AMBROSIANA. IN FORZA ITALIA LA FRONDA CL-CICCHITTIANI
Il Polo è deciso a suicidarsi Per l'Ulivo sarà dura perdere
Milano. Sotto i cieli della Lombardia, la confusione è massima all'interno della Casa delle libertà. La Lega gioca a braccio di ferro al Comune di Milano e finirà per correre da sola alle provinciali. Forza Italia si avvia a congressi interni delicati dove rischia di veder esplodere la guerra tra fazioni. An e Udc cercano visibilità politica, ma sono in affanno. Ad approfittarne, per una volta, potrebbe essere l'Ulivo e una clamorosa vittoria in Provincia sarebbe l'inizio della rimonta anche in Regione. Per non dire del Comune: l'intera città che conta si pone il problema della successione ad Albertini.
Guardando ai numeri, in Lombardia non solo il centrodestra è in calo e il centrosinistra in risalita nei sondaggi, ma anche la candidata della Cdl alla Provincia, Ombretta Colli, non se la passa affatto bene. Nel 1999 vinse sul filo di lana contro il presidente uscente dell'Ulivo Livio Tamberi (50.3% contro 49,7%) ma la base di partenza elettorale era uno squillante 57% (a penalizzarla fu il ballottaggio: non a caso la Colli è furente contro la scelta del governo di dar vita all'election day) e ancora alle politiche del 2001 il divario tra le due coalizioni era alto: 54,2 Cdl, 42,2 Ulivo più Prc. La differenza, come al solito, rischia di farla la Lega: 11,3% alle provinciali del '99, 8% nel 2001; oggi il suo candidato, Massimo Zanello, parte dal 7%. Senza la Lega, la Colli rischia e, dal 46 a 43 di partenza rilevato tre mesi fa nei confronti del candidato dell'Ulivo Filippo Penati, segretario provinciale dei Ds ed ex sindaco di Sesto San Giovanni, vede i suoi consensi in pericolosa erosione. Nello staff di Penati l'entusiasmo è moderato ma sufficiente: dopo aver strappato Monza (terza città della Lombardia) al Polo nel 2001, il centrosinistra ha il vento il poppa in tutti i comuni dell'hinterland milanese, come hanno dimostrato le amministrative del 2003.
La Lega, intanto, gioca come al solito su più tavoli, locali e nazionali. Avrebbe deciso di rimanere in giunta, a Milano, e di non sfilare da essa Gianfranco Pagliarini, assessore al Demanio, ma ribadisce: correremo da soli alle provinciali. «C'è tempo fino a Pasqua, per decidere», ha mitigato i suoi Bossi dopo le pressioni di Berlusconi, ma intanto la macchina organizzativa per la campagna elettorale s'è messa in moto e il segretario federale Giancarlo Giorgetti ha dato il via libera alla corsa solitaria di Zanello, spiegando: «La nostra base è scontenta. Vuole che leviamo le tende e ci chiede di uscire anche da palazzo Marino». In realtà la poltrona di Pagliarini è ambita dal giovane leghista in ascesa Matteo Salvini, capogruppo in consiglio comunale. Ma il sindaco Albertini, dopo aver perso la faccia sui 192 miliardi promessi dal governo e mai arrivati per Milano, e dopo aver visto sfumare la possibilità di presentarsi alle europee a causa di una legge che sancirà l'incompatibilità tra europarlamentare e sindaco (e che crede sia stata fatta apposta contro di lui), si gioca tutto sulla privatizzazione. Albertini minaccia fuoco e fiamme, è pronto anche alle dimissioni, ma una cosa sola non farà: sostenere la Colli in campagna elettorale, visto che i due si detestano.
A completare il quadro ci sono le lotte intestine che travagliano Forza Italia. Il coordinatore regionale Paolo Romani aspetta da mesi un incarico, all'interno della giunta Albertini, che non arriva un po' per colpa della verifica interna leghista, che ha fermato tutti i giochi, mettendo a rischio anche il suo incarico, un po' perché sono in molti, nel suo partito, che non ne vogliono vedere crescere il potere. E così è nato un fronte che vede gli azzurri di rito ciellino (e formigoniano) saldarsi con gli ex socialisti vicini a Cicchitto. Regista è l'onorevole Maurizio Lupi, ex assessore della giunta Albertini e ciellino doc; questa nuova area politica controlla più della metà del partito e vuol mettere in minoranza i berluscones fedeli a Romani come Casero, Rivolta e altri.
L'Ulivo, intanto, qui in formato “millepiedi” (aperto a girotondi, movimenti e associazioni “virtuose” e alleato senza traumi a Di Pietro e Prc) porta in giro Penati e olia la macchina elettorale. Senza disdegnare di strizzare l'occhio alla Lega, sull'Aem in Comune e sulla battaglia per lo status di provincia a Monza, battaglia invisa alla Colli. Per una volta, il motto divide et impera è dalla sua.