Drammatica confessione del "padre" dell'atomica pakistana, che chiede clemenza
«Ho venduto segreti nucleari a Libia, Iran e Corea del Nord»
ISLAMABAD - Il padre della bomba atomica pachistana, Abdul Qadir Khan, si è assunto la piena responsabilità della fuga di tecnologie nucleari e ha chiesto clemenza al presidente pachistano Pervez Musharraf. Khan era tra i principali sospettati dal governo del passaggio di informazioni su armamenti nucleari a Iran, Libia e Corea del Nord.
Leggendo un breve comunciato alla tv, Khan ha detto di assumersi «ogni responsabilità» e ha chiesto «perdono» ai suoi concittadini, spiegando di aver agito «in totale buona fede», ma di aver «sbagliato valutazione». Certo non è roba da poco: Iran e Corea del Nord, dopo la "liberazione" dell'Iraq, restano i due soli Paesi inseriti in quell'"asse del male" a suo tempo indicato dal presidente Usa George W. Bush. La Libia è attualmente sotto la lente d'ingrandimento della Casa Bianca e del Pentagono.
«Cari fratelli e sorelle, ho scelto di apparire di fronte a voi per manifestare il mio più profondo dolore e le mie infinite scuse a una nazione traumatizzata», ha detto Khan alla tv pachistana. «Voglio inoltre chiarire, ha aggiunto lo scienziato, che non vi è mai stato alcun tipo di autorizzazione da parte del governo per queste attività» di trasferimento delle tecnologie nucleari ad altri paesi.
Prima dell'apparizione in tv, Khan aveva incontrato il presidente pachistano Pervez Musharraf a Rawalpindi, chiedendo la sua clemenza in nome dei servizi resi alla nazione. Musharraf , in risposta, gli ha parlato di una «intera nazione profondamente traumatizzata» dalle rivelazioni della proliferazione nucleare. Quindi Khan ha deciso l'apparizione pubblica. Musharraf , sentita l'Autorità per il comando nazionale, l'organismo che coordina i programmi nucleari in Pakistan, scioglierà la sua riserva.
Proprio ieri il quotidiano New York Times aveva scritto che tra le casse imbarcate a Tripoli su un Boeing 747 americano ce ne era anche una contenente i progetti per la costruzione di testate che, secondo quanto detto da funzionari dell'amministrazione americana al New York Times, sarebbero stati venduti alla Libia dalla rete clandestina di intermediatori che farebbe capo al padre della bomba pachistana. Secondo il giornale americano, i progetti rappresenterebbero la prima prova concreta che quel network fornì ai suoi "clienti" non solo la tecnologia per l'arricchimento dell'uranio, procedimento necessario per lo sviluppo di armi nucleari. Fonti libiche hanno detto di aver acquistato quei progetti per 50 milioni di dollari: secondo gli esperti americani che hanno esaminato tutti i dettagli dei programmi di Tripoli per la costruzione di armi di distruzione di massa, alla Libia sono stati venduti sia i pezzi della cucina, sia "le ricette". In realtà, gli investigatori statunitensi stanno ancora studiando quei design per scoprire se siano completi, anche perché al momento non ci sono prove che i libici siano riusciti a sviluppare le testate né tanto meno il combustibile nucleare. Dopo aver ricordato che l'amministrazione di Washington ha più volte sottolineato di non potere dimostrare che il governo di Islamabad fosse al corrente di quei trasferimenti, il NYTimes, citando esperti europei e americani, scrive che la rete che ha rifornito la Libia era enormemente ramificata e che non tutta dipendeva dai laboratori di Khan. Alcune parti delle centrifughe, infatti, sono state fabbricate in Malaysia, mentre altre parti sono state acquistate in Germania e Giappone. Ma i progetti per le centrifughe e le bombe provengono dallo stesso paese: «La mia convinzione è che arrivino dal Pakistan», ha detto David Albright, presidente dell'Istituto per la scienza e la sicurezza internazionale di Washington.
Resta adesso da capire anche se qualche altro Paese possieda quei design, come per esempio la Corea del Nord, che, secondo fonti americane e sudcoreane, avrebbe venduto al Pakistan tecnologia missilistica in cambio di tecnologia per la produzione di armi nucleari alla fine degli anni Novanta.
La confessione di Khan scagiona comunque il governo pakistano, anche se un altro giornale americano, il Washington Post, aveva pubblicato nei giorni scorsi testimonianze secondo cui Musharraf e altri alti esponenti dei vertici militari pachistani erano al corrente del trasferimento di tecnologia nucleare alla Corea del Nord; e il capo di Stato maggiore delle forze armate dal 1988 al 1991, il generale Mirza Aslam Beg, era stato informato dell'assistenza assicurata all'Iran.
[Data pubblicazione: 05/02/2004]
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