Dopo il crack Parmalat, quello Cirio e lo scandalo dei bond argentini l'investimento in borsa ha perso attrattiva. Ormai la scuola di pensiero imperante - e a ragione - è: "leviamoci dal mercato il prima possibile vendendo anche in perdita perchè l'azionario va incontro a mesi e mesi di ribasso per gli indici ancora sopravvalutati , per gli utili che non arrivano e per i falsi contabili". In questo clima di incertezza, di isteria borsistica che negativizza l'economia reale e finisce col travolgere tutto in una crisi generale capace di superare quella del 1929 ecco che sempre più persone, deluse dalle Borse indirizzano i propri investimenti verso opere d'arte di notevole investimento.
Quadri, mobili e tappeti antichi diventano così il sinonimo della capitalizzazione del risparmio, i cosidetti beni rifugio che in un mondo impazzito mantengono, anzi aumentano il loro valore di mercato. Paradossalmente in questo clima di Crash Down ecco che le società e le gallerie antiquarie investite anch'esse indirettamente dalla crisi economica e che trattano proprio questi articoli si vedono costrette il più delle volte a "monetizzare" le proprie collezioni, vendendo a prezzi estremamente interessanti pezzi di valore storico e artistico potenzialmente in crescita per i prossimi anni. Oggi tappeti caucasici antichi o relativamente vecchi e ancora in giro sul mercato possono essere acquistati per poche migliaia di euro, capaci poi nel giro di un decennio di raggiungere cifre spropositate; idem per dipinti antichi e mobili. Da un po di tempo economia reale e Borsa vanno ogniuno per la propria strada la prima ancora troppo spesso però lasciandosi condizionare dagli effetti negativi della seconda, ma quando questo cordone ombelicale si spezzerà definitivamente ecco che a beneficiarne saranno per primi quelli che hanno saputo acquistare in prospettiva questi splendidi pezzi di sicuro investimento.