È fin troppo nota, anche per l’uso frequente che ne fece Jean Thiriart negli anni Sessanta, questa frase di Ortega y Gasset: "Essere di destra o essere di sinistra equivale a scegliere tra due delle innumerevoli maniere che si offrono all’uomo per essere imbecille. Entrambe infatti sono forme di emiplegia mentale".
A rendersi conto di questo stato di semiparalisi che affligge il pensiero europeo contemporaneo, a quanto pare, non siamo in molti. Al contrario. Tanto più meritoria, quindi, appare l’iniziativa di chi ha recentemente proposto il superamento di queste due categorie politiche, “destra” e “sinistra”, che, strettamente legate alla topografia parlamentare, in un certo senso costituiscono il parto gemellare della rivoluzione borghese.
Altrettanto contraddittorio, però, appare il riferimento a quella profana Trinità verbale che della rivoluzione borghese riassume le idee: Libertà, Eguaglianza, Fratellanza. Ancor più contraddittorio, un richiamo di questo genere, se a farlo è chi dichiara il proprio debito intellettuale nei confronti di Marx ed Engels.
Non fu forse quest’ultimo (Antiduhring, Introduzione e III, 1) a smascherare il suddetto trinomio come una sintesi delle pompose promesse degli illuministi e a svelare l’essenza borghese degli immortali principi ?
Il superamento della bipolarità nata dalla rivoluzione borghese deve dunque avvenire per altre vie.
Nel corso del Novecento, in maniera diversa e sulla base di punti di partenza diversi, fascismo, nazionalsocialismo e socialismo realizzato hanno cercato di sintetizzare quelle esigenze che nella democrazia liberalcapitalista si presentavano come incompatibili tra loro, producendo la polarizzazione “destra-sinistra”.
Dopo la prima fase della restaurazione del sistema liberalcapitalista (la conquista americana di mezza Europa nel 1945), un tentativo di composizione e di superamento delle istanze di destra e di sinistra venne intrapreso, oltre che dai regimi socialisti dell’Est europeo, da movimenti non appartenenti all’area europea quali il giustizialismo, il nasserismo, il Baath , ecc.
Con la seconda fase della restaurazione (seguita alla liquidazione del socialismo realizzato), tentativi analoghi a quelli di cui sopra possono essere rintracciati soprattutto in Russia. Il cosiddetto “Fronte Rosso-Bruno” non ha rappresentato soltanto un’alleanza tra forze politiche ostili all’imperialismo americano e all’instaurazione del liberismo; è stato l’inizio di una sintesi che ha conciliato ed unito le istanze di autorità e di solidarietà, di dignità nazionale e di giustizia sociale.
Gli osservatori occidentali, condizionati da una rappresentazione vincolata alla dicotomia “destra-sinistra”, classificarono i comunisti a destra e i liberisti a sinistra. Non è forse, questo disorientamento, la conferma che la Russia può insegnarci qualcosa?
Claudio Mutti