Esce il bestseller "Deus ex: Invisible war"
L'eroe combatte in un mondo dove regna la cospirazione
Terroristi, guerra, paranoia
le nostre paure in un videogioco
di DARIO OLIVERO
NON c'è nulla che affascina di più della paranoia. Chi ha inventato Deus Ex: Invisible war lo sa bene. E sa altrettanto bene fare il suo mestiere: inventare videogiochi. Quello che esce oggi in tutta Italia (Pc 50 euro, per X-box 60) è il secondo capitolo di un titolo che ha segnato la storia dei videogame.
La trama contiene in potenza tutte le paure di questo scorcio di secolo: ci sono dei terroristi on un'arma tanto potente da radere al suolo l'intera Chicago. Il gioco si apre proprio così ed è una scena da kolossal. Ci sono agenti di un'agenzia governativa e il protagonista fa parte di questa organizzazione. La loro arma? Nanotecnologie. Circuiti microscopici da inserire nel corpo umano per aumentarne le prestazioni. La situazione del pianeta è spostata in un futuro in cui l'Onu non esiste più e regna lo stato di natura nelle relazioni internazionali. Il potere è in bilico da una parte tra sette di diversa matrice: l'Ordine, i Templari, gli Omar. Dall'altra ci sono gli agenti governativi e, ovviamente, l'Organizzazione mondiale per il commercio, unico organo internazionale sopravvissuto agli altri.
Pochi indizi sulla trama per non rovinare la sorpresa. Dunque il gioco si apre così. In un palazzo di Chicago un gruppo di persone sta monitorando la situazione. Sono nervosi, qualcosa sta per succedere. Ci sono uomini in camice bianco e altri in divisa. Esterno notte, un uomo avvolto in un mantello e cappuccio esce da un vicolo. Due passi verso la strada e tira fuori qualcosa da una tasca. Lo alza cielo come se stesse pregando e si scatena l'inferno. Da quel picolo ordigno parte un'onda d'urto che divora ogni centimetro di Chicago. Lo staff dentro il palazzo riesce a mettersi in salvo su un elicottero. Domanda: chi è disposto a sacrificare un'intera città per colpirci? Risposta di quella che si capisce essere il boss: "Non abbiamo bisogno di eserciti, abbiamo le cellule del corpo umano. Un'arma invisibile per una guerra invisibile".
- Pubblicità -
L'avventura vera e propria inizia quando il giocatore si sveglia in una camera d'albergo. E' una recluta. Si è salvato perché l'hanno buttato in qualche modo su quell'elicottero. Quello che gli si chiede è affrontare questa minaccia. Ma ben presto incominciano i dubbi: chi sono i buoni, chi i cattivi? Esistono davvero questi terroristi? E che ruolo ha il governo in tutto questo?
Impossibile che nemmeno una di queste domande non accenda almeno una lampadina. Perché sono le domande più o meno esplicite della paranoia di questi tempi. Deus ex è davvero un titolo che ha cambiato la storia. Il primo capitolo a suo tempo ha rivoluzionato i parametri grafici e di giocabilità offrendo ai giocatori un ibrido tra lo sparatutto e il gioco di ruolo. Aumentando le caratteristiche principali del personaggio si poteva privilegiare un aspetto oppure l'altro.
Ma soprattutto Deus ex ha saputo fiutare i tempi meglio di altri titoli. Quando uscì il primo capitolo, nell'ottobre del 2000 solo per Pc il cyberpunk aveva toccato l'apice e stava discendendo. Deus ex tirava la conclusione di quello che scrittori come Gibson e Sterling avevano sempre lasciato in sospeso: l'ibrido uomo-macchina è buono. Il cyberpunk è rassicurante. La tecnologia è amica dell'essere umano. Chi era il nemico in quel lontano ottobre del 2000? Un'epidemia, una malattia organica. Dov'era la salvezza? Nelle nanotecnologie che l'agente speciale J. C. Denton usava per potenziare le sue capacità. Per la cronaca nel luglio del 2000 l'allora presidente degli stati uniti Bill Clinton dichiarava che l'Aids era una minaccia per la sicurezza nazionale e raddoppiava il budget per combattere l'espandersi della malattia fuori dei confini nazionali portandolo a oltre 500 milioni di dollari.
In questo secondo e storico capitolo che dal punto di vista della grafica e del realismo è sconvolgente, il messaggio è ancora una volta perfettamente in linea con i tempi. La tecnologia è buona se chi la usa è buono. In un mondo complicato in cui i nemici sono ovunque e gli amici non si sa. In cui ogni fanatismo può avere l'arma di distruzione totale. Ora, dice Deus ex, c'è bisogno di un eroe. Costretto, anche se non vorrebbe, a combattere una guerra. Le lampadine a questo punto dovrebbero essere tutte accese.
(8 marzo 2004)