato Giuseppe Ayala sarebbe stato amnistiato per una faccenda da 10 milioni....illeciti. Falso..Ayala è stato prosciolto in istruttoria, quindi neppure processato.
    I primi due fatti da te citati possono ricondursi a semplici refusi (peraltro ammessi dallo stesso autore); per il terzo non ricordo querele da parte di Ayala.
    E, comunque; Travaglio ha commesso TUTTI questi "crimini"??? Da non credere!

    In un libro uscito in questi giorni Travaglio e associati hanno fatto in tempo a pubblicare la requisitoria bocassiniana del processo Previti. Non hanno aspettato l'arringa della difesa per esporre anche le "controdeduzioni" della controparte. Tra i giacobini non si usa.
    Nei paesi civili, tra la gente civile, "si usa" affrontarli i processi. A maggior ragione se ci si dichiara innocenti. Non è colpa di un cronista (che, di mestiere fa, appunto, CRONACA) se tra la requisitoria dell'accusa e quella della difesa è passato TANTO tempo. Un SACCO di tempo speso in ricusazioni e "patacche" varie. TUTTO rigettato.
    Peccati veniali di un giornalista italiano. Meri errori di fatto, distrazioni....


    Pubblici Calunniatori, Pubblici Disinformatori, Manichei e Intellettualmente Disonesti di tutti i paesi, Unitevi!!!
    Sei disinformato; l'han già fatto. Son tutti a libro paga del PdC.
    Giro Giro Tondo...casca il mondo...casca la terra...
    tutti giù con il culetto PER TERRA!


    Saluti liberali
    Già; il culetto sarà anche per terra, ma la testa è ALTA.

    Io non son mai dovuto SCAPPARE da un treno con L'Unità o Repubblica sotto braccio...

    Saluti costituzionali

  4. #14
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    Testa alta? quale?
    I giacobini le teste le tagliano (quelle degli altri) e ....alla fine, quei pochi che ne hanno una, non subiscono miglior sorte.

    Hasta la Pasta

  5. #15
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    In origine postato da Pieffebi
    Testa alta? quale?
    I giacobini le teste le tagliano (quelle degli altri) e ....alla fine, quei pochi che ne hanno una, non subiscono miglior sorte.

    Hasta la Pasta
    Io ho replicato alle tue (si fa per dire) notizie.

    Questo è TUTTO quello cha sai partorire?

  6. #16
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    Predefinito Questi sono gli elettori....

    ...di Prodi Romano


    Roma. Il Marco Travaglio Show continua, “le pezze al culo” colpiscono, i diessini s’indignano, lui intanto gongola e si sente un eroe. “Massimo stavolta è molto arrabbiato”, confida qualche dalemiano, “magari è la volta buona che lo querela”. “E’ la strategia della delazione e dei ricatti – dice Giuseppe Caldarola – è un’infamità intollerabile”.
    E sull’Unità di ieri, il giornale che ogni giorno ospita le randellate etiche di Travaglio, c’era un’altra lettera, dopo quella, bella arrabbiata, di Livia Turco, in cui

    “noi, che siamo stati collaboratori in quel momento a Palazzo Chigi riteniamo che ci sia un limite per l’ipocrisia e anche per la volgarità. Travaglio muove delle accuse a qualcuno? A chi? Di cosa parla? Se sì, abbia la dignità di dirlo”.

    Firmato Gianni Cuperlo e Pasquale Cascella (D’Alema boys tra i più brillanti, ora uno è nella segreteria dei Ds, l’altro è il notista politico dell’Unità).
    Ma Travaglio invece non prosegue, non si degna perché, dice al Foglio

    “non si può rispondere al primo che passa, almeno Livia Turco è stata ministro”.

    S’è montato la testa, adesso che sulla sua testa c’è la corona di nuovo re della società civile. Dopo avere sparato contro la “merchant bank di Palazzo Chigi” e la Bicamerale, l’affare Colaninno e l’autocritica che manca, gli “interlocutori che si scelsero in quella stagione” e anche l’inchiesta caduta in prescrizione su una tangente di D’Alema a Bari (per il mancato taglio di quel passaggio la Feltrinelli si rifiutò di pubblicare il libro su Mani pulite, e Travaglio si rifugiò da Editori Riuniti), decide che non gli “importa niente di continuare” e che però Cuperlo e Cascella

    “sono degli ipocriti, erano lì e sanno benissimo come sono andate le cose, quindi ci aiutino a ricordare”.

    Scrive qualche riga solo per Livia Turco,

    “che almeno è stata ministro, mentre quei due quasi non li conosco”.

    Turco aveva detto al Foglio che “è la faziosità di quelli come Travaglio che ha fatto vincere le elezioni a Berlusconi”. Travaglio ha scritto a Turco, attraverso il Foglio, che lui è un eroe senza macchia:

    “Da tempo mi domandavo perchè Berlusconi mi avesse denunciato o fatto denunciare una ventina di volte, chiedendomi o facendomi chiedere qualche centinaio di miliardi di danni. Ora finalmente, grazie alla signora Turco, ne comprendo la ragione: ho ‘fatto vincere le elezioni a Berlusconi’. E lui quelli che gli fanno vincere le elezioni li tratta così: li denuncia e tenta di rovinarli. Le spine nel fianco come la signora Turco, invece, sono sempre da Vespa e al Costanzo Show. Diavolo di un Cav.: vuole proprio farsi del male”.

    “Ce lo ricorderemo, lo sappia”
    Gianni Cuperlo si affida alla lettera all’Unità, ma non vuole affatto “alimentare la polemica”; Pasquale Cascella vuole invece, come dice al Foglio, “risposte a domande assai semplici.
    Se Travaglio non risponde è perché non sa rispondere, e da professionista gli dico che è stato eticamente scorretto e politicamente immorale”.
    Forse la querela arriverà proprio da loro, scrive Velina Rossa, nota politica con sensibilità dalemiana. “Travaglio è la versione nuovo millennio del pecorellismo (nel senso del giornalista Mino Pecorelli, ndr) – dice Caldarola – i suoi articoli sono mattinali, non ha uno straccio di documentazione e ha usato frasi vili, mi stupisce che un giornale di sinistra ospiti la rubrica di un personaggio che ha in odio tutto lo stato maggiore della sinistra: il problema però non è Travaglio, ma il randello Travaglio nelle mani di notabili e attempati personaggi che vogliono abbattere la sinistra che c’è”.
    Per adesso il randello Travaglio è stato invitato a condurre un altro convegno, oggi a Milano, con Oscar Luigi Scalfaro, Paolo Flores d’Arcais e Rosy Bindi. Verrà acclamato, come sempre.

    “Ma deve sapere che ce lo ricorderemo”, sibilano i dalemiani.

    saluti

  7. #17
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    Predefinito

    da www.ilfoglio.it

    " Arricchiti a chi?
    Per il caso Travaglio si scomoda D’Alema e ci rimette Di Pietro
    Il presidente dei Ds intervistato dall’Unità (che però non ha difeso Cascella). Niente liste con l’ex pm
    --------------------------------------------------------------------------------
    Roma. I Ds si sono ormai, se non convinti (almeno una parte), quantomeno rassegnati (un’altra parte): la lista unitaria dovrà fare a meno di Antonio Di Pietro. A far precipitare tutto ci si è messo pure “il caso Travaglio”, le accuse rivolte dal giornalista a D’Alema e al suo antico staff di Palazzo Chigi. Annunci di querele a parte – dell’ex presidente del Consiglio, degli ex collaboratori come Gianni Cuperlo, membro della segreteria dei Ds, e Pasquale Cascella, notista politico dell’Unità – oggi sul giornale di Furio Colombo comparirà a sorpresa una lunga intervista al presidente del partito, “dopo aver cercato e trovato – raccontano ironicamente i dalemiani – un giornalista di cui fidarsi”. Tema: una puntigliosa, a tratti feroce, replica alle accuse di Travaglio. “Massimo è durissimo nel rivendicare la trasparenza e la correttezza dei suoi comportamenti quando stava al governo, ed è molto preoccupato delle conseguenze di queste polemiche”, confidano a via Due Macelli. “E conferma che denuncerà Travaglio”. Ma la sostanza politica è ben altra che il futuro lavoro degli avvocati. La spiega un dirigente come Peppino Caldarola: “Impensabile una campagna elettorale insieme a Di Pietro, che per il 50 per cento attacca Berlusconi e per il restante 50 per cento attacca noi. E magari vuol fare pure i comizi con Travaglio, visto che lo ha difeso in questa occasione. E noi con Travaglio non vogliamo avere nessun rapporto”. Il piccolo sasso lanciato giorni fa da Livia Turco nella sua lettera all’Unità, dove contestava le frasi del giornalista all’assemblea dei girotondi (“Sono entrati a Palazzo Chigi con le pezze al culo e ne sono usciti ricchi”), ora è diventato una valanga. Pure da via Nazionale si commenta: “La lista si fa con la gente che è solidale e leale, non con altri”. Di Pietro ha subito intuito che ogni possibilità di accordo si sta chiudendo, così insieme ad Achille Occhetto ha lanciato un ultimatum: o ci saranno novità entro lunedì o seguiranno “importanti e definitive decisioni”. Quasi certamente sarà un’attesa vana, quella dell’ex pm. Gli stessi uomini di Fassino ieri facevano filtrare, sommando “il caso Travaglio” alla decisione della Consulta che ha reso inutile il referendum sul lodo Maccanico: “A Di Pietro è rimasto il microfono, ma il palcoscenico gli è stato tolto”. Tanto che in serata ironizzava Enrico Boselli, segretario dello Sdi che ha posto il veto all’ingresso di Tonino nella lista unitaria: “E’ un travaglio continuo, sono davvero giornate travagliate”. I dalemiani in particolare non intendono mollare la presa. Nella redazione dell’Unità si respira un clima di forte imbarazzo. Soprattutto i redattori della vecchia guardia pensano che il direttore Colombo non abbia difeso come doveva Cascella, notista politico e firma storica del giornale. “Il fatto – si mormora – è che considera Travaglio uno dei suoi gioielli di famiglia”. Del resto, basta scorrere il forum dell’Unità on line per avere un’idea del conflitto che si è acceso: molti scrivono contro D’Alema, ma parecchi pure contro Travaglio (in particolare accusato di aver parlato in questi giorni con il Foglio, “siate solidali con Travaglio, acquistate il quotidiano di Ferrara”). C’è chi si contenta: “Sta diventando un mito per mezza Italia e forse si lascia trascinare troppo dalla foga emotiva o dalla retorica ‘spacca tutto’. Ugualmente, a me mi piace. E in genere condivido ciò che dice”. E chi cita il Burt Lancaster di “Novecento”: “A noi ci divide un oceano di merda”. Europee, Veltroni nicchia ma si prepara Intanto la macchina diessina per le europee si è messa in moto. La discussione sulle candidature è ancora in alto mare. Spiegano a via Nazionale: “Molti posti sicuri non ci sono, non si pensa a più di due o tre operazioni grosse”. Tra i magistrati dell’antico pool di Mani pulite, l’unico su cui realmente si punta è Gerardo D’Ambrosio, “che non era certo il più oltranzista, ed è il più vicino a noi”. E’ vero che girano diversi nomi, “e il fatto che è una lista con altri partiti complica le cose”. Così c’è chi ha pensato a Tommaso Padoa Schioppa, chi a Enzo Biagi, chi ad Adriano Sofri, “che però non è eleggibile”. Dunque “ognuno telefona e ognuno propone, ma per il momento niente c’è di definitivo”. E’ invece certo che si sta premendo su Walter Veltroni perché accetti la candidatura. Il sindaco “nicchia”, i Ds insistono pensando al consenso di cui gode il sindaco nella capitale. Ma è pronto lo slogan della campagna elettorale: “L’Italia che non sta a guardare”.
    "


    Saluti liberali

  8. #18
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    Predefinito

    Cari compagni dell’Unità.
    Il comunicato del vostro cdr sul caso Travaglio è scritto a capocchia.
    Noi siamo buoni lettori delle vostre pagine e siamo deliziati per il fatto che, in seguito a recenti polemicuzze su certe tendenze linguisticamente omicide di titoli e testi, voi abbiate cambiato linea. Di tanto in tanto vi sollecitiamo anzi a riprendere un po’ del vigore perduto.
    Dunque non coltiviamo odio nei vostri confronti.
    Noi abbiamo uno stile, vi piaccia o no: non inseguiamo con il bastone l’opposizione nelle commissioni Telekom Serbia e Mitrokhin, anzi ci divertiamo a spese loro limitandoci a rilevare che

    “ci si deve difendere nei processi e non dai processi” (ironia).

    Non pensiamo che i partiti vivano o abbiano vissuto d’aria, e non stiamo lì a travaglieggiare, un mattinale dopo l’altro.
    Parliamo con una libertà per voi inaudita, e che vi fa soffrire, del nostro padrone, ma non vi diamo di servi quando parlate con compunzione del vostro: tra di noi ci sono ex comunisti fedeli alla loro tradizione culturale, sappiamo che i giornali hanno un padrone, che alcuni direttori di giornali hanno avuto padroni celebri come avvocati e ingegneri, e siamo soltanto stupiti che il vostro quotidiano ospiti gaiamente la rubrica moralistica di uno che ha detto dei vostri leader:

    “Avevano le pezze al culo quando sono arrivati a Palazzo Chigi e ne sono usciti arricchiti”.

    Ci sembra una notizia o una curiosità, riportata fedelmente dal Corriere, e ci abbiamo inzuppato il pane.
    Il caso Travaglio, con il contorno di insolenze pecorelliane, è tutto vostro.
    Tenetevelo.
    Noi siamo la destra becera, voi siete la sinistra ricca.

    E’ la stampa, bellezze.

    Ferrara su il Foglio di oggi sabato 17 gennaio 2004

    saluti

  9. #19
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    Predefinito Giusto per ricordare...

    ...i fatti

    In un suo applauditissimo intervento all’assemblea dei girotondini, Marco Travaglio ha accusato non si sa chi né perché e come di essersi “arricchito” durante il governo di Massimo D’Alema.
    Ha poi precisato che non intendeva prendersela con i ministri del centrosinistra (Livia Turco era stata attaccata perché appare troppo spesso sui canali Fininvest) ma con “certi personaggi (imprenditori o presunti tali) che trassero notevoli vantaggi da quella stagione. Lecitamente, mi auguro e credo, fino a prova contraria”.

    Dunque in che cosa consiste l’accusa?
    Arricchirsi lecitamente non solo non è un reato, ma neppure un comportamento moralmente censurabile.
    I dirigenti ds, comunque, se la sono presa e vogliono portare la questione in tribunale. Auguri.
    Comunque è sintomatico che l’arricchimento torni a diventare, almeno nel lessico giustizialista (di quello cioè che si definì “ceto medio riflessivo”) un male in sé.
    C’è un precedente illustre nella storia del comunismo, anche se Travaglio non lo sa: quello di Nikolaj Bucharin, “pupillo di bolscevichi” secondo Lenin in persona, che, negli anni Venti, di fronte al disastro del comunismo di guerra, lanciò la nuova politica economica meno radicale con lo slogan: “Arricchitevi!”.
    Iosif Stalin, in un primo tempo, utilizzò le posizioni “di destra” dei buchariniani come parte dell’alleanza che servì a isolare prima, ed esiliare poi, il più temibile antagonista di sinistra, Lev Trotzkij.
    Ma quando venne il turno di Bucharin di essere eliminato, come tutta la vecchia guardia dei compagni di Lenin, l’invito all’arricchimento divenne il nucleo centrale dell’accusa contro di lui, almeno sul piano dell’emotività moralistica.
    Su quello “giudiziario”, invece, furono confezionate le solite prove di tradimento e intelligenza col nemico e in base a esse Bucharin fu fucilato.
    Ora si ricomincia.
    Ma Travaglio, a differenza di Stalin, non ha l’esercito e la polizia (solo qualche simpatizzante tra i magistrati).
    Per questo, e per fortuna, non ci sarà alcuna ripetizione della tragedia, ma solo una farsa.
    Appunto.

    saluti

  10. #20
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    ******** il flooding ----è un fatto molto, molto, molto grave ********************** PIEFFEBI

 

 
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