Negli anni del craxismo, anni di gestione dissennata, la filosofia era: crescere comunque, produrre consumare.

L'euforia consumistica alimenta l'esplosione delle aspettative. Il potere politico, per proprio tornaconto, le soddisfa. Punta al consenso e il debito pubblico è il prezzo pagato per la stabilizzazione sociale e politica.


In quegli anni, c'è stato un unico grande beneficiario: Berlusconi. Mediobanca lo tiene a distanza, non piace a Cuccia come il Cavaliere si è fatto largo, con uno spudorato appoggio politico. La Fininvest svolge un'attività tutta interna alle frontiere, non si confronta nel mercato globale, non esporta e non importa, è indifferente ai rapporti di scambio. È una economia chiusa, che non interessa alla grande finanza.

Attenzione alle date e ai numeri.

Nel 1987 la Fininvest era un'azienda media, a reddito molto alto. Gli utili superiori ai 500 miliardi. Ma Berlusconi, spinto da narcisismo irruente, si lascia andare alla mania di grandezza e alla voglia di gigantismo.

Nel 1988, l'anno dell'acquisto della Standa, pur crescendo più del doppio il fatturato, da 2600 a 6000 miliardi, gli utili scendo da 500 a 180 miliardi.

Nel 1991 il fatturato supera i 10.000 miliardi, ma l'utile passa a 110 miliardi, solo l'1%!

I dati di fonte "R&S", quindi degli analisti di Mediobanca, ci dicono che nel 1992, l'uomo del miracolo italiano inverte decisamente i risultati di bilancio: su un fatturato di 10.469 miliardi, ACCUMULA UN DEBITO DI 4528 miliardi, un'enormità: in cinque anni da 200 lire di utile per ogni 1000 lire di fatturato, il grande impresario, riesce ad accumulare un debito di circa 450 per ogni 1000 lire di fatturato! Segnale infausto.

Fallisce l'operazione precipitosa e arruffona di telepiù e nel 1992 il comparto televisivo chiude in rosso.

Dirà Giuseppe Turani:

" Non si può certo dire che si tratta di una grande performance fra il 1987 e il 1993, Berlusconi ha moltiplicato per cinque il proprio fatturato, per dodici i debiti e ha ridotto di venti volte gli utili. Dentro la Fininvest, ex ragazza prodigio della scena imprenditoriale italiana, c'è come una malattia, una tisi che la consuma giorno dopo giorno" (G. Turani, "Non sono più d'oro le uova della Fininvest", La Repubblica, 12 febbraio 1995).

L'equilibrio statico è a rischio, l'impero si sta sgretolando e il quadro esterno è ancora più allarmante.

Un uragano, tangentopoli, spazza via il CAF, gli amici, i complici, i padroni del Parlamento e delle banche, gli Arcangeli salvatori.

Potrà Berlusconi sopravvivere all'estinzione del ceto dirigente che l' ha "aiutato a superare le contrarietà" e l' ha abituato ai privilegi, alla subordinazione ai legislatori, alle burocrazie ministeriali, di banche pronte alle sue esigenze? Può un'azienda che è sempre stata legata al filo della politica fare a meno di quella politica?

L'unica soluzione è: prendere il posto del CAF, prendersi tutto il Paese. Questo è quello che lui ha pensato nella primavera del 1993, mentre le banche che leggevano con cura i suoi bilanci mandavano segnali inquietanti come quello di costringerlo a prendere Franco Tatò come amministratore delegato perché avevano deciso che di lui non si potevano più fidare, avendo i suoi debiti superato il livello di guardia. (M. Braun, "L'Italia da Andreotti a Berlusconi", Feltrinelli, 1995).

Ricorda lo storico tedesco M. Braun

"Soffia nel Paese un vento di sollevazione contro la "nomenklatura" del vecchio regime social democristiano e Berlusconi, non solo è un potente del vecchio regime, ma è diventato potente grazie a quel regime"

Ma gli italiani dovranno farsi e rispondersi ad una domanda: ma non sarà che l'imprenditoria, cresciuta con gli spot Fininvest e le tradizionali clientele dei Grandi Ladroni ripudiati cerchi rifugio in organizzazioni apparentemente nuove, per conservare comunque benefici ed impunità, il diritto all'evasione fiscale, all'abuso edilizio, alla carriera facilitata, il diritto di gestire scuole private con i soldi pubblici, cliniche private con i soldi pubblici ecc. ecc.?

Entrato in politica per disperazione, Berlusconi non deve travestirsi. L'aspettano così com'è.

Da allora iniziò l'opera del grande piazzista con una televedita gigantesca che continua oggi come allora.

stophere

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