da pidipi il 5/3/2004 5:18:12 (834 letture)
Le Regioni avvertono: non ci danno risorse, 2005 «anno del non ritorno». Il 22 marzo nuovo sciopero nazionale

Ci penserà Berlusconi – ha detto il ministro della Salute, Girolamo Sirchia - per la soluzione del contratto dei medici scaduto da oltre due anni. E si è visto! Ieri il governo non ha dato alle Regioni alcuna garanzia di avere risorse in più per il funzionamento del Servizio sanitario nazionale. E la protesta dei camici bianchi contro i tagli alla sanità pubblica e la devolution continua, sotto lo slogan «un’ora per la salute», con unici alleati i cittadini e i malati: lunedì 8 marzo tutte le sigle sindacali della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, tecnica, amministrativa, professionale, nonché gli specializzandi, i radiologi e i medici convenzionati incroceranno le braccia per un’ora (dalle 8 alle 9), con piccoli presidi di volantinaggio per informare cittadini e pazienti sui motivi della vertenza; poi martedì un’altra ora di stop, ma virtuale: devolvendo cioè un’ora di stipendio ai progetti umanitari della Caritas.
È la prima iniziativa di lotta dopo lo sciopero, riuscitissimo, del 9 febbraio scorso, e non sarà nemmeno l’ultima: dopo la due giorni della prossima settimana ci sarà un nuovo sciopero nazionale di 24 ore, il 22 marzo. Entro la prima decade di aprile si fermeranno i medici convenzionati (pediatri e medici di famiglia). Poi, tutti in piazza a Roma il 24 aprile, per la grande manifestazione unitaria contro lo “sfascio” della sanità pubblica. Una battaglia senza sconti, dunque, che verrà gestita da un’unità di crisi creata ad hoc e composta dai rappresentati delle sigle della protesta.
Serafino Zucchelli, segretario nazionale dei medici ospedalieri (Anaao-Assomed) non crede alle promesse del ministro Sirchia: «È inutile che Sirchia dice che a noi ci penserà il premier Berlusconi. I soldi dei nostri contratti sono nel Sistema sanitario nazionale», precisa.
Oggi le regioni incontreranno il presidente del Consiglio «e l’unica novità - ha concluso Zucchelli – potrebbe essere una qualche forma parziale di finanziamento per gli immigrati regolarizzati». Secondo Zucchelli, si registra comunque una «chiusura da parte del governo: al momento non ci sono elementi - ha affermato - che possano attenuare la nostra protesta». Al contrario, ha proseguito, «le regioni hanno detto una cosa grave: che il 2005 sarà l’anno del non ritorno, poiché sulla sanità si accumuleranno tali debiti che sarebbe necessaria un’intera finanziaria solo per tale settore. In altri termini, si pone – ha concluso - il problema della sostenibilità stessa del sistema sanitario nazionale». E sulla stessa linea Massimo Cozza, segretario nazionale Funzione pubblica della Cgil medici: «Quello di ieri con le Regioni - precisa il sindacalista - è stato un incontro interlocutorio e includente. Il governo continua ad ignorare le nostre rivendicazioni. Il ministro della salute ha scritto «sto con i medici» ma alle sue parole non sono seguite fatti. Siamo costretti – conclude Cozza - a nuovi scioperi, perché il nostro obiettivo è la salute per tutti».
Ma Sirchia continua a snocciolare le promesse: «Stiamo lavorando su due pilastri: i livelli essenziali di assistenza (Lea) e i requisiti». Poi la chicca sul nodo del contratto: «Ho avuto diversi incontri con il premier perché possa in prima persona assumere la direzione per soluzione del contratto dei medici. Onorare il vecchio contratto e impostare il nuovo - ha detto il ministro - è nostro dovere e diritto dei medici. E Berlusconi sta dando grande attenzione a questo problema».

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