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  1. #1
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    Predefinito Verso gli Stati Generali Liberali

    Cari amici,
    ho il piacere di segnalare l'avvio di una importante iniziativa da parte di Liberalitalia: gli STATI GENERALI LIBERALI.
    Con tale iniziativa vengono chiamati a raccolta tutti i liberali, a qualsiasi partito o anima liberale appartengano, affinchè, in una manifestazione da tenersi entro la fine dell'anno essi diano vita ad un nuovo grande movimento unitario dei liberali. L'idea non è quella di creare un partito tradizionale, con i suoi riti (gerarchia di assemblee sezionali, provinciali, regionali etc.), ma qualcosa di nuovo e più moderno. Soprattutto con una dirigenza che non sia sempre uguale a se stessa, ma che sia eletta secondo procedure innovative, con un mandato limitato nel tempo e non rinnovabile per più di due volte.
    Ovviamente, saranno gli Stati Generali a decidere se ed in quali forme dovrà nascere questo nuovo grande movimento unitario, oltre che a decidere i temi e le battaglie che lo caratterizzeranno . Ogni contributo di idee, anche in questo forum, sarà apprezzato e tenuto in considerazione. Dunque, diteci come vorreste che fosse organizzato il vostro partito o movimento liberale ideale.
    Gli Stati Generali verranno convocati dal Comitato promotore entro la fine dell'anno e, comunque, solo se perverrà un numero significativo di adesioni. Infatti, la condizione perchè tutto vada a buon fine è che l'iniziativa risponda ad un'aspettativa vera del maggior numero possibile di liberali e che il dibattito su ciò che si vuol fare sia il più largo possibile.


    Per saperne di più visitate www.liberali.net .
    Per sottoscrivere on line o stampare il testo dell'appello cliccate qui

    Arrivederci a presto e buona discussione
    Vittorio Vivona

  2. #2
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    Predefinito

    La prima riunione del Comitato promotore si terrà a Roma il 28 febbraio ed a me sarebbe piaciuto poter raccogliere anche da questo Forum indicazioni su come i suoi iscritti vorrebbero che fosse organizzato un nuovo soggetto politico capace di rappresentare tutte le anime liberali e superare le divisioni e i settarismi delle tante parrocchiette inutili ed inconcludenti.
    Ho però l'impressione che dovremo fare a meno del contributo degli amici liberali di questo Forum.

  3. #3
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    Predefinito Debolezze liberali e Stati Generali

    DEBOLEZZE LIBERALI E STATI GENERALI

    Alla vigilia dell'incontro romano di sabato 28 febbraio, organizzato da Liberalitalia e grazie all'ospitalità di Enrico Cisnetto e di "Società Aperta", l'amico Silvio Simi, su www.lobbyliberal.it , ha espresso il 25 febbraio una sua opinione nei confronti dell'iniziativa.

    Dice Simi <<Ci sono gruppuscoli liberali in Italia che [.] cercano di ricostruire in Italia un partito liberale Più o meno organizzati, alcuni anche in forma di partito, non si sono ancora accorti di aver già vinto. Ovvero che le loro idee e la loro filosofia sono ormai patrimonio di tutti [.]. Nonostante la vittoria delle proprie idee i liberali torneranno a riunirsi nel fine settimana a Roma avendo come prospettiva politica la convocazione prossima ventura dei loro Stati generali. Modesta prospettiva. La questione liberale in Italia purtroppo non si pone nei termini di presenza di un partito politico, ma in termini di progetto. Ovvero quello di procedere sulla strada della creazione di un grande movimento d'opinione [.] che sia in grado di fornire classe dirigente ai diversi schieramenti garantendo insieme un luogo del confronto culturale fuori dai luoghi del confronto politico. Una 'massoneria' moderna, democratica e trasparente. E' questo il ruolo attuale dei liberali italiani di ogni provenienza. [.]>>

    La sera stessa la redazione di Liberalitalia, su www.liberali.net, si è sentita in dovere di replicare.

    <<Simi è persona di grande intelligenza e di idee liberali: noi rispettiamo le sue convinzioni, ma non le condividiamo. Non ci nascondiamo il rischio che qualche "gruppuscolo" liberale, sin qui sopravvissuto alla diaspora del vecchio PLI, cerchi di mettere cappello sull'iniziativa. Ma il senso di questa è chiarissimo: è un'iniziativa che deve muovere dai singoli liberali, a qualsiasi anima liberale appartengano, prescindendo dai partiti e dai gruppi esistenti. [.]. Che si arrivi alla convocazione degli "Stati Generali" non è cosa da dare per scontata, se non arriverranno adesioni in numero significativo (e, con 90 adesioni, siamo oggi lontanissimi). Liberalitalia, che ha lanciato l'iniziativa, ha più volte ribadito che non si presterà in alcun modo alla costituzione di un ennesimo partitino liberale, inutile e inconcludente come quelli che già esistono; nè ha come obbiettivo la riunificazione dei partitini esistenti, avverso la quale non ha nulla da opporre, se non che è obbiettivo diverso da quello degli "Stati Generali".[.] Alla destra e alla sinistra, per quanto democratiche e "liberali" possano essere diventate, manca un interlocutore politico liberale con il quale misurarsi non solo in termini di dibattito culturale (spesso ininfluente sulle decisioni politiche), ma soprattutto di consensi elettorali. Ed il migliore persuasore dei politici è proprio lo spauracchio di perdere voti a favore di altri competitori elettorali. [.]>>

    Riassumendo è il confronto tra chi spinge per un gruppo di pressione e chi vorrebbe un partito.

    Hanno entrambi un punto di vista in comune (ma Simi non se ne è accorto). Entrambi rifiutano la restaurazione di un partito liberale. L'Italia ne ha avuti diversi di partiti liberali, ma sono stati poco influenti (nonostante l'ottimismo di Simi). E lo sono stati perché il liberalismo italiano si è spesso confuso con il nazionalismo e il conservatorismo.

    Oggi la scarsa influenza delle idee liberali a livello politico risulta in modo evidente, ad esempio, dal recente episodio della legge che avrebbe modificato l'istituto del divorzio e da quello della legge che impedisce in Italia la sperimentazione scientifica sulle cellule staminali embrionali. Per non parlare della scarsa incidenza delle idee liberali in campo economico ed in campo istituzionale.

    A quest'ultimo proposito sul Corriere della Sera del 21 febbraio scorso Piero Ostellino ha manifestato la sua opinione nei confronti della partitocrazia. <<[.]La Costituzione non sanziona, infatti, la sovranità (democratica) del cittadino-elettore sul processo di elezione dei propri rappresentanti e sulla loro revocabilità, ma continua a codificare la supremazia dei rappresentanti, una volta eletti, sul cittadino-elettore, cioè registra semplicemente il passaggio dalla dittatura del partito al singolare alla dittatura dei partiti al plurale. Dal duro totalitarismo formalizzato a un soffice totalitarismo di fatto.[.]>> Dire, perciò, che in Italia i liberali hanno vinto è una grossolana sciocchezza.

    I sostenitori del "gruppo di pressione" non si accorgono che in Italia "gruppi di pressione" liberali che hanno fornito "classe dirigente ai diversi schieramenti" e "un luogo del confronto culturale fuori dai luoghi del confronto politico" ce ne sono stati. Faccio riferimento al gruppo di pressione liberal-azionista e a quello liberal-radicale. Basti ricordare alcuni nomi da Ciampi a Bobbio, da La Malfa a Lombardi, da Rutelli a Elio Vito, da Stefano Rodotà a Tullio De Mauro. I luoghi del confronto culturale da Il Mondo di Pannunzio a Radio Radicale, ad esempio.

    Ebbene il limite di questi gruppi di pressione è che sono stati incapaci di incidere (o hanno inciso in modo marginale) è dipeso dal fatto che chi voleva costituire un "partito" si è ridotto ad essere "gruppo di pressione trasversale" e chi voleva essere "gruppo di pressione trasversale" si è ridotto al rango di "partito integralista". Entrambi marginali per le conseguenze che sono sotto gli occhi di coloro che desiderano la modernizzazione della società civile, dell'economia e delle istituzioni.

    Proprio partendo da quelle esperienze è necessario chiedersi che fare.

    Se in Italia non c'è una democrazia liberale (e su questo la coraggiosa denuncia di Ostellino sul moderato "Corriere della Sera", ne è una indubbia prova) occorre realizzarla. La denuncia di Ostellino è la denuncia di Veneto liberale il che ci induce ad essere molto pessimisti sulla riformabilità del regime. Di qui la nostra posizione radicale: il regime va' abbattuto perché è irriformabile. Il regime va' sostituito con una repubblica dei cittadini. Se questo è il fine della nostra lotta politica occorre avere dei mezzi per tentare di conseguirlo. E il mezzo è "il soggetto politico dei cittadini senza potere", ossia di un partito non partitocratico (ossia un soggetto non di diritto pubblico e, quindi, non finanziato dallo stato, ma una mera associazione privata che mira a rendere sovrano il cittadino-elettore). Per costituire questo mezzo non serve ricostituire vecchi soggetti ed assemblarli (ad esempio un "nuovo PLI") ma occorre mettere assieme cittadini liberali di varie sensibilità (moderati e radicali, riformisti e riformatori). Il percorso che Veneto liberale indica da qualche anno è quello dalla "Unione laica": non il mettere assieme i cocci delle forze "laiche", ma costituire un luogo ove liberali di varie sensibilità, uniti dal minimo comun denominatore della costituzione della repubblica dei cittadini in luogo di quella dei partiti, possano trovare la voglia di lanciare ai cittadini, delusi e disgustati della situazione presente, una radicale alternativa al regime partitocratico, sindacatocratico e burocratico. Il luogo potrebbe essere una folta assemblea ove convocare gli "Stati Generali Liberali". Altro che modesta prospettiva.

    Silvio Simi e gli amici di Lobbyliberal faranno mancare il loro prezioso contributo?

    Beppi Lamedica - pres. on. Veneto liberale

  4. #4
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    Predefinito Re: Debolezze liberali e Stati Generali

    Caro Beppi,
    grazie per il tuo prezioso contributo al dibattito in corso sull'iniziativa degli "Stati Generali". Dopo anni di assidua frequentazione e di lavoro dentro e per Liberaliltalia, constato sempre con piacere che, al di là delle sfumature nelle forme con cui ci esprimiamo, entrambi lavoriamo sinergicamente per il conseguimento degli stessi obbiettivi. Ti confesso che io stesso, quando dal Meeting di Bergamo lanciammo l'appello per gli "Stati Generali Liberali", dentro di me ero roso dal dubbio che questa volta l'avessimo "sparata" più grossa di noi. E il dubbio mi ha roso anche quando su www.liberali.net le adesioni giungevano con il contagocce. Cosa mi fa ora convinto che il nostro obbiettivo è a portata di mano ? sono i primi contatti personali con tanti amici, qui a Bergamo, e l'entusiasmo con il quale la nostra iniziativa è stata accolta: un entusiasmo incondizionato e quasi liberatorio dall'incubo della delusione e della frustrazione verso una politica sempre più illiberale, a destra come a sinistra. Non alludo tanto all'entusiasmo o alla fiducia degli amici di sempre; mi riferisco, invece, a tanti amici che si erano persi per strada, affascinati dalle promesse di Berlusconi e del suo cd "partito liberale di massa" o spaventati proprio da Berlusconi e perciò ripiegati "obtorto collo" su posizioni di centrosinistra. Alludo anche a quelli che senza andare a destra o a sinistra avevano creduto nei radicali di Pannella o in un Di Pietro autonomo dai due schieramenti. In tutti questi amici ho rivisto spuntare gioia ed entusiasmo nell'apprendere della nostra iniziativa. Non so se anche a te sta accadendo la stessa cosa a Castelfranco Veneto, ma se così risponde la pigra ed indolente provincia bergamasca, mi chiedo cosa mai accadrà quando nelle prossime settimane si attiveranno gli amici di grandi città con una tradizione liberale ben più importante della nostra.

    E' luogo comune, di questi tempi, affermare che la politica interessa sempre meno e, soprattutto, che da essa si tengono lontani i giovani. Non so se dipenda dall'enfasi con cui giornali e televisione stanno raccontando del confronto tra candidati democratici per l'investitura alle elezioni presidenziali americane, ma è certo che suscita consensi insperati un modello di partito in cui la leadership venga scelta dai singoli iscritti attraverso il confronto tra più candidati ed il loro programma da Bolzano a Trapani, provincia per provincia (la stragrande maggioranza degli Stati americani ha una popolazione paragonabile a quella delle nostre province); un partito in cui anche le candidature al parlamento siano espressione diretta degli iscritti residenti nei collegi elettorali. Mi sto convincendo sempre più che la sana passione politica non si è spenta nei liberali, ma si tratta solo di offrirle una via per emergere. Certo non potremo impedire che tanti cittadini continuino a seguire in gregge leaders, (sempre gli stessi) autoimposti o designati da oligarchie di partito (sempre le stesse), ma sono certo che un modello nuovo di partito possa avere nel tempo un effetto dirompente anche sugli altri partiti e, alla fine, sull'intero sistema politico e partitico italiano. Mi pare che questa sia la strada per ridare potere ai "cittadini senza potere", per compiere anche in Italia quella rivoluzione liberale che sin qui le è mancata, per liberarci di una partitocrazia non più sopportabile. Tutto ciò è a portata di mano, solo che lo vogliamo; solo che si riesca a diffondere la conoscenza di ciò che stiamo facendo; solo che ciascuno di noi si faccia parte attiva nella raccolta di adesioni; solo che, dopo tanti banchetti per qualsiasi genere di cose, si abbia oggi il coraggio di farne anche per la raccolta di adesioni a questa nostra iniziativa capace di cambiare alla radice la politica italiana.
    Ti abbraccio
    Vittorio

    In origine postato da Beppi
    DEBOLEZZE LIBERALI E STATI GENERALI

    ... Proprio partendo da quelle esperienze è necessario chiedersi che fare. ... occorre mettere assieme cittadini liberali di varie sensibilità (moderati e radicali, riformisti e riformatori). Il percorso che Veneto liberale indica da qualche anno è quello dalla "Unione laica": non il mettere assieme i cocci delle forze "laiche", ma costituire un luogo ove liberali di varie sensibilità, uniti dal minimo comun denominatore della costituzione della repubblica dei cittadini in luogo di quella dei partiti, possano trovare la voglia di lanciare ai cittadini, delusi e disgustati della situazione presente, una radicale alternativa al regime partitocratico, sindacatocratico e burocratico. Il luogo potrebbe essere una folta assemblea ove convocare gli "Stati Generali Liberali". Altro che modesta prospettiva.
    Beppi Lamedica - pres. on. Veneto liberale

  5. #5
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    Predefinito Altra tappa di avvicinamento agli Stati Generali

    Sabato 28 febbraio si è svolta a Roma, nella sede dei Società
    Aperta, una prima riunione del comitato promotore degli Stati
    Generali. Il processo di costruzione del soggetto politico dei
    cittadini senza potere prosegue dopo il meeting di Bergamo e dopo il
    lancio dell'iniziativa degli Stati Generali.
    Erano presenti liberali di mezza Italia e di diverse sensibilità
    politiche. Dal napoletano Giuseppe Viviani al siciliano Pippo
    Ferrante, dal sardo Ibba al marchigiano Pierucci. Vi erano i giovani
    della federazione dei liberali Pietro Paganini e Giuliano Gennaio,
    nonché, sempre della FdL, Guido di Massimo. Vi erano appartenenti
    al PL Come Nico Valerio e Adriana Pittino. Alla riunione hanno
    partecipato anche Filippo Giacalone, Luca Loffredo, Pietro Manzella,
    Mario Lamantia e, naturalmente Claudio Pietroni, Vittorio Vivona ed
    il sottoscritto. Chiedo venia se ho dimenticato di citare qualcun
    altro presente.
    Non c'era il padrone di casa, Enrico Cisnetto perché trattenuto a
    Milano da imprevisti impegni di famiglia.
    Ad alcuni partecipanti non ancora è chiaro lo sbocco del percorso
    che si sta percorrendo e, con mentalità "costruttivista"
    si vorrebbe prefigurare già il soggetto ma pensando a qualcosa di
    già costruito piuttosto che sforzarsi di immaginare qualcosa di
    nuovo.
    Per questo è necessaria almeno un'altra tappa di passaggio prima di
    affrontare gli Stati Generali. Giuseppe Viviani si è offerto di
    organizzare una due giorni a Napoli (3/4 aprile), in cui dedicare il
    sabato al lavoro del Comitato e la domenica ad una manifestazione
    pubblica. Il lavoro del Comitato si incentrerà sulle relazioni di
    Guido Di Massimo (si è sempre occupato professionalmente di
    "project management") e di Nico Valerio (esperto di comunicazione e
    psicologia comunicativa). Non si esclude la possibilità di
    aggiungere anche altre relazioni a dopo che alcuni amici
    scioglieranno la riserva su come le proprie competenze ed esperienze
    professionali possano giovare alla migliore attuazione del progetto.
    E intanto prosegue la raccolta delle firme in calce all'appello
    lanciato a Bergamo (cfr. www.liberali.net) perché senza un numero
    considerevole di adesioni gli Stati Generali non potranno essere
    tenuti. E' stata ribadita la volontà a non voler costituire
    un ennesimo partitino, perché il progetto è molto più
    ambizioso: costituire uno strumento per offrire, innanzi tutto ai
    liberali ed ai cittadini delusi e disgustati di questo centrodestra e
    di questo centrosinistra, il tentativo direalizzare la radicale
    alternativa liberale al regime partitocratico, sindacatocratico e
    burocratico. Questa è la "mission" che sarà rimpolpata di
    progetti concreti e reperirà mezzi umani e finanziari se il
    progetto lanciato da Liberalitalia avrà successo.
    Beppi Lamedica - attivista liberale

  6. #6
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    Predefinito Stati generali e Lobbyliberal

    Lobbyliberal, all'indomani della riunione romana del 28 febbraio,
    suggerisce di accantonare la storia degli Stati generali liberali per
    concentrarsi su proposte politiche operative (cfr.
    www.lobbyliberal.it).
    Personalmente non vedo l'incompatibilità tra un percorso per "un
    luogo comune di promozione e marketing politici" ed il percorso
    degli "stati generali liberali", vista anche la incertezza del suo
    sbocco. Poniamo che si riuscisse a costruire il "partito"dei
    cittadini senza potere, il "luogo comune di promozione e marketing
    politici" sarebbe sempre salutare. Infatti il "partito" non potrà
    mai abbracciare una vasta e larga opinione come quella che potrebbe
    ritrovarsi in "un luogo libero d'incontro".
    A Napoli il 3 e 4 aprile avremo un'altra occasione d'incontro sul
    percorso degli "Stati generali". Perché non rendere anche quello
    "un luogo libero d'incontro" ove Simi e Lobbyliberal possano far
    scaturire "proposte politiche operative"?
    bl
    Ps. Ritengo la condivisibile diagnosi di Ostellino (Dopo il Vetennio
    l'Italia è passata dalla dittatura del partito al singolare alla
    dittatura dei partiti al plurale) in completa antitesi rispetto a chi
    si illude che in Italia vi sia una democrazia liberale.
    Anche Giuliano Amato, dieci anni fa, aveva affermato cose simili
    (cfr. resoconto stenografico della seduta pomeridiana di mercoledì
    21 aprile 1993, in AA. VV. "La sconfitta del Moderno Principe" a
    cura di G. Quagliariello Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 1993)

  7. #7
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    Predefinito Re: Stati generali e Lobbyliberal

    Caro Beppi,
    lunedì ho mandato un'email all'amico Simi, chiedendogli (da amico)spiegazioni sul suo atteggiamento ostile al progetto degli Stati Generali. Anch'io, come te, non comprendo un atteggiamento che si è andato irrigidendo nelle ultime settimane oltre ogni ragionevole misura. Forse più di me, tu hai sempre avuto una particolare attenzione nei confronti del progetto di Simi: io l'ho sempre ritenuto utile nel quadro di ogni iniziativa che vada nel senso di unire tutte le anime liberali, sparse, divise e frustrate da anni di emarginazione (ma preferirei dire di autoemarginazione), di impotenza e inconcludenza (specie sul piano elettorale che è il terreno naturale della politica).

    Temo che Simi (non ha ancora risposto alla mia email) stia vivendo un periodo di sconforto e delusione, forse di ripensamento delle linee del suo progetto. Certo è che (glielo ho ribadito in modo esplicito) il nostro progetto degli Stati Generali non confligge con il suo di "lobby" o gruppo di pressione capace di portare a destra e a sinistra (forse più in quest'ultima) germi di liberalismo. Che destra e sinistra diventino più liberali, è negli auspici non solo miei ma di chiunque abbia a cuore questo sfortunato Paese. Il suo, come quello di altre associazioni, è un lavoro importante, ma appartiene all'ambito delle attività più squisitamente culturali: noi lavoriamo, invece, sul terreno della politica. Se mi passi l'esempio, la sinistra ha egemonizzato per decenni la cultura italiana, ma mi pare non abbia mai sottovalutato o scordato il terreno diretto dell'impegno politico: voglio dire, il vecchio PCI non disdegnava l'impegno politico ed elettorale, anzi il partito era forte e condizionava gran parte della politica italiana nelle istituzioni. Non credo, come pensa Simi, che si limitasse a instillare la sua cultura nei partiti democratici e specialmente nella DC. Lo faceva certo, perchè non possiamo scordare gli anni '70 e la strategia berlingueriana del "Compromesso storico", così come non possiamo scordare l'influenza della cultura di sinistra su quella componente democristiana che verrà poi tacciata di "cattocomunismo". Però il PCI prima, i Ds e il PdS poi, non hanno mai smesso di presentarsi agli elettori per chiedere voti al proprio partito.

    Dunque, ben venga chiunque opera per estendere i confini della cultura liberale ! resta, però, l'esigenza primaria di una rappresentanza politica dei liberali: questa sarà possibile solo con lo sforzo di tutti i liberali nel superare divisioni e stantie contrapposizioni storiche, nel dare vita ad un movimento unitario che sappia contendere voti ai due schieramenti di destra e di sinistra che, anche quando fanno un passo avanti sulla via di politiche liberali, ne fanno poi altri tre indietro, aggravando il passivo (non occorre essere contabili per capirlo) nel bilancio complessivo delle politiche liberali per l'Italia.

    Non c'è alternativa agli "Stati Generali", alla costruzione di un largo movimento unitario dei liberali, alla offerta di un'alternativa di voto liberale agli elettori. D'altra parte (a me piace ripeterlo) dobbiamo chiederci perchè un Paese come la Gran Bretagna, che da quattrocento anni insegna la democrazia a tutto il mondo e che certamente ha un partito laburista ed uno conservatore sicuramnente più "liberali" della sinistra e della destra italiana, continui a dare il 20% dei voti al partito liberale, a dargli l'amministrazione (con maggioranza assoluta o relativa) di una ventina di grandi città, a mandare 57 parlamentari alla Camera dei Comuni. Per me è solo stupidità sesquipedale ritenere che l'Italia non abbia bisogno di un partito liberale e la Gran Bretagna, invece, ne abbia bisogno più di noi.

    Detto ciò, sono certo che agli "Stati Generali" arriveremo e che vi arriveremo con il sostegno di tante migliaia di italiani che li vogliono (l'adesione può essere sottoscritta sul sito www.liberali.net ). Già ! questa è forse la differenza tra me e Simi: lui crede o si illude che poche persone illuminate possano condizionare destra e sinistra: io non ci credo, perchè credo nella democrazia liberale in cui ognuno - e quindi anche il liberale - deve assumersi le proprie responsabilità, confrontarsi con gli elettori ed entrare nelle istituzioni politiche che sono l'unico vero luogo preposto al dibattito e alle decisioni che riguardano tutti i cittadini. Lo si fa solo con un partito politico: quello che stiamo costruendo e che sarà diverso da tutti gli altri, non solo perchè liberale, ma anche perchè saranno direttamente i liberali a scegliere il proprio leader ed il programma con il quale egli chiederà i voti per la propria leadership. Una leadership che verrà eletta lontano dai giochini delle tessere, dei capicosche, delle trattative segrete tra gruppi o correnti; una leadership a tempo, affinchè un'oligarchia non perpetui se stessa sull'agonia del partito; una leadership che dovrà procurarsi il consenso nei "caucus" di tutte le cento e passa province italiane, da Bolzano a Trapani.

    Con ogni probabilità, il nuovo partito liberale e la leadership che nasceranno dagli "Stati Generali" non rispecchieranno del tutto il mio modo di pensare liberale - notoriamente vicino al "liberalismo critico" ed ai liberals americani - e, forse, non rispecchieranno del tutto nemmeno il tuo - più sensibile alle tematiche libertarie e radicali -, ma è un sacrificio che, senza rinunciare alle nostre convinzioni, siamo disposti a fare nella consapevolezza che un partito liberale unitario è comunque necessario all'Italia e che, quali che saranno leadership e programma del nuovo partito, saranno sempre di gran lunga preferibili a quanto esprimono oggi i partiti e gli schieramenti di destra e di sinistra.
    Ti abbraccio
    Vittorio

    In origine postato da Beppi
    Lobbyliberal, all'indomani della riunione romana del 28 febbraio,
    suggerisce di accantonare la storia degli Stati generali liberali per
    concentrarsi su proposte politiche operative (cfr.
    www.lobbyliberal.it).
    Personalmente non vedo l'incompatibilità tra un percorso per "un
    luogo comune di promozione e marketing politici" ed il percorso
    degli "stati generali liberali", vista anche la incertezza del suo
    sbocco. Poniamo che si riuscisse a costruire il "partito"dei
    cittadini senza potere, il "luogo comune di promozione e marketing
    politici" sarebbe sempre salutare. Infatti il "partito" non potrà
    mai abbracciare una vasta e larga opinione come quella che potrebbe
    ritrovarsi in "un luogo libero d'incontro".
    A Napoli il 3 e 4 aprile avremo un'altra occasione d'incontro sul
    percorso degli "Stati generali". Perché non rendere anche quello
    "un luogo libero d'incontro" ove Simi e Lobbyliberal possano far
    scaturire "proposte politiche operative"?
    bl
    Ps. Ritengo la condivisibile diagnosi di Ostellino (Dopo il Vetennio
    l'Italia è passata dalla dittatura del partito al singolare alla
    dittatura dei partiti al plurale) in completa antitesi rispetto a chi
    si illude che in Italia vi sia una democrazia liberale.
    Anche Giuliano Amato, dieci anni fa, aveva affermato cose simili
    (cfr. resoconto stenografico della seduta pomeridiana di mercoledì
    21 aprile 1993, in AA. VV. "La sconfitta del Moderno Principe" a
    cura di G. Quagliariello Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 1993)

 

 

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