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La 358 seduta pomeridiana della Commissione Affari Costituzionali del Senato presieduta dal senatore di Forza Italia Andrea Pastore, con parere favorevole del rappresentante del Governo Aldo Brancher, ha accolto l’emendamento del senatore Calderoli della Lega al DDL 2544 sulla devoluzione che introduce un'altra disposizione transitoria (dell'emendamento Calderoli, 35.4) ammettendo per i cinque anni successivi all'entrata in vigore della legge costituzionale di riforma, la possibilità di formare nuove Regioni anche senza le condizioni richieste dall'articolo 132 della Costituzione, comunque con legge costituzionale e consultate le popolazioni interessate, costituite dai cittadini residenti nei comuni e nelle province di cui si propone il distacco dalla regione. L’emendamento Calderoli recita infatti: Aggiungere, in fine, i seguenti commi:
"5-bis. Nei cinque anni successivi alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale si possono, con leggi costituzionali, formare nuove Regioni, a modificazione dell'elenco di cui all'articolo 131 della Costituzione, senza il concorso alle condizioni richieste dal primo comma dell'articolo 132 della Costituzione, fermo restando l'obbligo di sentire le popolazioni interessate.
5-ter. Le popolazioni interessate di cui al comma 5-bis sono costituite dai cittadini residenti nei Comuni o nelle Province di cui si propone il distacco dalla Regione."
In questo modo Errani e tutti i feroci oppositori della Romagna e dell’autodeterminazione dei romagnoli sul loro destino istituzionale sono serviti.
Dal 1995 anno di inizio della mia esperienza in Consiglio Regionale ho reiteratamente proposto in commissione ed in aula progetti di legge per l’istituzione della Regione Romagna, per la delimitazione dei confini storici della Romagna nell’ambito dell’attuale composita Regione Emilia-Romagna, per la realizzazione di un Referendum che permettesse ai romagnoli di esprimersi. Ho anche ripetutamente sollecitato Il Presidente del Consiglio e della Giunta Regionale a rendersi protagonisti del confronto referendario, che hanno dapprima ignorato e poi demonizzato. Ho insistito e sto insistendo affinchè lo Statuto dell’attuale Regione riconosca l’omogeneità e le peculiarità della Romagna, mi sono battuto per smascherare i goffi tentativi di creare artificialmente una omologazione culturale emilianoromagnola che non esiste. Ho denunciato l’inutilità e l’ipocrisia dell’istituzione del circondario imolese creato con l’unico scopo di impedire la nascita della quarta provincia romagnola.
Oggi l’opportunità per i cittadini romagnoli di decidere per l’indipendenza e l’autonomia è molto più vicina e lo sarà ancora di più il 22 gennaio quando il testo della riforma sarà in aula al Senato per la prima lettura. Nonostante l’opposizione preconcetta ed i rifiuti a confrontarsi sulla questione romagnola da parte del centro-sinistra, possiamo finalmente affermare che la “Romagna non è soltanto uno stato d’animo” ma può essere una Regione solo che i suoi cittadini lo vogliano. Il percorso è ancora lungo anche perchè la Romagna è amministrata in gran parte da chi non vuole quella Regione e quel Referendum che se ci saranno sarà per esclusivo merito della Casa delle libertà.
Rodofo Ridolfi