Come volevasi dimostrare, don Calisto è una costola della destra.
Pare abbia diciamo "contattato" il ministro Alemanno per il decreto Frescoblu., come il vostro Brunik vi aveva anticipato mesi fa grazie alla sua formidabile intuizione.
Un'altra chicca pollista: i 400 milioni di finanziamento a Forza Italia venivano dalla famosa BONLAT, la società-rifiuto dove don Calisto occultava i soldi fregati ai risparmiatori.
In pratica Forza Italia è stata finanziata con i SOLDI RUBATI AI PENSIONATI.
Interessanti anche i 4 miliardi annu stanziati per le tangenti (CHI LI PRENDEVA?) e i finanziamenti a COMUNIONE E LIBERAZIONE, nota setta POLLISTA, il cui meeting veniva interamente pagato da don Calisto.
IN CAMBIO DI COSA?
Corriere della Sera, 11.02.2004[b]
IL CRAC
PARMALAT
Fondi Parmalat, Tanzi indica anche i politici
LE INCHIESTE
MILANO - C’è anche l’attuale ministro dell’Agricoltura, Gianni Alemanno, nella lista dei politici indicati da Calisto Tanzi nei suoi interrogatori a San Vittore. Il patron della Parmalat ha inserito il nome dell’esponente di Alleanza nazionale, dopo quelli di politici non più in carica o addirittura morti, nel quadro dei rapporti intessuti dalla multinazionale del latte con i vari governi che si sono avvicendati negli ultimi vent’anni. Ai pm milanesi, Tanzi ha parlato di finanziamenti a partiti e a singoli politici, soprattutto di centro ma anche di sinistra o di destra. I verbali restano segretati e toccherà ai magistrati valutare caso per caso se le dichiarazioni siano credibili e, in questa ipotesi, se i contributi possano assumere un’eventuale rilevanza penale. Di certo gli inquirenti sono molto cauti e non intendono formalizzare accuse ad alcun politico prima di aver trovato riscontri. Anzi, tra i pm c’è chi considera le ammissioni di Tanzi «quantomeno parziali» anche sui politici. Soprattutto se confrontate con le confessioni del suo ex direttore finanziario Fausto Tonna. Che ha già rivelato ai pm di Parma quali conti setacciare per scoprire da dove Tanzi avrebbe prelevato «finanziamenti ai partiti per 3-4 miliardi di lire all’anno».
Il manager arrestato giura di non essersi mai occupato personalmente di «elargire denaro ai politici», con un’unica eccezione: i finanziamenti a Forza Italia per elezioni del 2001, «regolarmente deliberati» (e dunque leciti per il partito) ma «irregolari» per Parmalat in quanto «spariti nella Bonlat» come tutti gli altri debiti. Tonna però aggiunge che in passato «i rapporti con il mondo politico li teneva S.P., un dirigente Parmalat ora deceduto»; e che «dopo di lui» li ha gestiti «direttamente Tanzi». E a questo punto indica ai pm nuove piste: «Gli eventuali finanziamenti ai partiti possono essere ricercati in alcuni conti Parmalat, in particolare quello denominato "acquisto valori bollati"»: da lì, accanto a vere spese «con le pezze giustificative», sarebbero uscite anche «cifre abbastanza alte, fino a 3-4 miliardi di lire l’anno, senza alcuna giustificazione... soldi in contanti prelevati da Tanzi direttamente alla tesoreria».
Tra le «altre possibili distrazioni a favore di partiti», Tonna elenca «diverse fatture di sponsorizzazioni strane, cioè prive di utilità per il gruppo, come quella del Meeting per l’amicizia a Rimini»: il raduno annuale di Comunione e liberazione sarebbe stato «per parecchi anni a carico di Parmalat», secondo il manager, per «decine di milioni di lire». Altri sospetti canali politici, sempre secondo Tonna, sarebbero le «sponsorizzazioni di piccoli eventi sportivi privi di utilità per Parmalat». E molte «fatture per consulenze varie», anch’esse «prive di interesse per l’azienda». Sui soldi ai partiti, conclude Tonna, «potrebbe sapere qualcosa Nicola Catelli», che lavorava con il dirigente scomparso. Ma più di tutti sa «sicuramente Tanzi». E questo spiega perché i pm etichettano le sue prime ammissioni come «poca cosa». E non escludono che Tanzi possa aver «dato in pasto all’accusa» solo alcuni nomi, per coprirne altri.
Paolo Biondani