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    brescianofobo
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    Predefinito Telekom Serbia: c'era un mandante.

    Continua l'inchiesta dei magistrati sul complotto Telekom.

    Le interviste al Giornale erano programmate per rafforzare le accuse. Hanno trovato le e-mail.

    Il 2 settembre pero' qualcuno non ha mantenuto le promesse e Romanazzi ha mandato tutto all'aria ed è scappato in Thailandia. Volevano che preparasse dei documenti anche su Dini.

    'Unità, 4.3.2004
    Complotto Telekom, una sola grande regia politica

    I pm, ieri a Roma, ne sono convinti. Gli amici giornalisti di Volpe, le minacce a Romanazzi
    Dai verbali emerge uno scenario inquietante. Marini e Volpe non agirono assieme, uno era il referente
    Quando Romanazzi si tirò indietro gli fecero trovare un gatto impiccato nella sua auto. Anche altre minacce

    Enrico Fierro


    ROMA Antonio Volpe, lo spione framasone, arrestato con l'accusa di aver costruito la calunnia contro Dini, Prodi e Fassino sull'affare Telekom-Serbia, sapeva tutto. Per lui la Commissione presieduta da Enzo Trantino non aveva segreti, era un colabrodo. Il capo italiano di «Elmetti bianchi» aveva uno o più informatori che gli facevano sapere in anticipo chi sarebbe stato convocato, quali documenti supersegreti erano arrivati nelle stanze-bunker di San Macuto, quali mosse avrebbe fatto la Commissione. Aveva suoi referenti che lo aiutavano nella paziente opera di costruzione della grande calunnia. Operazione che però necessitava di un appoggio nei giornali amici. Così è stato messo in piedi quel calvario mediatico che per mesi ha inchiodato i leader dell'opposizione alla croce dell'accusa più infamante: aver svenduto una azienda a un dittatore sanguinario per intascare tangenti miliardarie. Nelle carte di pm e gip torinesi si parla anche di questo. Ma prima vale la pena soffermarsi su un punto non secondario del lavoro dei giudici, che ad un certo punto, parlando del rapporto tra Igor Marini e il gruppo Volpe-Romanazzi-De Simone, escludono «l'esistenza di un rapporto diretto, che sia stato all'origine di una strategia calunniatoria, oltre che da tutti loro condivisa, articolatasi in divisione di ruoli alla quale si sia provveduto solo da parte loro». Tanto è bastato nei giorni scorsi, per tranquillizzare il centrodestra. Vedete, è stato il loro ragionamento, non c'erano contatti tra Marini e Volpe, quindi non c'era una manovra organizzata. Il presidente Trantino si è addirittura spinto a parlare di «anarchici», soggetti, cioè, che hanno agito senza contatti o coperture istituzionali. Non la pensano così i magistrati torinesi, che ieri sono calati improvvisamente a Roma negli uffici della Commissione. Il procuratore Marcello Maddalena e il suo aggiunto Bruno Tinti, dicono le indiscrezioni, sono alla ricerca dei mandanti di Marini e Volpe. Perché se i due - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Francesco Gianfrotta - «operarono senza avere reciproci contatti, allo stato delle indagini prende corpo un'ulteriore ipotesi: che Marini e Volpe ebbero dei referenti (complici), non ancora identificati, che ne furono gli ispiratori mandanti, o che comunque collaborarono con loro». Volpe, che portò il dossier a San Macuto grazie all'onorevole Vito di Forza Italia, aveva chiesto tramite l'imprenditore Maurizio Rizzo un incontro con un altro membro della Commissione, Italo Bocchino, di An. Il quale gentilmente rifiutò e consigliò tutti di andare dai magistrati se avevano dossier scottanti. Insomma: i soggetti sono diversi, ma mandanti e ispiratori no. Sono gli stessi.
    Antonio Volpe conosceva da tempo l'esistenza e il contenuto dell'anonimo arrivato alla Commissione Telekomn-Serbia l'8 gennaio 2003 (si tratta del documento che indica il nome dell'avvocato Paoletti e che fa da apripista a Igor Marini e all'accusa di tangenti); sapeva già prima di quella data che l'avvocato Paoletti sarebbe stato convocato dalla Commissione, tanto è vero che già il 7 gennaio riceve la e-mail di risposta da Giovanni Romanazzi che gli fornisce notizie sulla Lannock (la società sulla quale si deve succesivamente incardinare il passaggio di tangenti a Ranoc. e Mortad.). In quello stesso periodo - scrivono i magistrati - «sia lui che Marini intrattenevano fitti rapporti con Romanazzi, che risulta aver avuto a sua volta rapporti con quet'ultimo e con Volpe. In teoria è quindi possibile sia che Volpe abbia manovrato Marini attraverso Romanazzi; sia che vi siano stati altri e diversi manovratori (uno o più) che abbiano pilotato Marini da un lato e l'ignoto anonimista dall'altro. Certo è che, in quest'ultima ipotesi, Volpe risulta essere stato a conoscenza del contenuto dell'anonimo ben prima della stessa Commissione. Tale sua conoscenza è rimasta senza plausibile spiegazione». Volpe, però non trascurò mai l'aspetto mediatico dell'intera operazione. Nei tabulati telefonici sequestrati dalla procura torinese, c'è un andirivieni di telefonate ed e-mail tra Mario Mortera (presidente della Luf, Lega universale frammassonica, che vede come vicepresidente lo stesso Volpe) e Romanazzi, e tra questi e lo stesso Volpe. L'obiettivo è mettere a punto una intervista che il faccendiere Romanazzi dovrà rilasciare a «Il Giornale» della famiglia Berlusconi. Romanazzi vuole istruzioni e rassicurazioni sul comportamento di Volpe, si chiede cosa sono pronti a fare i «servizi». Poi ci ripensa, valuta quella intervista inopportuna, ed è a questo punto che scende in campo direttamente Volpe. Scrive una e-mail a Romanazzi, gli dice cosa deve dire e fare, sarà Mortera ad occuparsi dei rapport con i giornalisti, lui convincerà «Il Giornale» a pagare. La regia di Volpi «è evidente», scrivono i magistrati, chi citano una intervista nella quale il faccendiere indica - «con la consueta tecnica del messaggio minatorio che chi deve è in grado di interpretare», le sui mosse successive. L'intervista è del 19 agosto 2003, dice Volpe: «Non escludi - anche grazie alle inchieste de "Il Giornale" - di dover tornare in Commissione per consegnare altri documenti Questa è una lunga storia ed il finali non è stato ancora scritto». Il 31 luglio come si sa, Volpe aveva portato a Sai Macuto, accompagnato dall'onorevole Vito, il famoso dossier Ranoc. e Mortad. Servono, però, altri supporti mediatici. E allora 30 agosto, è Romanazzi ad essere intervistato dal quotidiano di Berlusconi. «Tutto lascia credere - si legge nelle carte della procura - che sia stato Volpe a programmare l'intervista» con i giornalisti de «II Giornale», «con i quali aveva privilegiati rapporti». uella intervista Romanazzi conferma il riferimento ai conti Ranoc. e Mortad., «il che è un colpo decisivo nella programmata operazione calunniosa».
    Ma Romanazzi è agitato, troppe sono le promesse non mantenute. scrive in una e-mail del 2 settembre indirizzata al braccio destro di Volpe, Mario Mortera - «non si mangia con le false promesse:..per cui da questo momento si salvi chi può, il giochetto è finito. Se vogliono gli altri documenti se li vengano a prendere. Mantengano i patti e basta, come faranno non me ne frega niente, ma li mantengano o Antonio (Volpe, ndr) glieli faccia mantenere per forza, sia ai componenti di questo gioco che al giornale».
    A Romanazzi, al quale erano stati promessi lavoro, soldi e immunità, si chiede di consegnare altre scartoffie alla Commissione per rinforzare il dossier contro Dini e Prodi. Lui non ci sta. E lo minacciano. Gli tagliano le gomme dell'auto, gli forzano il volante, gli fanno trovare un gatto impiccato allo specchietto retrovisore, mentre è in macchina sulla Tiburtina viene avvicinato da due persone su una «Yamaha rossa», quello di dietro accosta e gli dice: «Ma allora, quando li consegni questi documenti?», facendo con le dita il segno della pistola. Dice Aldo Ciappa, socio di De Simone e Romanazzi, ai magistrati torinesi il 16 ottobre 2003: «Romanazzi ha sempre detto che la persona fisica portatrice di tali pressioni era Antonio Volpe». Insomma, la costruzione della calunnia su Telekom-Serbia interessava a molti, l'affare doveva essere portato fino in fondo anche a costo di minacce e pressioni.
    Questo avevano ordinato i mandanti di Volpe. Sono loro che i magistrati torinesi cercano.


    QUESTE SONO LE DUE INTERVISTE CONCORDATE CON IL GIORNALE DA VOLPE E ROMANAZZI




  2. #2
    brescianofobo
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    Predefinito

    Giovedì 4 Marzo 2004, 13:09


    Bondi, 'Basta' Con Tecniche Aggressione, Falsita' e Odio
    (ASCA) - Roma, 4 mar - ''I comunisti e i fascisti erano dei dilettanti rispetto alle tecniche di aggressione, di falsita' e di odio di cui e' capace questa sinistra. Ora basta. Altrimenti il Paese rischia di precipitare in uno scontro dalle conseguenze imprevedibili''. Lo afferma Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Fi, con chiaro riferimento alle dichiarazioni rese oggi da esponenti del centrosinistra in merito ad una ipotetica visita del premier Silvio Berlusconi ai nostri soldati di stanza in Iraq durante il festival di Sanremo.

 

 

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