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    Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni circostanza, ma mai in ogni circostanza e in ogni epoca si potrà avere la libertà senza la lotta!
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    [documenti] La Carta di Chivasso, per non dimenticare

    Testo della DICHIARAZIONE DEI RAPPRESENTANTI DELLE POPOLAZIONI ALPINE redatta a conclusione di un convegno clandestino tenutosi in Chivasso il 19-12-1943 e firmata dai resistenti Emile Chanoux, Ernesto Page, Gustavo Malan, Giorgio Peyronel, M. A. Rollier, Osvaldo Coisson, meglio conosciuta come: "CARTA DI CHIVASSO".
    Noi popolazioni delle valli alpine

    CONSTATANDO

    che i venti anni di mal governo livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto brutale e fanfarone di "Roma doma" hanno avuto per le nostre valli i seguenti dolorosi e significativi risultati:

    a) OPPRESSIONE POLITICA attraverso l'opera dei suoi agenti politici ed amministrativi (militi, commissari prefetti. federali, insegnanti), piccoli despoti incuranti ed ignoranti di ogni tradizione locale di cui furono solerti distruttori;

    b) ROVINA ECONOMICA per la dilapidazione dei loro patrimoni forestali ed agricoli, per l'interdizione della emigrazione con la chiusura ermetica delle frontiere, per l'effettiva mancanza. di organizzazione tecnica e finanziaria dell'agricoltura, mascherata dal vasto sfoggio di assistenze centrali, per la incapacità di una moderna organizzazione turistica rispettosa dei luoghi; condizioni tutte che determinarono lo spopolamento alpino;

    c) DlSTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE per la soppressione della lingua fondamentale locale, laddove esiste, la brutale e goffa trasformazione dei nomi e delle iscrizioni locali, la chiusura di scuole e di istituti locali autonomi, patrimonio culturale che è anche una ricchezza ai fini della emigrazione temporanea all'estero;

    AFFERMANDO

    a) che la libertà di lingua come quella di culto è condizione essenziale per la salvaguardia della personalità umana;

    b) che il federalismo è il quadro più adatto a fornire le garanzie di questo diritto individuale e collettivo e rappresenta la soluzione del problema delle piccole nazionalità e la definitiva liquidazione del fenomeno storico degli irredentismi, garantendo nel futuro assetto europeo l'avvento di una pace stabile e duratura;

    c) che un regime Federale repubblicano a base regionale e cantonale eè l'unica garanzia contro un ritorno della dittatura, la quale trovò nello stato monarchico accentrato italiano lo strumento già pronto per il proprio predominio sul paese; Fedeli allo spirito migliore del Risorgimento

    DICHIARIAMO

    quanto segue:

    a) AUTONOMIE POLITICHE AMMINlSTRATIVE.

    l) Nel quadro generale del prossimo stato italiano che economicamente ed amministrativamente auspichiamo sia organizzato con criteri federalistici, alle valli alpine dovrà essere riconosciuto il diritto di costituirsi in comunità politico-amministrative autonome sul tipo cantonale;

    2) come tali ad esse dovrà comunque essere assicurato, quale che sia la loro entità numerica, almeno un posto nelle assemblee legislative regionali e cantonali;

    3) l'esercizio delle funzioni politiche ed amministrative locali (compresa quella giudiziaria) comunali e cantonali, dovrà essere affidato ad elementi originari del luogo o aventi ivi una residenza stabile di un determinato numero di anni che verrà fissato dalle assemblee locali;

    b) AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE. Per la loro posizione geografica di intermediarie tra diverse culture, per il rispetto delle loro tradizioni e della loro personalità etnica, e per i vantaggi derivanti dalla conoscenza di diverse lingue, nelle valli alpine deve essere pienamente rispettata e garantita una particolare autonomia culturale linguistica consistente nel:

    1) diritto di usare la lingua locale, là dove esiste, accanto a quella italiana, in tutti gli atti pubblici e nella stampa locale;

    2) diritto all'insegnamento della lingua locale nelle scuole di ogni ordine e grado con le necessarie garanzie nei concorsi perché gli insegnanti risultino idonei a tale insegnamento. L'insegnamento in genere sarà sottoposto al controllo o alla direzione di un consiglio locale;

    c) AUTONOMIE ECONOMICHE. Per facilitare lo sviluppo dell'economia montana e conseguentemente combattere lo spopolamento delle vallate alpine, sono necessari:

    1) un comprensivo sistema di tassazione delle industrie che si trovano nei cantoni alpini (idroelettriche, minerarie, turistiche, di trasformazione, ecc.) in modo che una parte dei loro utili torni alle vallate alpine, e ciò indipendentemente dal fatto che tali industrie siano o meno collettivizzate;

    2) un sistema di equa riduzione dei tributi, variabile da zona a zona, a seconda della ricchezza del terreno e della prevalenza di agricoltura foreste o pastorizia;

    3) una razionale e sostanziale riforma agraria comprendente:

    a) l'unificazione per il buon rendimento dell'azienda, mediante scambi e compensi di terreni e una legislazione adeguata della .proprietà famigliare agraria oggi troppo frammentaria;

    b) l'assistenza tecnico-agricola esercitata da elementi residenti sul luogo ed aventi ad esempio delle mansioni di insegnamento nelle scuole locali di cui alcune potranno avere carattere agrario;

    c) il potenziamento da parte delle autorità della vita economica mediante libere cooperative di produzione e consumo;

    4) il potenziamento delle industria e dell'artigianato, affidando all'amministrazione regionale cantonale, anche caso di organizzazione collettivistica, il controllo e l'amministrazione delle aziende aventi carattere locale;

    5) la dipendenza dall'amministrazione locale delle opere pubbliche a carattere locale e il controllo di tutti i servizi e concessioni aventi carattere pubblico. Questi principi, noi rappresentanti delle Valli Alpine vogliamo vedere affermati da parte del nuovo Stato italiano, così come vogliamo che siano affermati anche nei confronti di quegli italiani che sono e potrebbero venire a trovarsi sotto il dominio politico straniero.

  2. #2
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    Predefinito

    Ripartono tutti da Chivasso



    la carta del ’43 è un illuminante esempio di autonomia



    Il 19 dicembre del 1943 i rappresentanti di alcune comunità di valli alpine si erano trovati a Chivasso per iniziativa di Emile Chanoux. C’erano i valdesi Osvaldo Coïsson, Gustavo Malan, Giorgio Peyronel e Mario Antonio Rollier; e i valdostani Emile Chanoux e Erneste Page. Non erano potuti esserci i valdostani Lino Binel e Federico Chabot. Tutti i presenti gravitavano nell’area del Partito d'Azione, tranne Page che sarebbe poi diventato un deputato democristiano. Si era nel bel mezzo di una devastante guerra che coinvolgeva i popoli d’Europa in una intricata commistione di ideali e di interessi, di ragioni emotive e di torti politici. Paure e passioni avrebbero dovuto spingere a tutto tranne che a ragionare sul destino delle autonomie dei popoli alpini. Invece, un gruppo di uomini coraggiosi e intelligenti aveva trovato la forza di cominciare a pensare a come ricostruire le libertà locali, a come garantirle all’interno delle architetture istituzionali della ricostruzione, sulle disastrose rovine degli stati nazionali e sulle distruzioni operate da ideologie figlie del peggior giacobinismo, che non lasciavano nessuno spazio alle antiche autonomie, alle libertà e differenze dei popoli, soprattutto a quelle delle piccole patrie tradizionali. Da quella riunione clandestina è uscito un documento di grande buon senso, di infinita moralità e di incredibile modernità. Il testo integrale di quel piccolo grande documento è riportato sull’ultimo numero dei Quaderni Padani. Basterà qui citare alcuni dei punti più significativi. Il documento inizia con una considerazione purtroppo sempre attuale: "Noi popolazioni delle vallate alpine constatando che i venti anni di mal governo livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto brutale e fanfarone di "Roma doma" hanno avuto per le nostre valli (...) dolorosi e significativi risultati". Prosegue elencandoli: l’oppressione politica, la rovina economica e la distruzione della cultura locale. Passa poi a descrivere quali avrebbero dovuto essere i rimedi: le autonomie politiche amministrative, le autonomie culturali e scolastiche ("il diritto di usare la lingua locale", "il diritto all’insegnamento della lingua locale", "il ripristino immediato di tutti i nomi locali") e le autonomie economiche. Di fatto, ben poco di quell’illuminato documento è poi stato recepito nella Costituzione repubblicana: un generico articolo di tutela delle minoranze (raramente applicato) e il riconoscimento dell’autonomia regionale valdostana. Alcuni degli estensori di quel documento sono ancora tra di noi (uno dei padri, Gustavo Malan, interverrà oggi - sia pur in video - al Convegno di Belgirate): sicuramente lo spirito di allora è ancora qui a combattere gli stessi nemici

    (Gilberto Oneto, laPadania)

 

 

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