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    Predefinito *Convenction della Sinistra su Pol*




    E’ il 30 maggio del ‘24.

    La Camera è chiamata a convalidare in blocco quasi tutti i deputati eletti il mese prima. Davanti a Mussolini (che resterà muto e immobile per tutta la seduta), il socialista Giacomo Matteotti denuncia con forza violenze e brogli delle squadracce ai danni dei candidati dell’opposizione. Scorro le ingiallite pagine dei resoconti stenografici di quella seduta di settantasei anni or sono.
    Matteotti: <<…Contestiamo in tronco la validità delle elezioni di aprile. La vostra lista ha ottenuto con la forza i voti necessari per far scattare il premio di maggioranza...>>.

    Voci da destra: <<Basta, la finisca! Non possiamo tollerare che ci insulti>>.

    Matteotti: <<Avete sostenuto che le elezioni avevano un valore assai relativo, perché il governo non si sentiva soggetto al responso elettorale e era deciso a mantenere il potere anche con la forza...>>.

    Farinacci, il famigerato ras di Cremona:

    <<Sì, sì, è così! Noi abbiamo fatto la guerra!>>.

    Matteotti: <<...Per vostra stessa conferma, dunque, nessun elettore è stato libero di decidere>>. Voce da destra: <<E i due milioni che hanno preso le minoranze?>>. <<Potevate fare la rivoluzione!>>, chiosa per scherno l’animoso Farinacci. Il presidente della Camera, Alfredo Rocco (che si farà più tardi truce nomea con un vergognoso codice penale) non tacita i camerati ma cerca di intimidire Matteotti: <<Si attenga all’argomento!...>>.

    Matteotti: <<Presidente, forse ella non m’intende: ma stiamo parlando di elezioni!>>. E riprende la denuncia. <<Esiste una milizia che durante le elezioni...>>. Guai a toccare gli sgherri armati di Mussolini. Si grida: <<La milizia non si tocca! Viva la milizia fascista!>>.

    E il solito Farinacci: <<Erano i balilla!>>. Matteotti: <<E’ vero, onorevole Farinacci: in molti luoghi hanno votato anche i balilla>>.

    Di rimando, in un drammatico crescendo: <<Per voi hanno votato i disertori! Imboscati!>>. Matteotti: <<In sei circoscrizioni su quindici le operazioni che si compiono normalmente nello studio di un notaio sono state impedite con la violenza>>. Per quanto purgati, i resoconti fanno intendere che in aula è scoppiato il putiferio. Matteotti, imperturbabile, riprende:

    <<A Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata...>>. Ancora Farinacci: <<Va finire che faremo davvero quel che non abbiamo fatto!>>. Matteotti: <<A Melfi s’impedì con la violenza la raccolta delle firme...In Puglia fu bastonato persino un notaio...A Genova rubarono i fogli con le firme già raccolte…>>.

    Da destra: <<Per voi ci vuole il domicilio coatto! Andatevene in Russia!>>. Matteotti non raccoglie le continue, crescenti provocazioni: <<...Presupposto essenziale di ogni libera elezione è che i candidati possano esporre pubblicamente e liberamente le loro opinioni. Ma questo non fu possibile. L’onorevole Gonzales, al quale fu impedito di tenere a Genova un comizio, convocò di una conferenza privata: i fascisti invasero la sala e a bastonate impedirono all’oratore di aprire bocca...>>. Urla, interruzioni. Il presidente Rocco urla: <<Onorevole Matteotti, sia breve e concluda!>>.

    Ma lui, imperterrito: <<A Napoli, con il ricorso alla milizia armata, fu impedito di tenere una conferenza all’onorevole Amendola, capo dell’opposizione costituzionale...>>. <<Ma che costituzionale!>>, gridano i deputati fascisti. <<E’ un sovversivo come voi!>>. Ma il caso-Amendola non è isolato. <<Su cento nostri candidati – denuncia il leader socialista –, sessanta non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!>>. <<Per paura, avevano paura!>>, si grida.

    Filippo Turati reagisce, tra il commosso e lo sdegnato: <<Sì, paura! Come nella Sila quando c’erano i briganti, avevamo paura!>>.

    E Rocco intigna a provocare: <<Onorevole Matteotti non provochi incidenti e concluda!>>. Di rimando Matteotti: <<Protesto! Non sono io a provocare, ma gli altri che m’impediscono di parlare!>>.

    E Rocco: <<Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l’onorevole…>>.

    Matteotti scatta: <<Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare!>>. Scoppia un nuovo casino, di cui il presidente della Camera approfitta per ammonire Matteotti: <<Se ella vuole parlare, continui, ma prudentemente!>>.

    E lui: <<I candidati non avevano libera circolazione. L’onorevole Piccinini fu assassinato nella sua casa, davanti a moglie e figli, per avere accettato la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe stato il destino suo! E i seggi elettorali? Quasi ovunque erano composti solo di fascisti. In altri luoghi furono incettati i certificati elettorali, e certuni votarono dieci, venti volte: un giovane di vent’anni votò per un vecchio di settanta!>>. Il sottosegretario Finzi, seduto davanti a Mussolini, scatta in piedi e gli grida: <<Le prove! Lei deve provare quando dice!>>. E Matteotti: <<Tutto documentabile. E non ho parlato ancora della provincia di Rovigo, che è la mia ed anche la sua, onorevole Finzi: la vostra responsabilità è gravissima!>>.

    Finzi: <<Me ne onoro!>>.

    Matteotti: <<Noi difendiamo la libera sovranità popolare: ne rivendichiamo la dignità chiedendo l’annullamento delle elezioni inficiate dalla violenza!>>.Dieci giorni dopo, il 10 giugno 1924, Matteotti verrà rapito all’uscita di casa, a Roma, sul Lungotevere, da quattro uomini di Mussolini. Ucciso a pugnalate, il cadavere sarà nascosto nella macchia della Quartarella, poco lontano dalla Capitale, dove verrà ritrovato solo il 16 agosto. Poi l’Aventino dei deputati antifascisti (che i comunisti interromperanno per riprendere, ancora per poco, la battaglia in Parlamento). Il 3 gennaio, al culmine di quella che è la più grave crisi del fascismo, Mussolini tiene alla Camera il famoso discorso in cui si assume <<io, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di quanto è accaduto. Se il fascismo è stato ed è un’associazione a delinquere, io sono a capo di questa associazione a delinquere!>>. Il colpo di stato è definitivamente consumato.
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  2. #2
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    Predefinito

    Ho voluto iniziare questa Convenction della Sinistra riportandovi uno stralcio del discorso che tenne alla Camera dei Deputati Giacomo Matteotti, discorso per cui ..giorni dopo fu ucciso.

    Questo era la Sinistra italiana agli inizi del secolo, una forza che si batteva per la LIBERTA’ e che per la libertà ha pagato caro in termini di uomini.

    Giacomo Matteotti era un Socialista, non un rivoluzionario bolscevico , ma un socialista riformista, che ha avuto il coraggio di rinfacciare a Mussolini tutte le violenze subìte alle elezioni e che per questo PER ORDINE di Mussolini fu rapito , ucciso e fatto sparire per mesi. Solo perché DIFENDEVA LA LIBERTA’ E CONTESTAVA LA REPRESSIONE, e questo è importante ribadirlo quando al GOVERNO DEL NOSTRO PAESE CI SONO PERSONAGGI COME BOSSI , BUONTEMPO E STORACE che a quei tempi sappiamo tutti da che parte sarebbero stati.

    La Sinistra Italiana da allora ne ha fatta di Strada, dalla nascita del PSI nel 1892 ad opera di Filippo Turati ad oggi le cose sono molto cambiate.

    Ma già il Socialista Turati che si ispirava alle idee di Marx ed Engels predicava il rispetto della democrazia. La via da seguire non prevedeva i passaggi rivoluzionari cari all'anarchismo e alla correnti più ortodosse del marxismo. La lotta politica avrebbe dovuto seguire il normale iter della competizione parlamentare all'interno del sistema di potere in vigore nell'Italia liberale.
    La scelta del confronto politico parlamentare avvicinava il nascente Partito dei lavoratori italiani(PSI) al modello del Partito socialdemocratico tedesco.

    Poi venne la scissione con i più radicali del PCI, poi il Fascismo, la Guerra, la Resistenza, la Liberazione, I Governi con la Dc e poi nel 1948 ecco la SCELTA.
    democrazia o dittatura, DC o Blocco SocialComunista..sappiamo tutti come è andata a finire, anche grazie ai trucchi degli americani sempre Pronti a ribaltare a loro piacimento governi democratici…. Ma ora a distanza di sessanta anni possiamo dire che Il Fronte Popolare di allora NON ERA PRONTO PER LA GUIDA DEL PAESE, e soprattutto l’Italia non se lo poteva permettere perché non avrebbe avuto gli aiuti promessi dagli americani che negli anni 50 e 60 ci fecero fare una netto salto di qualità dal paese prettamente agricolo e arretrato a moderna Nazione industriale e competitiva a livello mondiale.

    Intanto prima il Psi e poi il Pci avevano il tempo per riorganizzarsi e soprattutto RIPENSARE il loro legame con l’URSS delle dittature e delle persecuzioni.
    Arrivarono gli anni ’60 ed il Psi entrò nelle stanze del Potere arrivando prima ad un appoggio esterno e poi ad una effettiva partecipazione al governo del paese. Grazie al Psi si ebbe la nazionalizzazione della energia elettrica e soprattutto lo statuto dei Lavoratori.
    Il Pci intanto continuava a fare opposizione ma agli inizi degli anni 70 il Partito elesse Enrico Berlinguer alla Segreteria e per il Pci fu LA SVOLTA.
    Berlinguer progettò fin dal 1974 l’incontro tra cattolici, laici e comunisti che avrebbe dovuto essere la condizione per l’inizio di un periodo di ripresa e di sviluppo della democrazia italiana basato su di un compromesso di portata storica
    Inoltre alcuni cattolici furono candidati nelle liste del PCI come indipendenti a partire dal 1976; Adriano Ossicini, Mario Gozzini ed Antonio Tatò furono i principali esponenti di quel tentativo di coniugare le istanze solidaristiche del messaggio evangelico cristiano con la ricerca di una più forte ed equa giustizia sociale della tradizione socialcomunista: era il cosiddetto cattocomunismo tanto odiato da Craxi, prima, e, poi, da Berlusconi.

    Altro tema cardine della politica berlingueriana fu la “questione morale”, ossia la denuncia della corruzione e dell’inefficienza del sistema democratico dei partiti politici.

    Berlinguer, nel corso di una ormai famosa intervista ad Eugenio Scalfari del 1981 ed ora QUANTO MAI ATTUALE disse: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le Università, la RAI TV , alcuni grandi giornali…..Bisogna agire affinché la giusta rabbia dei cittadini verso tali degenerazioni non diventi un’avversione verso il movimento democratico dei partiti”.

    Anche il tema del risanamento economico, da intendersi anche come la ricerca di un nuovo modello di sviluppo compatibile non fu capita, ma anzi fu, addirittura, avversata: solo uomini come Ugo La Malfa, Paolo Baffi e Bruno Visentini ascoltarono, capirono e compresero il messaggio di Enrico Berlinguer.

    Esso era, in sostanza, un disperato appello per la salvezza e la difesa delle nostre istituzioni repubblicane e del nostro vivere comune, in poche parole della idea stessa di democrazia.

    Se avessero ascoltato Berlinguer ci si sarebbero risparmiato i “folli anni ‘80” e la successiva fase caratterizzata da “Tangentopoli”.

    Ma come tutti sappiamo la sinistra oramai era divisa in due , la sinistra di Berlinguer , che cercava un compromesso con le forze di governo e la Sinistra di Craxi , giunto alla segreteria PSI nel 1976, che era sempre meno Sinistra e sempre più affarista.

    Craxi non accettava come De Martino il Compromesso storico anzi lo avversava perché percepiva uno schiacciamento del suo partito. Cosi decise di smarcarsi dall’ombra del Pci e il rapimento Moro (e qui tornano ..forse…i cari vecchi amici americani ..) sancì l’inizio della fine del sogno di Berlinguer.

    Gli anni ’80 sappiamo tutti come sono finiti, tra spese folli e leggi di bilancio votate colpevolmente anche dal PCI.

    Ma il Comunismo come ideologia e soprattutto come “Regime” stava crollando in Europa..ed ecco la NUOVA SVOLTA, la nascita del Pds e del Prc, tangentopoli, il Crollo della Prima repubblica, l’avvento di Berlusconi e la VITTORIA DELL’ULIVO.

    Ora siamo alla Opposizione di un Governo inefficiente che in 3 anni ha portato il paese al collasso , tra crisi economiche, tensioni sociali, derisioni internazionali ..insomma al punto più basso che un paese democratico poteva raggiungere in un cosi breve tempo.

    Cosa fare per il futuro?
    Innanzitutto UNITA’ perché senza non si vince e SOPRATTUTO CONCRETEZZA nei progetti per riportare il nostro paese nel giusto corso, tutelando i ceti medio-bassi, rispettando le minoranze e soprattutto difendendo LA LIBERTA’ che come Matteotti affermava nel 1924 DEVE ESSERE PREROGATIVA DELLA SINISTRA e che purtoppo nel nostro paese negli ultimi anni, grazie ai molti interessi del Premier, alle leggi fatte in suo favore ed alla ESCLUSIONE MEDIATICA di oppositori del governo , viene messa a dura prova.


    Danny78
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  3. #3
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    Predefinito la cooperazione e le cooperative valore fondante della sinistra

    Nell'estate del 1843 a Rochdale, importante centro cotoniero del Lancashire, tessitori e minatori si riunirono per discutere del prezzo del pane, insostenibile per i lavoratori.
    Charles Howarth, promotore di iniziative piu o meno fortunate nel campo dell'organizzazione mutualistica, presenta il progetto di ispirazione owenista da cui nel 1844 nascerà lo statuto della Rochdale Equitable Pioneers Society e il suo primo spaccio in Toad Lane.
    Lo statuto è stato da allora il riferimento obbligato per ogni società cooperativa.
    Nel 1936 il congresso dell'Associazione Internazionale delle Cooperative fece propri e dichiarò caratterizzanti per la moderna cooperazione sette principi fondamentali, tratti dai documenti dei Probi Pionieri di Rochdale:
    libera ammissione dei soci
    controllo democratico
    ristorno pro rata sugli acquisti
    interesse limitato al capitale
    neutralità politica e religiosa
    vendita a contanti
    sviluppo dell'educazione.

    "Lo scopo e il programma di questa società è quello di adottare provvedimenti per assicurare il benessere materiale e migliorare le condizioni familiari e sociali dei suoi soci, costituendo un capitale di una sterlina per ogni azione per poter dare attuazione ai seguenti piani:
    La creazione di un magazzino per la vendita di derrate, abiti, ecc.
    La costruzione o I'acquisto di un certo numero di case ove possano dimorare i soci, che c'esiderino aiutarsi vicendevolmente per migliorare la loro condizione familiare e sociale.
    La fabbricazione di quegli articoli che la società riterrà opportuni, per dare lavoro ai soci disoccupati o per aiutare coloro che soffrono in seguito a ripetute riduzioni dei loro salari.
    A maggior vantaggio e sicurezza dei suoi soci, la società acquisterà o affitterà una o piu proprietà fondiarie che saranno coltivate dai soci disoccupati o il cui lavoro è mal retribuito.
    Appena sarà possibile, la società si occuperà di regolare i poteri della produzione, della distribuzione, dell'educazione e della direzione o, in altri termini, di fondare una colonia che viva coi propri mezzi per gli interessi comuni o di aiutare altre società per la fondazione di consimili colonie.
    Per promuovere la sobrietà sarà aperta una Sala di Temperanza, non appena possibile, in uno degli stabili della società"

  4. #4
    Obama for president
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    Predefinito Filippo Turati

    Nato a Canzo, Como, nel 1857 e morto a Parigi nel 1932; uomo politico. Letterato, si avvicinò al marxismo dopo l’incontro a Napoli con Anna Kuliscioff (1884), allora moglie di Andrea Costa, con la quale strinse un legame ideologico e affettivo.

    Direttore della "Critica sociale" dal 1891, nel 1892 fu uno dei fondatori del Partito dei Lavoratori Italiani, poi socialista.

    Dopo la reazione crispina del 1894, e lo scioglimento d'autorità del partito, fu eletto deputato nel 1896, ma in seguito alla repressione fu arrestato dopo i moti del 1898 (LA FAMOSA RIVOLTA DEL PANE, STRONCATA NEL SANGUE DA BECCARIS), condannato a 12 anni di carcere. Dopo un anno di carcere dopo esser stato rieletto nel marzo 1899 venne liberato il 4 giugno seguente, riprendendo la lotta politica, divenendo presto il leader della corrente riformista del partito.

    Antimilitarista convinto si oppose alla guerra italo-turca (1911) e all'entrata nella prima guerra mondiale nel 1915.

    Dopo il conflitto, massimo esponente dei riformisti nella lotta contro i massimalisti all'interno del partito, percepì con ritardo l'avvento del fascismo.

    Dopo la scissione di Livorno, da cui nacque il PCI (1921), messo in minoranza, fu espulso dal PSI e diede vita al Partito socialista unitario (1922).

    Dopo il delitto Matteotti (1924) prese parte alla secessione dell'Aventino, quindi riparò in Francia (1926) dove si adoperò per la nascita della concentrazione antifascista. (1927), per la riunificazione del partito (1930-31) e per una strenua attività di denuncia della dittatura mussoliniana.

    L'anno dopo, 1932, moriva a Parigi.

  5. #5
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    Umbria. Dove regna "Il Capitale" oggi più spietatamente. Votano la guerra, parlano di pace... sinistra "radikale", sei peggio dell'antrace ! Breaking news: (ri)nasce il partito dell'insurrezione !
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    Predefinito Re: *Convenction della Sinistra su Pol*

    In Origine postato da danny78

    [/B]
    Craxi insieme a Gramsci e Togliatti, Blair insieme a Nader... avete un po' di confusione !!!
    Ci mancano solo Depretis, Stalin, Mao e Bakunin dopodiché il quadro è veramente completo !!!

  6. #6
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    la confusione è tutta tua!

    sia Nader, sia Blair, sia Craxi sia Togliatti appartengono alla ampia galassia della Sinistra.
    che poi abbiano opinioni diverse su tante cose, è un dato di fatto ma rimangono tutti uomini di sinistra.
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  7. #7
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    il ragazzo ha le idee confuse

  8. #8
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    Ma che cacchio significa ? Invece di metterli assieme in un cartellone pubblicitario, provate NELLA REALTA' a far incontrare Blair con Nader... sono sicuro, e mi ci gioco i coglioni, che non si stringerebbero neppure la mano.
    Oppure, se Gramsci e Kennedy fossero stati contemporanei, avrebbero passato tutta la vita ad insultarsi e a screditarsi... o perlomeno a propugnare idee OPPOSTE e INCONCILIABILI.
    Non si può insomma essere "di sinistra" indistintamente, va scelto casomai di quale sinistra essere: socialdemocratici o marxisti ortodossi ? sinistra libertaria americana o liberisti alla Blair ?
    E' come se in un manifesto della destra comparissero nello stesso e al tempo stesso Hitler, Churchill, Khomeini e Carlo Magno !

  9. #9
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    Hitler, Churchill, Khomeini e Carlo Magno

    hai citato 3 dittatori e 1 politico.. che c'entrano???

    tutti i personaggi citati nel manifesto sono PERSONE CIVILI, e che hanno lottato per la libertà o cmq hanno governato nelle libertà. che poi abbiano idee diverse ripeto.. è normale.. ma questa ..come puoi leggere è la convenction della SINISTRA e non dei socialdemocratici, o dei comunisti o dei socialisti.. ma di tutta LA SINISTRA.. appunto un modo per confrontarci e trovare punti comuni ...
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  10. #10
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    Thumbs up Il lancio dell'Ulivo, 8 anni fa

    Un programma di governo
    per uscire dall'incertezza

    In un programma di governo non si vendono illusioni o sogni ma si propongono azioni possibili e tra loro compatibili.

    In questi mesi non siamo perciò rimasti in attesa di eventi miracolosi ma abbiamo lavorato per prepararci a rinnovare l'Italia.

    Attorno all'Ulivo si sono raccolte le migliori energie delle società e le grandi tradizioni politiche e culturali del nostro Paese: adesso siamo pronti per aiutare l'Italia ad essere protagonista del prossimo millennio.

    Il programma dell'Ulivo non è una semplice mediazione tra le radici che ne stanno alla base: ognuno ha apportato il meglio del proprio passato per costruire una nuova comune cultura di governo.

    Non è stato un cammino semplice perché il governo è il luogo in cui si deve rispondere alla complessità della società.

    Siamo però arrivati a risposte realistiche e possibili che affidano a tutti noi un grande compito e una grande responsabilità, ma anche una grande speranza: la speranza di uscire dall'incertezza.

    Dall'incertezza si può però uscire solo tutti assieme, con più partecipazione, con più democrazia.

    Il mercato e le regole

    Solo un libero mercato, con regole chiare e trasparenti, è in grado di permettere a tutti di partecipare alla vita della società.

    Il mercato è il luogo della libertà, delle parità di condizioni, della massima espressione di tutti i cittadini, ma è anche un luogo di regole severe che impediscono le sopraffazioni e combattono l'illegalità.

    In questo modo il mercato, guidato dalle regole, diviene il luogo di diffusione e redistribuzione del potere, impedendo la creazione di monopoli e l'abuso delle posizioni dominanti.

    Il mercato che noi vogliamo chiede quindi uno stato come arbitro, uno stato che non interviene come giocatore tra gli altri ma che determina e fa rispettare le regole della concorrenza in tutti i settori.

    Il ruolo che affidiamo al mercato non si esime infatti dall'osservare che solo i paesi con strutture pubbliche forti e intelligenti sono capaci di costruire e conservare un elevato livello di benessere.

    Uno stato non intrusivo ma intelligente, fatto di cervello e non di muscoli, uno stato "leggero" che diventa lo stato delle regole.

    Unità nazionale ed identità locali

    La prima condizione per favorire il cammino verso lo stato leggero è una nuova distribuzione di responsabilità fra Stato centrale, regioni ed enti locali.

    E' una rivoluzione completa che trova simbolo e concretezza nella creazione, durante la prossima legislatura, della Camera delle Regioni in sostituzione del Senato della Repubblica.

    La nostra democrazia nasce infatti non da principi generali, ma dalle esperienze concrete della vita delle città e delle autonomie locali. Non si sviluppa dall'alto verso il basso, ma dal basso verso l'alto.

    In Italia ogni paese, ogni città, ogni regione ha la sua identità e l'unità nazionale si arricchisce attraverso l'integrazione di queste diverse identità.

    La moderna tecnologia e soprattutto la rivoluzione dell'informazione permettono oggi a ciascuna di queste separate identità di essere sempre al centro di un sistema economico che si estende non solo nell'intero Paese, ma nell'intero mondo.

    Il nostro programma di governo è quello di costruire un paese in cui lo sviluppo e l'innovazione possano essere ovunque, in cui non vi sia un centro e una periferia.

    Il dinamismo delle regioni un tempo periferiche come il Veneto, l'Emilia e le Marche dimostra come ciò sia possibile.

    Si dovrà però sviluppare, proprio nel rispetto e nell'autonomia delle diverse regioni, una costante preoccupazione per ricucire il Sud e il Nord, attraverso collaborazioni nuove, anche di piccole dimensioni, che abbiano come protagonista le diverse realtà locali.

    Le città e le periferie

    Ripartire dal basso significa rendere sicure e gradevoli le nostre città soprattutto le grandi e le piccole periferie, che sono divenute il luogo di sofferenza del Paese.

    In questo secondo dopoguerra l'Italia è diventata più brutta.

    Per la prima volta nella sua storia, lo sviluppo urbano è strumento di oppressione e di violenza sull'uomo e sul territorio e non di bellezza e di miglioramento di vita.

    Ogni nostra energia deve dirigersi a riparare questo drammatico disastro ambientale ed umano: le città, ma soprattutto le periferie, debbono ritornare vivibili, perché ristrutturate e gradevoli, con spazi e orari costruiti a misura delle famiglie, dei bambini, delle donne e degli anziani.

    Le città e le periferie debbono ritornare sicure: non possono più essere il luogo della paura.

    La qualità della vita dei cittadini può essere migliorata solo se, accanto alla preoccupazione per l'efficienza e la produttività del sistema, si sviluppa un impegno altrettanto profondo per la protezione e la promozione delle categorie più deboli.

    Una comunità a difesa di tutti i cittadini

    Il miglioramento qualitativo dello stato sociale, pur attraverso un intensificato impegno dei cittadini che di esso usufruiscono, rimane infatti, anche in un periodo di accentuata concorrenza internazionale, uno dei grandi obiettivi di uno stato moderno.

    Uno "Stato sociale" compatibile chiama in gioco soggetti diversi, promuove collaborazioni fra pubblico e privato, ma conserva alla parte pubblica il ruolo di indirizzo e di controllo della garanzia del rispetto dei diritti sociali dei cittadini e degli obiettivi di equità.

    Uno Stato che difenda il diritto di tutti ad iniziare con pari opportunità la corsa, è l'unica forma di Stato che di permetterà di creare le condizioni per appianare le disparità tra uomo e donna, per avviare a soluzione i gravi problemi occupazionali e produttivi del Mezzogiorno.

    Le risorse umane per il domani

    Non possiamo però entrare nel nuovo secolo con le risorse umane di oggi. Queste semplicemente non bastano.

    Allora bisogna rifare la scuola che è la fonte e l'origine di ogni ricchezza.

    Rifarla allungando l'obbligo scolastico, modificando i programmi, creando nuovi indirizzi per le nuove professioni, aprendola alla società civile, rendendola più autonoma, affidando nuove responsabilità agli insegnanti ed agli studenti, realizzando una completa autonomia universitaria, portando l'insegnamento e la ricerca al centro di ogni nostra attenzione.

    La scuola è lo strumento per la costruzione del nostro domani ed è il modo con cui offriamo davvero a tutti l'opportunità di partecipare alla gara della vita.

    Solo con la scuola possiamo trasmettere il senso del futuro che abbiamo perduto in questi anni, nei quali è contato solo il presente e si è perso la gioia e la responsabilità di progettare.

    Progettare il futuro

    Progettare il futuro significa anche assumerci la responsabilità di garantire le reti connettive di questo futuro. Non solo trasporti e telecomunicazioni, ma anche acqua e internet: le reti vecchie e le reti nuove che sostengono la vita e l'economia e uniscono fra di loro gli italiani e li mettono in collegamento con il mondo.

    Noi vogliamo governare l'Italia con un disegno ambizioso e coerente, semplificando lo stato e trasformandolo senza forti promesse che non possiamo mantenere almeno fino al nostro ingresso in Europa. Non sono infetti possibili crolli del peso fiscale, se non per la parte che ci obblighiamo con durezza e immediatezza a togliere all'evasione.

    Il futuro è in Europa

    Noi vogliamo governare il paese per cinque anni e riportarlo nel cuore dell'Europa. La nostra proposta è di profonda impronta europea.

    Lo è nell'ispirazione di fondo: vogliamo senza esitazioni guidare il Paese - uno dei sei fondatori della Comunità - verso le nuove mete dell'Europa: non solo l'Unione Economica e Monetaria ma, soprattutto, l'Europa politica.

    Lo è nella parte economico e sociale, che si lega direttamente alla migliore tradizione del nostro continente che, nella gestione della finanza pubblica e del Welfare State, si sforza in ogni momento di conciliare rigore, efficienza ed equità.

    Non solo per creare una società più giusta, ma anche una società più ricca.

    Risanare il bilancio per ricostruire il Paese

    Trasmettere il senso del futuro significa anche affrontare il problema del debito pubblico, problema che va ben al di là degli aspetti puramente economici.

    Quando un Paese vive sotto una montagna di debiti più alta della stessa ricchezza che esso produce, tutto è a rischio.

    E' a rischio l'equità fra le generazioni, è a rischio la distribuzione del reddito, è a rischio la possibilità di investimenti, è a rischio la crescita economica ed è a rischio l'occupazione.

    La società italiana, di fronte ad un programma coerente e realistico, è disposta a capire che il sentiero di risanamento è una via obbligata a condizione che si indichi il punto d'arrivo, che la gente intravveda una nuova primavera.

    La risposta politica dell'Ulivo

    La società italiana non è più disposta a credere alla demagogia incoerente della destra, ai venditori ambulanti di prosperità.

    Per raggiungere questi obiettivi non solo dobbiamo ricostruire l'autorità delle istituzioni, ma anche l'autorevolezza delle competenze, tanto umiliate nella vita pubblica italiana.

    Nel governo del Paese questa autorevolezza deve essere riconosciuta solo a chi ha dimostrato le capacità necessarie.

    Una grande discussione popolare

    In questi mesi abbiamo mobilitato le migliori competenze presenti nella nostra società: quelle competenze che, finora, un sistema politico chiuso aveva lasciato ai margini.

    Siamo rimasti perfino sorpresi dalla quantità e dalla qualità dei contributi intellettuali che sono stati offerti al programma dell'Ulivo e che utilizzeremo in modo molto più vasto di quello che non è contenuto nelle tesi che oggi presentiamo.

    Queste tesi saranno discusse ed approfondite da centinaia di migliaia di italiani.

    E' il modo migliore e più profondo per riprendere a fare politica e per aiutare a fare emergere una nuova classe dirigente per questa difficile fase del Paese.

    Vi saranno riunioni a livello di comune e di collegio per gli approfondimenti dei contenuti delle tesi e riunioni a livello provinciale che culmineranno con l'elezione dei delegati che, nella Convenzione nazionale, approveranno definitivamente il programma sul quale avvieremo il nostro confronto con le diverse espressioni della società civile.

    Arricchito dall'apporto di tanti voci, il programma sarà infine portato in una forma rinnovata di fronte al giudizio di tutti gli elettori ma, soprattutto, costituirà la base per cinque anni di governo del Paese.

    Romano Prodi

 

 
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