dal Corriere della Sera
" Corriere della Sera del 03/02/2004
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Lo «stop and go» del premier temporeggiatore
Leadership e arte di Governo
Piero Ostellino
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Silvio Berlusconi, il presidente del Consiglio che circoscrive il crac Parmalat (è un caso isolato, dice), tergiversa, rallenta le iniziative di quello dell'Economia, è un classico esempio di «leader negoziale». Giulio Tremonti, il ministro dell'Economia che contestualizza il crac Parmalat (è un fenomeno sistemico, insiste), non tergiversa, accelera il cambiamento, è un classico esempio di «leader d'opinione». Il «leader negoziale» rivela di avere una certa predisposizione alla mediazione fra interessi contrapposti e, nella circostanza, sembra cercare di perseguire i propri fini non solo in accordo con il sistema di poteri cui appartiene, ma persino con quello al quale formalmente si contrappone. Il «leader di opinione» rivela di non avere alcuna predisposizione alla mediazione né all'interno del proprio sistema di poteri né, tanto meno, all'esterno, con quello cui si contrappone, e tende esplicitamente, nella circostanza, a perseguire i propri fini in una logica conflittuale. Ora, indipendentemente dalle ragioni della cautela di Berlusconi, o dal giudizio sulla severità di Tremonti nei confronti della Banca d'Italia, è un fatto che il ministro dell'Economia sembra aver conservato, e persino accresciuto, la propria originaria carica riformista, mentre il presidente del Consiglio sembra aver attenuato la sua. Ammesso che l'abbia mai effettivamente avuta. Ma un leader che non sia disposto a spiacere a qualcuno non ha capacità di leadership.
Che cos'è, allora, la leadership nel mondo in cui viviamo? «La risposta ha poco a che vedere con le tattiche e le tecniche per vincere le elezioni o per restare in testa nei sondaggi di opinione (...) Piuttosto, ha a che fare con "l'arte del governo"» (Carnes Lord: The Modern Prince - What leaders need to know now , Yale University Press, 2003).
Berlusconi aveva mostrato di possedere una istintiva capacità di leadership , conferendo alla propria maggioranza vittoriosa una duplice connotazione: di governo riformista e, al tempo stesso, di opposizione radicale al sistema di poteri che aveva governato l'Italia negli ultimi trent'anni. Con lui era nato il primo «governo di opposizione». Egli sembrava aver capito, cioè, che nei momenti di forte transizione e di crisi - e quelli in cui viviamo lo sono - non basta governare, è necessario cambiare la natura stessa dei rapporti sociali, politici, economici, culturali. Ciò gli era costata la fortissima opposizione dell' establishment e di tutti coloro i quali se ne erano sentiti minacciati. Ma gli aveva consentito di mettere in difficoltà l'opposizione di centrosinistra, costringendola alla difesa dello statu quo , secondo la (marxiana) profezia che, una volta che la sinistra abbia conquistato il potere, il governo degli uomini sarebbe rimpiazzato dalla semplice amministrazione delle cose.
Una cosa, però, è la propensione naturale alla leadership , un'altra l'appropriata preparazione intellettuale a esercitarne le funzioni, «l'arte del governo». E qui sono incominciati i guai. Innanzi tutto, Berlusconi non ha capito che del precedente sistema di poteri facevano parte anche vasti settori della sua stessa maggioranza, che al cambiamento si sarebbero opposti con non minore forza dell'opposizione. In secondo luogo, non è stato capace di definire razionalmente gli obiettivi che avrebbe dovuto perseguire subito e con maggiore fermezza. Infine, non ha correlato i fini con i mezzi, finendo prigioniero delle sub-culture burocratiche che, di fatto, amministrano lo Stato moderno. Forse sta perdendo, personalmente, una grande occasione. Di certo, la sta perdendo il Paese. "
Purtroppo...... ineccepibile.
Saluti liberali