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    Predefinito 21 gennaio - S. Agnese, Vergine e Martire

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Sant'Agnese, Vergine e martire

    21 gennaio - Memoria

    Roma, fine sec. III, o inizio IV

    Agnese, romana, non ancora sedicenne, posta nell’alternativa fra Cristo e questa vita mortale, scelse senza esitazione il suo sposo celeste, al quale, come desiderava, si unì per sempre mediante il martirio. La tradizione sulla sua passione ebbe grande popolarità e fu raccolta da papa Damaso (+384), da sant’Ambrogio, da Prudenzio e da altri scrittori ecclesiastici antichi. (Mess. Rom.)

    Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti furono i fedeli che s'abbandonavano alla defezione. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Fu esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell'attuale piazza Navona. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano. (Avvenire)

    Patronato: Ragazze

    Etimologia: Agnese = pura, casta, dal greco

    Emblema: Agnello, Giglio, Palma

    Martirologio Romano: Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo.

    Martirologio tradizionale (21 gennaio): A Roma la passione di sant'Agnese, Vergine e Martire, la quale, sotto Sinfronio, Prefetto della città, gettata nel fuoco, e questo estintosi per le sue orazioni, fu percossa con la spada. Di lei cosi scrive il beato Girolamo: "Con gli scritti e con le lingue di tutte le genti, specialmente nelle chiese, fu lodata la vita di Agnese; la quale vinse e l'età e il tiranno, e col martirio consacrò la gloria della castità".

    (28 gennaio): A Roma la seconda memoria di sant'Agnese, Vergine e Martire.

    Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, appartenenti ad illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Decise di consacare al Signore la sua verginità. Quando era ancora dodicenne, scoppio una persecuzione e molti furono i fedeli che s’abbandonavano in massa alla defezione. Agnese rimase fedele al Cristo e gli sacrificò la sua giovane vita. Fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei e da lei respinto per mantenre fede al suo voto di verginità. Fu esposta nuda al Circo Agonale, un luogo di piazza Navona (oggi cripta di Sant'Agnese) delegato alle pubbliche prostitute. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell'iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. S. Ambrogio e S. Damaso hanno esaltato il suo esempio e il suo nome è scritto nel canone della messa. Nel Martiriologo romano è riportato lo scritto del beato Girolamo, che di lei dice: "Con gli scritti e con le lingue di tutte le genti, specialmente nelle chiese, fu lodata la vita di Agnese; la quale vinse e l'età e il tiranno, e col martirio consacrò la gloria della castità". La principessa Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece erigere in suo nome una chiesa sulla via Nomentana dove ogni anno, il 21 gennaio, due agnelli allevati da religiose vengono benedetti e offerti al papa perchè dalla loro lana siano tessute le bianche stole dei patriarchi e dei metropoliti del mondo cattolico. E' patrona delle giovani, dei Trinitari, dei giardinieri, degli ortolani e protettrice della castità. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall'imperatore Decio e ordinata dal prefetto di Roma Sinfronio, altri nel 304 durante la persecuzione ordinata da Diocleziano.

    Autore: Maurizio Misinato

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    Sempre dallo stesso SITO altro profilo biografico:

    In data odierna, 21 gennaio, il Calendario liturgico romano fa memoria della santa vergine Agnese, la cui antichità del culto presso la Chiesa latina è attestata dalla presenza del suo nome nel Canone Romano (odierna Preghiere Eucaristica I), accanto a quelli di altre celebri martiri: Lucia, Cecilia, Agata, Anastasia, Perpetua e Felicita.
    «Nel suo tredicesimo anno d'età ella perse la morte e trovò la vita, perché amò solo l'autore della vita... I suoi anni si contavano ancora nell'adolescenza, ma grandissima era la maturìtà della sua mente». Nel rìto ambrosiano la liturgia di sant'Agnese si apre con questo solenne Canto d'ingresso, denso di stupore e di ammirazione, la cui origine è molto antica (probabilmente tra il VII e l’VIII secolo).
    Nulla sappiamo della famiglia di origine di Sant’Agnese, popolare martire romana. La parola “Agnese”, traduzione dell’aggettivo greco “pura” o “casta”, fu usato forse simbolicamente come soprannome per esplicare le sue qualità. Visse in un periodo in cui era illecito professare pubblicamente la fede cristiana. Secondo il parere di alcuni storici Agnese avrebbe versato il sangue il 21 gennaio di un anno imprecisato, durante la persecuzione di Valeriano (258-260), ma secondo altri, con ogni probabilità ciò sarebbe avvenuto durante la persecuzione dioclezianea nel 304. Durante la persecuzione perpetrata dall’imperatore Diocleziano, infatti, i cristiani furono uccisi così in gran numero tanto da meritare a tale periodo l’appellativo di “era dei martiri” e subirono ogni sorta di tortura.
    Anche alla piccola Agnese toccò subire subire una delle tante atroci pene escogitate dai persecutori. La sua leggendaria Passio, falsamente attribuita al milanese Sant’Ambrogio, essendo posteriore al secolo V ha perciò scarsa autorità storica. Della santa vergine si trovano notizie, seppure vaghe e discordanti, nella “Depositio Martyrum” del 336, più antico calendario della Chiesa romana, nel martirologio cartaginese del VI secolo, in “De Virginibus” di Sant’Ambrogio del 377, nell’ode 14 del “Peristefhanòn” del poeta spagnolo Prudenzio ed infine in un carme del papa San Damaso, ancora oggi conservato nella lapide originale murata nella basilica romana di Sant’Agnese fuori le mura. Dall’insieme di tutti questi numerosi dati si può ricavare che Agnese fu messa a morte per la sua forte fede ed il suo innato pudore all’età di tredici anni, forse per decapitazione come asseriscono Ambrogio e Prudenzio, oppure mediante fuoco, secondo San Damaso. L’inno ambrosiano “Agnes beatae virginia” pone in rilievo la cura prestata dalla santa nel coprire il suo verginale corpo con le vesti ed il candido viso con la mano mentre si accasciava al suolo, mentre invece la tradizione riportata da Damaso vuole che ella si sia coperta con le sue abbondanti chiome. Il martirio di Sant’Agnese è inoltre correlato al suo proposito di verginità. La Passione e Prudenzio soggiungono l’episodio dell’esposizione della ragazza per ordine del giudice in un postribolo, da cui uscì miracolosamente incontaminata.
    Assai articolata è anche la storia delle reliquie della piccola martire: il suo corpo venne inumato nella galleria di un cimitero cristiano sulla sinistra della via Nomentana. In seguito sulla sua tomba Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece edificare una piccola basilica in ringraziamento per la sua guarigione ed alla sua morte volle essere sepolta nei pressi della tomba. Accanto alla basilica sorse uno dei primi monasteri romani di vergini consacrate e fu ripetutamente rinnovata ed ampliata. L’adiacente cimitero fu scoperto ed esplorato metodicamente a partire dal 1865. Il cranio della santa martire fu posto dal secolo IX nel “Sancta Sanctorum”, la cappella papale del Laterano, per essere poi traslato da papa Leone XIII nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, che sorge sul luogo presunto del postribolo ove fu esposta. Tutto il resto del suo corpo riposa invece nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura in un’urna d’argento commissionata da Paolo V.
    Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, nella suddetta opera “De Virginibus” scrisse al riguardo della festa della santa: “Quest'oggi è il natale di una vergine, imitiamone la purezza. E’ il natale di una martire, immoliamo delle vittime. E’ il natale di Sant’Agnese, ammirino gli uomini, non disperino i piccoli, stupiscano le maritate, l'imitino le nubili... La sua consacrazione è superiore all’età, la sua virtù superiore alla natura: così che il suo nome mi sembra non esserle venuto da scelta umana, ma essere predizione del martirio, un annunzio di ciò ch'ella doveva essere. Il nome stesso di questa vergine indica purezza. La chiamerò martire: ho detto abbastanza... Si narra che avesse tredici anni allorché soffrì il martirio. La crudeltà fu tanto più detestabile in quanto che non si risparmiò neppure sì tenera età; o piuttosto fu grande la potenza della fede, che trova testimonianza anche in siffatta età. C’era forse posto a ferita in quel corpicciolo? Ma ella che non aveva dove ricevere il ferro, ebbe di che vincere il ferro. […] Eccola intrepida fra le mani sanguinarie dei carnefici, eccola immobile fra gli strappi violenti di catene stridenti, eccola offrire tutto il suo corpo alla spada del furibondo soldato, ancora ignara di ciò che sia morire, ma pronta, s’è trascinata contro voglia agli altari idolatri, a tendere, tra le fiamme, le mani a Cristo, e a formare sullo stesso rogo sacrilego il segno che è il trofeo del vittorioso Signore... Non così sollecita va a nozze una sposa, come questa vergine lieta della sua sorte, affrettò il passo al luogo del supplizio. Mentre tutti piangevano, lei sola non piangeva. Molti si meravigliavano che con tanta facilità donasse prodiga, come se già fosse morta, una vita che non aveva ancora gustata. Erano tutti stupiti che già rendesse testimonianza alla divinità lei che per l'età non poteva ancora disporre di sé... Quante domande la sollecitarono per sposa! Ma ella diceva: "È fare ingiuria allo sposo desiderare di piacere ad altri. Mi avrà chi per primo mi ha scelta: perché tardi, o carnefice? Perisca questo corpo che può essere bramato da occhi che non voglio". Si presentò, pregò, piegò la testa... Ecco pertanto in una sola vittima un doppio martirio, di purezza e di religione. Ed ella rimase vergine e ottenne il martirio”. (tratto da De Virginibus, 1. 1).

    ORAZIONE DAL MESSALE

    Dio onnipotente ed eterno,
    che scegli le creature miti e deboli per confondere le potenze del mondo,
    concedi a noi, che celebriamo la nascita al cielo di sant'Agnese vergine e martire,
    di imitare la sua eroica costanza nella fede.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
    e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo,
    per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    TRIDUO A SANT’AGNESE

    1. O singolare esempio di virtù, gloriosa Santa Agnese, per quella viva fede da cui fosti animata fin dalla più tenera età e che ti rese così accetta a Dio da meritare la corona del martirio, ottienici la grazia di conservare intatta la fede e di professarci sinceramente cristiani non a parole, ma con le opere, affinché confessando Gesù innanzi agli uomini, Gesù faccia di noi favorevole testimonianza innanzi all'eterno Padre.
    - Gloria al Padre
    2. O Santa Agnese, martire invitta, per quella ferma speranza che avesti nell'aiuto divino, quando condannata dall'empio preside romano a veder macchiato il giglio della tua purezza, non ti sgomentasti poiché eri fermamente abbandonata alla volontà di quel Dio che manda i suoi Angeli per proteggere quelli che in Lui confidano, con la tua intercessione ottienici da Dio la grazia di custodire gelosamente la purezza affinché ai peccati commessi non aggiungiamo quello abominevole della diffidenza nella Misericordia divina.
    - Gloria al Padre
    3. O Vergine forte, purissima Santa Agnese, per la carità ardente non offesa dalle fiamme della voluttà e del rogo con cui i nemici di Cristo cercavano di perderti, ottienici da Dio che si estingua in noi ogni fiamma non pura e arda soltanto il fuoco che Gesù Cristo venne ad accendere sopra la terra affinché, dopo aver vissuto con purezza, possiamo essere ammessi alla gloria che meritasti con la tua purezza e con il martirio.
    - Gloria al Padre

    PREGHIERA A SANT’AGNESE

    O ammirabile Sant'Agnese,
    quale grande esultanza provasti quando alla tenerissima età di tredici anni,
    condannata da Aspasio ad essere bruciata viva,
    vedesti le fiamme dividersi intorno a te,
    lasciarti illesa ed avventarsi invece contro quelli che desideravano la tua morte!
    Per la grande gioia spirituale con cui ricevesti il colpo estremo,
    esortando tu stessa il carnefice a conficcarti nel petto
    la spada che doveva compiere il tuo sacrificio,
    ottieni a tutti noi la grazia di sostenere con edificante serenità tutte le persecuzioni
    e le croci con cui il Signore volesse provarci
    e di crescere sempre più nell'amore a Dio per suggellare con la morte dei giusti
    una vita di mortificazione e sacrificio.
    Amen.

    Autore: Fabio Arduino






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    Predefinito Dal Trattato «Sulle vergini» di sant'Ambrogio (Lib. 1, cap. 2.5.7-9; PL 16, 189-191)

    E' il giorno natalizio per il cielo di una vergine: seguiamone l'integrità. E' il giorno natalizio di una martire: offriamo come lei il nostro sacrificio. E' il giorno natalizio di sant'Agnese!
    Si dice che subì il martirio a dodici anni. Quanto è detestabile questa barbarie, che non ha saputo risparmiare neppure un'età così tenera! Ma certo assai più grande fu la forza della fede, che ha trovato testimonianza in una vita ancora all'inizio. Un corpo così minuscolo poteva forse offrire spazio ai colpi della spada? Eppure colei che sembrava inaccessibile al ferro, ebbe tanta forza da vincere il ferro. Le fanciulle, sue coetanee, tremano anche allo sguardo severo dei genitori ed escono in pianti e urla per piccole punture, come se avessero ricevuto chissà quali ferite. Agnese invece rimane impavida fra le mani del carnefici, tinte del suo sangue. Se ne sta salda sotto il peso delle catene e offre poi tutta la sua persona alla spada del carnefice, ignara di che cosa sia il morire, ma pur già pronta alla morte. Trascinata a viva forza all'altare degli dei e posta fra i carboni accesi, tende le mani a Cristo, e sugli stessi altari sacrileghi innalza il trofeo del Signore vittorioso. Mette il collo e le mani in ceppi di ferro, anche se nessuna catena poteva serrare membra così sottili.
    Nuovo genere di martirio! Non era ancora capace di subire tormenti, eppure era già matura per la vittoria. Fu difficile la lotta, ma facile la corona. La tenera età diede una perfetta lezione di fortezza. Una sposa novella non andrebbe si rapida alle nozze come questa vergine andò al luogo del supplizio: gioiosa, agile, con il capo adorno non di corone, ma del Cristo, non di fiori, ma di nobili virtù.
    Tutti piangono, lei no. I più si meravigliano che, prodiga di una vita non ancora gustata, la doni come se l'avesse interamente goduta. Stupirono tutti che già fosse testimone della divinità colei che per l'età non poteva ancora essere arbitra di sé. Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore di Dio, lei, cui ancora non si sarebbe creduto se avesse testimoniato in favore di uomini. Invero ciò che va oltre la natura è dall'Autore della natura.
    A quali terribili minacce non ricorse il magistrato, per spaventarla, a quali dolci lusinghe per convincerla, e di quanti aspiranti alla sua mano non le parlò per farla recedere dal suo proposito! Ma essa: «E' un'offesa allo Sposo attendere un amante. Mi avrà chi mi ha scelta per primo. Carnefice, perché indugi? Perisca questo corpo: esso può essere amato e desiderato, ma io non lo voglio». Stette ferma, pregò, chinò la testa.
    Avresti potuto vedere il carnefice trepidare, come se il condannato fosse lui, tremare la destra del boia, impallidire il volto di chi temeva il pericolo altrui, mentre la fanciulla non temeva il proprio. Avete dunque in una sola vittima un doppio martirio, di castità e di fede. Rimase vergine e conseguì la palma del martirio.

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    El Greco, Vergine col Bambino con le Sante Martina ed Agnese, 1597-99, National Gallery of Art, Washington

    Maestro dell'Altare di S. Bartolomeo, SS. Agnese, Bartolomeo e Cecilia, Alte Pinakothek, Monaco

    Maestro dell'Altare di S. Bartolomeo, Pala del Crocifisso con i SS. Giovanni Battista, Cecilia, Alessio e Agnese, 1500 circa, Wallraf-Richartz Museum, Colonia

    Ambrogio Bergognone, S. Agnese, 1495, Pinacoteca di Brera, Milano

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    Predefinito De virginitate di sant'Agostino, 2.27.53-55 - PL 40,397.410.427-428

    San Paolo scrive ai Corinzi dicendo che li ha promessi a un unico sposo. per presentarli quale vergine casta a Cristo (Cf 2 Cor 11,2). La maternità e la verginità, realizzate nella fede dalla Chiesa universale, vengono poi vissute anche nella carne da diverse persone. Queste membra di Cristo imitano la Chiesa che ha il suo modello nella Madre e nella Sposa del Signore. Se la Chiesa non fosse vergine, donde verrebbe l'integrità che onoriamo? Se non fosse madre, di chi sarebbero i figli della Parola? Maria mise al mondo fisicamente il Capo del corpo della Chiesa, e questa genera spiritualmente le membra di quel Capo. In ambedue i casi la verginità non impedisce la fecondità e la fecondità non toglie la verginità.
    La Chiesa è tutt'intera santa nel corpo e nello spirito, ma nella maggioranza delle sue membra è vergine nello spirito e non nel corpo. Di quale gloria e di quale santità non sarà colmata a motivo delle membra che concretizzano la sua verginità nel corpo e nello spirito?

    Coraggio, perciò, figli di Dio, ragazzi e giovanette, uomini e donne consacrati alla verginità, e perseverate sino alla fine nel vostro proposito. Lodate il Signore con tanta maggior dolcezza quanto più di frequente pensate a lui. Speratelo con tanta più felicità quanto maggiore è la cura con cui lo servite. Amatelo con tanto più ardore quanto più a fondo cercate di piacergli.
    Con la cintura ai fianchi e le lucerne accese. siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze (Lc 12,35-36). Il canto nuovo che sonerete sulle arpe del vostro cuore, quando saranno le nozze dell'Agnello, non sarà quello che intona la terra intera: Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra? (Sal 95,1).
    Sarà però un canto che nessuno conoscerà se non voi. Il discepolo prediletto del Signore vi ha veduti nell'Apocalisse, lui che posò il capo sul petto di Cristo e, forte di quell'esperienza, poté celebrare le meraviglie di Dio. Giovanni vi scorse in numero incalcolabile che cantavate sulle vostre arpe la verginità pura del corpo e la fedeltà inviolata del cuore.

    Prima di seguire Cristo, accorri a lui e diventa suo discepolo, perché egli è mite e umile di cuore (Cf Mt 11,29). Se tu lo ami, avvicinati umilmente a lui, l'umile per eccellenza; e se temi di cadere, non separarti mai da lui. L'uomo che ha paura di deviare lontano da Cristo, deve pregare con il salmista: Non mi raggiunga il piede dei superbi (Sal 35,12).
    Impegnati con passo umile per questa via altissima, giacché colui che non arrossì di scendere fino a noi esalta gli umili che si mettono alla sua sequela. Affidagli la custodia dei beni che ti ha offerto, mettiti al riparo presso di lui. Il Signore ti protegge dal commettere il male quando ti rifugi sotto la sua protezione.
    Considera allora perdonato da lui tutto il male che hai potuto evitare solo per sua grazia; altrimenti rischi di illuderti sulla tua giustizia e di comportarti come un fariseo senza amore, pieno d'orgoglio mortale e di spregio per il pubblicano che si batte il petto umilmente.

    Quando Dio ti sostiene, diffida delle tue forze, non inorgoglirti di 'essere stato capace di virtù. Prega Dio che ti custodisca dal gettarti in qualche impresa che va oltre le tue forze, e pensa sempre che hanno una segreta superiorità su di te quegli uomini di cui esteriormente sei migliore.
    Quando accogli di buon grado la virtù del fratello, che forse non ti è nota, mentre fin troppo nota risulta a te la tua, non esci sminuito dal raffronto, ma ti fortifichi e cresci nell'amore. E le virtù che ti mancano, chiedile con umiltà e le otterrai.

    Se vedi attorno a te elementi positivi, prendili come punti di riferimento, e i fallimenti possibili servano a renderti più cauto. Ama le virtù che perdurano, e cammina su quelle tracce; piangi però le defezioni, perché non ti seduca l'orgoglio. Non basarti sulla tua giustizia personale, ma sta' sottomesso a Dio, l'unico che può giustificare. Perdona le colpe del fratello e supplica per le tue. Previeni il peccato con la vigilanza, e se vi inciampi, cancellalo confessandolo.
    Così sgombro da qualsiasi vizio, persino dalle mancanze più lievi, adeguerai la tua vita alla professione di verginità.

    Quando la verginità si adorna delle altre virtù, la tua vita appare angelica agli occhi degli uomini, i tuoi costumi sembrano quelli del cielo: il tuo volto non si accalora più per l'ira, i tuoi sguardi non divagano più, la lingua si frena, e tu trattieni le risa e i modi da buffone, mentre sai vestirti e camminare con modestia, senza affettazione. Non rendi più male per male, né ingiuria per ingiuria, e il tuo amore tocca il vertice, dando la vita per i fratelli.
    Ecco quello che sei nel pensiero di Dio e perciò tale devi essere d'ora in poi. Quanto più ti innalzi sulle vie della perfezione, tanto più devi umiliarti per trovare grazia davanti a Dio: lui resiste ai superbi, abbassa chi si eleva, e abbandona quelli che sono gonfi d'orgoglio sulla soglia della porta stretta.
    D'altronde, dove arde l'amore è superfluo verificare se c'è l'umiltà.

    Poiché hai rinunciato al matrimonio, alla paternità o alla maternità, ama con tutto il cuore colui che è il più bello tra i figli dell'uomo (Sal 44,3). Puoi dedicarti a lui in pieno, libero come sei dai vincoli del matrimonio.
    Contempla la bellezza del tuo amato: Creatore e creatura, re del cielo e servo in terra, eguale al Padre e sottomesso a sua Madre. Saziati di quella bellezza derisa dai superbi, posa lo sguardo interiore sulle piaghe del Crocifisso, sulle cicatrici del Risorto, sul sangue dell'Agnello, sul prezzo del Redentore e sulla ricchezza della fede. Pesa questi tesori sulla bilancia della carità e metti sull'altro piatto tutto l'amore che avresti potuto spendere nel matrimonio.

    Colui che ti ha dato il potere di diventare figlia di Dio, o anima cristiana, cerca la bellezza interiore e non il luccichio esterno. Egli aspetta da te atteggiamenti puri che frenino le passioni. Il tuo Sposo non è uno che può ingannarsi, non è crudele o geloso; puoi amarlo sentendoti sicura, senza paura di spiacergli o magari di destare in lui falsi sospetti.
    Marito e moglie amano quel che vedono nell'altro e temono quel che sospettano senza vederlo; la loro gioia non può essere perfetta neppure in quel che hanno sotto gli occhi, perché frattanto sospettano ciò che non è. Ma tu non puoi rimproverare nulla allo Sposo che hai nella fede, né egli può offendersi per ciò che non è. Hai preferito Cristo a tutti gli sposi: come non dovrai amarlo! Tienti attaccata al suo cuore, come lui si attaccò alla croce per te.


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    Predefinito Dal Trattato sulla verginità di san Gregorio di Nissa

    De virginitate I, 1-3; XI, 4-21. XII, 1. SC 119, 257-259.271.387-397.399

    Tutti coloro che fanno consistere la bellezza nella purezza, onorano la nobile perfezione della verginità; la possiede però soltanto chi è benevolmente assistito dalla grazia di Dio nella sua lotta tesa ad attuare questo bel desiderio.
    La verginità riceve una lode adeguata dall’aggettivo che l'accompagna. Infatti, si suole caratterizzare la verginità come incorruttibile; così si indica il grado di purezza che essa racchiude e la dignità eccellente di questa grazia, poiché fra i tanti modi in cui la virtù si realizza, solo la verginità è onorata con l'appellativo "incorruttibile".
    Se poi bisogna glorificare con elogi questo gran dono di Dio, ci basta il divino Apostolo, che sotto poche parole ha nascosto tutti i più alti encomi, chiamando santa e immacolata [Ef 5,27] colei che è adornata di una tale grazia. Se la nobile verginità si realizza quando si diventa irreprensibili e santi (a ragione questi appellativi si applicano in primo luogo al Dio incorruttibile), quale lode della verginità è più grande di quella che, servendosi proprio di tali aggettivi, la mostra nell'atto di deificare in certo senso coloro che sono partecipi dei suoi puri misteri? Questi partecipano della gloria di Dio, il solo davvero immacolato e santo, e mediante la purezza e l’incorruttibilità acquistano una certa parentela con lui.

    L'unica lode adeguata della verginità consiste nel mostrare come questa virtù sia superiore agli elogi, manifestando la propria ammirazione per la purezza più con il proprio modo di vivere che con le parole. C'è chi per ambizione la prende come argomento dei suoi encomi, convinto che si possa magnificare con discorsi umani una grazia così grande; si direbbe che veda nella goccia prodotta dai suoi sudori un'aggiunta considerevole al mare infinito: costui o sopravvaluta le sue possibilità o non conosce ciò che loda.
    Ci occorre grande intelligenza per comprendere la sovrabbondanza della grazia che possiamo immaginare nel Padre incorruttibile; ma la cosa straordinaria è che la verginità si trova nel Padre, il quale ha un Figlio, generato senza passione. La si riconosce poi nell'unigenito Dio, dispensatore di incorruttibilità, nel momento stesso in cui risplende nella sua nascita pura e priva di passione. Altro fatto straordinario è pensare che il Figlio è generato dalla verginità.
    Allo stesso modo si può contemplare la verginità nella purezza naturale e incorruttibile dello Spirito Santo: quando si parla d'incorruttibilità e di purezza, con questi due termini non si allude ad altro che alla verginità.

    La verginità è concittadina dell'universo degli spiriti; libera com'è da ogni passione, prende posto tra le potenze superiori. Essa è inseparabile da tutto ciò che è divino, né ha alcuna comunanza con le opposte realtà. Tutti gli esseri, infatti, che tendono verso il bene, sia per natura, sia per libera scelta, hanno il fascino della purezza e dell'incorruttibilità; e tutti gli esseri relegati nel campo avverso sono tali perché hanno perso la purezza.
    Quale discorso sarà dunque così potente da eguagliare una grazia così grande? C'è piuttosto da temere che lodi maldestre pregiudichino lo splendore di una cosa così sublime, ispirando in chi le ascolta una stima inferiore all'idea che se ne era fatto.
    Poiché è impossibile elevare il discorso all’altezza dell'argomento, lasciamo da parte ogni encomio della verginità. Piuttosto cerchiamo di ricordare sempre questa grazia divina parlando del bene che, pur essendo una proprietà e un privilegio della natura incorporea, è stato elargito dall'amore di Dio a coloro che sono nati dalla carne e dal sangue: è proprio quest'amore di Dio che, offrendo la partecipazione alla purezza come una mano soccorritrice, corregge la natura umana assoggettata alle passioni e la guida alla contemplazione delle realtà superiori.

    A mio parere, nostro Signore Gesù Cristo, la fonte dell'incorruttibilità, è venuto al mondo senza aver bisogno dell'atto coniugale per farci conoscere, con il carattere della sua incarnazione, questo grande mistero: la presenza e la venuta di Dio nel mondo possono trovare degna accoglienza solo in quella purezza che non si può realizzare in misura adeguata se non ci si estranea totalmente dalle passioni della carne.
    Quello che nell'immacolata Maria si realizzò fisicamente quando la pienezza della divinità risplendette in Cristo, attraverso la Vergine si realizza in ogni anima che si conforma al Verbo restando vergine; anche se il Signore non si fa più presente fisicamente, - l'Apostolo dice che non conosciamo più Cristo secondo la carne [2 Cor 5,16] - egli prende dimora spiritualmente nell'anima vergine e conduce con sé anche il Padre, come è scritto da qualche parte nel vangelo [Cf Gv 14,23].
    La potenza della verginità è tale da rimanere nei cieli presso il Padre degli spiriti, danza nel coro delle potenze celesti, pur attendendo a salvare gli uomini. Grazie a lei, infatti, Dio scende a condividere la vita dell'uomo e l'uomo si eleva col desiderio verso le realtà del cielo. La verginità diviene come il legame di parentela tra l'uomo e Dio e rende concordi, grazie alla sua mediazione, le cose che per natura sono distanti tra loro: quale discorso risulterà capace di adeguarsi alla sublimità di questa meraviglia?

    L'anima che sale in alto e lascia dietro di sé tutto ciò che è percepibile, in quanto inferiore all'oggetto cercato, può giungere a concepire la magnificenza che si innalza sopra i cieli [Cf Sal 8,2]. Ma chi si preoccupa delle cose meschine, come può raggiungere quelle più alte? Come si può volare verso il cielo se non si è muniti di ali adeguate e se non ci si solleva verso le regioni superiori con l’aiuto di una condotta di vita più alta?
    Nessuno è così estraneo ai misteri evangelici da ignorare che esiste per l'anima umana un solo veicolo capace di farla viaggiare verso i cieli. Esso consiste nel rendersi simili nell'aspetto alla colomba che scese giù, e le cui ali furono desiderate anche dal profeta Davide [Sal 54,7]. In questo modo misterioso la Scrittura è solita alludere alla potenza dello Spirito, per cui chi si eleva sopra tutte le cose meschine e basse, o meglio, s'innalza sopra tutto il mondo grazie all'ala di cui si è detto, è in grado di trovare l'unico oggetto degno di desiderio; avvicinandosi al Bello, diverrà bello egli stesso; divenuto risplendente e luminoso in questa bellezza, continuerà a rimanere partecipe della vera luce.

    Quando la mente umana abbandona questa vita sudicia e squallida, diventa pura e luminosa grazie alla potenza dello Spirito e si unisce alla purezza vera e sublime. Risplende in certo senso in quella, si riempie di raggi e diventa luce secondo la promessa del Signore: I giusti splenderanno come il sole [Mt 13,43].
    Vediamo che ciò si verifica anche sulla terra in presenza di uno specchio d'acqua o d’altra superficie capace di risplendere per la sua levigatezza. Una superficie di tal genere, quando riceve il raggio solare, produce e fa uscire da sé un altro raggio; non potrebbe farlo, se la sua purezza e il suo splendore fossero offuscati dalla sporcizia. Allo stesso modo, se noi ci eleviamo lasciando la tenebra terrestre e ci avviciniamo alla vera luce di Cristo, possiamo diventare luminosi in queste regioni superiori: e se la vera Luce che risplende anche nelle tenebre giunge a noi, pure noi siamo luce, come dice il Signore ai suoi discepoli [Cf Mt 5,14; 6,22]. C'è solo il rischio che la sporcizia prodotta dal vizio, crescendo nel cuore, indebolisca la grazia della nostra luce.

    Mediante gli esempi addotti, il nostro discorso ci ha forse messo in grado piano piano di pensare a come trasformarci in ciò che è superiore a noi. Abbiamo mostrato che l'anima non si può unire al Dio incorruttibile se non diventa il più possibile pura mediante l’incorruttibilità in modo da comprendere il simile con il simile. Non può unirsi a Dio se non si offre come uno specchio che riflette la purezza divina e se non forma la propria bellezza partecipando alla bellezza originaria e riflettendola.
    Chi è capace di abbandonare tutte le cose umane, siano esse corpi, ricchezze, tecniche, conoscenze e persino ciò che i costumi e le leggi ritengono buono (il giudizio sul bello erra quando si prende come criterio la sensazione), proverà amore e desiderio solo nei confronti di quell'oggetto che non ha ricevuto da altri la propria bellezza; esso è bello non in rapporto ad altra cosa, ma di per sé, grazie a sé e in sé, sempre bello senza mai divenirlo o cessare di esserlo; sempre identico a sé, sopra di qualsiasi aggiunta e accrescimento, e non è mai soggetto a cambiamenti e alterazioni.

    Oso dire che a colui il quale ha purificato da ogni specie di vizio tutte le facoltà della propria anima, si rivela l’oggetto che è bello unicamente grazie alla sua natura e che è la causa di ogni bellezza e di ogni bene. Come l'occhio non più cisposo vede risplendere ciò che si trova nell’aria, così l'anima, grazie alla purezza, possiede la facoltà di pensare a quella luce: la vera verginità e la ricerca dell’incorruttibilità perseguono lo scopo della visione di Dio, che è resa possibile proprio da esse. Nessuno ha la mente così cieca da non capire da sé che l'oggetto bello, buono, davvero puro, originario ed unico, è il Dio di tutte le cose.
    Certo, nessuno ignora tutto questo; ma vi sono alcuni che cercano di sapere se è possibile trovare una specie di metodo e di via capaci di condurci a questa mèta. I Libri sacri sono pieni di tali istruzioni, e le vite di molti santi brillano come lampade davanti a chi desidera camminare secondo Dio. Ciascuno può attingere in abbondanza da entrambi i Testamenti le relative norme della Scrittura ispirata da Dio: molto infatti si può prendere sia dai profeti e dalla legge, sia dalle tradizioni evangeliche e apostoliche.

  6. #6
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    Predefinito PREGHIERA

    O ammirabile Sant'Agnese, quale grande esultanza provasti quando alla tenerissima età di tredici anni, condannata da Aspasio ad essere bruciata viva, vedesti le fiamme dividersi intorno a te, lasciarti illesa ed avventarsi invece contro quelli che desideravano la tua morte!
    Per la grande gioia spirituale con cui ricevesti il colpo estremo, esortando tu stessa il carnefice a conficcarti nel petto la spada che doveva compiere il tuo sacrificio, ottieni a tutti noi la grazia di sostenere con edificante serenità tutte le persecuzioni e le croci con cui il Signore volesse provarci e di crescere sempre più nell'amore a Dio per suggellare con la morte dei giusti una vita di mortificazione e sacrificio.

    - Gloria al Padre

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    Predefinito Preghiera per i giovani

    O vergine e martire, sant'Agnese, che ancora adolescente sei stata così affascinata dall'amore di Cristo, da preferirlo ad ogni altro progetto terreno, fino ad accettare il martirio per non tradirlo, ti supplichiamo di intercedere per noi presso Colui che sceglie le creature più miti e più deboli per confondere la potenza del mondo.

    Ottienici di credere che la vita non è perduta ma guadagnata, quando è donata all'amore di Cristo; supplica per tutti, ma specialmente per le giovani e i giovani, la stima, il coraggio, la gioia della castità; invocaci dalla sapienza dello Spirito la chiarezza della fede per riuscire a compiere anche oggi scelte generose in risposta alla chiamata di Dio; prega perché possiamo sentire sempre vicino, anche nei momenti delle prove più dure, quel Gesù che è morto per noi e ha dato a te la forza di morire per Lui, a lode della gloria di Dio, il Padre. Amen.

  8. #8
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    Predefinito Preghiera per la Chiesa

    Martire Agnese, testimone di Gesù fino a donargli la tua giovane vita, prega per noi perché la fede in Gesù, crocifisso e risorto, animi il nostro cuore, sostenga la nostra esistenza, orienti le nostre scelte. Prega per noi, perché la speranza in Gesù conforti il nostro cuore con la Luce che viene da Lui e ci renda gioiosi testimoni dell'Incontro che salva.

    Prega per noi, perché la carità che Gesù ha vissuto in pienezza nel dono di sé al Padre sulla Croce trasformi il nostro cuore indurito dal peccato.

    Prega per noi, perché ogni volta che celebriamo l'Eucaristia sappiamo contemplare l'amore di Gesù che si comunica alla nostra esistenza. Martire Agnese, che, con il gesto decisivo e coraggioso del martirio hai generato alla fede una moltitudine di cristiani, prega per la Chiesa di Dio che è in Roma, fa' che sia fedele come te. Prega per quanti soffrono nel corpo e nello spirito, per i giovani, per le famiglie, per i poveri e per quanti necessitano della divina Misericordia. Amen.

    Cesare Dandini, S. Agnese

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    Predefinito

    Jusepe de Ribera, S. Agnese, 1641, Dresden Gallery, Dresda

    Duccio di Buoninsegna, Trittico della Madonna con Bambino con i SS. Domenico e Agnese, 1300-05 circa, National Gallery, Londra

    Jacopo Pontormo, Sacra Conversazione con i SS. Lucia, Agnese, Zaccaria e Michele arcangelo, 1514, SS. Annunziata, Firenze

    Juan Vicente Masip, Martirio di S. Agnese, 1540 circa, Museo del Prado, Madrid

  10. #10
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    Predefinito Discorso sullo Spirito Santo, un tempo attribuito a san Giovanni Crisostomo.

    Divi Joannis Chrysostomi Operum, Lyon, 1687, t. III, pp. 367-368.

    Lo Spirito Santo invita l'anima alla conversione, la stimola ad innalzarsi per passare in Dio. Infiamma la mente di desideri divini insegnando a pensare di giorno e di notte ai beni di lassù: al dono della grazia, al possesso dell'eredità, alla luce inaccessibile. A questi tesori invita lo Spirito quando è invocato, dicendo: Vieni al Padre, alla patria suprema, al regno eterno, al talamo incorruttibile dello Sposo.
    Chi crede e ama davvero Cristo e ha in sé lo Spirito può comprendere tale invito. Queste e altre simili sono le esortazioni dello Spirito Consolatore nei cuori dei fedeli. Così spinti e incoraggiati, uomini e donne del popolo cristiano, con animo appassionato, disprezzarono la morte, vinsero la carne, spezzarono la schiavitù dei piaceri. Trascurarono come illusioni le cose vane di quaggiù: quattrini, affari, possedimenti, case, suppellettili, e anche - secondo il precetto di Cristo - padre, madre, figli, parenti, ceto sociale. Furono profondamente convinti delle parole dello Spirito Santo: Non abbiamo quaggiù una città stabile [Eb 13,14], ma cerchiamo la Gerusalemme celeste.

    Siamo ospiti e pellegrini in terra: non abbiamo un padre, ma ci volgiamo al Padre dei cieli, desiderosi di morire per stare con lui. Di tutto cuore tendiamo a colui, che ci ha prescelti e ha posto in noi la sua dimora; egli si è degnato di entrare in comunione con noi miserabili peccatori; ci ha mandato lo Spirito Santo, rendendoci suoi figli ed eredi. Sì, noi siamo i figli di Dio. Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida. Abbà, Padre! [Gal 4,6]. Perciò non siamo servi, ma figli.
    Questo è il privilegio riservato a noi che crediamo in Cristo. È il tesoro di cui parla san Paolo: Abbiamo questo tesoro in vasi di creta [2 Cor 4,7], questi nostri corpi di fango. È il grano di senape che Cristo ha seminato e nascosto nel nostro cuore: la perla preziosa, il fuoco santissimo, a cui accenna il Signore: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra [Lc 12,49].

    Tra noi, quanti sono puri di cuore, vedono Dio non davanti agli occhi ma in una contemplazione interiore, possibile a chi è figlio di Dio e coerede di Cristo. I giusti della prima Alleanza ricevettero lo Spirito di profezia, non però l'adozione a figli, perché lo Spirito non era ancora disceso sugli uomini. Essi non avevano potuto ascoltare le parole di Cristo: Il regno di Dio è in mezzo a voi [Lc 17,21], e anche: Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui [Gv 14,23]. Perciò il Signore ha detto a voi che credete in lui: Molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono! [Mt 13,17].
    Nella pienezza dei tempi solo ai cristiani Dio ha mandato il suo Spirito ed è venuto ad abitare in noi. Nessun infedele, nessun ebreo conosce e ha conosciuto questo dono e, pur facendo innumerevoli opere buone, non arriverà a scoprire il tesoro inestimabile che è lo Spirito Santo. I Giudei avevano la legge, celebravano la pasqua, possedevano un tempio, ma non come oggi i fedeli. Sei tu il tempio di Dio, sei tu la vera tenda dell'Alleanza, sei tu il luogo ove abita lo Spirito Santo, la dimora che sempre egli copre con la sua ombra.

    La venuta dello Spirito Santo ha fatto promulgare la nuova legge, sicché fiduciosi in Dio noi paragoniamo le opere dello Spirito con quelle della legge, perché tu conosca il dono che non ha il popolo ebreo e il valore eminente del Nuovo Testamento rispetto all'Antico. Qual è dunque questa legge nuova venuta dal cielo? La grazia dello Spirito. Quali sono le tavole sulle quali è scolpita? La tua anima e il tuo corpo. La tua circoncisione interiore consiste nella distruzione del principio del male. Ormai il sacrificio, il fuoco dell'altare, il tempio fondato da Dio sono le opere buone, l'ardore della compunzione, il cuore puro, questa dimora che Dio si è prescelta. Ecco quanto forma in te lo Spirito Santo.
    Custodisci il prezioso deposito con memoria continua; circonda dell'attenzione più delicata la fiamma che lo Spirito ti ha acceso in cuore, difendi il tesoro nascosto in te, perché i ladri non te lo rapiscano: sarebbe una perdita irrimediabile.


 

 
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