LA SECONDA GUANTANAMO
La base sull'oceano indiano usata per detenuti di guerra Usa

TOMMASO DI FRANCESCO

Sapevamo di X-Ray (poi diventato Camp Delta), il primo campo di prigionia installato a Cuba nella base di Guantanamo di proprietà Usa. Ormai bisognerà calcolare anche Camp Justice, situata in pieno oceano Indiano sull'isola Diego Garcia, un territorio della corona britannica affittato da più di 30 anni ai militari americani. Ufficialmente Camp Justice serve solo a alloggiare provvisoriamente una parte del personale Usa impegnato nell'occupazione dell'Iraq. Ma recenti foto satellitari (consultabili nel sito www.globalsecurity.org) sembrano rivelare strutture molto più permanenti e, soprattutto, sovradimensionate per quello che avrebbe dovuto essere un semplice scalo militare. Con una superficie appena superiore ai 4.000 ettari, l'isola di Diego Garcia è una specie di gigantesca portaerei fissa. Si sa per certo che nella base sono dislocati i B52 e i bombardieri veloci e invisibili. È occupata in permanenza dall'inizio degli anni `70 dal personale, militare e non, che appoggia la logistica delle Forze armate Usa. Ma la costruzione di Camp Justice è davvero una novità.

La domanda è: qual è la reale funzione di questo campo e fino a che punto è pensabile che si possa applicare a questo territorio la giurisdizione, e quindi anche la giustizia inglesi? A sollevare la questione del ruolo di campo di detenzione per Diego Garcia, era stato qualche mese fa il Washington Post, che aveva denunciato come alcuni prigionieri già nelle mani degli americani venivano trasferiti proprio nella base dell'Oceano indiano e anche nello Yemen, in Giordania o in Siria, paesi dove di fatto la tortura è ampiamente praticata. Una conferma è arrivata dall'autorevole settimanale americano Time che all'inizio di dicembre scorso, ha rivelato che uno dei leader della Jamaah Islamica - il gruppo islamista che sarebbe responsabile degli attentati di Bali - Riduan Isamuddin (il famoso Hambali) sarebbe ancora detenuto sull'isola.

Naturalmente fioccano le smentite del governo britannico che, cadendo dalle nuvole, risponde istituzionalmente alla «Comma 22»: «Se ci fossero detenuti dei sospetti a Diego Garcia, gli Stati uniti avrebbero dovuto chiederci l'autorizzazione. Siccome non ce l'hanno chiesta, vuol dire che i detenuti non ci sono».

Se le cose stanno così, insiste Barton Gelman che sul Washington Post ha sollevato la questione, perché allora le autorità di governo britanniche non organizzano una visita per dissipare ogni malinteso? Londra naturalmente tace. Ma ormai anche i media mediorientali e indiani si stanno occupando della vicenda. E localmente, a Port Louis, è attiva una mobilitazione che vuole chiudere la base militare americana e restituire l'isola ai suoi abitanti originari. Due leader di questo movimento, Ragini Kistnasamy e Lindsey Collen, hanno fatto arrivare recentemente ai gruppi simpatizzanti di questa lotta in Gran Bretagna una lettera nella quale denunciano: «E' una guantanamizzazione. A Diego Garcia sono ormai detenute persone sospettate di terrorismo e membri dell'ex regime iracheno».

Il Manifesto, 24/01/04