Michael Gaismayr, nato a Sterzing nel 1491, “Zollmeister”, cioè capo dei doganieri del principato vescovile di Bressanone, divenuto comandante dei contadini e dei minatori nell’ambito della “guerra rustica” del 1525, dopo aver riscontrato l’impossibilità di attuare efficaci riforme all’interno del sistema politico-sociale esistente, si impegnò a fondo nella rivoluzione attiva. In tutta la vicenda della “guerra di liberazione” che seguì alla rivolta dei contadini del 1525, Gaismayr si è rivelato l’unico in grado di concepire un programma e una rivoluzione tanto radicale da costringere gli Asburgo dapprima a combatterlo, poi ad allontanarlo dal Tirolo nel luglio del 1526, e infine a cercare per sei anni di ucciderlo.
Scritto in forma di manifesto all’inizio del 1526, il suo “Ordinamento regionale del Tirolo” è uno dei più interessanti e maturi documenti di riflessione socio-politica elaborati durante la guerra dei contadini nei paesi di lingua tedesca all’inizio del ‘500. Il suo interesse deriva sia dall’organicità e dall’arditezza delle tesi che sostiene, sia dall’essere programma di radicale rinnovamento sociale, riflessione etico-politica di un capo rivoluzionario la cui attività non fu soltanto politica ma ebbe anche una brillante dimensione militare.
L’obiettivo principale della costituzione proposta da Gaismayr, che è inequivocabilmente fondata sul Vangelo, è la costruzione di una comunità di eguali, senza servi e senza padroni, basata essenzialmente sul superamento della proprietà privata in tutte le sue forme; l’Ordinamento di Gaismayr, progetto comunitario tra crisi del feudalesimo e primordi capitalistici, ha delle peculiarità e un’importanza del tutto singolari; utopia non avulsa dal contesto socio-economico è ben calata in una realtà regionale: è ideale utopico di tipo comunistico, ma in un senso cinquecentesco e rapportato esclusivamente al Tirolo di quell’epoca.
Gaismair non potè però attuare la sua “Tirolische Landesordnung”, unità tra utopia e realismo e scarno pragmatismo, sintesi tra sentimenti patriottici e piani politici internazionali, compenetrazione tra Vangelo radicale e attività socio-politica rivoluzionaria.
Dopo 6 anni di lotta partigiana e guerra di liberazione, caratterizzati da piani militari riusciti e non, da episodi come la lunga marcia e l’epopea di Pinzgau, si arrivò alla mattina del 15 aprile 1532: a Padova, in una casa nei pressi di Pra’ della Valle, dove Gaismayr era ospite di un pittore, avvenne ciò che Marin Sanuto, storico ufficiale della Serenissima, narra nei suoi Diari: “... di Padoa se intese esser stà morto il capitanio Michiel Gasmaier tedesco, homo di gran seguito, bandito dal re dei Romani con taia...”; due avventurieri giunti in città si trasformarono in sicari e con “ ferite 42 di daga et spada” si guadagnarono i mille fiorini d’oro della taglia posta sul capo di Gaismayr dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo.