...in sciopero
Che cosa dimostra lo sciopero del personale medico? Che le corporazioni sono vive e che l’avversione ideologica per le cliniche private e per la libertà di esercizio della professione è inconciliabile con l’equilibrio del sistema salute.
I medici ospedalieri scioperano per ragioni economiche (il loro contratto è scaduto da due anni) e perché il potere dei dirigenti delle aziende sanitarie appare loro eccessivo.
Però l’impostazione manageriale del sistema italiano riceve da parte dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un giudizio lusinghiero. Molti guai nascono dall’adozione, nel ’99, a opera dell’allora ministro Rosy Bindi, del principio “intra moenia”. Per tale principio i medici ospedalieri possono effettuare prestazioni extra servizio anche avvalendosi delle strutture sanitarie pubbliche. Così si discute se è corretto che gli ospedali pubblici diano ai clienti “paganti” una precedenza nelle prestazioni. Gli ospedali, infatti, si trovano a devolvere ai cosiddetti “solventi” stanze e personale che distraggono dal servizio normale, ma non sono in grado di garantire loro un servizio qualitativamente pari al prezzo richiesto. Il risultato paradossale è dunque lo sfruttamento dei malati che pagano, la riduzione dei letti a disposizione del servizio pubblico e lo scontento dei medici, che, non abbastanza retribuiti come dipendenti pubblici, non riescono a integrare lo stipendio con gli introiti della libera professione, come un tempo.
Il costo di un servizio sanitario pubblico che dà tutto a tutti è, inevitabilmente, alto. Con l’invecchiamento della popolazione e il progresso nelle tecniche mediche, l’onere cresce più del prodotto nazionale. E lo Stato non può pagare i bravi medici come un privato, perché è costretto a retribuire tutti allo stesso modo, senza la selezione del mercato.
Così si saldano nella protesta motivazioni antitetiche, di tipo statalistico e privatistico, conseguenza di un sistema ibrido che non ha trovato un equilibrio soddisfacente.
Naturalmente considerazioni di tipo così generale non risolvono i problemi di una categoria che ha comunque un ruolo fondamentale.
Perché la sanità, come tutti i sistemi complessi, va riformata ma anche gestita giorno per giorno.
saluti