Corriere, 30.1.04

La lista riscuote interesse in Polonia, Lettonia, Estonia e a Cipro. L’obiettivo: fare concorrenza a Ppe e Pse


Il «partito Prodi» si allarga in Europa


Gli uomini del Professore a caccia di alleati nei Paesi della futura Ue per il gruppo a Strasburgo



ROMA - Non ha ancora un nome, né un simbolo. Ma a quattro mesi dal voto la «nuova e grande famiglia politica» immaginata da Romano Prodi nel manifesto per l’Europa comincia a prendere corpo. Non solo quel «gruppo unico» che divide i partiti della lista unitaria, ma un partito di europeisti e riformatori che, almeno per qualità, possa competere con le corazzate di Ppe e Pse. In fondo Massimo D’Alema lo aveva detto, «la lista unitaria è il partito di Prodi...». La campagna acquisti è partita a ottobre. Nazione per nazione, partito per partito, deputato per deputato. E ora le coordinate geografiche della futura casa dei prodiani sono delineate: Polonia, Lettonia, Estonia, Cipro, Slovenia, passando per Francia e Gran Bretagna. Forze di una quindicina di Paesi hanno mostrato «grande interesse» e sarebbero pronte a ufficializzare l’adesione. Una lenta emorragia che spiega l’irritazione con cui i Popolari di Hans-Gert Pöttering hanno accolto la lista Prodi, embrione del partito in gestazione.
«Stiamo passando in rassegna l’area popolare e cattolico-democratica, i laici non allineati, le minoranze linguistiche» svela la strategia Lapo Pistelli, responsabile del dipartimento Esteri della Margherita, che da quattro mesi vive con la valigia al seguito. «Dopo le Europee tireremo su la rete e vedremo cosa abbiamo pescato». Due emissari di Francesco Rutelli erano ieri a Parigi per rivedere il presidente dell’Udf Francois Bayrou, membro del Ppe. Altrettanto produttivo l’approccio con i liberaldemocratici inglesi, il cui sì vale 17 deputati.
Ai cacciatori di teste del Professore non è sfuggito quanto mutevole sia lo scenario politico nei Paesi dell’allargamento, che il primo maggio varcheranno i vecchi confini dell’Unione. La carta più contesa del Risiko di Prodi è la Polonia, che manderà a Strasburgo 54 deputati. «Dialogo aperto» con Piattaforma civica (Platforma Obywatelska) di Andrzej Olechowski, 20 per cento dei consensi. «Ottime prospettive» in Lettonia ed Estonia. «Fortemente attratti» i liberali del partito democratico Diko, terza forza di Cipro. Deluso dal Pse, dove è entrato come osservatore, il leader della slovacca Smer, Robert Fico (13,5 per cento), ha mostrato «altissimo interesse». Grazie anche ai colloqui tra le rispettive ambasciate e al manifesto Europa: il sogno, le scelte , che nella versione inglese precede ogni incontro preliminare.
Conquistare un grande partito in un piccolo Paese è già un successo, ma per vincere bisogna piantare le bandierine al suolo delle grandi nazioni: basta un partito del 5 per cento per arruolare sette, otto deputati: per fare un gruppo ne servono 16, ma di cinque Paesi almeno.
«La Margherita, divisa tra Ppe e Eldr, è spinta dall’emergenza - spiega Pistelli -. Con la lista unitaria Prodi ci spronato a realizzare un’operazione in grande stile. Obiettivi, un nuovo gruppo e un nuovo partito che diano un nucleo al suo progetto europeista». Un percorso che «implicherà evoluzioni non superficiali dei soggetti politici esistenti e forse l’emergere di soggetti nuovi», ha scritto Prodi nel suo manifesto. Cos’è infatti la lista unitaria se non «un passaggio per strade più coraggiose»? Così la vede Enrico Gasbarra, che il «fascino della proposta» ha convinto a correre per Strasburgo. Si parte uniti per arrivare divisi: troppo lacerante la prospettiva del gruppo unico per affrontarla prima del voto, con i Ds disposti ad «allargare» agli alleati la dimora del Pse ma non a cercare riparo sotto il tetto di Prodi.

Monica Guerzoni