Oeuvres de Tauler, Sermon pour la féte de s.te Catherine, Trad. Noél, Tralin, 1911, t. V, 319-321.323.326-327.
Cari amici, le parole del vangelo che avete ascoltato si prestano a una duplice interpretazione. Le possiamo applicare alla vergine di Cristo che ha lasciato tutto per conservare integra la perla della sua castità. Oppure possono indicare la meditazione e l'imitazione della passione di Cristo, paragonate ad una perla per la quale la vergine abdica ad ogni piacere di quaggiù per testimoniare la sua riconoscenza.
Ci sono infatti due vie molto brevi ed efficaci per servire Dio.
Il primo itinerario consiste nell'osservare le leggi e le pratiche ordinarie che raccomanda la santa Chiesa; in senso più specifico, si tratta di seguire i consigli dati da Cristo nel vangelo, ossia i voti di castità, povertà e obbedienza, e altre sante consuetudini. Tutte le regole, che derivano dai consigli evangelici e dalle costituzioni dei nostri santi Padri, offrono la meravigliosa possibilità di dominare il comportamento esteriore e di applicarsi alle virtù.
Quanto al secondo itinerario, esso consiste nell'imitare la passione di Cristo Gesù, meditandola assiduamente.
L'immagine della perla preziosa conviene per eccellenza alla passione del Salvatore. La vergine di Cristo penserà ogni giorno a quella perla, per custodirla e agghindarsene. Si rappresenterà Cristo dall'ultima cena fino all'ascensione in cielo, cercherà di adeguarsi a lui senza mettere fra parentesi nessuna circostanza, con immensa riconoscenza e amore infuocato.
Una simile meditazione trionfa con facilità sulle tendenze della natura corrotta e sulle immaginazioni cattive. Mediante questo esercizio, si acquista quella profonda umiltà, che nasce dal trovarsi affrontato con i propri limiti e con i propri difetti interiori. Di lì poi ci è possibile elevarci rapidamente alla compassione intima e affettuosa per nostro Signore e per tutti gli uomini.
Se invece uno tralascia di meditare i dolori e la morte di Gesù, rimane accalappiato dalle attività esterne, e difficilmente troverà la via del cuore. Avrà un bell'attendere ad atti ed esercizi esterni: se non si applica con tutte le forze alla memoria della passione di nostro Signore, non potrà gustare nessuna intima dolcezza.
Le vergini di Cristo non smettono mai di meditare la vita e la passione del Signore, e Dio concede loro, per i meriti di quel mistero di dolore, la capacità di rimanere raccolte nel fondo di sé stesse. Questa singolare pietà spesso viene loro rimproverata, persino volta in ridicolo, giacché gli uomini interpretano il timore e la riserbatezza nei confronti di Dio come ipocrisia o scempiaggine. Ma Dio stesso è testimone dell'onestà delle loro intenzioni, e quelle vergini non badano ai giudizi altrui, inondate come si sentono di gratitudine e di conforto.
Persino il demonio fatica a iniettare nel loro cuore una perniciosa tristezza, dal momento che quelle anime sono costantemente rivolte verso il proprio intimo. Esse non si aspettano nulla dai lumi naturali, dalla conversazione con gli uomini o dalle realtà esteriori, per sfolgoranti che siano. Neppure dipendono dalle consolazioni sensibili o da intime dolcezze che talvolta provano.
Come si e detto, la perla che l'uomo trova dapprima nella dolcezza, nella conoscenza e nell'amore, dovrà poi farla fruttificare applicandosi in ogni esercizio anche a vantaggio dei fratelli.
Poi egli passerà dalla soavità all'amarezza, in quell'abbandono che accetta per amore ogni sofferenza e l'amputazione della volontà propria.
Una volta che si sia affrancato dall'io e sia nudo da ogni diletto, l'uomo diventa libero dalle tentazioni e dalle insidie del demonio, non conosce più quaggiù nessuna perniciosa depressione, e si premunisce contro l'inferno e il purgatorio della vita futura.
Il primo grado della vita spirituale consiste nell'impegnarsi ad atti di virtù, intrisi di consolazione; l'ultimo grado compie quei medesimi atti, ma nello sforzo, nel dolore, nei rimorsi e nei duri rimbrotti della coscienza. L'uomo spirituale deve sopportarli con fede semplice, abbandonarsi totalmente a Dio fidandosi di lui con una speranza tenace. Egli si consegna nelle mani di Dio per il tempo presente e per l'eternità.
Vedete, carissimi, fin dove ci conduce la meditazione sui patimenti di Cristo: perveniamo al vertice della perfezione e all'unione perfetta nell'unico Spirito. Davvero il nostro amabilissimo Creatore ci venga in aiuto per trovare la perla preziosa! Amen.
Francesco Guarino, S. Agnese, 1650 circa, Cosenza
Marco Benfial, Martirio di S. Agnese, 1750 circa, Chiesa della Ss. Trinità degli Spagnoli, Roma
Amelia De Angelis, S. Agnese presenta le figlie di Maria alla Vergine, 1867, dettaglio, Basilica di S. Agnese fuori le mura, Cappella della Pia Unione Primaria delle Figlie di Maria, Roma
Frank Cadogan Cowper, S. Agnese riceve in prigione da un angelo una veste bianca, 1905, Tate Gallery, Londra