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  1. #1
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    Predefinito Dinosauri del XXI secolo

    Salve a tutti signori del forum da Tigermen.

    Un pò di tempo fa ho avuto qualche scambio di Email con questi dinosauri: www.rivistaindipendenza.org
    Eheh loro Comunisti si son fatti pubblicità mandandomi del materiale, io gli ho risposta abbastanza arrabbiato e da li è nato lo scambio prima citato. Ma vorrei chiarire un'attimo perchè li chiamo dinosauri: sostengono che il comunismo non è mai nato
    Vorrei quindi postare parte degli articoli di Noam Chomsky che mi hanno inviato; io non so come fa la gente a leggere certa roba, a me quest'individuo mi pare squilibrato, ma se il comunismo non è mai nato e a loro va bene leggere certe cose allora Alleluia!!!!!!!!

  2. #2
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    Predefinito

    Ecco qua:


    A guardia del mondo
    di Noam Chomsky

    La fine della guerra fredda ha avuto molte conseguenze importanti sugli affari internazionali. In primo luogo, essa ha richiesto che la superpotenza regnante e i suoi apparati dottrinali (media, intellettuali, ecc.) adottassero nuovi pretesti per giustificare politiche che rimanevano sostanzialmente invariate. Questo è stato immediatamente evidente in documenti ufficiali, dibattiti pubblici, ecc. Di fatto, il processo era in corso dall'inizio degli anni '80, in previsione del fatto che la formula "arrivano i russi" non avrebbe funzionato ancora per molto (terroristi arabi pazzi, narcotrafficanti ispanici, ecc.). Ma un brusco cambiamento si è verificato immediatamente dopo la caduta del muro di Berlino. Ho documentato sulla stampa molti dei dettagli, via via che i mutamenti seguivano il loro corso naturale.
    In secondo luogo, il non-allineamento è stato eliminato con successo. Quando il mondo è governato da due gangster, uno più potente e uno meno, vi è un certo spazio per il non-allineamento. Quando ne resta uno solo, quello più potente, tale spazio viene meno. Ecco perché perfino ferventi anticomunisti del Terzo mondo, come il primo ministro della Malesia Mahathir, descrivono la fine della guerra fredda come una specie di tragedia per il Sud. La noncuranza e il disprezzo per le preoccupazioni del Terzo mondo sono state subito evidenti, e sono ormai estreme. Anche di questo atteggiamento ho già discusso in dettaglio - e più volte - sulla stampa.
    Un'altra conseguenza è che, venuto meno il deterrente, l'intervento violento è molto più facile per i principali stati guerrieri (gli Stati Uniti e il loro mastino, la Gran Bretagna). Anche questo è stato subito evidente, sebbene essi siano costretti in misura non piccola all'aggressione e al terrore dall'opposizione presente nei loro stessi paesi, ed è rivelato molto chiaramente nei documenti di programmazione ad alto livello trapelati.
    Tutto questo era stato chiaramente compreso in anticipo. In alcuni saggi del 1989, ripubblicati nella mia raccolta del 1991 Deterring Democrocacy citavo le osservazioni di uno stimato analista, Dimitri Simes, Senior Associate del Carnegie Endowment for peace, nell'edizione di fine anno 1989 del New York Times. Egli riconosceva che l'era sovietica stava volgendo al termine, e salutava il nuovo scenario, in gran parte, per le ragioni che ho appena menzionato. Il crollo del deterrente avrebbe consentito agli Stati Uniti di ricorrere alla violenza per promuovere i propri interessi (di fatto gli interessi del settore finanziario, sebbene egli non si sia espresso così) e non sarebbe più stato necessario andare incontro alle preoccupazioni del Terzo mondo. Un'analisi fondamentalmente accurata, assai rispondente a ciò a cui assistiamo da dieci anni, sebbene per rendersene conto sia necessario sfuggire ai confini dell'apparato dottrinale e scoprire le verità nascoste sulla situazione in Turchia, Timor Est, Colombia, Haiti, ecc. - per attenersi solo all'era del dopo guerra fredda.
    Il crollo del brutale e corrotto impero sovietico ha condotto ovviamente a molte lotte interne. Ma questo è la norma. I crolli degli imperi britannico, francese e portoghese portarono a conflitti ancora più violenti e distruttivi, molti dei quali ancora divampano. Poiché quelli erano imperi occidentali, la questione non è vista in questa luce, e l'orribile situazione che ha fatto seguito al crollo dell'impero sovietico viene percepita come qualcosa di unico, un altro delitto del nemico ufficiale, che ha già crimini di cui rispondere in misura più che sufficiente. Uscendo dai confini dottrinali, possiamo vedere che la storia è piuttosto diversa.
    Le norme dell'ordine internazionale sono quelle di sempre. Regna la legge del più forte, così come è sempre successo. Gli stati non sono agenti morali, sebbene il compito degli intellettuali sia dipingerli come nobili e giusti (i loro stati e i loro clienti, cioè; non i nemici, che possono essere rappresentati realisticamente). Le persone comunque sono agenti morali, e possono agire - e agiscono - per limitare la violenza del potere, a volte per rovesciarlo
    I problemi dell'autodeterminazione assumono sempre nuove forme, così come le situazioni contingenti, che si modificano. Soltanto per menzionare uno dei più drammatici cambiamenti recenti - il cui impatto globale è superiore a quello della fine della guerra fredda, ritengo -, la decisione da parte degli Stati Uniti e, in seguito, dei suoi alleati di liberalizzare il capitale finanziario all'inizio degli anni '70, smantellando il sistema di Bretton Woods, ha avuto proprio quelle conseguenze che gli ideatori di Bretton Woods avevano in mente quando costruirono un sistema di liberalismo contenuto", con limitazioni sui flussi di capitale e tassi di cambio relativamente fissi. Essi capivano molto bene che la liberalizzazione dei mercati finanziari sarebbe stata un'arma potente contro l'autodeterminazione - contro la democrazia e il welfare state. Le ragioni sono semplici: investitori, speculatori e potenti istituzioni finanziarie possono diventare ciò che alcuni economisti internazionali hanno chiamato un "senato virtuale", incapace di imporre le sue politiche anche agli stati più potenti. punendo scelte "irrazionali" che avvantaggerebbero solo le persone, non i profitti, mediante la minaccia (o la realtà, se necessario) della fuga dei capitali, costringendo i tassi di interesse a crescere, e spedendo l'economia in recessione se non peggio. A parte questo, le politiche di molti paesi del mondo sono determinate direttamente dalle istituzioni finanziarie internazionali che riflettono largamente le decisioni degli Stati Uniti. Ovviamente questo limita deliberatamente l'autodeterminazione e trasferisce potere nelle mani delle grandi tirannnie degli stati potenti su cui esse fanno affidamento e che dominano-"come strumenti e tiranni" secondo l'acuta definizione data da James Madison 200 anni fa.
    Questo è solo un fattore nella limitazione dell'autodeterminazione. Altri sono più semplici ad esempio il brutale della violenza e del terrore. I dissidenti intellettuali dell'America Latina -quelli che sono sopravvissuti -hanno descritto in modo eloquente gli effetti residui dellla cultura del terrore, che permangono dopo che il terrore vero e proprio è tramontato, avendo raggiunto i suoi obbiettivi. Questa "cultura del terrore" ha l'effetto di "addomesticare le aspirazioni della maggioranza", in modo che essa non sogni nemmeno scelte di opposizione rispetto a quelle dei potenti. Sto facendo riferimento al rapporto di un meeting organizzato dagli intellettuali gesuiti (sopravvissuti) a El Salvador alcuni anni fa, ma questa consapevolezza è diffusa tra le vittime tradizionali, e naturalmente taciuta. I potenti e i privilegiati preferiscono una differente immagine di se stessi. Inutile dirlo, il terrore e la repressione che essi descrivono sono riconducibili direttamente al quartier generale della superpotenza regnante.
    La pulizia etnica può essere un crimine terribile, e la storia ne è piena. Prendiamo ad esempio semplicemente la superpotenza regnante. Essa ha ottenuto il suo territorio nazionale mediante massicce operazioni di pulizia etnica "sterminando" la popolazione nativa, secondo le parole dei Padri Fondatori. Poi si è rivolta all'esterno, compiendo un enorme massacro nelle Filippine, uccidendo centinaia di migliaia di persone e sottoponendo i nativi che si opponevano a pulizia etnica.
    Comportamenti analoghi sono seguiti poi in altre zone del suo dominio in espansione. In anni più recenti, l'attacco di John F. Kennedy al Vietnam del Sud nel 1961-62 (chiamato "la difesa del Vietnam del Sud" nella cultura dei commissari del popolo) ha incluso non solo il bombardamento su vasta scala di obiettivi civili da parte dell'aviazione americana, ma anche la distruzione dei raccolti e un'ampia operazione di pulizia etnica per portare centinaia di migliaia - infine milioni di persone in campi di concentramento chiamati "villaggi strategici" e in slum urbani. Le stesse politiche sono state poi estese a Laos, Cambogia, e Vietnam del Nord - soprattutto a sud del ventesimo parallelo, in modo che la cosa non risultasse troppo visibile agli osservatori occidentali.
    Gli Usa hanno poi sostenuto la pulizia etnica indonesiana a Timor Est, distruggendo consapevolmente forse un quarto della popolazione o più, e compiendo molte atrocità in altri posti, incluse le loro vaste operazioni di terrore nell'America centrale, che hanno prodotto milioni di profughi uccidendo al contempo molte altre centinaia di migliaia di persone.
    La situazione continua così per tutti gli anni '90. Una delle peggiori pulizie etniche della metà degli anni '90 avviene all'interno della Nato, nel suo angolo sud-orientale - forse 2-3 milioni di rifugiati, 3.500 villaggi distrutti, decine di migliaia di persone uccise, ogni atrocità immaginabile, in gran parte grazie a Bili Clinton che, mentre le atrocità giungevano al culmine, aumentava il flusso di armi (hanno contribuito altre potenze Nato, ma gli Stati Uniti erano in posizione preminente).
    È solo un piccolo esempio. La pulizia etnica è una storia vecchia, e terribile. Devo aggiungere, per precisione, che gli Stati Uniti non sono impegnati in una pulizia "etnica". Piuttosto, sono ecumenici. Se si trova sulla loro strada e disobbedisce, una vittima vale l'altra. Per le altre potenze è lo stesso, anche se a volte capita che le vittime costituiscano un gruppo etnico. Ad esempio, i 750.000 palestinesi che sono fuggiti o sono stati cacciati dalle loro case nel 1948 con ampio ricorso alla violenza e al terrore. In linea di principio, fu loro garantito il diritto a ritornare o a ricevere un indennizzo per decisione quasi unanime della comunità internazionale.
    Ma in un'altra dimostrazione del suo impegno nel campo dei diritti umani, Clinton ha unilateralmente posto il veto a quella decisione (l'opposizione degli Usa corrisponde a un veto, dati i poteri reali).
    Nella dottrina occidentale, il termine "pulizia etnica" è usato molto poco: per riferirsi alla pulizia etnica attuata dai nemici ufficiali. Ancora una volta, è una pratica corrente, nella storia - e nella storia intellettuale. Gli esempi verso cui l'attenzione viene attentamente indirizzata sono sufficientemente orribili, ma paragonarli all'Olocausto è una forma estrema di revisionismo sull'Olocausto stesso, e un vergognoso insulto alle sue vittime. Questo dovrebbe essere evidente senza ulteriori commenti.

  3. #3
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    Tigermen? Caso mai tigerman...

  4. #4
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    Si ma ma questa storpiatura è puramente voluta!

  5. #5
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    Cosa e' un plurale maiestatis?

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    Ecco un'altra valanga di offese, da notare che lui prende i soldi
    dal governo statunitense.
    A me mi sembra di leggere copse scritte da uno squilibrato, ma se non lo è di certo deve essere un cretino, e oltretuttio offende il proprio stesso paese quindi è un cretino 2 VOLTE.

    Mafia e democrazia

    Pacitti: Silvio Berlusconi, plurimiliardario magnate dei media, ha vinto le elezioni italiane nonostante sia in balia delle accuse criminali e del conflitto tra affari ed interessi politici. Sembra che gli italiani siano meno interessati alla questione morale e più interessati a quello che Berlusconi possa fare per loro.

    Chomsky: Perché pensa che la situazione sia diversa in Gran Bretagna e negli Stati Uniti?

    Pacitti: È questo che spero che ci spieghi.

    Chomsky: La risposta è che non è diverso.

    Pacitti: Può elaborare il concetto?

    Chomsky: Alcuni mesi fa qui c’è stata un'elezione. Ora, io non so in Italia, ma qui la popolazione è “sondata” estensivamente, in modo massiccio, cosicché noi abbiamo una conoscenza abbastanza buona degli atteggiamenti pubblici. C'è, infatti, ad Harvard un progetto chiamato “L’Elettore che Svanisce”, che mi sembra molto significativo.
    Si occupa di analizzare nei dettagli i risultati elettorali per tentare di determinare perché gli elettori stanno perdendo interesse nelle elezioni da venti anni a questa parte. Una delle cose che viene misurata è il senso di “helplessness”, di impotenza cioè, ovvero si percepisce sempre di più che non è possibile fare niente che agisca sul processo politico.
    Il senso di impotenza ha colpito pesantemente quest’anno, ben oltre ogni precedente.
    Di fronte all'elezione approssimativamente il 75% della popolazione ha percepito che non c'era alcuna competizione, che era solo una sorta di gioco tra sottoscrittori ricchi, “boss” di partito ed i media.
    L’industria delle relazioni pubbliche, della pubblicità, ha creato i candidati, addestrandoli ad usare certi gesti e determinate parole che i ricercatori di marketing indicavano come utili ai fini elettorali.
    Alla fine nessuno diceva ciò che pensava, nessuno capiva e molti pensavano che si trattasse di qualcosa privo di senso, solo una specie di gioco di marketing, di pubbliche relazioni.

    Pacitti: E pensa che ciò che sta accadendo in Italia sia simile?

    Chomsky: Posso dire che è molto simile, ma io non conosco l’Italia come gli Stati Uniti. Questa è una tendenza che partì dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna e che risale alla prima parte del secolo.
    Era naturale che dovesse nascere nei paesi più democratici. Negli anni ‘20 qui si capì subito – negli altri paesi più tardi – che non era più possibile controllare la gente con la forza.
    I paesi stavano diventando più democratici. Il diritto di voto si stava estendendo. Il Partito Conservatore britannico - abbiamo i loro verbali interni – all’epoca della Prima Guerra Mondiale comprese che non c’era più alcun modo di tenere la generalità della popolazione fuori del sistema elettorale. Compresero che si andava verso il suffragio universale e che dovevano perciò rivolgersi a quello che chiamarono “guerra politica”.
    Sono chiamate pubbliche relazioni, ma significa propaganda, cioè il tentativo di controllare gli atteggiamenti delle persone ed i loro pensieri dirigendoli verso altre preoccupazioni.
    Non potendo controllare il popolo con la mera forza, lo si tiene comunque fuori dall’“arena politica”. Lo stesso veniva fatto negli Stati Uniti. Infatti, si registrava una crescita enorme dell’industria delle pubbliche relazioni.
    Nelle società più avanzate, più democratiche, c’è da credere che appena una società ottiene più libertà, la propaganda sostituisce la violenza come mezzo di controllo del popolo.

    Pacitti: Berlusconi è stato imputato in una serie di processi penali in cui è stato condannato. Ma a causa della legge italiana sulla caduta in prescrizione dei reati, in effetti nessuna di queste sentenze è stata applicata. Un recente libro elenca quattordici imputazioni contro Berlusconi. Nell'ultimo decennio ha collezionato pene detentive per un totale di sei anni e cinque mesi per corruzione, finanziamento illegale e falso in bilancio.

    Chomsky: Per gli standard Usa si tratta di banalità.

    Pacitti: Nel 1990, Berlusconi fu condannato per spergiuro dopo aver negato la sua appartenenza alla loggia Massonica P2, una organizzazione anti-comunista che ha usato i servizi segreti per fini politici.
    La condanna di Berlusconi fu annullata da un'amnistia generale. Il sostegno degli Stati Uniti alla P2 sembrerebbe confermare quello che lei sta dicendo.

    Chomsky: Precisamente. L'Italia, come sappiamo, è stata il principale obiettivo degli Stati Uniti fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lo scopo era quello di minare la democrazia in Italia.
    Negli anni ’40, c'era la grande paura che la Sinistra vincesse un’elezione democratica. In particolare, nel 1948 la Sinistra aveva un grande prestigio.
    Voglio dire che aver sostenuto la resistenza contro il Fascismo era un fatto molto importante in quel periodo, così come supportare i sindacati. Proprio mentre la Sinistra si apprestava a vincere le elezioni, gli Usa iniziarono a cospirare.
    Non so se a lei è noto, ma il primo piano del Consiglio di Sicurezza Nazionale [NSC1, si veda in proposito il memorandum in “Storia del Consiglio di Sicurezza Nazionale 1947-1997": www.fas.org/irp/offdocs/NSChistory.htm ] riguarda l’obiettivo di minare la democrazia in Italia.
    Questo era il problema dell’epoca. E conclusero che potevano minare il processo democratico ricorrendo all’arma degli aiuti alimentari – e non credo che ci sia bisogno di ricordarle che in quel periodo c’era molta gente letteralmente affamata – alla reintegrazione della polizia fascista (cosa che fu effettivamente fatta) e ad altre cose del genere tra le quali il sabotaggio dei sindacati.
    Se tutto questo non fosse stato sufficiente e la Sinistra nonostante tutto avesse vinto, gli Stati Uniti avrebbero tentato la carta di una “mobilitazione nazionale”, appoggiando nel contempo una serie di attività paramilitari contro il governo.
    La politica del Consiglio di Sicurezza Nazionale prevalse, e continuò fino agli anni settanta e forse oltre. Voglio dire che le nostre conoscenze arrivano solamente fino agli anni settanta perché lì i documenti si fermano. Il sostegno alla P2 va inserito in questo contesto. In altre parole, lo sforzo di minare la democrazia italiana ha radici antiche.
    A confronto, Berlusconi non sta organizzando attività militari per rovesciare il governo. Ciò che accade oggi non è corretto, ma non è grave quanto quello che è accaduto in passato.
    Ed è lo stesso qui. A Clinton non è accaduto di avere molti processi per corruzione. Ma guardiamo il “curriculum” di Reagan e di alcuni esponenti della sua amministrazione [1981-89].

    Pacitti: C'è più di un sospetto qui in Italia che Berlusconi abbia avuto un sostegno dalla Mafia siciliana alle elezioni nazionali.

    Chomsky: Sì, ma da dove venne la Mafia siciliana? Non nacque dal nulla. La Mafia, come lei sa, era stata distrutta da Mussolini. E come fu ricostituita la Mafia? Fu ricostituita quando gli eserciti americani e britannici sbarcarono prima in Sicilia e poi in Italia meridionale; e la stessa cosa accadde in Francia meridionale e la criminalità fu ricostituita come un’“agenzia” per minare la resistenza e minare la Sinistra.

    Pacitti: Quindi, lei ha esaminato nei dettagli la vicenda italiana?

    Chomsky: Non ho fatto ricerche originali ma ho valutato la vicenda comparando diverse fonti. Quindi, per esempio, nel mio libro Deterring Democracy uno dei capitoli [capitolo 11: la Democrazia nelle Società Industriali], contiene dei riferimenti al principale progetto statunitense e britannico dopo la Seconda Guerra Mondiale: minare la resistenza contro il Fascismo e ripristinare il tradizionale sistema politico.
    C’è un riferimento all’Italia, che viene approfondito in un altro libro successivo, che si avvale di rivelazioni ulteriori. E sull’argomento c'è un libro molto buono che ho recensito da qualche parte [World Orders, Old and New, Londra, 1997].
    Uno storico italiano [Federico Romero, The United States and the European Trade Union Movement 1944-1951, Nord Carolina, 1989-1992] giudica addirittura positivamente il fatto che gli alleati abbiano disarmato la resistenza e riportato il “Comitato di Liberazione Nazionale” all’ordine, perché i “liberi movimenti politici e sociali da sempre ispiravano diffidenza agli Alleati” in quanto “difficili da controllare”.
    Romero descrive gli sforzi degli inglesi e degli americani finalizzati a minare i gruppi operai e la resistenza contro Fascismo in Italia settentrionale. Nonostante il giudizio positivo, la descrizione è di grande interesse in quanto molto accurata.

    Pacitti: E la base per questo processo fu posta subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, giusto?

    Chomsky: Sì, e non solo per l'Italia. È stato un fenomeno mondiale. Lo stesso è avvenuto in Giappone.
    Uno studio notevole è appena stato pubblicato – ha vinto il premio Pulitzer [Hirohito and the Making of Modern Japan di Herbert P. Bix] - su come gli Stati Uniti riabilitarono l’Imperatore Hirohito dopo la Seconda Guerra Mondiale come parte dello sforzo complessivo di sostenere il Fascismo e minare la Sinistra. È stato un fenomeno mondiale.

    Pacitti: Dunque, i casi italiani di corruzione risultano assai meno gravi della casistica americana?

    Chomsky: Menzionerò solo un altro esempio per convincerla. In Francia, proprio accanto l’Italia, ci fu una grande resistenza anti-fascista e forti movimenti operai.
    Il sud della Francia fu colpito con intensità seconda solamente al caso italiano. L’obiettivo era sempre il sabotaggio della Sinistra e dei sindacati. Così fu restaurata la Mafia corsa in Francia meridionale e quella è stata la fonte del traffico di eroina nel mondo.
    Per ripagarli dei “servizi politici” gli americani consegnarono ai corsi il monopolio della produzione di eroina. E con questo siamo alla “French connection”, giusto? Così nacque il problema della droga nel dopoguerra. Queste sono cose importanti.
    Basta dare un’occhiata al “NSC1” che ho citato prima, il primo memorandum del “Consiglio di Sicurezza Nazionale”, così cruciale nel contesto, richiedeva se necessario, come dicevo, la coercizione. Diciamo in prima istanza il ricatto del cibo e - se non bastasse - il sabotaggio delle elezioni. Gli Stati Uniti avrebbero dovuto sobillare una “mobilitazione nazionale”, e quindi preparare la guerra e sostenere le attività paramilitari interne italiane. In conclusione: gli Stati Uniti avevano restaurato la Mafia, che in precedenza era stata distrutta.

    Pacitti: Quindi in Italia stiamo vedendo solo “metà della storia”. Posso chiederle qualcosa di più sul caso Berlusconi? So che non le piace dare consigli e senza dubbio non me ne darà alcuno. Ma molta gente radicale in Italia sta chiedendosi cosa fare. C’è chi ha iniziato a scrivere libri che raccolgono i casi di corruzione e di ingiustizia, dalla Mafia a Berlusconi fino ai casi socialmente accettati di corruzione accademica.
    So che lei ha posto il problema all'interno di un contesto più largo, globale, ma c'è qualche cos’altro che noi potremmo e dovremmo fare stando qui e che non stiamo facendo e che va oltre un contesto italiano?

    Chomsky: La risposta a queste domande è la stessa, al di là di quale sia il caso specifico. Non ci sono segreti che non siano stati scoperti negli ultimi duemila anni.
    Nello specifico italiano, tra “Mafia connections”, criminalità e così via i fatti dovrebbero essere sufficientemente conosciuti.
    Ma la domanda è un’altra: a chi importa realmente? Per quanto posso capire, il vero problema è che in Italia la gente grosso modo sa, magari non i dettagli, ma effettivamente non gliene importa.

    Pacitti: E perché pensa che non ci sia interesse e coinvolgimento?

    Chomsky: Il popolo subisce una pressione tremenda, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Il tentativo è quello di rimuovere la popolazione dall’arena politica.
    Questo viene chiamato neo-liberismo, un modello che ha il suo zoccolo duro in Gran Bretagna e negli Stati Uniti - di nuovo i paesi più avanzati - ma che si espande ovunque, col risultato di invertire quello che accadde negli anni sessanta. Quello che accadde negli anni sessanta aveva terrorizzato le élite internazionali. Questo emerge in modo netto, e forse nel modo più netto, in The Crisis of Democracy, il più sorprendente documento sull’argomento.

    Pacitti: Fu pubblicato nel 1975 ed era il primo studio della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller. Giusto?

    Chomsky: Sì. La Commissione era una élite, una élite internazionale liberista, da Europa, Stati Uniti e Giappone. Ed era formata prevalentemente da persone dell’amministrazione Carter, che erano quasi interamente “liberal” nel senso americano del termine, cioè socialdemocratici ed internazionalisti.
    Tutta questa gente era profondamente turbata da quanto accadeva in tutto il mondo negli anni sessanta. Ciò che li turbava maggiormente era la crescita della democrazia, cioè la parte della popolazione – le donne, i lavoratori, le minoranze, gli anziani – solitamente apatica e passiva che entrava nell’arena politica e tentava di imporre le proprie richieste. Stavano entrando in un territorio proibito. Iniziarono a pensare che il sistema politico fosse nelle mani delle tirannie private, di poteri privati, e stavano cominciando ad erodere proprio questi poteri.
    Quella è la crisi della democrazia secondo la “Trilateral”. Affermarono dunque che troppa democrazia non va bene, occorre più moderazione, era necessario riportare la gente all’apatia ed alla passività.
    Affermarono di essere turbati e richiamarono le istituzioni responsabili dell’indottrinamento – termine loro, non mio – dei giovani. Si riferivano alle scuole, ai funzionari, ai media, alle chiese che anziché indottrinare stavano diventando troppo indipendenti e “pensanti”, troppo attivi. Avrebbero dovuto agire per invertire appunto “la crisi della democrazia”.
    Ci sono stati da allora sforzi notevoli per riportare le persone alla marginalità, e questo tentativo assume molte forme.
    Una forma è la “minimizzazione” dello Stato in chiave neoliberista. Sottrarre le decisioni all’arena pubblica per portarle in mani private è un’altra forma di privatizzazione.
    Un'altra forma è la centralizzazione delle autorità finanziarie. La Banca Centrale Europea ha autorità enorme e non è responsabile di fronte al parlamento.
    Ancora più importante è la liberalizzazione della finanza a partire dagli anni ‘70, smantellando il sistema Bretton Woods. Questo crea ciò che gli economisti chiamano un parlamento virtuale, che deve dare retta agli investitori, altrimenti loro possono distruggere l'economia. Ciò restringe enormemente il raggio d’azione dei governi.
    Ma ci sono anche dei gruppi di potere estremamente importanti che hanno in comune un accordo sostanziale sulla necessità della commercializzazione dei servizi. L’idea dominante è quella di privatizzare i servizi, cioè tutto quello che lo Stato può garantire – istruzione, sanità, ecc. Liberalizzando si aprono i servizi alla competizione privata, e questo significa trasferirne il controllo ai privati.

    Pacitti: È precisamente quello che Berlusconi ha in mente.

    Chomsky: Precisamente. Ma è solo una componente di un processo mondiale, dovuta ai problemi che comporta la crescita del processo democratico. Si sta concretizzando ovunque come un tentativo di erodere la Sinistra.
    Non è più possibile in Occidente controllare il popolo con la violenza. Non lo puoi semplicemente sbattere in una stanza delle torture. Occorrono altri mezzi. Uno di questi è la propaganda. Un altro è un consumismo parossistico, che cerca di condurre la gente verso consumi sempre più massicci. Negli Stati Uniti l’economia ha sofferto a causa delle politiche neoliberiste, come è stato il caso in tutto il mondo, tale economia essendo sostenuta in notevole misura dallo spendere dei consumatori.
    Il debito delle famiglie supera il reddito. E questo viene giudicato positivamente, perché intrappola la gente nel debito. Così hai solo da lavorare duramente e non pensare. Così fin dall’infanzia i bambini sono inondati di messaggi che dicono: compra, compra, compra e così via.
    Lo stesso avviene a livello internazionale. Il Terzo Mondo è intrappolato nel debito imposto dall’immensa propaganda del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Sono congegni finalizzati a controllare le popolazioni e ad assicurare il potere alle tirannie locali. Questo è quello che avviene nell’era della libertà.

    Pacitti: Pensa che l'unica cosa da fare qui in Italia sia tentare di svelare tutto questo?

    Chomsky: Occorre provare a spiegare alla gente cosa accade. Non è una questione di piccole corruzioni qui o lì. Questi sono fatti marginali. Le persone hanno ragione a non essere preoccupate di questo. Questo è corrotto, quello è corrotto. E allora? Ciò che è veramente importante sono i metodi profondi e sistematici di controllo della popolazione. Uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, Alexander Hamilton, descriveva il popolo come una grande bestia che deve essere controllata. Come la mise il maggior compilatore della Costituzione, James Madison, i ricchi della nazione devono controllare ciò che accade.

    Pacitti: E pensa che noi dovremmo raccontare la verità continuando a scrivere libri ed articoli?

    Chomsky: Noi dobbiamo organizzare; dobbiamo organizzare le persone. Non servono i libri se sono letti solo da alcuni accademici. Le cose cambiano se essi riescono a raggiungere il grande pubblico e diventano così parte degli sforzi organizzativi; per esempio, quegli sforzi che sono riusciti finalmente a creare azioni di protesta a livello internazionale. E ciò emerge dalla organizzazione di massa. Non è sufficiente scrivere libri. Gli obiettivi della privatizzazione sono ovvi e non saranno fermati scrivendo libri. Saranno fermati da una resistenza unita su basi internazionali. Questa è la via per fermare il neoliberismo.

    Pacitti: Lei è d’accordo che valga la pena scrivere sulla parte italiana del quadro per chiarirlo?

    Chomsky: Ne vale la pena se tale scrivere è parte di uno sforzo organizzativo. Se si scrive qualcosa per lettori accademici che leggono in una biblioteca, va bene.
    Ma scrivere serve davvero soltanto se qualcuno lo trasforma in azione. Ma la cosa essenziale è che le parole siano usate. Voglio dire, è come quando si fa scienza. Possiamo usarla per aumentare la comprensione e la ricerca, oppure in modo tale da beneficiare il popolo? Se è così, va bene.

    Pacitti: Molte grazie. Sono sicuro che i nostri lettori troveranno i suoi commenti, come sempre, illuminanti e stimolanti.

    ***

    Noam Chomsky, linguista, filosofo ed attivista politico statunitense, è considerato da molti il maggiore intellettuale al mondo e uno dei principali pensatori dei tempi moderni. Si definisce “una specie di socialista anarchico” ed è da lungo tempo un instancabile sostenitore dei diritti umani.
    Ha scritto più di 30 libri ed innumerevoli articoli attaccando e smascherando la politica estera degli Stati Uniti. È generalmente ritenuto il fondatore della scienza linguistica moderna per aver trasformato lo studio del linguaggio e della mente oltre 40 anni fa.
    È docente al Dipartimento di Linguistica e Filosofia al Massachusetts Institute of Technology.
    http://web.mit.edu/linguistics/www/chomsky.home.html

  7. #7
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    Post finale, leggerlo fa veramente fatica: cose dette astraendole da un contesto, contraddizioni, offese,.......
    Noam Chomsky: voci sull'Iraq

    Non ricordo, prima di oggi, un periodo in cui ci sia stata tale massiccia opposizione verso una guerra ancora prima che essa cominci. E piu' ci si avvicina all'area coinvolta, piu' l'opposizione e' alta. In Turchia i sondaggi indicano che l'opposizione ad un attacco all'Iraq tocca il 90%, nel resto d'Europa si sono poche differenze sostanziali.
    Negli USA, i sondaggi che si possono vedere sono ingannevoli, poiche', dallo scorso settembre, vi e' stata una propaganda martellante tesa a mostrare al pubblico americano che non solo Saddam e' una persona terribile, ma che ci attacchera' domani se non lo fermiamo oggi. Questa propaganda riesce a raggiungere la gente.
    Bisogna terrorizzare la popolazione e farle credere che esiste una minaccia enorme che incombe su di essa, e l'unica soluzione e' quella di vincere rapidamente questa minaccia e passare alla prossima vittima.
    Ricordiamoci del fatto che le persone che guidano oggi gli USA sono reaganiani riciclati, che recitano un copione scritto negli anni '80. Cosi', all'epoca si trattava di una base aerea a Grenada che i russi volevano usare per bombardare gli USA. Poi vi fu il Nicaragua, che "era a due giorni di marcia da Washington", pronto a conquistarci e, con noi, ad assoggettare tutto l'emisfero. In quel periodo fu persino invocato lo stato di emergenza nazionale a causa della "minaccia rappresentata dal Nicaragua".
    Non voglio suggerire che non vi siano ragioni per conquistare l'Iraq. Ovviamente ci sono. Il controllo dell'Iraq mettera' in grado gli USA di gestire le maggiori risorse energetiche del pianeta, ottenendo un'incredibile potenza. E non e' poco.
    La Corea del Nord e' un caso differente. Essa sta dimostrando al mondo, con grande chiarezza, che se vuoi evitare l'aggressione degli USA devi possedere armi di distruzione di massa, o far ritenere che potresti rappresentare una grande minaccia in merito ad azioni terroristiche. Questa e' una lezione terribile da imparare, ma e' esattamente quello che bisogna imparare.
    In questo particolare caso non si puo' prevedere cosa accadra' a guerra iniziata. Nel peggiore dei casi, come ci viene rivelato dalle agenzie di intelligence e da quelle umanitarie, aumenteranno le sofferenze di un popolo gia' sulla soglia della sopravvivenza ed aumenteranno per tutti noi i rischi di attentati terroristici di vendetta. La catastrofe umanitaria di cui ci avvertono le agenzie umanitarie e' alle porte.
    Nel migliore dei casi, quello che i falchi di Washington sperano si avveri, ci sara' una vittoria rapida, senza resistenza, l'imposizione di un nuovo regime dalla facciata democratica e la sicurezza di basi americane in tutto il paese, che permetteranno il controllo effettivo dei giacimenti petroliferi.
    Le possibilita' che venga instaurata una vera democrazia sono pari a zero. Non dimentichiamo che gran parte della popolazione irachena e' shiita e tende naturalmente verso le migliori relazioni con l'Iran. In un governo effettivamente democratico, la loro voce dovrebbe essere ascoltata (si tratta del 60% della popolazione irachena), e, questa e' l'ultima cosa che gli USA desiderano. L'Iran, infatti, e' il prossimo obiettivo

  8. #8
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    I comunisti - come d'altronde anche i dinosauri - non sono mai esistiti, caro Tigermen.

    I resti fossili dei dinosauri che si possono vedere nei musei e i terribili compagni komunisti che popolano le fantasie dei "liberali" sono stati creati appositamente da Nostro Signore Creatore ad edificazione ed ammonimento dei benpensanti.

  9. #9
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    Si, mi parli di complotti di liberali e me ne tiri fuori un'altro inventato dai kommunist! mi sembri tanto Giulietto Chiesa

  10. #10
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    Predefinito TIGERMEN...

    Io non sono un cultore di Chomsky, ho letto pochissimo di lui, ogni tanto, è vero, si contraddice, non sempre condivido le sue idee.

    Ma tu devi essere una persona 'ecceziunale veramente' se sei in grado di valutare uno dei più grandi pensatori viventi nientemeno che "uno squilibrato" - "di certo deve essere un cretino" - "leggerlo fa veramente fatica" - "quindi è un cretino 2 VOLTE".

    Sapessi come ti invidio. Deve essere una grossa soddisfazione leggere un libro di Chomsky ed essere in grado di distruggerlo così. Pensa che quegli stupidi di americani lo pagano profumatamente da 40 anni per fare il professore al MIT.

    A meno che, invece, tu non sia un berluschino filoamericano leccaculo al quale, ovviamente, danno fastidio tutte le critiche che vengono dalla sinistra di Fini.

 

 
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