Lettera aperta al Presidente Berlusconi e ai politicanti che infangano il suo nome.

Sig. Presidente Berlusconi, mi permetta di esprimerle tutta la mia ammirazione per il coraggio con il quale soltanto lei poteva riuscire a cogliere il pensiero della stragrande maggioranza degli italiani nei confronti di un certo modo di fare politica.
Lei ha perfettamente ragione e ha centrato in pieno i sentimenti che, per quanto può contare l'opinione di un singolo, il cittadino Ragusa Franco prova per il suo Governo e che possono essere così riassunti: governanti ladri!
Quale migliore espressione, infatti, per definire la maggioranza parlamentare che sostiene il Governo da lei presieduto?
Anzi, mi consenta, sull'onda delle sue affermazioni sui politici di professione è forse il caso di volare più in alto. Insomma, diciamole tutte le verità della "gente"; facciamole tutte le domande scomode che la "gente" ha nella testa e che i politici di professione non amano sentirsi rivolgere.
Se i politici rubano, per chi rubano?
Per se stessi? Soltanto per se stessi?
O per se stessi e per chi potrebbe ben ricompensarli per i favori ricevuti?
Per dirla con il Senatore Andreotti: a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
E di questi cattivi pensieri, in effetti, sono piene le teste della "gente".
Pensi un po', ad esempio, quali assurdi pensieri potrebbero farsi strada in tutti coloro che si vedranno applicare la riforma delle pensioni che il suo Governo intende varare.
Mentre per i poveri cristi da 1000 Euro al mese si allungano i tempi per il raggiungimento della pensione, i già ricchissimi figli del Presidente Berlusconi, grazie al voto dei politici di professione che sostengono il Governo presieduto dal Sig. Berlusconi, non dovranno pagare alcuna tassa di successione.
Insomma, una sorta di Robin Hood al contrario per il quale, c'è da crederlo, se lei decidesse di esprimere il sentimento comune, sono certo che non potrebbe mancare di biasimare i politici di professione che sostengono il suo Governo.
Come sono certo che non potrà mancare di ricordare i guasti prodotti dai politici di professione di un passato neanche troppo lontano.
Se non ricordo male, Sig. Presidente, anni fa ci fu un Governo presieduto da un politico di professione che, dal giorno alla notte, confezionò un decreto che impedì la chiusura di alcune reti televisive. E sì, di fronte ad un imprenditore che violava la legge per aumentare gl'introiti pubblicitari e per consolidare la propria posizione dominante, il politico di professione pensò bene di tramutare l'interesse personale dell'imprenditore nell'interesse generale del paese.
Con un colpo solo l'illegalità venne trasformata in virtuosa onestà e nel giro di pochi anni fu varata una legge fatta su misura per l'imprenditore amico del politico di professione.
Lascio chiaramente a lei i giudizi finali sul politico di professione e sull'imprenditore.
Purtroppo, ai comuni cittadini non è concesso più di tanto e non rimane altro che affidarsi alla sua benevolenza per sperare di vedere espresso il senso comune della "gente".
Certo, quindi, del suo coraggio, colgo l'occasione per invitarla a rileggere gran parte dell'operato dei politici di professione che negli ultimi due anni hanno continuato a sfornare provvedimenti legislativi a favore di pochi, molto spesso a favore di uno soltanto, mettendo così il suo Governo in cattiva luce agli occhi del Paese.
Del resto, cos'altro attendersi da dei politici di professione?

Franco Ragusa