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    Obama for president
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    Predefinito spunto per la riflessione

    Iraq e guerra, appello
    al centrosinistra e ai movimenti
    di PIERO FASSINO

    Caro direttore, in questi giorni difficili vorrei rivolgermi direttamente ai leader politici del centrosinistra, ai dirigenti dei movimenti e a tutti coloro che si battono per la pace: evitiamo che la discussione sul decreto di rifinanziamento delle missioni italiane all'estero si traduca in lacerazioni e conflitti strumentali. Ed è auspicabile che nessuno sia tentato d'utilizzare un tema di così forte rilievo per pure finalità elettorali.
    Vorrei intanto proporre di sgomberare il campo, tutti insieme, da una tesi infondata: che tra noi ci sia chi è contro la guerra di Bush e chi, invece, sia reticente. Le cose non stanno così. Fin dal primo momento di quella brutta avventura tutto il centrosinistra considerò la guerra in Iraq un tragico errore, da cui sarebbero derivati nuovi conflitti e nuove tensioni. Per questo, in un fecondo rapporto tra forze sociali e politiche, organizzazioni religiose e istanze della società civile, abbiamo dato vita a un grande e unitario movimento per la pace, uno dei più significativi eventi civili della storia politica di questi anni. E tutti i gruppi parlamentari del centrosinistra nel luglio scorso ? in occasione del primo decreto di finanziamento ? hanno votato contro la missione in Iraq, avendo ottenuto di separare quella missione dalle altre per le quali la maggioranza di noi ha votato a favore.

    Tutto quello che è accaduto in questi mesi conferma che avevamo ragione: il dopoguerra è travagliato e drammatico; una sequenza di atti di terrorismo, violenza, guerriglia miete vittime in Iraq ogni giorno; il terrorismo, in Iraq e nel mondo, non è diminuito; crescono nelle società islamiche sentimenti antioccidentali; lo spaventoso attentato terrorista di Gerusalemme ci dice che la pace non è più vicina. E i nostri soldati ? nonostante la loro generosità e dedizione ? sono esposti a ogni rischio, come dimostra l'attentato tragico di Nassiriya.
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    Sono queste le molte ragioni che ci confermano nel nostro no alla guerra e nella critica severa alla conduzione della fase post bellica. E sono le ragioni che ci hanno portato a chiedere, al Senato ? e lo chiederemo di nuovo alla Camera ? di "spacchettare" il decreto in due distinti provvedimenti così da poter votare a favore delle missioni di pace in Bosnia, Albania, Kossovo, Macedonia, Medio Oriente, Afghanistan, Eritrea ed Etiopia ? tutte autorizzate dalle Nazioni Unite ? confermando, invece, la nostra contrarietà alla missione in Iraq.

    Invece, una maggioranza arrogante, rifiutandosi di accogliere quel che aveva accettato a luglio, ha voluto imporre un unico decreto con il solo obiettivo di mettere in imbarazzo l'opposizione. Di fronte ad un tale atteggiamento alcune forze hanno deciso di votare no; altre - i Ds, la Margherita, lo Sdi ? hanno deciso di non accettare il ricatto governativo e perciò di non partecipare al voto. E trovo francamente sconcertante che il centro sinistra anziché unirsi nel denunciare l'ennesimo atto di arroganza politica della maggioranza di governo, si laceri in una spirale di polemiche che non hanno fondamento. Modalità diverse di voto non possono offuscare il fatto che tutti siamo stati contro la guerra e tutti siamo contro la condotta che il governo italiano ha tenuto fin qui. Anche perché il vero tema con cui hanno il dovere di misurarsi tutti, anche tutti coloro che non hanno condiviso la guerra, è come si esce dal pantano iracheno.

    La risposta è una sola: una radicale "svolta" della transizione irachena che preveda l'applicazione della Risoluzione 1511, il riconoscimento di un ruolo guida dell'Onu, l'adozione di una Costituzione che metta al riparo da derive fondamentaliste, la fissazione di un calendario elettorale, il subentro di una forza multinazionale Onu ? anche con presenza italiana ? alle attuali forze di occupazione. Su tutto questo abbiamo chiesto al Governo italiano atti e fatti concreti, senza ottenere altro che generiche dichiarazioni.

    Chiedo ai dirigenti del centro sinistra: vogliamo tutti insieme incalzare il governo italiano per ottenere una diversa linea? Vogliamo chiedere che l'Italia assuma l'iniziativa di proporre la nomina di un unico rappresentante dell'Ue per l'Iraq che consenta all'Europa di parlare e agire con una voce sola? Vogliamo chiedere che il governo italiano si faccia promotore di una nuova Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu? Vogliamo chiedere che il governo si dia un termine perentorio entro cui verificare finalmente se ci sia stata la svolta richiesta ? nel qual caso ha senso restare in Iraq ? oppure, in caso negativo, proporre al Parlamento di mettere termine alla nostra presenza in quell'area?

    Il ministro degli esteri tedesco Joscka Fischer ha detto recentemente a Monaco: "Gli sviluppi dell'intervento in Iraq confermano che la posizione della Germania era giusta; ma la guerra è il passato; la pace è invece il doloroso problema di tutti e di oggi". E' così scandaloso chiedere a noi stessi ? a un centrosinistra che ha l'ambizione di tornare presto a governare l'Italia ? di ragionare e agire nello stesso modo?

  2. #2
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    le ultime 5 righe sono da incorniciare

  3. #3
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    In origine postato da Oasis
    le ultime 5 righe sono da incorniciare
    Giusto. Bisognerebbe dirlo a certa sinistra, però, purtroppo.

 

 

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