L’allarme del presidente del Copaco. Elicotteristi, la procura militare interroga i vertici dell’Esercito
Il Comitato sui Servizi: rischio attacchi per il nostro contingente
ROMA - Il livello di rischio è definito alto, la minaccia concreta: i voli a bassa quota possono essere obiettivo di attacchi terroristici da parte della resistenza irachena. Elicotteri e aerei sono il possibile bersaglio di offensive con gli obici o i lanciamissili a spalla. A confermarlo davanti al comitato di controllo sull’attività dei servizi segreti è l’ammiraglio Andrea Campregher, comandante del Reparto informazione e sicurezza dello Stato Maggiore della Difesa. Mentre la procura militare convoca i generali dell’Esercito nell’ambito dell’inchiesta sugli elicotteristi denunciati per ammutinamento, l’alto ufficiale viene chiamato a riferire sui pericoli per il nostro contingente. E spiega che dopo gli attacchi contro le truppe straniere, i terroristi sono ora concentrati sul conflitto interetnico. «Il rischio generale per il nostro contingente presente in Iraq - sottolinea al termine dell’audizione il presidente del Copaco, Enzo Bianco - è mutato negli ultimi mesi: è diventato medio-alto, mentre fino a dicembre-gennaio era molto alto. Resta comunque molto alta la possibilità di singoli azioni terroristiche contro le nostre truppe».
Era stata proprio l’inadeguatezza del sistema di protezione a convincere i quattro elicotteristi del reparto Antares a non partecipare ad «Antica Babilonia». Per tre di loro, oltre al provvedimento di «messa a terra», è scattato anche il trasferimento d’ufficio contro il quale hanno presentato ricorso. Ieri il procuratore Antonino Intelisano ha interrogato il generale Luigi Chiavarelli, comandante dell’Aviazione dell’Esercito, e il suo vice Roberto Tonon. Entrambi hanno ripercorso la vicenda dal 26 novembre scorso, giorno in cui i piloti furono inviati in Iraq. Dopo la partecipazione ai briefing operativi i quattro fecero presente che non esistevano le condizioni di sicurezza necessarie per partecipare alla missione. I loro «rilievi» furono fatti propri dal comandante del reparto che, il 3 dicembre, chiese allo Stato Maggiore di compiere alcune modifiche.
Qualche giorno dopo gli elicotteristi furono rimpatriati e sottoposti a procedimento disciplinare. «Con il proprio comportamento poco consapevole dell’adempimento dei doveri del proprio stato - si legge nelle conclusioni del procedimento disciplinare - ed in particolare dell’obbedienza, con scarso senso di responsabilità e con una non pronta e puntuale esecuzione degli ordini ricevuti, mettevano a repentaglio il buon esito della missione, rendendo più difficoltoso il raggiungimento dell’obiettivo e l’adempimento del compito assegnato al Reparto».
Ieri i vertici dell’Esercito lo hanno ribadito davanti al magistrato, che deciderà se questo comportamento equivalga ad un ammutinamento.