Veltroni, l'intolleranza e l'uso ipocrita della memoria
Mandato da Pauler Giovedì, 04 March 2004, 05:11 uur.
Difendere Erich Priebke, ex capitano delle SS, non è cosa facile. Ma difendere Erich Priebke è per noi un dovere, una battaglia di civiltà e di giustizia, perché quella di Priebke è la storia di un uomo che a oltre 90 anni è agli arresti domiciliari, condannato per crimini di guerra compiuti 50 anni prima quando uccise due uomini con un colpo di arma da fuoco alla nuca nel buio delle Cave Ardeatine, perché è la storia di un processo iniquo e una condanna “imposta” dalla piazza. Anzi, da “una” piazza, così potente da invalidare una sentenza di un tribunale militare, e spingere un ministro di grazia e giustizia a ordinare il fermo coatto e privo di fondamento giuridico dell’imputato per sedare la protesta inscenata dalla intollerante comunità ebraica di Roma. Ed è anche la storia ancor più inquietante e sconcertante di un sindaco che intende vietare una libera e democratica manifestazione per ragioni di ordine ideologico.
Si diceva, dunque, che difendere Erich Priebke non è cosa facile, per il rischio di essere fraintesi, di vedersi attribuire una comunanza ideologica e un’approvazione di atti che non sono minimamente oggetto della nostra analisi. Ma i recenti avvenimenti hanno di sicuro facilitato il nostro compito.

Veltroni, schiaffo alla democrazia e alla libertà di manifestazione
Quello di Veltroni è un vero e proprio attentato alla Costituzione. Il sindaco di Roma ha infatti dichiarato la sua solidarietà alla comunità ebraica ed espresso suo parere negativo circa la concessione dell’autorizzazione per la realizzazione della manifestazione che sabato 6 marzo, alle ore 16,30 in piazza dei SS. Apostoli, è stata da tempo organizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla grazia all’ex comandante delle SS Erich Priebke, l’uomo più anziano detenuto in Europa.

Per Veltroni si tratta di un insulto alla città di Roma ed ai 335 martiri delle Ardeatine. Ovviamente nulla da eccepire per la contromanifestazione organizzata dall’Anpi, l’associazione dei Partigiani, gli antifascisti, i parenti dei morti delle Ardeatine e gli ebrei romani indetta in Piazza San Marco, per le ore 15, sempre sabato prossimo.
Per queste ragioni il sindaco della capitale si è precipitato a scrivere una lunga lettera alla Comunità ebraica esprimendo la solidarietà dell’intera città e annunciando che il Comune non concederà la Piazza SS. Apostoli per una manifestazione vergognosa. Veltroni ha ricordato che tra pochi giorni sarà celebrato il 60° anniversario della la strage delle Ardeatine, mentre proprio oggi l’Amministrazione comunale e le organizzazione antifasciste porteranno una corona alla lapide di Teresa Gullace, assassinata da un nazista mentre salutava il marito appena rastrellato. Tuttavia Veltroni dimentica l’origine che è alla base della rappresaglia alle fosse Ardeatine, ovvero l’attentato di via Rasella che vide protagonisti alcuni partigiani comunisti. Se Veltroni vuole rispolverare ancora l’arma della memoria lo deve fare con cognizione di causa, senza demagogia ed a 360°, perché la lealtà e la dignità di un politico dovrebbero spingerlo a riaprire anche il dossier di via Rasella e quindi richiamare in causa Bentivegna e la sua medaglia d’oro e tutti gli autori di quell’attacco a soldati tedeschi che provocò, tra l’altro, anche la morte di civili italiani. Ma la disonestà intellettuale di un uomo come Veltroni tutto questo non glielo consente e lo spinge a dichiarazioni d’intenti che vanno contro le sue funzioni e il rispetto della Costituzione, vietando una manifestazione per pure ragioni ideologiche, senza che vi siano concreti pericoli di ordine pubblico (che come ha ricordato il prefetto di Roma Achille Serra, è l’unica motivazione che può impedire la realizzazione della manifestazione). Eppure nel volantino di presentazione della manifestazione organizzata dall’associazione Uomo e Libertà si sottolinea in modo chiaro le ragioni dell’incontro, volto esclusivamente a sensibilizzare le coscienze degli individui sul caso umano e sul rispetto dei diritti dell’uomo, senza fare alcun riferimento alle ideologie presenti o passate. Anzi, proprio per evitare strumentalizzazioni, è possibile leggere “è ferma intenzione respingere ogni eventuale provocazione di chi tenti di trasformare l’incontro in un luogo di esternazione delle singole convinzioni politiche o di esposizione dei propri vessilli. A tutti coloro che pensano di poter portare bandiere, gagliardetti, striscioni o gridare slogan, è caldamente richiesta l’astensione perché lo scopo, è bene ricordarlo, è rappresentato dalla domanda di grazia di questo anziano soldato perseguitato che, prima di morire, chiede di poter riabbracciare i figli e la propria moglie malata”.

Per cogliere questi aspetti occorre una sensibilità e una tolleranza particolare, che evidentemente il sindaco di Roma ritiene di dover riservare solo a “compagni” di partito e non che ciclicamente decidono di prendere in ostaggio le strade della città riversando letame o distruggendo vetrine. E se c’è qualcosa di vergognoso in questa vicenda, questa ha il nome del primo cittadino di Roma.

Paolo Carotenuto