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    suum cuique
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    Predefinito Estrema destra: dai nazimaoisti ai nazionalcomunitari

    Da "Umanità Nova" n35 del 5 novembre 2000

    Estrema destra
    Dai nazimaoisti ai nazionalcomunitari
    "Quando la vittoria non toccasse al Tripartito, i più dei fascisti veri che scampassero al flagello passerebbero al comunismo, con esso farebbero blocco. Sarebbe allora varcato il fosso che separa le due rivoluzioni"
    (P. Drieu La Rochelle, "Italia e Civiltà" 23.5.1944)


    Il panorama storico e politico dell'estrema destra è senz'altro complesso e per certi aspetti contraddittorio: vi sono forze parlamentari, altre extraparlamentari; si trovano gruppi che si dichiarano reazionari, altri che si professano rivoluzionari e vi sono persino quelli che si definiscono rivoluzionari conservatori o "anarchici di destra"; alcune formazioni si rifanno ai fascismi e altre al nazismo; alcuni settori si accreditano come strenui difensori dei valori tradizionali cattolici, altri si dichiarano filoislamici, altri ancora sono infarciti di esoterismo e vi sono pure quelli che parlano il linguaggio della New o della Next Age.

    Premesso questo non deve meravigliare quindi il fatto che vi siano settori a cui va stretto l'abito della destra e che conseguentemente affermano di collocarsi "oltre la destra e la sinistra" oppure che si sentono parte della "sinistra"; nel più recente passato in Italia si sono peraltro registrati precedenti di questo tipo: basti pensare ai "nazi-maoisti" di "Organizzazione Lotta di Popolo" (OLP), nata negli anni '60 e disciolta nel '73, usati per ogni genere di provocazione; alle teorizzazioni nazional-popolari di Franco Freda e Paolo Signorelli negli anni '70; all'attività clandestina dei NAR e di Terza Posizione a cavallo degli anni '70 e '80.

    Tutto questo può apparire soltanto un gioco di mascheramenti oppure l'espressione marginale di un ribellismo fascistoide; la questione invece è assai più seria, basta infatti conoscere un po' di storia per sapere che il termine nazista è semplicemente la contrazione dell'aggettivo nazional-socialista scelto da Hitler per il suo partito, così come aveva voluto la bandiera rossa quale sfondo per il simbolo della svastica affermando che "il rosso rappresenta l'idea sociale del movimento, il bianco l'idea nazionalista, e la croce uncinata la missione della lotta per il trionfo dell'Ariano".


    UN PO' DI STORIA: ALLA SINISTRA DI HITLER

    Il termine "nazionalbolscevismo" comparve per la prima volta in un opuscolo dal titolo omonimo, pubblicato dopo la Prima Guerra Mondiale in Germania, scritto da un accademico di destra, tale Eltzbacher, che di fronte alle sanzioni economiche e all'occupazione militare degli Alleati vittoriosi auspicava una Germania bolscevizzata. Nel biennio 1919 - '20, i comunisti Wolffheim e Laufenberg ripresero queste teorizzazioni, richiamandosi alle tesi di W. Rathenau per la "resistenza armata" di tutto un popolo contro l'imperialismo e, implicitamente, alle classiche tesi fichtiane sullo "Stato corporativo chiuso", battendosi per la collaborazione tra "nazionalisti rivoluzionari" e Partito comunista (KPD), sia contro i capitalisti che contro la socialdemocrazia.

    Così se tra il '32 e il '33 la Germania vide la morte della Repubblica di Weimar, la sconfitta del KPD -che pure aveva potuto contare sino a cinque milioni di elettori- e l'avvento della dittatura nazista ciò fu anche a causa del naufragio di quel progetto di costruzione di un socialismo di Stato, in grado di eliminare le contraddizioni tra Capitale e Lavoro, che la sinistra social-comunista aveva abbracciato, regalando in questo modo ad Hitler il cemento culturale e sociale per la costruzione del suo Stato totalitario.

    Troppo spesso infatti, analizzando quel periodo storico, si tende a sottovalutare l'identità "anticapitalista" e "antiborghese" che la demagogia nazista seppe costruire attorno al suo effettivo ruolo reazionario e antiproletario; così come si dimentica che il vero protagonista nella costruzione del partito nazista nelle roccaforti operaie di Amburgo, Berlino e Lipsia non fu Hitler ma un "filosovietico" come Strasser e che le prime SA fondate nel '21 erano composte da operai, disoccupati e sottoproletari, così come non bisogna dimenticare gli scioperi promossi unitariamente da comunisti e nazisti, la strana alleanza a Berlino tra SA e Lega dei combattenti del Fronte Rosso o l'inquietante connivenza di buona parte della sinistra tedesca di fronte al montante antisemitismo.

    Se si leggono le ricerche statistiche curate da Marco Revelli sulla composizione sociale degli elettori del Partito Nazista, dei suoi iscritti e dei membri delle SA c'è di che rimanere allibiti; bastino solo alcune cifre: gli operai dequalificati costituivano tra il '25 e il '33 la categoria sociale più numerosa tra i membri del NSDAP (ossia del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori) e il 62% circa degli squadristi SA erano lavoratori industriali e agricoli.

    E lo stesso brivido che oggi proviamo leggendo le percentuali di elettori che nei quartieri popolari e tradizionalmente di sinistra che alle ultime elezioni in Austria hanno votato per Haider.

    Con la conquista del potere assoluto Hitler avviò pertanto un'opera di normalizzazione interna, a partire dalle SA di Roehm che nel '34 vennero eliminate fisicamente durante "La notte dei Lunghi Coltelli" o assorbite dalle SS, e quindi dei gruppi che si richiamavano al nazionalbolscevismo ("Rivoluzione Conservatrice", "Fronte Nero", "Opposizione"...); tali gruppi minoritari, talvolta contrapposti anche tra loro, erano infatti accomunati dalla visione secondo cui Germania e Unione Sovietica avrebbero dovuto dare vita ad un'alleanza anticapitalista in funzione anti-Occidente. Il destino dei loro aderenti, schedati e perseguitati dalla Gestapo, fu in alcuni casi quello dell'eliminazione fisica o della deportazione nei lager, tanto che sono stati definiti come i "trotzkisti" del nazionalsocialismo; ma così come difficilmente si può negare che Trotzky sia stato un comunista per il fatto che venne fatto assassinare da Stalin, altrettanto difficilmente si può negare che i "nazionalbolscevichi" siano stati solo la "sinistra" del movimento nazista.

    Paradossalmente, ma non troppo, lo stesso Hitler fu a modo suo "nazionalbolscevico" quando Ribbentrop e Molotov firmarono l'infame patto di non-aggressione tra Germania ed URSS.



    GRUPPI NAZIONALBOLSCEVICHI IN ITALIA

    Oltre che in Russia, anche in Europa - Italia compresa - negli ultimi anni si va assistendo ad una certa fioritura di partiti, gruppi, giornali che si richiamano esplicitamente all'esperienza tedesca del "nazionalbolscevismo": rifiutano d'essere collocati nello schieramento della destra borghese, si oppongono al capitalismo e alla Globalizzazione, prospettano la creazione di uno "spazio euroasiatico" in funzione antiamericana, sostengono tutti i movimenti antimperialisti e tutte le nazioni che si contrappongono agli USA, dall'Iraq alla Serbia alla Corea del Nord.

    In Italia, a quanto ci risulta, tra le più "vecchie" testate di riferimento per questa area vi sono la rivista "Orion", fondata agli inizi degli anni '80 ed oggi collegata all'esperienza di "Sinergie Europee", e "Aurora", mensile uscito la prima volta nell'88, quale organo del "Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale", un giornale redatto in Romagna dalla Comunità Politica "B. Niccolai" con sede a Modigliana (Fo) e dal Circolo "A. Romualdi" di Cento (Fe).

    Tra gli animatori di "Orion" vi è Maurizio Murelli, vecchio arnese dello squadrismo fascista degli anni Settanta, che all'indomani del crollo del socialismo reale in Russia affermava "Per gli stalinisti, per i nazionalisti, per gli zaristi, per tutte le espressioni panslaviste e ortodosse, il pericolo è l'Occidente, la sua cultura, la sua economia. Quindi una alleanza operativa è naturale, è logica (...) Innaturale è invece la rigidità e l'ostilità dei veri comunisti nei confronti della destra che si è allontanata dal MSI ed è tornata alle origini fasciste in senso antiamericano, anticapitalista".

    Tra le firme più significative comparse invece su "Aurora" vi è sicuramente quella dello studioso, di fede musulmana, Claudio Mutti, autore tra l'altro di un testo dal titolo "Nazismo e Islam", in cui vi sono messe in risalto le reciproche convergenze ed esaltata la storia della 13ma Divisione SS, formata da musulmani della Bosnia-Erzegovina, che combatterono a fianco dei cattolicissimi Ustascia croati, contro i partigiani jugoslavi.

    Dopo la nascita del Fronte Nazionale di Adriano Tilgher ('97), fuoriuscito dal Movimento Sociale "Fiamma Tricolore", sicuramente all'interno del neo-partitino vi era presente una non trascurabile componente e una buona incidenza culturale "nazionalbolscevica"; interessante a riguardo il n. 10 dell'ottobre '98 di "Fronte Nazionale" dove in prima pagina era possibile leggere un editoriale dal titolo emblematico ("Da Mosca una speranza") e all'interno vi veniva definito lo "Spazio Autarchico Europeo", comprendente "necessariamente la Russia e gli Stati facenti parte dell'ex URSS", come orizzonte strategico della "federazione dei popoli europei contro il globalismo finanziario".

    Durante l'esperienza della "Linea comunitarista" all'interno del Fronte Nazionale, è nato un nuovo periodico dal titolo accattivante "Rosso è Nero"; le ragioni del titolo sono apertamente rivendicate nel richiamarsi ai cosiddetti "fascisti rossi" ossia a quella componente "socialistica" propria del primo fascismo "diciannovista", poi riemersa durante i 600 giorni della Repubblica Sociale italiana all'ombra dell'occupazione nazista. Il primo numero reca la data del novembre '98, non è ancora ideologicamente ben definito e forse finalizzato ad alimentare il dibattito in seno al Fronte Nazionale; infatti nel suo principale articolo viene esposta la posizione "nazionalcomunitaria", partendo dal consueto superamento dei concetti di destra e sinistra: "Il fascista cattivo e nostalgico non mette paura a nessuno, anzi è utile e funzionale al sistema. Quello che mette veramente paura è il rivoluzionario (...) Questo non significa certo diventare di sinistra, perché questa sinistra ci disgusta quanto la destra. Significa oltrepassare i limiti imposti dalla cultura borghese e creare una nuova concezione della politica" al fine di "articolare un fronte nazionale, popolare, socialista e libertario".

    Accanto a questo dichiarazione d'intenti, nel giornale si trovavano altri contributi non propriamente "in linea"; tra l'altro vi appariva un delirante poema "celtico-maremmano-western" di un collaboratore desideroso di "Fare un popolo con le sue città, un popolo a cavallo, uomini e donne nel sole e nel vento, con archi e frecce, con dardi appuntiti di legno duro a caccia di cinghiali, da cuocere al fuoco nella festa del sole, nel giorno sacro del raccolto ed in quello della semina"(sic).

    Nel secondo numero di "Rosso è Nero" (marzo '99), venivano pubblicati due articoli alquanto "istruttivi" perché riguardanti la questione dell'immigrazione dal punto di vista del Fronte Nazionale (impegnato in una campagna nazionale "per il lavoro agli Italiani") e della sua componente "comunitarista". Vi si affermavano cose che contrastano in modo evidente con l'attuale "rifiuto di ogni forma di razzismo e xenofobia" di questi signori, appena un anno dopo. In particolare vi si poteva leggere che la "primaria emergenza storica attuale" sarebbe "la rinascita nazionale, della difesa etnica e della identità e tradizione Euro-Italica, contro una mondializzazione aggressiva ed imperante su tutto l'occidente europeo, dove fenomeni come immigrazione e multirazzialità conseguente, sono strumento di un unico progetto Capital-massonico planetario"; tali tesi, va detto, figlie dirette delle teorie "differenzialiste" di Alain de Benoist risultano identiche a quelle di tutta la propaganda anti-immigrati della Lega Nord, di "Forza Nuova" o di "Fiamma Tricolore".

    Nel successivo terzo numero (ottobre '99), veniva sancita l'uscita-espulsione della componente "comunitarista" dal Fronte Nazionale, affermando che era ormai venuto il momento che "l'area nazionalrivoluzionaria e nazionalcomunista può e deve intraprendere una necessaria revisione dottrinaria ed ideologica (...) per trovare una sua strada del tutto autonoma" e richiamandosi al neonato Partito Comunitarista in Francia; le ragioni del "divorzio" dal Fronte Nazionale sembrano riconducibili alla linea politica scelta da Tilgher che lo ha riportato a più tradizionali intese con "Fiamma Tricolore" di Rauti e a schieramenti elettorali a sostegno del tanto odiato, ma sicuramente redditizio, Polo berlusconiano. Per sottolineare la "svolta" in tale numero di "Rosso è Nero" compare una grande quantità di riferimenti "estremisti": si attinge all'elaborazione antiautoritaria di A. Bihr, si pubblica un comunicato di Marcos, si trova citato come pseudonimo il comunista-anarchico Carlo Cafiero, si inneggia a Stalin quale "vero nazional bolscevico", si riporta un articolo su Nietzsche di Mussolini quando era socialista, si dedica l'ultima pagina interamente alla "Canzone per Silvia" (Baraldini) di Francesco Guccini. Dentro questo collage viene comunque inserito anche un corposo articolo del citato Claudio Mutti sulla "guerra di civiltà che contrappone l'Europa all'Occidente" e viene abusivamente pubblicato un articolo tratto dal periodico nazionalitario "Indipendenza", giornale guardato a sinistra con motivata diffidenza a causa della presenza al suo interno di ex-militanti di "Terza Posizione".

    Il numero zero della nuova serie di "Rosso è Nero" (fine '99), oltre a dedicare grande spazio alla rivolta di Seattle, pubblica vari documenti del Partito Comunitarista Nazionaleuropeo e vi si sottointende, fin dal nuovo sottotitolo, l'adesione del giornale a tale percorso; tra le altre varie "chicche" vanno citate la riproduzione della copertina di "Autonomia di Classe" (cordone di autonomi incappucciati con bandiera USA in fiamme sullo sfondo) e due pagine dedicate alle biotecnologie.

    Col 2000, l'adesione al Partito Comunitarista Nazional-europeo è ormai un dato di fatto; in tal senso "Rosso è Nero" ha cambiato nome ed è diventato "Comunitarismo", quale "espressione sintetica della fusione di elementi comunisti ed elementi nazionaleuropei" e a questo si è affiancato il settimanale comunitarista del PCN "Nazioneuropa" che riporta le notizie delle varie sezioni del partito che, in Francia e Belgio, partecipa anche alle elezioni.

    L'apparenza è ancora più marcatamente "antagonista", ma dedicando un po' di attenzione a quanto vi viene sostenuto, non si può dire che la "rivoluzione comunitarista" rappresenti qualcosa di diverso rispetto al passato, indipendentemente dal fatto che alcuni redattori proverrebbero da Rifondazione Comunista o che vi siano anche elementi che credono realmente a quello che scrivono; inoltre, guarda caso, è nato un certo feeling tra i "nazionalcomunitaristi" e "Rinascita. Giornale di liberazione nazionale" il cui direttore è Ugo Gaudenzi, ossia uno dei vecchi dirigenti di "Lotta di popolo".

    Tra l'altro, guardando soltanto alla situazione milanese, questi "sinistri" usano come punti di riferimento il noto "Palazzo delle Stelline" in Corso Magenta e la Bottega del Fantastico in Via Plinio, luoghi da sempre dell'estrema destra.

    Per chi nutrisse ancora dubbi sulla effettiva collocazione di "Comunitarismo" (Redazione nazionale in Via Satrico a Roma) consigliamo la lettura di un articolo in cui si sostiene che "Classe e Nazione Europea sono interessi che coincidono", mentre in un'altra pagina un redattore pisano afferma esplicitamente che "Il Comunitarismo è contrario alla lotta di classe" e che "il lavoro sarà il criterio di valore per stabilire le nuove gerarchie (...) Ai lavoratori migliori e più esperti non verranno dati maggiori guadagni, ma posizioni di potenza"; in altre parole torna a riproporsi l'idea nazista della comunità basata su "Sangue e suolo" la cui "forma statuale deve rispecchiare l'ordine di realtà superiori e trascendenti" (dal n. 1 di "Rosso è Nero"), il che mostra la vera faccia di gente che si dichiara rivoluzionaria, comunista e persino libertaria, ma che si guarda bene dal mettere in discussione l'idea di Stato nazionale e la struttura gerarchica e autoritaria della società che sono parti integranti del dominio del capitale sul lavoro.

    Per completare il quadro va segnalata la diffusione a Parma di volantini firmati Partito Nazionalcomunista (simbolo svastica e falce-martello sovrapposti); difficile dire se si tratti di figli più o meno legittimi di "Rosso è Nero", sicuramente però in questa città vi è una loro presenza.

    Le ragioni di questo nostro lavoro di controinformazione sono legate alla constatazione che anche tra compagni, nell'opposizione sociale e di classe, vi è abbastanza consapevolezza politica rispetto a queste tendenze, come dimostra la presenza - comunque tollerata - dei "nazionalcomunitari" al campeggio antimperialista svoltosi quest'estate in Umbria o la pubblicazione consensuale di parte di un opuscolo sulle biotecnologie edito da "un collettivo ambientalista-radicale" di Pisa; a noi sembra che si stia scherzando col fuoco, basta andare oltre le apparenze per accorgersene.

    Archivio ANTIFA

  2. #2
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    Predefinito roba vecchia e falsa

    Cos'è Otto una prova di "alleanza rosso-bruna" la tua? Un neofascista che posta un articolo di quattro anni fa di matrice anarchica piena di falsita' contro i comunitaristi?

    Non ti pare un po' incoerente o le stronzate sono "trasversali"? Comincio a pensare di si'....

  3. #3
    Quin igitur expergiscimini?
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    Predefinito Re: Estrema destra: dai nazimaoisti ai nazionalcomunitari

    In origine postato da Otto Rahn
    Da "Umanità Nova" n35 del 5 novembre 2000

    Estrema destra
    Dai nazimaoisti ai nazionalcomunitari
    Archivio ANTIFA

    E che palle...

  4. #4
    suum cuique
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    Predefinito Re: roba vecchia e falsa

    In origine postato da pietro
    Cos'è Otto una prova di "alleanza rosso-bruna" la tua? Un neofascista che posta un articolo di quattro anni fa di matrice anarchica piena di falsita' contro i comunitaristi?

    Non ti pare un po' incoerente o le stronzate sono "trasversali"? Comincio a pensare di si'....
    Sarà anche roba vecchia ma vorrei sapere in questi 4 anni quali progressi avete fatto sulla strada dell' integrazione con la sinistra antagonista.
    La ragione principale che mi ha spinto a riportare questo articolo è che presenta molto pregiudizi nei vostri confronti da parte dei compagni e permettetemi di dire che tali pregiudizi a quanto sento in giro non sono affatto scomparsi anzi basta pensare per un istante a quello che è successo in prossimità del 13 dicembre.
    La mia è una semplice curiosità e credo che voi siate coloro che mi possono rispondere.

  5. #5
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    Predefinito Re: Re: roba vecchia e falsa

    In origine postato da Otto Rahn
    Sarà anche roba vecchia ma vorrei sapere in questi 4 anni quali progressi avete fatto sulla strada dell' integrazione con la sinistra antagonista.
    La ragione principale che mi ha spinto a riportare questo articolo è che presenta molto pregiudizi nei vostri confronti da parte dei compagni e permettetemi di dire che tali pregiudizi a quanto sento in giro non sono affatto scomparsi anzi basta pensare per un istante a quello che è successo in prossimità del 13 dicembre.
    La mia è una semplice curiosità e credo che voi siate coloro che mi possono rispondere.
    A parte che non vedo come i 4 pazzoidi di "Umanità Nuova" possano in qualche modo essere titolati a legittimare chicchessia.

    In secondo luogo non vedo come qualcuno possa essere "titolato" a legittimare qualcun altro attribuendogli certificate attestazioni di "comunismo plausibile".
    Io direi che forse non sei abbastanza informato sull'attività dei compagni comunitaristi; i quali in poco tempo hanno costruito davvero molto,stabilendo per altro un saldo e stretto rapporto con varie e rilevanti realtà politiche socialiste e comuniste.
    Oltre ad aver letteralmente "varato" in Italia una corrente politica innovativa e rivoluzionaria che si avvale del contributo del più grande filosofo marxista italiano vivente: Costanzo Preve.
    Se ti sembra poco.......

    Sul 13 dicembre: quanto è successo prescinde chiaramente da "Comunitarismo" rientrando nella ormai consolidata prassi diffamatoria della sionistra, utilizzata ogni qual volta non si hanno "armi" dialettiche per poter affrontare il concorrente/avversario.
    E' un triste lascito del PCI togliattiano....
    Le accuse diffamatorie verso il 13 dicembre(platealmente sputtanate dallo svolgimento della manifestazione) rientravano dunque solo in questa logica.
    Difatti le infamie hanno coinvolto indiscriminatamente tutti i partecipanti, facendo riferimento ai compagni comunitaristi solo nella misura in cui li si riteneva più facilmente diffamabili.
    Cosa che però non è stata affatto facile per i novelli Vischynskij....
    I quali hanno dovuto quasi da subito ripiegare su altre vittime sacrificali.....

    Al contrario di molti altri, questi compagni stanno finalmente facendo ripartire la nave del socialismo, dopo averla disincagliata dal pattume della sionistra massimalista e anarcoide.

    Queste non sono parole, ma realtà concrete.

    Altro che "tricicli" e "riaffondazioni".....

    Hic Rodhus, hic salta.

  6. #6
    suum cuique
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    Predefinito

    Bene, grazie per le risposte.

  7. #7
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    Predefinito Re: Re: roba vecchia e falsa

    In origine postato da Otto Rahn
    Sarà anche roba vecchia ma vorrei sapere in questi 4 anni quali progressi avete fatto sulla strada dell' integrazione con la sinistra antagonista.
    La ragione principale che mi ha spinto a riportare questo articolo è che presenta molto pregiudizi nei vostri confronti da parte dei compagni e permettetemi di dire che tali pregiudizi a quanto sento in giro non sono affatto scomparsi anzi basta pensare per un istante a quello che è successo in prossimità del 13 dicembre.
    La mia è una semplice curiosità e credo che voi siate coloro che mi possono rispondere.


    Io sono anarchico ed ho fatto parte per moltissimi anni della fai, la realtà a cuoi fa riferimento umanità nova, pur non essendo questa "l'organo ufficiale della fai", e non necessariamente rappresenta la posizione della maggior parte dei suoi aderenti, attualmente per motivi personali, per mancanza di tempo, e per divergenze ideologiche e di metodo, con le realtà anarchciche organizate della mia città, è da quasi un anno che ho smesso di fare militanza attiva, ma comunque malgrado questo, ho avuto lo stesso modo di incontrare o contattare tramite E-mail molti compagni, quindi per quanto riguarda il movimento anarchico penso di potere parlare con una certa cognizione di causa, anche se gli anarchici, sono completamente diversi l'uno dall'altro, ed io posso parlare solo delle realtà con cui ho a che fare.
    Io non faccio parte di socialismo e liberazione, ma come ho scrito nel mio primo messaggio di presentazione su pol, pur pur essendo a conoscenza della passata militanza politica nell'estrema destra di molti suoi militanti, ed essendo da sempre contrario a qualsiasi alleanza tra fasci e compagni, non solo non nutro alcun pregiudizio, ma per vari motivi la ritengo una delle realtà più interessanti comparsa negli ultimi anni, io utilizzo soprattutto il presente per giudicare le persone, e nel loro presente a parte la loro estraneità a qualsiasi connivenza con il potere e le istituzioni, vedo che hanno preso una strada coraggiosa, rischiando l'isolamento, ed hanno abbandonato sia qualsiasi forma di terzaposizionismo e sono approdati verso un marxismo non dogmatico, molto attento alle questioni antimperialiste, che purtroppo, negli ultimi anni sono state trascurate o addirittura abandonate, da larghi settori della sinistra e degli anarchici, questo me li fa sentire dalla sttessa parte della barricata, e anche se loro hanno un impostazione marxista ed io anarchica, li sento molto più vicini, di tante altre realtà, a parole rivoluzionarie ma in realtà, politicamente corrette ed in qualche modo colluse con il potere e le istituzioni, naturalmente non sono in grado di stabilire, quanto sia radicato il pregiudizio nei confronti dei comunitaristi, ma il fatto che io li consideri dei compagni, e che rimanendo nell'ambito di politicaonline, questi abbiano avuto seguito tra altri compagni senza passate esperienze nell'estrema destra, come Catilina proveniente da democrazia proletaria, o politikon proveniente da una militanza nell'estrema sinistra, dimostra che sui pregiudizi nei confronti dei comunitaristi, tra i compagni non esiste l'unanimità.
    Ritornando alle posizioni degli anarchici, sui comunitaristi dalla mia esperienza la maggior parte di loro, non sa neppure che esistono, purtroppo molti effettivamente hanno dei pregiudizi contro di loro, anche se tra questi ben pochi si degnano di verificare dai loro documenti la veridicità circa quello che si dice su di loro, anche se una minoranza di questi invece si documenta, ma considera fascisti, tutti coloro che non sono allieati alle posizioni politicamente corrette del "movimento", o che osano parlare di lotta all'imperialismo ed all'americanismo, ma questi sono persone che si definiscono libertarie, ma nei fatti, sono autoritari con l'animo da sbirri, come quel miserabile anarcoquesturino, che in passato a causa delle mie simpatie nei confronti del campo, mi ha accusato di essere uno sbirro infiltrato, e siccome si collega spesso su questo forum, anche se non credo che si sia mai registrato, così come l'ho mandato a fanculo su contropotere, colgo l'occasione di mandarlo a fanculo anche da questo forum, per il resto degli anarchici, che conosce l'esistenza comunitaristi, credo che il pregiudizio nei loro confronti stia diminuendo, e penso che continuerà a diminuire con il tempo se i comunitaristi, continueranno sulla strada che hanno intrapreso.
    Sulla questione del 13 dicembre, non devi confondere tutta la sinistra antagonista e gli anarchici, con i vari criptosbirri di indymedia, esistono moltisssimi compagni che condividevano le istanze della manifestazione, che non hanno aderito perché in buona fede hanno creduto alle calunnie sulle alleanze rossobrune, ma che dopo il 13 dicembre si sono resi conto, che questa era una montatura e che molto probabilmente aderiranno alle prossime iniziative del campo, altri che purtroppo non hanno aderito per vigliaccheria, avendo paura di essere isolati come appestati, a causa dell'ignobile clima maccartista che si è venuto a creare nei mesi precedenti il 13, moltissimi che non essendo abastanza informati hanno preferito astenersi dal dare un giudizio sul campo, ma che dopo la figuraccia fatta dai vari maccartisti questurini di movimento, quando a Roma il 13 i fasci non si sono visti, stanno incominciando a valutare il campo solamente dal punto di vista ideologico.
    Pochi giorni prima del 13 durante una iniziava anarchica a livello nazionale, ho subito parecchie prediche, a causa della mia decisione di partecipare alla manifestazione del 13 dicembre, da parte di molti compagni, ma ho parlato anche con persone che invece erano interessate alle istanze del campo, alcuni non erano abastanza informati, ma non mostravano segni di pregiudizio, altri invece mi hanno detto di condividere le sue istanze, e di avere apprezzato gli intervento di Mazzei da Socci, e quelli di Preve, Pasquinelli e Cardini da Ferrara, quindi per quanto riguarda la mia esperienza, purtroppo il pregiudizio esiste ed è diffuso, ma attorno ad esso non esiste unanimità, e man mano sia il campo che i comunitaristi, con il loro comportamento coerente, contrapposto alla connivenza con il potere e le istituzioni dei loro nemici, e le loro ottime analisi politiche lucide ed attuali, contrapposte al cattopacifismo politicamente corretto ed al riformismo d'accatto dei loro detrattori, questo è destinato ad estinquersi, semmai chi non può avere credito tra i compagni, sono gli eredi del doppiogiochismo e del terzaposizionismo degli anni sessanta e settanta, gli stessi che contemporaneamente sono sempre pronti a dare la solidarietà agli sbirri quando manganellano i compagni, in nome della difesa della legalità, e che quando trovano i santi in paradiso scesi di alleanza nazionale che li proteggono, sono i primi a sbraitare contro gli repressione nei confronti di pagliacciate come casa montag o casa pound, quelli che pur di avere qualche seggio in parlamento e qualche assessorato, si riducono a presentare come capolista un ex attricetta fallita, che al massimo andava bene per i film di Alvaro Vitali, solamente per il cognome che porta, fregandosene del suo appoggio ad una politica liberista in economia e serva dell'imperialismo americano, coloro che tra le loro fila, hanno ancora i vecchi rottami doppiogiochisti, amici degli sbirri, servi dello stato e del potere, al soldo dei padroni dei servizi segreti italiani ed americani, come stefano delle chiaie, visto a Napoli alla presentazione della lista elettorale, oppure quelle realtà guidate dall'altro rottame pino rauti, al massimo con quelle poche realtà, ideologicamente distanti mille miglia dai compagni, ma che umanamente hanno dimostrato una propria dignità e coerenza, prendendo le distanze dal doppiogiochismo e svolgono l loro attività al di fuori delle istituzioni, senza alcuna connivenza con il potere, anche se non ritengo possibili alleanze a causa della troppo grande distanza ideologica, ci possono essere iniziative , di discussione e di confronto su determinati argomenti nel rispetto delle prorie differenti posizioni,come quelle fatta dai compagni di malatempora e dalla comunità d'avanguardia.


    P.S.

    Da anarchico dico che l'articolo che hai postato fa cacare, come vedi non si può giudicare quello che pensano i simpatizanti di un intero movimento da un articolo su di un giornale

  8. #8
    suum cuique
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    Ringrazio anche te Spartaco per la lunga ed esauriente risposta.
    Quello che ho postato mi serviva solo per capire come vi ponete rispetto a determinati preconcetti della sinistra e per aggiornarmi sull' attuale evoluzione del comunitarismo.

    Invece Pietro mi pare che l' abbia subito presa come una provocazione, forse in passato nei miei pochi interventi anch' io sono stato più polemico ma adesso cercavo solo di approfondire e basta. Spero che sia chiaro.

    Un' altra cosa in merito ad alcuni tuoi giudizi e cioè
    pagliacciate come casa montag o casa pound
    Ti chiedo perchè secondo te sono pagliacciate, a me sembrano cose interessanti...o la destra non si deve permettere certe cose
    e deve lasciare i centri sociali alla sinistra?

    saluti

  9. #9
    suum cuique
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    Il testo seguente è tratto da uno scritto trovato in rete che mi sono letto l' altra sera e chiamato:

    L’arcipelago della destra radicale
    "Supplemento ai Quaderni dell'Assemblea Nazionale Anticapitalista".

    Il paragrafo che riporto parla del comunitarismo.
    Anche questo non è nuovissimo ma sicuramente meno datato dell' altro infatti a un certo punto parla di "un anno fa", intendendo il 2002.
    Ora a quanto pare questi qui in qualche modo vi inseriscono ancora nell' alveo della destra radicale. Che mi dite?

    Notate che riporto sempre da "fonti" di sinistra.
    Anzi, se mi sapete dire più esattamente qual è la fonte esatta di questo dossier ve ne sono grato.
    ---------------------------------------------------------------


    I CIRCOLI COMUNITARISTI

    Come sopra detto, esiste da sempre a destra la ricerca di radici “rivoluzionarie”, ovvero di “sinistra”, del fascismo e del nazismo che porta alcuni militanti a rompere con il proprio ambiente di appartenenza per approdare su opposta sponda. E’ l’esperienza storica, ormai quasi secolare dei “fascisti rossi” o della “sinistra fascista”.
    Le esperienze meno lontane ci riportano alle frange movimentiste di Università Europea, approdate al movimento “comunista rivoluzionario” nel ‘68; all’esperienza di Indipendenza, un gruppo di ex militanti di Terza Posizione passati attraverso l’esperienza della lotta armata degli ultimi N.A.R. e del carcere e approdati a posizioni di sinistra “nazionalitaria”.
    Nella maggior parte dei casi - da Lotta di Popolo a Sinergie Europee - finisce per prevalere il senso di appartenenza tribale alle proprie tradizioni ed origini puramente fasciste.
    Più di recente è da segnalare l’esperienza di alcuni militanti dei Circoli Comunitaristi provenienti dallo sviluppo della “Linea comunitarista”, componente organizzata del Fronte Nazionale di Adriano Tilgher. Questi ultimi cominciano con il promuovere un Bollettino del Fronte Olista scegliendo come titolo Rosso è Nero, con un evidente richiamo ai “fascisti rossi”, la componente “socialistica” propria del “diciannovismo”, poi riemersa nella Repubblica Sociale Italiana.
    Il riferimento al nazional-bolscevismo tedesco degli anni ‘20 e ‘30 traspare nella scelta dei primi simboli: l’aquila prussiana con la spada, la falce e il martello.
    Il primo numero del novembre ‘98 espone la posizione “nazional-comunitaria”, partendo dal consueto superamento dei concetti di destra e sinistra: “Il fascista cattivo e nostalgico non mette paura a nessuno, anzi è utile e funzionale al sistema. Quello che mette veramente paura è il rivoluzionario. Questo non significa certo diventare di sinistra, perché questa sinistra ci disgusta quanto la destra. Significa oltrepassare i limiti imposti dalla cultura borghese e creare una nuova concezione della politica”.
    Fin qui niente di nuovo: siamo alla semplice riproposizione delle tesi, allora innovative, di Costruiamo l’azione. Il leader della componente è infatti un quadro storico dello spontaneismo armato, quel Maurizio Neri, dal cui arresto dopo la strage di Bologna (insieme, tra gli altri, alla Mambro, a Fioravanti, a Fiore e Morsello) è scaturita la prima inchiesta giudiziaria contro la rivista ed il gruppo diretto da Paolo Signorelli e Massimiliano Fachini.
    La spaccatura si consuma nell’estate del 1999, nel momento di massimo avvicinamento del Fronte Nazionale di Tilgher all’accordo elettorale con la Fiamma Tricolore di Rauti ed il Polo delle Libertà. A questo punto “l’area nazional-rivoluzionaria e nazional-comunista può e deve intraprendere una necessaria revisione dottrinaria ed ideologica (...) per trovare una sua strada del tutto autonoma”.
    Il primo sbocco è un convegno (Febbraio 2000) che si svolge in occasione del primo anniversario dell’attacco della NATO alla Jugoslavia. All’iniziativa partecipa Luc Michel, presidente del Partito Comunitarista Nazionaleuropeo. Molti i relatori “nazional-comunisti”: oltre a Carlo Terracciano, della più volte citata rivista Rosso è Nero, Yves Bataille, Dragos Kalajic, Chicco Galmozzi (ex di Prima Linea), ma anche un ex missino doc come Tommaso Staiti di Cuddia.
    Parte forse da qui (aprile-settembre 2000) il breve feeling politico dei Circoli Comunitaristi con il Partito Comunitarista Nazionaleuropeo, attivo soprattutto in Belgio, Francia e Germania. Si tratta di un gruppo transnazionale che rivendica la diretta filiazione dall’esperienza organizzata della Giovane Europa di Jean Thiriart. Il gruppo, dissoltosi alla fine degli anni ‘60, era stato rifondato come Parti Communautaire Européen in Belgio negli anni ‘80, ma il suo rilancio internazionale è collegato all’auspicio di un’alleanza in Russia tra nazionalisti e comunisti che hanno fatto tornare Thiriart alla politica attiva sino alla sua morte, avvenuta alla fine del ‘92.
    Ed è proprio sulla base della critica dottrinaria al thriartismo ed al “comunitarismo europeo” che avviene la rottura dei Circoli Comunitaristi con Il PCN. Da questo momento i primi affermano con forza che il loro scopo è quello di perseguire una collocazione “in seno alla sinistra anticapitalista ed antimperialista”. A ottobre 2000 nasce la Rete Italiana dei Circoli Comunitaristi che trasforma la testata in Comunitarismo con il sottotitolo Democrazia diretta - Socialismo liberazione, e dichiara consumata la rottura con gli ambienti nazional-rivoluzionari.
    Nel bilancio politico di “un anno di lotta” si sottolinea la centralità della proposta portata all’interno del movimento anti-globalizzazione e tra le forze antimperialiste “per la costruzione di un fronte di sinistra europea antagonista che si batte per il socialismo e che considera il dato nazionale un fattore imprescindibile”. Nel maggio 2001 – per loro stessa ammissione – l’esperienza dei Circoli Comunitaristi si esaurisce definitivamente. Essi si sciolgono e dichiarano la più totale rottura con gli ambienti della destra estrema per passare a quello che loro chiamano il “comunismo nazionalitario”.
    L’ultima ridefinizione identitaria, è dell’estate del 2001: “per rafforzare la comunicazione con le altre realtà della sinistra anticapitalistica e antimperialista: autoscioglimento…per dare vita alla formazione dell’Unione dei Comunisti Nazionalitari, cambiamento del nome della rivista…in Resistere!, cambiamento del vecchio simbolo (falce, martello e spada incrociati ), apertura di un nuovo sito-internet”.
    Il “comunismo” ed il “marxismo” sembrerebbero dunque essere l’ultimo approdo, con la nascita della Unione dei Comunisti Nazionalitari (dai quali si è allontanato Terracciano), che vanta alcuni circoli sparsi sull’intero territorio nazionale ed un sito internet. La Unione dei Comunisti Nazionalitari rivendica un’identità di sinistra radicale e, di fronte all’ostilità di gran parte del movimento di classe, adduce, a motivo di “legittimazione”, l’adesione ad alcuni campi antimperialisti.
    La loro rivista Comunitarismo viene definita “punto di riferimento di una corrente di pensiero Comunista Nazionalitaria, punto di arrivo di una lunga elaborazione teorica il cui approdo irrevocabile è la totale collocazione all’interno dell’area di sinistra antifascista, anticapitalistica, antimperialista e marxista”.
    A quei settori della sinistra antagonista che restano però convinti (a nostro avviso giustamente) che si tratti di un tentativo di infiltrazione, la Unione dei Comunisti Nazionalitari così risponde: “se alcuni settori della sinistra ancora dubitano di noi è anche per motivi legati alle analisi sull’imperialismo e sulle lotte di liberazione nazionale nel mondo. Siamo fiduciosi, comunque, che il tempo farà sfumare anche le ultime diffidenze”.
    Ma anche quest’esperienza non ha fatto “breccia” negli ambiti sinceramente anticapitalisti ed antimperialisti ed ora è stata riciclata nell’esperienza di Socialismo e Liberazione (dal sottotitolo della vecchia rivista). Così il medesimo gruppo cambia gattopardescamente nome rilanciando il medesimo progetto: “l’UCN (Unione Comunisti Nazionalitari) si è sciolta un anno fa (marzo 2002) proprio allo scopo di facilitare il dialogo con le altre componenti comuniste, antimperialiste ed anticapitaliste e di eliminare ostacoli alla mutua comprensione con altre realtà politiche antagoniste; l’associazione "Socialismo e Liberazione" non è in nessun modo un organizzazione centralizzata e gerarchizzata, bensì è un associazione culturale aperta a tutte le libere individualità che intendono diffondere idee e tesi anticapitaliste ed antiimperialiste; l’associazione "Socialismo e Liberazione" per queste sue caratteristiche è composta da diverse anime, tra cui quella comunista e nazionalitaria e utilizza strumenti di diffusione come la Rivista, siti internet e forum di discussione”.
    La fenice “nazional-comunista” traccia questa linea nel suo primo editoriale sul nuovo sito: “L’editoriale di questo numero lo vorremmo dedicare ad una spiegazione chiara e definitiva sulla linea politico - culturale che anima la Rivista ed il gruppo umano che la promuove. In questi ultimi mesi, abbiamo cercato di stabilire con altre realtà di compagni un dialogo costruttivo che ponesse le basi per una fattiva unione delle forze, posto che il settarismo e le granitiche certezze non hanno mai costituito, per fortuna, un problema per noi. L’esito, è bene dirlo apertamente, non è stato dei più felici, perché come spesso accade ci scontriamo con visioni vecchie quanto il cucco, come l’economicismo o il vetero-marxismo più pervicace, che ostacolano oggettivamente la nostra ricerca di un “pensiero nuovo” che si alimenti del contributo scientifico marxista, ma che, nel contempo, contenga in sé il fattore nazionalitario”.
    Ormai smascherato, il gruppo (guidato sempre da Maurizio Neri che firma gli articoli principali) si trincera dietro una posizione da “incompresi” in un mondo marxista che sarebbe legato a “vecchi schemi” e dove la provenienza politica “differente” è sinonimo di “emarginazione”.
    Una certa legittimazione politica gli viene dai contributi dell’unico filosofo “marxista” da loro considerato “moderno”, ovvero che da leggittimità alle tesi del “comunismo nazionalitario”: Costanzo Preve.
    I suoi articoli ed i suoi contributi sono posti, infatti, in grande evidenza sul sito e sulla rivista del gruppo.
    In particolar modo quelli su Comunitarismo e Comunismo dove Preve spiega le sue ragioni circa la legittimità ed il “diritto di cittadinanza” dell’idea di “comunismo nazionalitario” e della sua “collaborazione” coi gruppi che se ne fanno portatori. “Per queste ragioni, e per molte altre di questo tipo, ho personalmente deciso fin dal 1997 di collaborare con la rivista romana Indipendenza, che sostiene una versione democratica della questione nazionale cui ha dato il nome di nazionalitaria”.
    Uno degli assi portanti a sostegno della teoria è, dichiaratamente, il pensiero delle correnti “neo-comunitariste” di Etzioni (“fulminato” dalla vita comunitaria nei Kibbutz israeliani) e Mac Intyre, idee di cui ci si può “nutrire” nelle riviste e nelle associazioni culturali legate al pensiero neo-fascista “celtico” come Ideazione e Diorama (di Marco Tarchi, altro personaggio della destra che ha cercato di accreditarsi negli ambienti, questa volta, no-global) o nei manifesti delle “Comunità Giovanili” (come, ad esempio, quella di Parma).
    Ovviamente l’altro piatto forte di Preve, servito sulla tavola ben imbandita dai moderni seguaci del “nazional-comunismo”, è quello del superamento storico della dicotomia “destra-sinistra” che ci pone in termini “limitanti” di fronte agli sbocchi politici necessari per affrontare il moderno imperialismo e di fronte agli strumenti del marxismo “ortodosso” inadatti a leggere il fallimento del “comunismo novecentesco”.
    Un superamento della “pregiudiziale” nei confronti della possibilità di uno spostamento di posizioni politiche “da destra a sinistra” che Preve auspica seppure, ammette, “…ne siamo ancora lontani. Fino a quel momento, non vedo come si possa negare a priori, senza neppure esaminarla e verificarla, la buona fede politica e filosofica di chi si sposta da sinistra a destra (come ad esempio Adriano Sofri) o di chi si sposta da destra a sinistra.”

  10. #10
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    Visto che l'argomento, come sempre "tira" rispondo subito.Quest'altro bel dossier è opera di un altro gruppuscolo di settari denominato ANA che si è scagliato piu' volte e specialmente poco prima del 13 dicembre contro il Campo e contro i comunitaristi.Le ragioni te le hanno spiegate egregiamente Nemo e Spartaco e non ho molto da aggiungere tranne che questi attacchi ci interessano poco, perche' le uniche realta'di cui ci interessa perche' animate dallo stesso spirito di prospettiva e di fuoruscita dai dogmatismi incapacitanti sono quelle del Campo e del movimento antiamericanista nel quale si raccolgono le istanze piu' moderne e foriere di sviluppi.Il resto si arrabbatta attorno ai feticci del passato ed è naturale che attacchi chi sta avanti.Molto avanti.
    Ciao

 

 
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